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Decreto legge Economia, ecco le proposte emendative dei Comuni


Ecco le richieste e le proposte presentate come emendamenti al Decreto legge Economia, sintetizzate in un apposito documento dall’Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


L’Assocazione dei primi cittadini ha presentato una serie di emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, che prevede interventi urgenti a sostegno dell’economia, delle imprese, del sociale e degli enti territoriali.

Le proposte puntano a risolvere criticità concrete che gli enti locali si trovano quotidianamente ad affrontare, soprattutto in materia di servizi sociali, concessioni pubbliche e gestione delle risorse comunali.

Ecco i punti principali avanzati dall’Anci: per la lista completa degli emendamenti vi rinviamo al documento in allegato alla fine di questo articolo.

Più flessibilità per il Fondo contro la povertà

Una delle richieste riguarda la gestione del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. I Comuni chiedono di rinviare al 2027 l’applicazione della norma che vincola l’erogazione delle risorse al raggiungimento di determinati obiettivi di rendicontazione da parte delle Regioni. In particolare, viene contestato il meccanismo che condiziona il trasferimento dei fondi al raggiungimento del 75% di spesa rendicontata, calcolato su base regionale. Secondo l’Anci questo criterio penalizza gli Ambiti territoriali sociali che, pur avendo raggiunto autonomamente l’obiettivo, si vedono bloccati a causa del mancato raggiungimento del target complessivo da parte della Regione.

Per superare questa situazione, si propone di permettere l’erogazione delle risorse agli Ambiti virtuosi anche se il dato regionale aggregato non raggiunge la soglia prevista. La proposta punta a garantire continuità nei servizi rivolti alle fasce più deboli della popolazione e a sostenere gli enti locali nel miglioramento delle capacità di spesa e rendicontazione.

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Assegno di inclusione: niente interruzioni per chi ha già un Patto attivo

Sempre in tema di welfare, un altro emendamento suggerisce di eliminare il limite dei 120 giorni per il rinnovo della domanda dell’Assegno di Inclusione (ADI) da parte di quei nuclei familiari già in carico ai servizi sociali e titolari di un Patto per l’inclusione attivo. L’obbligo attuale comporta un rischio concreto di sospensione del beneficio per motivi meramente amministrativi, nonostante sia già avviato un percorso di supporto.

La proposta intende snellire la procedura e introdurre un aggiornamento automatico della posizione per evitare interruzioni nell’erogazione dell’aiuto economico, preservando la continuità del lavoro svolto dai servizi sociali e garantendo stabilità ai beneficiari.

Commercio su suolo pubblico: sbloccare le concessioni

Un tema particolarmente critico è quello delle concessioni per il commercio su aree pubbliche. La definizione delle linee guida, prevista da una norma del 2014, è bloccata da mesi a causa del mancato accordo tra Stato, Regioni e Comuni. Si propone un intervento normativo che consenta di superare l’impasse attraverso una delibera del Consiglio dei ministri, nel caso in cui non venga raggiunta l’intesa entro 30 giorni dalla prima convocazione della Conferenza Unificata.

L’obiettivo è permettere finalmente l’indizione di nuove gare per l’assegnazione dei posteggi, offrendo certezze agli operatori commerciali e alle amministrazioni locali, e superando una situazione di stallo che dura ormai da troppo tempo.

Canone Unico Patrimoniale: aggiornamento necessario

I Comuni sollecitano anche una revisione del Canone Unico Patrimoniale (CUP), chiedendo che venga aggiornata la base di calcolo delle tariffe a partire dal 2019.

L’attuale criterio di “parità di gettito” rispetto ai vecchi prelievi non tiene conto delle variazioni che nel tempo si sono verificate nei territori, sia in termini urbanistici sia economici. L’adeguamento, già previsto per alcune voci come i canoni delle reti e delle antenne, consentirebbe agli enti locali di avere una base tariffaria più coerente con la realtà e più rispondente alle esigenze di pianificazione delle entrate.

Fondo di garanzia: chiarimenti per lo sblocco delle risorse

Poi l’Anci interviene sulla gestione del Fondo di garanzia per i debiti commerciali, lo strumento che consente ai Comuni di disporre di liquidità per pagare i propri fornitori. La proposta mira a chiarire definitivamente i tempi e le modalità con cui i fondi accantonati possono essere svincolati, una volta verificate le condizioni di legge.

Secondo i Comuni, alcune interpretazioni troppo rigide stanno bloccando l’utilizzo di risorse che potrebbero essere impiegate per ridurre i debiti arretrati, nonostante siano già state verificate le condizioni per lo svincolo. L’emendamento chiede quindi un’interpretazione autentica della norma, per garantire coerenza con lo spirito originario della legge e assicurare certezza agli enti in fase di bilancio.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Adeguamento della TARI: una richiesta di flessibilità per i Comuni

Tra le istanze sollevate, le amministrazioni locali chiedono modifiche alla normativa sulla determinazione della TARI, sottolineando l’esigenza di una maggiore autonomia nella definizione delle tariffe. L’obiettivo è quello di calibrare gli importi in modo più coerente rispetto ai reali costi del servizio e alle specificità territoriali, superando i vincoli rigidi che spesso costringono i Comuni a operare con margini di manovra limitati, anche in contesti di forti variazioni dei costi di gestione dei rifiuti.

Il meccanismo attuale non tiene sufficientemente conto delle dinamiche locali: l’aumento dei costi energetici, i cambiamenti nei volumi di produzione dei rifiuti e le diverse esigenze ambientali impongono un aggiornamento delle tariffe più snello e aderente alla realtà. Si propone quindi di semplificare i criteri di determinazione e approvazione delle tariffe, consentendo agli enti locali di intervenire più tempestivamente nel caso di situazioni eccezionali o aumenti improvvisi dei costi operativi.

Inoltre, si chiede la possibilità di introdurre forme di rateizzazione più flessibili e meccanismi di agevolazione per famiglie in difficoltà e piccole attività economiche, in modo da conciliare esigenze di bilancio e tutela delle fasce più fragili della popolazione.

Un appello per snellire la burocrazia e rafforzare i territori

Le proposte rappresentano un appello chiaro al Governo e al Parlamento affinché il decreto “Economia” non resti un provvedimento calato dall’alto, ma si trasformi in un’occasione concreta per rafforzare il ruolo dei Comuni, semplificare le regole, velocizzare i pagamenti e garantire servizi più stabili ed efficaci ai cittadini. La sfida è quella di dare gambe alle politiche pubbliche, partendo dai bisogni reali dei territori.

Decreto legge Economia: le proposte emendative dei Comuni

Qui il documento completo.



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