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Orti botanici, ecco come cambiano coi fondi Pnrr


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Orto Botanico Unipa
Orto Botanico di Palermo, foto di Eliana Lombardo

Grazie al recovery plan italiano, gli orti botanici universitari stanno avendo accesso a risorse preziose. Da nord a sud, si lavora per rendere gli spazi verdi ancora più belli, proteggere le specie coltivate dalle alte temperature e aprire queste oasi urbane alla città

Con il sostegno dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) diversi orti botanici universitari in Italia stanno attraversando una momento di vitalità e trasformazione.

Non si tratta semplicemente di una serie di interventi di restauro, ma dell’occasione per una vera evoluzione culturale di questi spazi dedicati allo studio e alla conservazione delle piante.

Il nome completo dell’investimento è Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici ed è uno degli asset della Missione 1, Cultura e Turismo, del Pnrr, con un investimento da 300 milioni di euro.

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Il programma ha il duplice obiettivo di tutelare il valore storico‑architettonico di parchi e giardini e di potenziarne le importanti funzioni ambientali e sociali.

L’intervento punta infatti a combattere il degrado urbano, favorendo un maggiore senso di identità collettiva, stimolando il turismo sostenibile e migliorando la qualità della vita nelle città.

Si mira a proteggere soprattutto la bellezza pubblica garantita dagli spazi verdi, intesi anche come luoghi di aggregazione e formazione. Stando a quanto riportato da OpenPolis all’interno del portale OpenPnrr, per questo investimento a oggi risulta speso il 37,11% del totale stanziato.

Orti botanici in Italia

Diversi orti botanici universitari hanno avuto accesso a questi fondi. Attraverso le loro storie, è possibile individuare alcuni temi ricorrenti nelle progettazioni appena concluse o in via di svolgimento.

I concetti che ritornano sono quelli di accessibilità e adattamento al cambiamento climatico, con una particolare attenzione alle gestione della risorsa idrica.

Partiamo dall’orto botanico dell’Università di Parma, che – come abbiamo raccontato su GreenPlanner proprio un mese fa, intervistando il direttore scientifico Renato Bruni – si sta rifacendo il look da capo a piedi.

Rimarrà per questo chiuso fino al 2027, mentre dietro ai cancelli si lavora per mettere a nuovo il giardino, sviluppare un potente sistema di irrigazione ed espandere l’offerta comunicativa.

Sempre grazie all’aiuto arrivato dal Pnrr, è stata creata anche una nuova serra dedicata alla collezione di piante succulente, che in passato non era possibile osservare. Il finanziamento complessivo è stato pari a 2 milioni di euro.

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Ha appena riaperto al pubblico invece l’orto botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che a maggio ha potuto mostrare ai cittadini – dopo sei anni di lavori – i risultati di svariati progetti di ripristino, resi possibili dagli investimenti del Pnrr uniti a finanziamenti di carattere regionale.

Qui, tra le altre cose, sono state restaurate le vetrate delle serre, consolidate le volte e le fondazioni, sono stati installati nuovi impianti elettrici e di sicurezza. L’orto botanico è stato poi dotato di un impianto di irrigazione a goccia, collegato a un profondo pozzo.

C’è aria di cambiamento anche all’orto botanico dell’Università di Palermo, che nella Macroarea Sud del bando Pnrr si è aggiudicato il primo posto.

Grazie a fondi per 2,08 milioni di euro, qui il progetto prevede il rifacimento delle pavimentazioni, l’installazione, ancora una volta, di nuovi sistemi di irrigazione, il restauro delle vasche storiche e la creazione di un allestimento completamente multimediale a tema botanico. Verrà sviluppata anche l’illuminazione dei sentieri.

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Il nuovo veicolo elettrico dell’orto botanico di Palermo

A Palermo, l’attenzione dei gestori si rivolge poi al tema dell’accessibilità, con l’introduzione di veicoli elettrici che rendono il grande orto siciliano più facilmente percorribile a tutte le persone con disabilità motorie.

Il servizio è totalmente gratuito e funziona con un sistema di prenotazioni. Sempre a Palermo, è stata rinnovata la cartellonistica e sono stati sviluppati contenuti digitali per agevolare e arricchire la visita.

Su partecipazione e inclusione ha lavorato in parallelo anche l’orto dell’Università di Pavia. Qui, grazie al Pnrr si investono 2 milioni per aprire gli spazi dell’orto alla città organizzando inedite visite serali, pianificando interventi per rendere più semplice la visita alle persone con disabilità e proponendo attività di citizen science, a cavallo tra divulgazione e partecipazione attiva alla ricerca.

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Anche grazie ai fondi arrivati dal Pnrr stiamo sperimentando molti approcci innovativi di coinvolgimento del pubblico – spiegano a GreenPlanner la direttrice Silvia Assini e il curatore Nicola Maria Giuseppe Ardenghipuntando a creare attività didattico-operative di vario genere e ampliando sia i nostri supporti informativi tradizionali sia quelli informatici”.

Un’altra porzione dei fondi arrivati dall’Europa andrà alla riqualificazione degli spazi. Come viene spiegato nella documentazione online relativa al loro progetto Pnrr, a Pavia l’orto botanico “risente della senescenza di varie strutture […] L’ultimo riassetto generale risale al 1950 e la costruzione delle serre è avvenuta più di 40 anni fa.
Gli impianti sono obsoleti ed è necessario il loro adeguamento per garantire sicurezza di esercizio, efficienza energetica e buona conservazione delle collezioni. Le storiche Serre Scopoliane richiedono il ripristino della copertura per infiltrazioni che degradano le murature e un riassetto per ottenere spazi coperti per l’accoglienza del pubblico ora mancanti“.

Ancora una volta, non manca il tema dell’irrigazione. A Pavia, l’impianto di distribuzione dell’acqua verrà rinnovato per renderlo più efficiente e sostenibile. È urgente in particolare mantenere in buone condizioni il roseto, che è molto sensibile allo stress idrico estivo.

Ha risposto all’appello dell’investimento Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici infine l’orto botanico universitario di Padova, che si è concentrato sulla conservazione storica: restauri mirati hanno interessato le fontane settecentesche dell’orto, con interventi che uniscono il rispetto per le tecniche originarie ai contemporanei criteri di sostenibilità.

Da ultimo, l’orto botanico dell’Università di Siena ha attinto invece ai fondi dell’investimento Pnrr Rimozione delle barriere fisiche e cognitive cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura.

L’obiettivo è stato di nuovo quello di rendere l’orto uno spazio veramente per tutti, cercando di raggiungere la massima inclusione cognitiva e sensoriale.

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Si interverrà quindi sui sentieri e sull’accessibilità delle torri, e verranno aggiunti nuovi posti auto riservati alle persone con disabilità.





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