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Analisi, scenari e sfide per la Sardegna, presentato a Sassari il 32° Rapporto Crenos sull’economia regionale


Si è svolta martedì 1° luglio a Sassari la presentazione del 32° Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna. L’incontro, promosso dalla Fondazione di Sardegna, è stato introdotto dal presidente della Fondazione, Giacomo Spissu, e ha rappresentato un’occasione di confronto tra ricercatori, rappresentanti delle istituzioni e del mondo economico su tendenze e prospettive del contesto socioeconomico dell’isola.

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Aprendo i lavori, Spissu ha sottolineato il valore di un’attività di ricerca che si rinnova da oltre trent’anni grazie alla collaborazione tra le università di Cagliari e Sassari: “Il Rapporto Crenos è frutto di un lavoro collettivo di grande rilievo, che coinvolge circa quaranta docenti e ricercatori ed è uno strumento utile per chi deve fare scelte: per chi governa, per chi gestisce un’azienda, per chi ha responsabilità pubbliche. Non si può decidere senza dati, senza analisi, senza conoscenza. Soprattutto oggi, in un contesto segnato da variabili sempre più complesse”. Il presidente ha anche ricordato l’importanza di promuovere il dibattito pubblico sui temi analizzati nel Rapporto, tra cui spiccano la questione demografica ed energetica. “Il tema demografico – ha affermato Spissu –richiede un approccio articolato, che tenga insieme politiche economiche, sociali, culturali e istituzionali. Non esiste una singola soluzione, ma un insieme di interventi che possano incidere nel tempo. Un esempio concreto è il progetto Sardegna ForMed, che attraverso la collaborazione tra università sarde e paesi del Mediterraneo ha già portato in Sardegna quasi 150 studenti, sostenendoli nel loro percorso formativo. È una buona pratica che mostra come la formazione possa diventare anche una leva per affrontare questioni strutturali. Allo stesso modo, la transizione energetica richiede una lettura lucida delle opportunità e dei rischi: la Sardegna produce più energia di quanta ne consuma, ma lo fa ancora in gran parte con fonti fossili. Scegliere se e come cambiare modello non può prescindere da un’analisi accurata”.

 

Per il Comune di Sassari è intervenuto l’assessore al bilancio Giuseppe Masala, che ha evidenziato la funzione del Rapporto come base per decisioni consapevoli: “Questo documento ci consente di collegare dati, scenari e riflessioni, e di trasformarli in politiche pubbliche più informate e responsabili. I segnali che emergono – dalla crescita dell’occupazione femminile all’incremento del turismo – sono deboli ma positivi. Al tempo stesso, le criticità restano numerose: dispersione scolastica, spopolamento, contratti precari, rinuncia alle cure. Sfide che conosciamo da tempo e che dobbiamo affrontare con nuovi strumenti”.

 

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Il rettore dell’Università di Sassari, Gavino Mariotti, ha posto l’attenzione sul ruolo dell’università come presidio di conoscenza e motore di sviluppo per il territorio: “Siamo in un contesto in cui le università devono affrontare nuove sfide di sostenibilità, finanziamento e attrattività. In questo quadro, il contributo della ricerca pubblica è essenziale per mantenere alta la qualità della didattica e dell’innovazione. Il Rapporto Crenos si inserisce in questa direzione: è un esempio di come le università possano fornire analisi solide, strumenti di lettura e occasioni di confronto tra accademia, istituzioni e società”. Mariotti ha inoltre ricordato l’importanza degli investimenti attivati dall’ateneo sassarese e la necessità di rafforzare l’integrazione tra politiche pubbliche e sistema della conoscenza.

 

Marco Nieddu, coordinatore del Rapporto, ha presentato i dati principali dell’edizione 2025. Tra questi, l’aumento dell’occupazione in Sardegna, con oltre 14.000 unità in più rispetto all’anno precedente, una crescita bilanciata tra uomini e donne e un miglioramento anche nella tipologia contrattuale. “Si tratta di una crescita occupazionale che è trainata dalla ripresa del turismo”, ha spiegato Nieddu. “Il 2024 segna un +10% delle presenze turistiche in Sardegna, a fronte di un +3% in Italia. Questo impatto si riflette sul mercato del lavoro, ma pone anche interrogativi sulla sostenibilità del modello di sviluppo”.

 

Un’attenzione particolare è stata dedicata al tema demografico. “La Sardegna registra il tasso di natalità più basso d’Italia”, ha osservato Nieddu. “Il rapporto analizza le cause profonde di questa crisi, individuando nel divario tra cambiamenti economici e modelli culturali una delle ragioni principali. Le politiche regionali, come i bonus natalità nei piccoli comuni, mostrano qualche segnale positivo, ma resta da capire se siano efficaci su scala più ampia e sostenibili nel tempo”.

 

Altro punto critico è quello della sanità. “La Sardegna è la regione con il tasso più alto di rinuncia alle cure, soprattutto da parte delle donne e per motivi economici”, ha aggiunto Nieddu. “I dati ci dicono che i tempi di attesa sono doppi rispetto agli standard previsti e che l’accesso ai servizi è diseguale, con oltre 200.000 sardi che impiegano più di 30 minuti per raggiungere un pronto soccorso”.

 

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Il rapporto dedica spazio anche all’energia e alla transizione ecologica. “Siamo esportatori netti di energia, ma i costi e i benefici di questo ruolo sono ancora poco chiari”, ha spiegato Nieddu. “La sfida è riuscire a valorizzare il potenziale delle fonti rinnovabili, tenendo conto delle ricadute ambientali e territoriali, e puntare su innovazione, attrattività e produttività”.

 

Luca Deidda, economista dell’università di Sassari, ha ribadito la centralità della conoscenza nelle politiche di sviluppo: “Conoscere è condizione necessaria non solo per orientarsi, ma per affrontare le transizioni ecologica, digitale e demografica. In assenza di conoscenza, le politiche producono più facilmente effetti negativi. Ecco perché rapporti come questo sono essenziali”. Deidda ha anche richiamato l’attenzione sulla necessità di preservare il ruolo dell’università: “Dobbiamo salvaguardare il valore di una istituzione che è, per sua natura, aperta, capace di attrarre talenti e di dialogare con il mondo”.

 

Infine, Eliana Chessa, responsabile dell’Ufficio Studi di BPER Banca, ha presentato i risultati di una ricerca sul settore turistico condotta in Sardegna e in altri territori italiani. “Il turismo – ha spiegato – va considerato come una vera e propria filiera, che coinvolge non solo le strutture ricettive ma anche servizi collegati e fornitori locali. Il suo contributo al valore aggiunto in Sardegna si aggira intorno al 18%, ben oltre le stime ufficiali”. Chessa ha inoltre rilevato segnali positivi sul fronte delle prospettive economiche delle imprese, che prevedono una crescita dei fatturati nel 2025 e una maggiore spesa da parte dei turisti internazionali.



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