La Missione 6 “Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta uno dei più grandi investimenti nella sanità digitale in Italia, con un focus primario sulla telemedicina. L’intervento mira a ridisegnare l’assistenza territoriale, come previsto dal DM 77/2022, portando la medicina sempre più vicina ai cittadini. L’obiettivo è offrire cure personalizzate, rapide e accessibili, soprattutto a pazienti cronici e anziani. Si amplia così l’offerta del Servizio Sanitario Nazionale, rendendo la casa il primo luogo di cura e promuovendo una sanità davvero di prossimità.
Questo il tema al centro dell’incontro organizzato dal Ministero della salute nell’ambito di FORUM PA 2025.
Priorità e criticità emergenti: il progetto “Grandi anziani”
Una delle priorità emergenti è la sperimentazione sui ‘grandi anziani’, un progetto fortemente voluto dal Ministro della Salute, volto a personalizzare la telemedicina per questi soggetti. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla rimodulazione del PNRR avvenuta nel dicembre 2023, che ha permesso di dirottare 750 milioni di euro da progetti infrastrutturali, già in fase avanzata o completati, verso servizi alla persona e interventi che facilitano la presa in carico del paziente tramite la telemedicina. I fondi aggiuntivi si sono sommati a circa un milione e mezzo di euro già previsti per la telemedicina e l’assistenza domiciliare, portando i target a 300.000 pazienti assistiti con strumenti di telemedicina (rispetto ai 200.000 iniziali) e ulteriori 842.000 pazienti in assistenza domiciliare (rispetto al 2019).
Il progetto “Grandi Anziani”, affidato ad Agenas con un finanziamento di 150 milioni di euro, si rivolge a 60.000 individui over 80 con almeno una patologia cronica, per sperimentare sistemi di telemedicina e assistenza domiciliare integrata, mantenendo il paziente il più possibile nel proprio domicilio, in linea con uno dei pilastri del PNRR. Il progetto è in attuazione dell’articolo 9 del D.Lgs. 29/2024 (attuativo della legge delega 33/2023) in materia di politiche a favore delle persone anziane. La sperimentazione, della durata di 18 mesi con avvio previsto a luglio, sarà attuata in tre macro-regioni (Nord, Centro, Sud) e si concentrerà su tre fattori critici per questa popolazione:
- Appropriatezza prescrittiva e aderenza terapeutica: intervenire sulla difficoltà degli anziani a seguire le prescrizioni mediche e a prendere i farmaci correttamente, tramite un contatto diretto con personale sanitario e laico dedicato al progetto.
- Prevenzione del deterioramento cognitivo: affrontare i problemi cognitivi tipici dell’età, aiutando a comprendere il percorso terapeutico.
- Isolamento sociale: riconoscere l’isolamento come un determinante di salute cruciale, con l’obiettivo di offrire un contatto giornaliero per accoglienza e mitigazione di questa condizione.
Il progetto, pur sperimentale, si auspica possa diventare stabile e produrre risultati concreti, il cui monitoraggio e la cui valutazione saranno affidati ad Agenas.
Sanità digitale e intelligenza artificiale
L’investimento nella telemedicina si articola su due ambiti infrastrutturali principali: l’Infrastruttura Nazionale di Telemedicina, con un finanziamento di 250 milioni di euro per funzioni di governance e monitoraggio, e le infrastrutture regionali di telemedicina, con 750 milioni di euro, destinate all’implementazione da parte delle regioni e province autonome per il supporto operativo e l’erogazione dei servizi.
La Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), di cui Agenas è soggetto attuatore, è funzionante e disponibile sul sito pnt.agenas.it dal 30 novembre 2023 e abilita quattro servizi previsti e collaudati:
- Linee di indirizzo, PDTA e protocolli clinici: resi disponibili in formato Human e Machine Readable, forniscono riferimenti e modelli clinici comuni a regioni ed enti sanitari per uniformare i percorsi di cura. Sono già pubblicati i modelli per telemonitoraggio e televisita, mentre teleconsulto e teleassistenza sono in pubblicazione.
- Business Glossary: consente la codifica tramite linguaggi comuni (es. ICD-9, SNOMED) per allineare le soluzioni a contesti europei e globali, beneficiando professionisti sanitari, regioni ed enti sanitari.
- Framework per la validazione delle soluzioni di telemedicina: garantisce la cooperazione nell’ecosistema digitale sanitario e promuove l’adozione di soluzioni conformi agli standard. Sono già state validate tre soluzioni regionali (in due regioni e una provincia autonoma) che non hanno aderito alla Gara Nazionale dell’Infrastruttura regionale di telemedicina, espletata dalla Regione capofila, la Lombardia.
- Modulo di monitoraggio e reportistica: consente la visualizzazione di indicatori e analisi osservative sui dati raccolti, con un approccio “data driven” per monitorare il numero di assistiti rispetto ai target PNRR M6C1–9, ovvero almeno 300.000 persone assistite tramite strumenti di telemedicina, da rendicontare a Bruxelles entro quest’anno.
Il successo di questa iniziativa dipende dalla sua integrazione con l’ecosistema della sanità digitale, in particolare con il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Grazie al PNRR, il FSE sta diventando un punto unico di accesso per i cittadini alle proprie informazioni sanitarie, con dati estratti in maniera strutturata dai documenti del fascicolo. A ciò si affiancherà l’Ecosistema Dati Sanitari (EDS), un repository nazionale che permetterà servizi di lettura trasversale e intelligente dei dati, con la possibilità di alert. I documenti della telemedicina (come la relazione di teleconsulto e il rapporto di telemonitoraggio) alimenteranno il FSE, arricchendolo con 9-10 nuovi tipi di documenti. Un decreto specifico per il trattamento di questi dati, già approvato, è in attesa di pubblicazione per garantire responsabilità e disciplina nell’accesso alle informazioni personali. I dati raccolti da EDS e FSE saranno utilizzati da Agenas per il calcolo delle tariffe, l’HTA e il monitoraggio della diffusione della telemedicina, con pubblicazione su portale nazionale telemedicina.gov.it.
Il ruolo delle Regioni: gli esempi di Toscana e Umbria
Le Regioni giocano un ruolo fondamentale nell’implementazione della telemedicina, essendo titolari delle infrastrutture che erogheranno le prestazioni a distanza.
La Regione Toscana ha aderito alla gara nazionale gestita dalla Lombardia e prevede l’attivazione della telemedicina a luglio, avendo firmato il contratto a novembre. La Toscana ha coinvolto tutti gli attori dell’assistenza territoriale e ospedaliera. Un aspetto fondamentale è l’integrazione del proprio ecosistema regionale (anagrafe degli operatori sanitari e dei cittadini, fascicolo sanitario elettronico regionale, CUP per le prenotazioni, repository aziendali) con la nuova infrastruttura di telemedicina. Ha inoltre dimostrato grande attenzione al rischio di doppio finanziamento, per evitare di conteggiare due volte pazienti già seguiti in altri contesti.
La Toscana ha scelto di aderire a tutti i servizi della Piattaforma Nazionale, dismettendo le infrastrutture preesistenti, per sostenere l’iniziativa nazionale. Ha impiegato gli investimenti per i “device COT – Centrali Operative Territoriali”, distribuendo 1.000 kit per il telemonitoraggio domiciliare e creando “zaini infermieristici” con dispositivi performanti per le visite a domicilio. Un’iniziativa distintiva è l’integrazione, unica in Europa, dei dispositivi per il monitoraggio del diabete di tipo 2 impiantabili direttamente nel FSE. Questo “cordone ombelicale real time” tra sensore, FSE e cartella clinica permette un monitoraggio continuo e interventi tempestivi, a differenza delle visite sporadiche. La Regione sottolinea l’importanza di formare una “comunità” e di spiegare il valore di questi investimenti ai cittadini. La Toscana si candida per la sperimentazione “Grandi Anziani”, vista l’ampia presenza di aree isolate.
La Regione Umbria ha anch’essa aderito alla gara della Lombardia e sta avviando il collaudo dei primi casi d’uso, adottando un approccio sistemico sia tecnologico sia organizzativo. La telemedicina è vista come elemento fondante del prossimo piano sociosanitario regionale 2025-2030, integrata nelle reti di disciplina e patologia. L’Umbria sta implementando i quattro servizi minimi (televisita, teleconsulto, telemonitoraggio, teleassistenza) all’interno di queste reti con approccio “bottom-up”, creando casi d’uso specifici. Un esempio è la nuova rete di gastroenterologia ed endoscopia digestiva, dove il teleconsulto favorisce l’appropriatezza prescrittiva e ottimizza il percorso del paziente, consentendo ai medici di base di consultare specialisti senza che il paziente debba muoversi. Anche la rete della diabetologia utilizza il telemonitoraggio per i microinfusori continui, intercettando precocemente gli alert per una migliore gestione della patologia. L’approccio umbro coinvolge circa 90 professionisti nella creazione delle reti, garantendo che la tecnologia sia inserita negli snodi che massimizzano l’efficienza.
Sia la Toscana sia l’Umbria sottolineano l’interoperabilità dei sistemi come elemento chiave per muovere i dati e non i pazienti, superando la logica a silos della pubblica amministrazione, verso un modello interoperabile e condiviso. Questo semplifica i percorsi per i pazienti, riduce i costi sociali e consente di trasformare i dati aggregati in informazioni utili per la pianificazione del sistema sanitario, garantendo una migliore conoscenza e governance dei fenomeni.
Il secondo risultato atteso è la disponibilità di dati certificati e di qualità a supporto della pianificazione e la riduzione dei costi sia per il paziente e la sua famiglia, sia per il sistema, al fine di garantirne la sostenibilità nel lungo termine.
Applicazione dell’IA nella sanità italiana: prospettive e limiti attuali
L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale alla sanità digitale presenta ancora criticità normative. Agenas ha avviato un progetto di IA a supporto dei medici nell’assistenza primaria per finalità cliniche, ma non per la governance o la gestione dei dati. L’impiego di questi strumenti per l’analisi dei dati sanitari a livello nazionale è ancora in fase di sviluppo e deve superare diversi ostacoli regolamentari.
Inizialmente, nel decreto sull’Ecosistema Dati Sanitari erano stati previsti servizi basati sull’intelligenza artificiale, ma il Garante per la protezione dei dati personali aveva espresso riserve in attesa di un quadro legislativo chiaro. Oggi, con l’iter ormai avanzato del disegno di legge nazionale sull’IA — attualmente in terza lettura al Senato — il quadro regolatorio si sta delineando. La strategia rimane quella di procedere con gradualità: l’attuazione delle nuove norme, infatti, richiederà anche l’adozione di decreti attuativi da parte del Governo, per adeguare la disciplina nazionale ai requisiti europei. Permane quindi la necessità di utilizzare con grande cautela i dati clinici dell’EDS e di aggiornare progressivamente le procedure, in attesa della piena operatività delle nuove regole.
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