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Il cartongesso è pronto alla circolarità, “ma serve un buon end of waste”




Il riciclo del cartongesso in Italia muove i primi passi grazie agli investimenti delle imprese. Viaggio nel più grande impianto italiano, Green Hub, capace di trasformare i rifiuti in gesso riutilizzabile con purezza superiore al 98%. Ma l’assenza di un decreto nazionale ‘end of waste’ frena la piena circolarità, limitando l’uso del materiale riciclato


Gli investimenti delle imprese del riciclo trainano la transizione circolare del cartongesso. Un percorso ancora nelle sue fasi iniziali, ma che vede crescere la quantità e qualità delle materie prime seconde ricavate dai residui da costruzione e demolizione, con gli operatori pronti a fornire risorse circolari all’industria di un materiale sempre più diffuso. “Il crescente utilizzo del cartongesso nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni impone una riflessione strategica sulla sua gestione a fine vita – ha detto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin nel corso dell’ultima tappa di ‘Impianti Aperti’ di Assoambiente – vogliamo raggiungere una gestione sostenibile e avanzata. Passa anche da questo fondamentale ambito l’incremento del tasso di circolarità del settore edile”.

Oltre 70 mila le tonnellate di manufatti a base gesso riciclate ogni anno in Italia, secondo Assogesso, pari a circa il 60% dei rifiuti generati. Che secondo stime entro il 2030 potrebbero toccare le 200 mila tonnelltate. L’obiettivo è da un lato aumentare la capacità di intercettazione, sottraendo il cartongesso al flusso di rifiuti da demolizione misti, e dall’altro migliorare la qualità dei trattamenti. “Siamo ancora in una fase iniziale di quest’avventura – spiega a Ricicla.tv Paolo Barberi, presidente di Anpar – perché possa proseguirne lo sviluppo c’è bisogno di un mercato pronto a ricevere il materiale”.

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Una partita che si sta giocando soprattutto sul campo dell’innovazione tecnologica, come testimoniano gli investimenti in crescita per lo sviluppo di soluzioni di trattamento avanzate, capaci di massimizzare il recupero di risorse dai rifiuti in cartongesso e garantire livelli qualitativi compatibili con gli usi nel settore dei materiali da costruzione. È il caso del polo di trattamento di Green Hub, a San Bonifacio in provincia di Verona, ultima tappa del tour di ‘Impianti Aperti’, la campagna di comunicazione itinerante di Assoambiente. Con una capacità di 50 mila tonnellate annue Green Hub è oggi il principale impianto italiano di riciclo specializzato nel trattamento di pannelli e tramezzi dismessi, che il sito riesce a trasformare in carta end of waste e gesso con una purezza superiore al 98%, compatibile con l’utilizzo closed loop nella produzione di nuove applicazioni in cartongesso.

“Siamo gli ultimi arrivati ma abbiamo cercato di creare un impianto che potesse soddisfare fin da subito la richiesta di mercato”, chiarisce l’amministratore di Green Hub Alberto Scarsini. “Quello di Green Hub è l’impianto più avanzato in Italia – aggiunge Barberi – ma è uno dei tanti esempi di come il riciclo in Italia sia capace di sperimentare, innovare e restituire una materia prima seconda end of waste all’industria produttiva”.

Se la tecnologia è sempre più pronta a incontrare le esigenze dei produttori, il quadro di regole che dovrebbe mettere in connessione domanda e offerta, invece, ancora manca. Anche sei i CAM per l’edilizia prevedono già un contenuto riciclato minimo del 5% nelle applicazioni in cartongesso, la soglia al momento viene rispettata quasi esclusivamente con gli sfridi di produzione. “Abbiamo bisogno di un milione di tonnellate di gesso materia prima – dice a Ricicla.tv Riccardo Ricci, direttore di Assogesso – se solo utilizzassimo un 10% di materiale riciclato avremmo una domanda di almeno 100 mila tonnellate. Che però al momento mancano. Vorremmo un’economia circolare chiusa, che il rifiuto generato dai nostri prodotti, cioè, tornasse nella nostra filiera, ma al momento non è possibile. Perché? Perché manca un decreto ‘end of waste’”.

In assenza di un decreto ‘end of waste’ nazionale, gli impianti di riciclo vengono infatti autorizzati ‘caso per caso’, spesso con approcci cautelativi che limitano gli utilizzi del gesso recuperato alla sola applicazione come additivo nel ciclo del cemento. Nel caso di Green Hub, fortunatamente, è arrivato il via libera anche all’utilizzo nella produzione di nuovo cartongesso, dopo il sigillo di compatibilità rilasciato dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Veneto. Ma resta il rischio di una geografia amministrativa a macchia di leopardo e di profondi squilibri di mercato. Per questo si attende la pubblicazione del decreto nazionale ‘end of waste’ attualmente in fase istruttoria, che stabilità regole comuni per il rilascio di tutti i provvedimenti autorizzativi. “Il Mase è impegnato nella valutazione delle osservazioni ricevute durante la consultazione pubblica – ha chiarito in un messaggio la vice ministro dell’Ambiente Vannia Gava – dobbiamo affinare il testo per consentire l’impiego del gesso riciclato nel settore del cemento, dei leganti industriali ma soprattutto nel mondo dei materiali per l’edilizia”.

Stando alle prime bozze poste in consultazione, tuttavia, lo schema di regolamento non sembrerebbe capace di superare l’attuale stato di limitazione delle applicazioni. “C’è bisogno di una forte partecipazione e collaborazione tra Ministero e mondo industriale perché il regolamento possa favorire lo sviluppo del settore”, dice Barberi. “Serve una normativa che ci consenta di utilizzare i materiali riciclati in maniera snella e secondo le necessità di mercato”, precisa Scarsini. “Nell’attesa del decreto – aggiunge Ricci – spero che le agenzie regionali per l’ambiente trovino un minimo comune denominatore nella valutazione delle richieste di autorizzazione e che, come questo, anche gli altri impianti possano fornire gesso riciclato ai produttori di cartongesso”.

Il confronto, insomma, prosegue. Il cammino circolare del cartongesso è avviato. Per chiudere il cerchio tra riciclo e nuove produzioni, oltre a un quadro regolatorio chiaro, servirà anche una crescente attenzione alla qualità delle demolizioni, indispensabile per fornire agli impianti di trattamento flussi omogenei di rifiuti che agevolino i processi di recupero. “Oggi il cartongesso viene separato a volte in maniera manuale altre in maniera meccanica – Stefano Panseri, presidente di Nadeco – il quadro normativo deve aiutare e incentivare le buone pratiche di demolizione, ma serve anche un lavoro culturale sia con le imprese che con i committenti per fare in modo che le soluzioni di demolizione selettiva diventino lo stato dell’arte”.





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