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Numeri da primato, sfide globali. La doppia partita della farmaceutica italiana all’assemblea di Farmindustria


Numeri da record e un ruolo sempre più centrale nell’economia italiana confermano la farmaceutica come settore strategico, trainato dall’export e dagli investimenti in ricerca. Ma all’assemblea di Farmindustria emergono anche le sfide da affrontare, dalla riforma della legislazione europea, fino alla competizione globale con la Cina

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03/07/2025

“Sostenere la farmaceutica vuol dire una cosa molto semplice. Significa investire nel futuro, nella salute, nell’occupazione di qualità, nella capacità dell’Italia e dell’Europa di guidare l’innovazione”, ha aperto così i lavori dell’assemblea nazionale di Farmindustria 2025 la presidente Giorgia Meloni, intervenuta con un videomessaggio. “La farmaceutica – ha aggiunto – rappresenta un’eccellenza del made in Italy, un comparto strategico per la nostra economia. E a dircelo sono i numeri. L’Italia può vantare una posizione di leadership a livello europeo grazie a un tessuto produttivo e industriale molto dinamico, radicato sul territorio, fatto di grandi aziende e di piccole e medie imprese, che ha generato nel 2024 oltre 56 miliardi di euro di produzione e raggiunto i 54 miliardi in termini di export”.

QUALCHE DATO

I numeri confermano la centralità del comparto nell’economia italiana. L’export è cresciuto del 157% in dieci anni, più della media europea, che si attesta a una crescita del 137%. Il peso del settore sul manifatturiero italiano è passato dal 3,5% del 2000 all’11% di oggi, inoltre, tra il 2021 e il 2024, l’Italia è seconda al mondo per crescita in valore delle esportazioni di farmaci. La farmaceutica è prima nel Paese per incremento dell’export e, superando gli obiettivi del Piano strategico del Maeci, che dal 2022 al 2027 prevede una crescita del 12%, il comparto detiene già oggi una crescita del 24%. Gli addetti nel 2024 sono 71mila, con un aumento del 21% di under 35 negli ultimi cinque anni e una presenza femminile al 45%. Gli investimenti, invece, ammontano a 4 miliardi di euro, di cui 1,7 destinati a impianti ad alta tecnologia e 2,3 alla ricerca e sviluppo, mentre le domande di brevetto farmaceutico dall’Italia sono cresciute del 33% negli ultimi cinque anni, contro una crescita media del 18% dei principali Paesi europei.

FONDAMENTALE IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

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“La crescita parte dai settori che danno valore aggiunto”, spiega Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ringraziando la premier per il messaggio chiaro. Ma in un contesto “in cui le guerre, l’instabilità e l’incertezza aumentano”, aumenta anche l’impatto dei “costi strutturali che le imprese devono sopportare per cercare di essere competitive in Europa”. Su questo, il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani ha ribadito la necessità di “una vera politica industriale, sia a livello italiano sia europeo”, sottolineando che “senza industria non c’è lavoro, senza industria non c’è crescita”, e che l’industria resta “fonte di innovazione, ricerca e formazione”. Ha evidenziato il lavoro con il Commissario Maros Sefcovic per aprire un dialogo con gli Stati Uniti, al fine di evitare una guerra commerciale che “non conviene a nessuno”, e ha richiamato la priorità di “tutelare anche la farmaceutica” in un contesto globale competitivo, assicurando che il settore non venga penalizzato nei futuri accordi tra Europa e Stati Uniti.

NON SOLO ECONOMIA

“Dietro ogni numero c’è una speranza di guarigione e una migliore aspettativa di vita”, ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci. Anche Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato al ministero della Salute, ha voluto riportare al centro del dibattito il valore sociale della farmaceutica, sottolineando la necessità di mettere in campo uno “straordinario lavoro per fare in modo che il cittadino sia sano e quindi libero” (il riferimento è a una citazione di Pietro Calamandrei, padre costituente). Gemmato ha ribadito che al centro del ragionamento deve esserci “il cittadino, il suo diritto di accesso al farmaco, il miglioramento della compliance farmaceutica, la migliore aderenza farmaceutica, quindi miglior cura”, evidenziando comunque come questo approccio generi anche un beneficio economico: “Un cittadino che si cura bene è un cittadino che non conclama sintomi, non si ammala, non costa alle casse dello Stato e rende dunque sostenibile il nostro sistema sanitario nazionale”. Anche Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca è intervenuta ricordando la collaborazione “coordinata e continuativa con l’associazione di categoria”. “Oggi – ha aggiunto – l’unico modo per fare ricerca e formare i professionisti del futuro è lavorare gomito a gomito con gli stakeholders di settore”.

I DOSSIER EUROPEI

A livello Ue, sono quattro le aree in cui bisogna agire con urgenza per Cattani: la riforma della legislazione farmaceutica, che “con la presidenza polacca ha riportato la situazione a quella che era tre anni fa”; la direttiva sulle acque reflue, che definisce “ideologia”; il Critical medicines act, che “vuole dare una soluzione non industriale alla dipendenza da Cina e India”; e in ultimo, la strategia per le scienze della vita “che era chiamata a dare una risposta nella direzione giusta”, ma “non c’è un piano industriale”. “L’Europa non c’è”, ma “l’innovazione corre e non ci aspetta”. 24mila farmaci, vaccini, piattaforme terapeutiche che sono in sviluppo, ma – chiede il presidente di Farmindustria – “siamo pronti ad accogliere questa innovazione?”. La risposta è no. “Sta arrivando un grande patrimonio, frutto della ricerca, che può cambiare tante vite”, tuttavia – avverte Cattani – “dobbiamo essere pronti con un framework, una strategia che vada oltre la singola legge di bilancio”. Su questo il vicepresidente esecutivo della commissione europea Raffaele Fitto ha rimarcato la strategicità “della cooperazione fra istituzioni europee, governi nazionali e industria”, confermando l’impegno personale e della commissione “per costruire un quadro normativo moderno”, sottolineando il lavoro di semplificazione avviato da inizio mandato.

IN MEZZO A FORZE DIVERGENTI

“Un’industria strategica, un’eccellenza italiana, una leva per il Paese e un elemento essenziale per la sicurezza nazionale”, così descrive il comparto Fausta Bergamotto, sottosegretaria di Stato al ministero delle Imprese e del made in Italy, avvertendo, però, che “in Europa abbiamo visto negli ultimi anni delle politiche che hanno portato a scelte ideologiche e poco pragmatiche”. “Il settore – ha sottolineato Antonio Gozzi, special advisor del presidente di Confindustria per l’autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività – è emblematico di due elementi”. Da un lato è “l’espressione di una forza produttiva straordinaria, nel 2024 l’industria farmaceutica ha consentito il recupero dei valori di esportazione mentre altri calavano”, dall’altro è “l’emblema delle contraddizioni europee”. “Vent’anni fa – ha aggiunto – il Pil europeo era uguale a quello degli Stati Uniti, oggi si attesta a due terzi di quello Usa”, inoltre “non abbiamo nelle prime dieci imprese del mondo un impresa europea; siamo fuori dai settori di punta”, a dimostrazione che “l’ambiente europeo non è business friendly”. Secondo Gozzi, tutto ciò è visibile “nei documenti prodotti dalla Commissione, dove si fa un ossequio formale al rapporto Draghi, ai suoi richiami e alla necessità di cambiamenti radicali. Ma non si propone niente per svoltare. Al massimo si guadagna tempo”. Ha preso ad esempio l’automotive europeo i cui ricavi “sono finiti nelle mani dei cinesi e degli americani”.

LA PARTITA INTERNAZIONALE

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Ed è sulle sfide legate al piano globale che si è soffermato il presidente di Farmindustria, che ha ricordato come “la capacità di accelerare sulla ricerca clinica che ha avuto la Cina in dieci anni l’ha portata perfettamente in una linea competitiva alla pari degli Stati Uniti”, mentre “in Europa cosa abbiamo ricevuto? Nulla. Questo non è accettabile da un punto di vista di visione, di strumenti per incentivare la ricerca”. Ha mostrato la fotografia dei brevetti spiegando che “la Cina è l’unica chiave di lettura della capacità di fare innovazione scoperta, scientifica e tecnologica che si traduce in nuovi farmaci e nuovi vaccini”. Cattani ha poi ricordato una citazione del presidente cinese Xi Jinping: “L’innovazione hi-tech è un campo di battaglia fra potenze” e – ha sottolineato – “questo deve essere un monito per tutti noi”. Il presidente di Farmindustria ha poi concluso con un appello: “Abbiamo molto da offrire e molto da perdere. Credo e crediamo che nessuno di noi voglia avere lo spettro di una dipendenza ancora più forte da questi Paesi”.

PAYBACK

Sul payback, già anticipato da Tajani nel suo intervento come “tema fondamentale”, Gemmato ha ribadito che “il governo vuole prendere impegni nel breve, nel medio e nel lungo periodo” per mitigare un meccanismo che definisce “una tagliola” per il settore. Ha ricordato che “abbiamo spostato 260 milioni di euro sottraendoli al payback” grazie alla modifica delle quote di distribuzione, e ulteriori 300 milioni “sono stati trasferiti dall’innovatività condizionata a quella pura”, con uno spostamento dal silos della diretta a quello dell’innovatività, riducendo così il carico per le aziende. Gemmato ha inoltre annunciato la volontà, già auspicata nel contesto della scorsa legge di Bilancio di abbattere l’aliquota dell’1,83% sul payback della convenzionata, con una prima riduzione a 1,27% attraverso i 50 milioni derivanti dalla legge di Bilancio per gli anni di competenza 2026-27: “Immagino una quasi certezza di poter ridurre ulteriormente questa contribuzione fino a azzerarla”. Per il payback della diretta, ha sottolineato la complessità del tema perché “molte Regioni fondano la sostenibilità dei bilanci su questo tipo di contribuzione”, ma ha garantito che “istituiremo un tavolo di concertazione per ridurne l’impatto senza danneggiare i conti regionali”. Ha concluso citando un esempio virtuoso: “Siamo riusciti a spostare le glifozine dalla diretta alla convenzionata grazie a una collaborazione sinergica fra pubblico e privato”, definendolo “un esempio plastico positivo di collaborazione” per rendere il sistema più sostenibile “a vantaggio del cittadino”.

RIFORMA DELLA GOVERNANCE ITALIANA

Schillaci ha sottolineato come “dobbiamo con grande onestà riconoscere che anche la governance italiana necessita di un tagliando di revisione”, indicando la necessità di nuovi strumenti, come un sistema di valutazione Hta più efficiente e un miglior uso dei dati, per garantire un accesso rapido ed equo alle terapie innovative. Parallelamente, Gemmato ha evidenziato come la normativa italiana sia oggi “un affastellamento di una serie di norme”, richiamando la legge 405 del 2001, la 219 del 2006 e le numerose modifiche stratificate negli anni: “Noi dovremmo, e stiamo già lavorando sull’identificazione un testo unico della farmaceutica”, ha affermato, sottolineando che l’obiettivo è mettere ordine, semplificare e creare un quadro normativo moderno che tuteli il diritto del cittadino all’accesso ai farmaci e garantisca la libertà d’impresa.

UNO SGUARDO ALL’AFRICA

Respingendo le accuse ricevute nei giorni scorsi, il ministro Tajani ha difeso con forza il finanziamento di 250 milioni di euro a Gavi, ricordando che il partenariato “ha permesso di vaccinare un miliardo e centomila bambini in Africa, salvando decine di milioni di vite”. “I Paesi ricchi non possono dimenticare il continente africano”, ha poi aggiunto, richiamando lo spirito del Piano Mattei anche sul piano sanitario, perché “grazie ai vaccini possiamo salvare vite umane”. Tajani ha ribadito la sua fiducia nella scienza, auspicando “una scienza è al servizio dell’uomo”. Il sostegno a Gavi e al rafforzamento dell’industria africana, ha spiegato il ministro, non si limita “alla capacità di esportare prodotti farmaceutici, ma anche di esportare il nostro saper fare” creando capacità produttive direttamente nel continente. Un impegno che incontra “gli interessi nazionali e la solidarietà”, chiarendo che per la cooperazione internazionale si fonda sulla costruzione di opportunità e sviluppo.

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