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USA: battaglia sul Big, Beautiful Bill


Dopo un lungo e travagliato percorso al Senato, è battaglia alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti sul “One Big Beautiful Bill”, il maxi-disegno di legge su tasse e spesa pubblica patrocinato dal presidente Donald Trump. Il deputato Hakeem Jeffries di New York, leader dei democratici, che ha iniziato a parlare in aula alle 4:53 del mattino (ora di Washington), ha prolungato il suo discorso per ore con l’obiettivo di impedire al testo di approdare alla scrivania del Tycoon entro il 4 luglio, l’Indipendence Day, come Trump avrebbe voluto. I repubblicani, dopo qualche dissidio interno, dovrebbero comunque avere i numeri per far passare la manovra. Secondo le stime di analisti e osservatori finanziari, come il Penn Wharton Budget Model dell’Università della Pennsylvania, l’iniziativa di legge comporterebbe un aumento del debito di circa 3.500 miliardi in dieci anni. Invece di rappresentare una “grande e splendida legge”, potrebbe quindi tradursi in un considerevole disavanzo di bilancio. Probabilmente, prima del Giorno dell’indipendenza, l’inquilino della Casa Bianca avrebbe voluto incassare anche qualche successo in politica estera, come dimostrato dall’inaspettato – quanto vago – annuncio di una tregua a Gaza tra Hamas e Israele. Anche se, come dimostrano i sondaggi, le dinamiche interne sono più redditizie in termini di consenso rispetto ai dossier internazionali.

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BBB, un buco annunciato?

Il disegno di legge, corredato nel suo lungo iter legislativo da numerosi emendamenti, solleva preoccupazioni per il suo impatto a lungo termine. In sintesi, tra le altre cose, la manovra taglierà le tasse, ridimensionerà i programmi di sostegno per i cittadini americani a basso reddito, che compongono una parte dell’elettorato MAGA, aumenterà i fondi per le deportazioni di massa e penalizzerà l’industria dell’energia pulita (solare ed eolica in primis). A livello di conti pubblici, gli analisti del Penn Wharton stimano che l’iniziativa, stando alle disposizioni fiscali approvate dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato, aumenterà in 10 anni i disavanzi primari di 4.321 miliardi di dollari. Altre Commissioni aumenterebbero i disavanzi primari di altri 287 miliardi di dollari. Queste modifiche sarebbero in parte compensate da tagli alla spesa per 1.397 miliardi di dollari, per un costo totale di 3.211 miliardi di dollari. Tenendo conto di altre dinamiche economiche – aumento del debito stimato al 7,7% in 10 anni, riduzione del PIL dello 0,3% eriduzione del salario medio dello 0,4% nello stesso lasso di tempo –  i disavanzi primari aumenterebbero ulteriormente fino a superare i 3.500 miliardi di dollari.

Chi vince e chi perde?

Il disegno di legge apporta una serie di modifiche alla normativa fiscale , alcune delle quali riguardano il mantenimento delle agevolazioni fiscali destinate a scadere a breve (in particolare quelle approvate dalla prima amministrazione Trump nel 2017). Tra coloro che hanno più motivi per rallegrarsi della manovra ci sono sicuramente i ricchi americani, che trarranno enormi vantaggi dalla proroga (e dal consolidamento) delle aliquote fissate otto anni fa. Per coprire i costi della manovra, Trump aveva più volte assicurato che non avrebbe ridotto i fondi al Medicaid, un programma che fornisce assistenza sanitaria gratuita o a basso costo a persone con redditi bassi, disabili, anziani o famiglie con bambini. Tuttavia, il Big, beautifull bill sembra andare nella direzione diametralmente opposta, con una riduzione della spesa per il Medicaid stimata fino al 18%. Inoltre, il disegno di legge introduce cambiamenti ai mercati assicurativi individuali dell’Affordable Care Act. Secondo l’Ufficio di Bilancio del Congresso (CBO), queste misure comporteranno la perdita della copertura sanitaria per circa 12 milioni di persone. A questo si aggiungono i tagli e le rimodulazioni di budget per quanto riguarda i buoni pasto, i prestiti agli studenti – tema caldo per le famiglie a basso reddito – e l’abrogazione di incentivi e benefici per l’energia pulita (risalenti alla presidenza di Joe Biden). Su due dossier, invece, la manovra di Trump non bada a spese: immigrazione e difesa. Circa 175 miliardi di dollari saranno destinati alle politiche di controllo migratorio, di cui circa 50 miliardi per il muro di confine con il Messico. Il settore militare, invece, riceverà circa 150 miliardi di dollari, che saranno utilizzati per avviare la costruzione dello scudo di difesa missilistico “Golden Dome”, fortemente voluto da Trump, nonché per la costruzione di navi, munizioni e altri dispositivi per la difesa.  

Oltre le divisioni?

A livello politico, l’approvazione del BBB è stata un travaglio legislativo, sebbene i repubblicani detengano il controllo di entrambi i rami del Congresso. Al Senato, ad esempio, è stato necessario l’intervento del vicepresidente JD Vance, che negli USA ha anche la carica di presidente della Camera Alta, per superare lo stallo e approvare il Big Beautiful Bill. La Camera, invece, ha approvato solo questa mattina l’avvio della discussione e del voto sulla corposa manovra di spesa. Il superamento della barriera procedurale è arrivato dopo una notte di intense negoziazioni all’interno del Partito repubblicano, alle quali ha preso parte lo stesso Trump: per ore, infatti, 13 deputati repubblicani hanno negato il loro appoggio alla mozione, che alla fine è stata approvata con 219 voti favorevoli contro 213 contrari. Il presidente della Camera, Mike Johnson, ha mantenuto il voto aperto per oltre cinque ore, sfidando i deputati conservatori che avevano minacciato di respingere la misura se non fosse stata rinviata.

Il commento

Di Mario Del Pero, ISPI e Sciences Po

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“È una legge di bilancio per molti aspetti radicale quella che i repubblicani stanno cercando di far passare al Congresso. Radicale, regressiva e in quanto tale coerente con la filosofia e la cultura politica della destra statunitense. Non vi è nessuna rivoluzione trumpiana; difficilmente un altro Presidente repubblicano avrebbe offerto qualcosa di diverso. Si tagliano tasse e (pesantemente) la sanità pubblica per i più poveri (Medicaid); non si toccano pensioni e sanità pubblica per gli anziani (Medicare); si aumenta la spesa militare e quella da destinarsi all’azione contro gli immigrati; secondo tutte le previsioni, il deficit è destinato a crescere molto. Restano da capire gli effetti politici ed elettorali. Medicaid è programma popolare, anche perché è grazie a esso che continuano a operare cliniche e piccoli ospedali in zone povere e rurali. E il tema dell’immigrazione sarà agitato per compensare malumori e preoccupazioni diffuse anche tra molti elettori repubblicani”



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