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L’arte come leva per il prestigio e la crescita aziendale


Le Corporate Art Collection rappresentano una realtà affascinante e in continua evoluzione, che unisce l’arte e il mondo degli affari in modi originali e strategici. Questo tipo di collezionismo aziendale, seppur ampiamente diffuso negli Stati Uniti negli anni Settanta e Ottanta, affonda le sue radici molto più indietro nel tempo. Un esempio emblematico risale al 1472, quando la Banca Monte dei Paschi di Siena intraprese una pionieristica iniziativa di mecenatismo, dando vita a una collezione di oltre 30.000 opere d’arte. Questo imponente patrimonio non solo celebrava il prestigio e la tradizione dell’istituto, ma stabilì anche un modello che avrebbe influenzato e ispirato il rapporto tra arte e impresa nei secoli a venire. Le Corporate Art Collection, dunque, nascono come un connubio tra estetica e strategia, un modo per le aziende di investire nel valore culturale e di comunicare la propria identità.

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Negli anni Sessanta e Settanta, il concetto di Corporate Art Collection subì una trasformazione fondamentale. Sotto la guida di figure visionarie come David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, le collezioni d’arte divennero un elemento centrale nelle strategie di pubbliche relazioni e nella definizione dell’identità del brand. Rockefeller stesso evidenziò l’importanza di una sinergia tra arte e impresa, ritenendo che con l’ausilio dell’arte si potesse contribuire positivamente al miglioramento della comunità. Così, ciò che un tempo era espressione del gusto personale dei fondatori, si evolse in uno strumento di comunicazione strategica. L’acquisto di opere iniziò ad essere gestito da esperti del settore, con l’obiettivo di garantirne la coerenza, la continuità nel tempo e un perfetto allineamento con gli obiettivi aziendali, trasformando l’arte in un asset che sosteneva la visione e la missione dell’impresa.

A favorire la crescita del collezionismo d’impresa negli Stati Uniti contribuirono anche i vantaggi fiscali introdotti per le aziende che investivano in arte. Nel 1964, venne introdotto un sistema di detrazioni fiscali che permetteva alle imprese di ammortizzare le donazioni su un periodo di cinque anni. Successivamente, le revisioni normative del 1981 e del 1985 mantennero questi sgravi, incentivando non solo le collezioni aziendali, ma anche quelle private. Tuttavia, nel 1986, la riforma fiscale di Reagan ridusse le detrazioni e modificò le normative sulle donazioni, cercando di arginare le frodi e le speculazioni che caratterizzavano il mercato dell’arte in quel periodo.

Oggi, il ruolo delle Corporate Art Collection è ulteriormente evoluto, andando ben oltre la semplice valorizzazione economica. Investire in opere d’arte offre alle aziende l’opportunità di diversificare i loro portafogli, generando ritorni finanziari a lungo termine, ma anche di rafforzare la propria immagine pubblica, aumentando la reputazione e l’appeal verso clienti e investitori. Tuttavia, l’arte aziendale non si limita più a essere un simbolo di prestigio o un investimento strategico, quest’ultima è diventata un potente strumento per promuovere una cultura aziendale positiva e stimolante. Le collezioni d’arte vengono ora concepite per migliorare il benessere dei dipendenti, creando un ambiente che stimoli la creatività e contribuisca al loro morale, trasformando l’ambiente lavorativo in un luogo di ispirazione e crescita.

La gestione delle collezioni è affidata a consulenti esterni o a curatori interni, ma il ruolo del top management resta fondamentale. Secondo uno studio condotto da Axa Art, il 77% delle decisioni sugli acquisti è guidato dai dirigenti aziendali, una percentuale che sale al 91% nelle sole imprese. Nel settore bancario e nelle fondazioni, il 40% delle aziende si affida a esperti come art advisor o galleristi, mentre il 42% preferisce coinvolgere curatori per orientare le scelte. Un’altra tendenza in crescita è la preferenza per l’arte contemporanea, con una particolare attenzione a dipinti, sculture, grafica e disegni.

Tra le Corporate Art Collection più importanti, troviamo quelle di grandi aziende come Microsoft, Samsung e AT&T, attive nel settore tecnologico. La collezione di Microsoft, nata nel 1987, ha l’obiettivo di migliorare l’ambiente di lavoro attraverso l’arte, e oggi conta 5.000 opere esposte in 180 edifici in tutto il mondo. La collezione di Samsung, accumulata dal defunto presidente Lee Kun-hee, è una delle più preziose con un valore che raggiunge i 2,7 miliardi di dollari. Comprende 30 opere dichiarate tesori nazionali, tra cui capolavori di Claude Monet, Pablo Picasso e Andy Warhol. La AT&T, invece, con oltre 8.000 opere d’arte contemporanea, riflette l’impegno dell’azienda per la comunicazione e la cultura, spaziando tra stili e culture diverse, con una particolare attenzione ai nuovi media e alla fotografia contemporanea.

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Anche l’industria dei trasporti vanta collezioni d’arte di grande prestigio, come quelle di Ford, BMW e British Airways. Ford possiede opere di Pablo Picasso, Henri Matisse, Jackson Pollock e Frank Stella; BMW include lavori di Gerhard Richter e Alexander Calder, mentre British Airways conserva opere di artisti come Patrick Heron e David Nash.

Nel settore farmaceutico, Pfizer si distingue con una collezione di 100 opere scelte dalla consulente indipendente Katherine Gass, che ha contribuito alla sua organizzazione. Anche gli istituti bancari possiedono collezioni notevoli, come quella di Bank of America, una delle più grandi al mondo, con circa 60.000 opere, con un focus particolare sull’arte contemporanea e il periodo del secondo dopoguerra. Questa collezione è esposta nelle gallerie pubbliche della banca e negli uffici aziendali. Il Banco de España, con sede a Madrid, possiede dipinti storicamente significativi, tra cui ritratti commissionati dal Banco de San Carlos e realizzati da artisti come Francisco Goya e Mariano Salvador Maella, oltre a opere moderne di Picasso, Tàpies e Pancho Cossío.

In Italia, UniCredit ospita una delle collezioni d’arte aziendali più importanti d’Europa, con circa 60.000 opere, principalmente di arte moderna e contemporanea. La collezione è un simbolo dell’impegno di UniCredit nel preservare il patrimonio culturale e nel promuovere le belle arti in vari paesi, tra cui Austria, Italia, Germania, Polonia, Turchia e Russia. A Palazzo Magnani, sede di UniCredit Banca, sono esposte opere di rilievo come Il risveglio della Venere di Dosso Dossi e San Vincenzo Martire che adora la Vergine con il Bambino di Ludovico Carracci. La collezione è in continua espansione, rafforzando il legame tra l’arte e il mondo aziendale. Si aggiunge anche la collezione di Bper Banca, la quale conta all’attivo 10mila opere inventariate, di cui 2.500 circa di alto valore storico artistico. Fra i nomi più significativi possiamo citare Correggio, Guercino, Annibale Carracci, Guido Reni, Lanfranco e Elisabetta Sirani.

Le Corporate Art Collection, pur rappresentando una realtà consolidata nel mondo dell’arte e nell’attuale contesto economico globale, stanno vivendo una fase di crescente indebolimento, come sottolineato da Melanie Gerlis, scrittrice della rivista Apollo Magazine. Un esempio emblematico è quello di British Airways, che, a causa di ingenti perdite finanziarie, ha deciso di vendere alcune opere della sua collezione, tra cui un dipinto di Bridget Riley venduto per 1,9 milioni di sterline.

Questo episodio evidenzia come, in tempi di crisi, l’arte, un tempo simbolo di valori aziendali, possa trasformarsi in un semplice asset finanziario. D’altro canto, Gordon Knox, direttore dell’Arizona State University Art Museum, vede nell’arte una risorsa per le aziende per affrontare la crisi con maggiore creatività e resilienza. Gli artisti, con la loro capacità di pensare fuori dagli schemi, possono infondere nelle imprese quella flessibilità e innovazione indispensabili in un contesto economico in continua evoluzione.

Così, se da un lato le Corporate Art Collection rischiano di perdere il loro tradizionale ruolo, dall’altro l’arte può continuare a rappresentare uno strumento cruciale per stimolare la creatività aziendale e aprire nuove prospettive di interazione con il mercato. La vera sfida per le aziende sarà valorizzare l’arte non solo come investimento, ma come motore di innovazione e cambiamento.



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