Il teatro della recente tragedia è al centro di un’ipotesi di riqualificazione. Manzi: «Cautela, ma c’è un progetto». Per l’ex albergo non si muove nulla, dopo l’asta a vuoto
Il passato è scomparso, il futuro spesso non c’è. Un tempo a Bergamo si lavorava la pietra, si producevano mangimi, si realizzavano vernici, c’erano sterminati telai. La storia industriale della città è tramontata lasciando dietro di sé enormi gusci vuoti. Un po’ alla volta si sta cercando di riempirli, ma non sempre ci si riesce. E i problemi possono essere drammatici.
Ex Reggiani
La tragedia di dieci giorni fa non ha fermato gli accessi abusivi, così come non bastano gli interventi ai varchi nella cancellata, dove sono state saldate nuove sbarre. L’inferriata arriva ai tre metri d’altezza, ma i vicini raccontano di gente di scavalca: era successo anche la mattina dopo la morte della ragazzina.
Ma si apre uno spiraglio sul futuro del complesso, conferma Francesco Manzi, proprietario di 38.627 metri quadrati sui 104.500 dell’area: «Non dico che è fatta perché non c’è ancora niente di stabilizzato, ma ci sono trattative in corso e siamo abbastanza vicini a trovare degli accordi». Le proprietà (due immobiliaristi e il curatore fallimentare del terzo) si sono incontrati subito dopo l’incidente: «La sindaca e l’assessore Valesini hanno fatto presente l’urgenza di trovare un futuro all’area — racconta Manzi —. Una cosa complicata dal fatto che c’è un’unica scheda d’ambito e quindi ogni decisione dev’essere condivisa dalle tre proprietà. Abbiamo analizzato ogni aspetto dell’area, da pulizia e bonifiche fino a nuovi affittuari». Manzi è ottimista: «Potremmo presto trovare degli accordi, su destinazioni che non cambieranno. L’area non diventerà commerciale o residenziale ma resterà produttiva, magari con piccole variazioni. Anche perché la parte progettata da Bergonzo è vincolata. Non ci saranno lavorazioni pesanti, con rumore o emissioni, ma sedi di aziende, capannoni o uffici. Ci sono richieste, anche grazie al futuro tram. Siamo a buon punto ma non azzardo tempistiche: in questa storia è già successo di tutto».
Manzi ha anche un piccolo progetto condizionato da un atteggiamento diffuso di questo periodo: aspettare cosa succederà con Porta Sud e regolarsi di conseguenza. Riguarda l’abbattimento e la ricostruzione della sua palazzina di piazzale Marconi che ospita McDonald’s: «Il progetto è presente in Porta Sud, ma vogliamo aspettare che si finisca la trasformazione della zona tra due-tre anni e poi decideremo cosa fare». È lo stesso atteggiamento dei proprietari delle aree di via David, in cui si trova un complesso in mattoni della ex Italcementi, poi Heidelberg, infine rilevato da Ferretti. E proprio di fronte, nascosti dalla vegetazione, gli ex granai del Consorzio agrario. Entrambi i comparti fanno parte di Porta Sud, ma mentre Ferretti sta già valutando il deposito di un piano attuativo con destinazione prevalentemente residenziale, per gli ex granai si stanno aspettando gli sviluppi del progetto attorno alla stazione.
L’ex Pantheon
Più complicato trovare un futuro all’ex albergo-centro commerciale-ecomostro Una Hotel, spiaggiato su via Borgo Palazzo, che come l’ex Reggiani da anni lotta contro gli abusivi. Sette piani costruiti nel 1994 per 65 miliardi di lire, 20 mila metri quadrati e 130 mila metri cubi, è vuoto dal 2016. Dieci anni fa è finito nell’acquisizione del gruppo Una da parte di Unipol Sai, che non ha deciso cosa farne. Poco prima del Covid un gruppo sembrava avere acquistato tutto per farne un albergo, uno studentato e alloggi, ma non se n’era fatto niente. Così come non si erano più avute notizie della cordata del gruppo gestito da un geometra di Capriate. «Si era mosso qualcosa un anno e mezzo fa — racconta l’assessore alla Riqualificazione urbanistica Francesco Valesini —. Si era presentato un possibile acquirente che aveva fatto valutazioni con finalità residenziali e commerciali ma non si è più fatto vivo». L’ex Pantheon è stato a lungo meta preferita di sbandati, ladri di rame, amanti del parkour che facevano i video, e i vigili del fuoco erano intervenuti per gli incendi, e ora sul tetto crescono gli alberi. Oggi ogni accesso è stato coperto da lastre di metallo e pare che l’andirivieni si sia fermato.
«Sono rimaste giusto un paio di aree a dare preoccupazioni — dice l’assessore alla Sicurezza Giacomo Angeloni —. Negli anni scorsi c’erano stati un incendio e un morto nell’ex convento delle Clarisse, il crollo del tetto agli ex Mangimi Moretti, un tentato omicidio all’ex Sace. Con le trasformazioni in corso molti problemi si sono risolti». Per l’ex Reggiani resta in vigore il protocollo del questore che prevede a ogni turno un passaggio di polizia, carabinieri e polizia locale.
Le residenze
Affacciato su via Baioni c’è un cubo di vetro con un salottino ed erba sintetica di fronte. È l’ufficio vendite dell’ex Sace, con scritte che magnificano «la maestosità di Città Alta a portata di sguardo». Il progetto arriva a termine dopo anni di polemiche. Grandi tendoni si alzano sul complesso, ma in un angolo sono caduti lasciando intravvedere i ruderi della fabbrica. Ci resteranno ancora per poco: la demolizione è prevista a giorni. A fine anno via ai lavori per un complesso residenziale con una piazza, aree verdi, e un edificio pubblico di 240 metri quadrati. Sempre in via Baioni c’è l’ex colorificio Migliavacca: la proprietà sta lavorando con il Comune per il piano attuativo di un intervento residenziale.
In zona c’è anche l’ex Ismes, chiusa nel 1988 e demolita nel 2021. Sono previsti tre blocchi per 60 appartamenti con una piazzetta. I tempi si sono molto allungati, ma ora è stato approvato il piano attuativo ed è stato rilasciato il permesso a costruire. La proprietà sta facendo delle valutazioni dopo che i lavori della Teb hanno occupato parte del cantiere per la realizzazione di un muro di contenimento.
Dove c’erano i treni
A Bergamo si costruivano anche treni e tram. In via Rovelli per 90 anni, fino al 1997, c’è stata la Fervet, «Fabbricazione E Riparazione Vagoni E Tramway», 94.890 metri quadrati di cui 32.941 edificati. Dopo un cambio di destinazione da produttiva a commerciale che ha fruttato 1,4 milioni al Comune, i proprietari della Telma hanno preparato un piano urbanistico che prevede dal 2026 un intervento sugli edifici esistenti e una nuova costruzione da 4.500 metri quadrati. Più una rotatoria tra via Borgo Palazzo e via Verne, un bosco pubblico di un ettaro e un parcheggio da utilizzare quando ci sarà il luna park. I lavori si inseriscono su quelli di tutta la zona, dove ci sarà l’ampliamento del mercato ortofrutticolo.
I criteri
Il recupero delle aree dismesse è stato uno dei principali punti d’attività dell’amministrazione comunale. «È stata una scelta urbanistica — spiega Valesini — relativa al consumo di suolo di una città che ha un territorio piccolo e densamente edificato. Non potevamo più permetterci di consumarne altro. Prima di concedere permessi per edificare nuovi spazi, quindi, abbiamo sempre dato la priorità al recupero delle aree dismesse».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link