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Una Città che si liberi dalla insicurezza e dalla precarietà: una visione per il futuro


TARANTO – Acciaierie d’Italia ha reso noto che dal 4 luglio sono ferme le attività sul terzo sporgente portuale, sia per volumi ridotti di produzione e di spedizione, che per lavori di manutenzione in banchina sulla infrastruttura ferroviaria. Resteranno in presidio nel primo turno di lavoro solo pochissime figure professionali, mentre nel secondo turno, dalle 15 alle 23, e di notte, dalle 23 alle 7, esclusivamente un carrellista. Al momento non è possibile definire una data di ripresa delle attività…

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“Il tempo delle parole è finito. Ora servono visione, alleanze forti e una comunità politica che metta al centro il futuro, non le emergenze del passato…”

Nella narrazione di Piero Bitetti in campagna elettorale è mancata la consapevolezza di un presente, pesante e drammatico. Ignorare l’emergenza del presente è stato un errore. L’emergenza sta lì con tutta la sua evidenza e richiede coraggio.

La forza di una alleanza si misura sui numeri che possono essere vincenti, ma per governare una Comunità serve visione e volontà politica comune che si misura sulle scelte.

L’indebitamento delle famiglie tarantine continua ad aumentare. Il PIL pro capite di Taranto è di 20.355 euro, al di sotto della media regionale; al Centro Nord si parte da una soglia di 26.000 euro per arrivare a 40.000 euro. In tre anni a Taranto oltre 600 attività hanno dovuto abbassare la saracinesca, soprattutto di negozi di prossimità. Un trend impietoso che riflette una crisi senza precedenti.

La nostra città esprime innumerevoli tavoli di crisi irrisolte, che coinvolgono oltre 10.500 lavoratori. Il tasso di occupazione è del 38,4% rispetto al 52,2% nazionale. Un dato ulteriormente corroso dall’uso degli ammortizzatori sociali che hanno interessato 25.000 lavoratori e lavoratrici. Il tasso di disoccupazione è del 13,3%, in Italia è dell’8,1%. Il tasso demografico è un ulteriore elemento di allarmante riflessione: il tasso di natalità si attesta sul 6,1%, quello di mortalità è dell’11,3%, con un saldo negativo del 5,2%. La situazione demografica di Taranto, come certificata dall’ultimo Censimento ISTAT, registra una riduzione del numero degli abitanti, un progressivo invecchiamento della popolazione, una riduzione della fascia di popolazione attiva.

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In questo contesto, la fuga dei giovani dalla nostra città è un altro dato tristemente strutturale che si inserisce nella criticità dell’intero Sud Italia. Sono evidenti a Taranto i segni delle nuove povertà: i giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili. Le situazioni di povertà, deprivazione e di esclusione sociale incidono direttamente sulla vita dei più piccoli e, al contempo, su quella dei genitori, riducendo la loro capacità di proteggere, sostenere e promuovere lo sviluppo dei figli. Nascere e crescere in una famiglia povera può condurre ad una vita connotata nella sua interezza da stati di deprivazione, che si riflettono non solo sul destino del singolo, ma dell’intera collettività, che non si autoalimenta delle proprie potenzialità costituite dal capitale umano.

Questa situazione richiede pragmatismo, chiarezza e coraggio nelle scelte da compiersi per la nostra città. Ogni ragazza e ogni ragazzo deve poter disporre degli strumenti necessari a soddisfare il proprio diritto a realizzare le proprie aspirazioni e ad assolvere al dovere di concorrere al progresso sociale. In questa condizione Taranto si trova ad essere una città popolata da un numero di anziani ultra sessantacinquenni superiore al numero dei giovani che abbiano meno di diciotto anni.

«Siamo stanchi di sentir parlare di turismo come economia sostitutiva e autosufficiente mentre noi continuiamo a registrare un dato occupazionale connotato prevalentemente da stagionalità, precariato e lavoro nero. Questo non è sviluppo».

La posizione espressa dalla Cgil in campagna elettorale ha rappresentato un contributo serio e di merito ai problemi di Taranto per la sua capacità di riportarci, dalle vaghe promesse, agli impegni programmatici, per tornare ai temi, alle vertenze, ai bisogni sociali e alle povertà di questa città con un approccio concreto.

Non c’è dignità senza lavoro, non c’è dignità senza il rispetto del diritto alla salute. La dignità del lavoro è uno degli obiettivi da perseguire primariamente per il raggiungimento della piena equità e prospettiva sociale, così come il diritto alla salute, di chi è malato ed ha necessità ed urgenza di curarsi, ma anche di chi è sano ed ha diritto a restarlo.

Nel nostro territorio, il diritto al lavoro in tutte le sue forme ed articolazioni, dal lavoro dipendente a quello di impresa a quello professionale, il diritto alla salute ed il diritto ad una abitazione decorosa sono le principali emergenze sociali alle quali un’amministrazione attenta ai bisogni dei cittadini deve contribuire a fornire risposte, nella necessaria interlocuzione con tutti gli attori istituzionali della scena nazionale. Garantire alle nuove generazioni una Città che si liberi dalla insicurezza e dalla precarietà, promuova la crescita, il lavoro, il recupero ambientale. Ai meno giovani un sistema sanitario territoriale funzionale e diffuso, il diritto alla salute e alle cure.

Occorre assicurare il futuro della siderurgia a Taranto, avviando rapidamente la realizzazione degli investimenti necessari, secondo un piano di medio termine, volto ad un cambiamento necessario per la decarbonizzazione e la sostenibilità ambientale e sanitaria.

È giusto che il Sindaco Bitetti rappresenti con fermezza al Governo che la questione ambientale e sanitaria di Taranto è di primaria importanza e colpisce al cuore la sensibilità dell’intera comunità ionica: la sua definizione è dirimente per qualsiasi soluzione venga assunta. Essa va affrontata con rigore e scienza.

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La graduale conversione del ciclo di produzione dell’acciaio da altoforno a forno elettrico, con importanti effetti sul miglioramento della qualità ambientale a beneficio di tutti i cittadini, non può comunque prescindere da una valutazione preliminare delle emissioni entro un rischio accettabile e compatibile per la salute. È un tema irrinunciabile e dirimente per il nostro territorio quanto lo è il lavoro nella produzione strategica dell’acciaio.

La Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS), basata sul “Risk assessment”, procedura utilizzata da decenni negli USA dall’EPA – Environmental Protection Agency, proprio per definire la nocività delle emissioni industriali, è “una sfida da vincere”, assolutamente necessaria, indifferibile e preliminare per qualunque progetto e per evitare spreco di risorse e di tempo. Qualsiasi strategia industriale non può basarsi solo su elementi economico-finanziari. La VIIAS può fornire elementi significativi e a preventivo sulla efficacia o meno, nell’ottica del rischio sanitario, dei provvedimenti inseriti nell’AIA, di modo che le Istituzioni pubbliche, a partire dal Comune, responsabili e legittimate, sarebbero nelle condizioni di assumere le decisioni più giuste ed adeguate.

Una politica industriale moderna basata su principi di partnership sociale, per coordinare e negoziare tra interessi e poteri differenti, nuove forme di concertazione e dialogo sociale che rafforzano le abilità e le scelte strategiche industriali come elemento di protezione del lavoro e dell’ambiente.

La produzione ed il lavoro vanno resi compatibili con l’ambiente e la salute nel processo di transizione tecnologica dell’acciaieria di Taranto, al quale il Comune quale ente esponenziale del territorio deve poter dare il proprio decisivo contributo.

Se dal punto di vista tecnico la soluzione “ibrida” pianificata è sufficiente per il funzionamento della fabbrica, le considerazioni sulla situazione ambientale fanno pensare che il piano non può fermarsi con quest’assetto che, pur migliorando la situazione, tornerebbe a creare criticità ambientali e sanitarie e stato di conflitto.

L’ubicazione degli impianti in prossimità della città, fa sì che occorra programmare una transizione tecnologica senza ulteriori compromessi: dopo oltre 60 anni il ciclo dell’altoforno deve essere gradualmente abbandonato e occorre effettuare questo cambiamento con gli investimenti necessari per questa modernizzazione.

Il nuovo Tecnopolo di Taranto svolgerà un ruolo fondamentale nella nuova economia legata all’idrogeno green. Sarà il polo di raccordo tra la grande industria, le piccole e medie imprese, le Università e il mondo della Ricerca, spingendo fattivamente i nuovi processi e i nuovi prodotti verso le tecnologie del futuro e la digitalizzazione, con l’utilizzo nei propri sistemi dell’intelligenza artificiale.

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Edison, Saipem, Snam e Generali hanno avviato il proprio investimento, il più grande e importante dell’intero Paese, ma altri sono in procinto di essere avviati, ponendo Taranto nella posizione di prima produttrice di idrogeno e ossigeno, in termini di importanza, del Mediterraneo nel periodo compreso tra il 2025 e il 2030.

Il Tecnopolo di Taranto rappresenta un’opportunità unica per posizionare la città come un centro di eccellenza nel campo dell’Intelligenza Artificiale (IA). Un hub tecnologico, mirato a favorire la ricerca, l’innovazione e l’imprenditorialità.

Con una pianificazione accurata e una visione a lungo termine, questo hub tecnologico può contribuire significativamente allo sviluppo economico e sociale del nostro territorio.





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