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ECONOMIA, finanza e imprese. Accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo per rafforzare competitività e produttività


Roma, 3 luglio 2025 – Ha avuto luogo ieri pomeriggio all’Hotel Parco dei Principi di Roma l’incontro di presentazione del nuovo accordo quadriennale tra Confindustria e Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese italiane, precedentemente annunciato lo scorso mese di gennaio dal presidente dell’organismo di rappresentanza degli industriali, Emanuele Orsini, e da Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo.

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DUECENTO MILIARDI STANZIATI NEL QUADRIENNIO

Si tratta del quindicesimo anno dell’iniziativa (essa si va infatti rinnovando dal 2009), che nel quadriennio 2025-2028 farà leva sull’economia attraverso i tre strumenti dello stimolo degli investimenti, del rilancio rilancio della competitività e della creazione di un contesto attrattivo, articolandosi su cinque linee di azione strategica. È un programma nazionale congiunto che, nel periodo considerato, mette a disposizione duecento miliardi di euro allo scopo di rilanciare lo sviluppo del sistema produttivo e cogliere le opportunità di Transizione 5.0 e I.A., integrando in questo modo le risorse già stanziate per il conseguimento degli obiettivi posti nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

IL PERIODO CONSIDERATO: REAGIRE DURANTE LA FASE DIFFICILE

Il protocollo nazionale presentato oggi consolida e rinnova la collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Confindustria avviata nel 2009 che, grazie a un elevato volume di crediti erogati al sistema produttivo italiano in quindici anni, ha contribuito a evolvere il rapporto tra banca e impresa accompagnando i bisogni delle piccole e medie imprese (Pmi) e delle industrie mature, anche nei periodi maggiormente complesse. Tale supporto è stato declinato in numerose iniziative congiunte che, anche attraverso le garanzie pubbliche concesse nelle fasi critiche, hanno consentito di sostenere con nuovo credito decine di migliaia di imprese, prevalentemente Pmi, struttura portante del tessuto imprenditoriale del Paese oltreché del Made in Italy nel mondo.

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Finanza e impresa cooperano dunque in un contesto che, seppure caratterizzato da una marcata incertezza e dalla proteiformità (si pensi agli effetti sugli scambi commerciali e sulle imprese delle politiche daziarie della Casa Bianca e della svalutazione del dollaro), non vanno però considerati catastrofici al punto da prostrare annichilito il sistema economico italiano. I problemi esistono certamente, tuttavia possono venire superati, anche attraverso strumenti come quello approntato da Confindustria e Intesa Sanpaolo, magari associato a una lucidità nelle scelte relative agli orientamenti sui mercati di un mondo che, seppure segnato dalla crisi della globalizzazione e del multilateralismo, è pur sempre sufficientemente vasto da permettere alternative in grado di compensare ampiamente vuoti di una decina di punti percentuali di esportazioni. Si rifletta al riguardo sul Mercosur, sul Golfo Persico/Arabico e sull’Oriente (anche) oltre la Repubblica popolare cinese.

FATTORI MITIGANTI E FATTORI STIMOLANTI

Certo, per il momento i nuovi mercati non riusciranno a compensare totalmente quel 10,9% di esportazioni italiane sotto il fuoco dei dazi di Donald Trump, poiché il dazio medio effettivo è oggi al 12,9%, mentre quello sull’automotive è al 25 per cento. Insomma, un quadro macro non drammatico seppure serio, nel quale è necessario intervenire sia ricorrendo a fattori mitiganti che a quelli stimolanti, tenendo sempre bene a mente che, è vero che il prodotto italiano (inteso esso nel senso di manufatto) costa di più, tuttavia si continua a vendere, almeno quando mantiene caratteristiche di qualità. Nell’ampio e refrigerato salone dell’Hotel Parco dei Principi ieri pomeriggio il mantra è stato «innovare e crescere dimensionalmente», intervenendo sul problema dell’accesso al credito che affligge le Pmi, ponendo queste ultime nelle condizioni di vivere la velocità del cambiamento in guisa da far loro cogliere le opportunità in funzione del posizionamento sui mercati.

FATTI, NON PAROLE…

Il testo del comunicato stampa relativo all’evento di ieri che hanno ricevuto le redazioni recitava così: Investimenti, innovazione, credito: le tecnologie digitali avanzate, i nuovi acceleratori di crescita delle imprese. È il tema dell’investimento nell’innovazione in funzione della produttività: insomma, mettere dei soldi su qualcosa che possa incrementare il livello tecnologico delle imprese (soprattutto le Pmi) favorendone così ulteriormente la competitività e, financo, la patrimonializzazione (ergo, la loro solidità). Nel caso di specie la finanza svolge il ruolo di abilitatore del processo di innovazione, in quanto quest’ultimo viene ritenuto elemento «chiave» ai fini della competitività anche in contesti difficili come quello attuale. Ma, dal salone gremito si è altresì levata la richiesta di un «respiro strutturale»: la politica ascolta, tuttavia al momento della messa in pratica dei propositi emergono le difficoltà.

CONTRO IL LOGORIO DEL PREFISSO TELEFONICO

Ad esempio, intervenendo colmando i vuoti lasciati aperti dal Pnrr, il cui salvifico ciclo, purtroppo si sta per esaurire. L’accordo strategico spalmato sul quadriennio è anche conseguenza di una certa inerzia e lentezza della politica, laddove l’economia reale non può più permettersi di rincorrere scelte del legislatore assunte in passato tentando di ottenerne una modifica nel corso della discussione della Legge di Bilancio. In questo senso, l’intervento del privato (finanza e impresa) in parte contribuisce a supplire alle carenze dell’azione pubblica nei termini della crescita economica mediante l’innovazione, reperendo allo scopo delle importanti risorse. «Sì, andiamo bene – si sente sovente rimarcare -, ma poi alla fine ci attestiamo sempre su percentuali da prefisso telefonico, mentre, per citarne una, la Spagna viaggia al 3% di crescita…»

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Nel lungo pomeriggio di ieri finanza e imprese hanno esplicitato alcune proposte, in parte già note, auspicando che orecchie politiche le recepiscano: accesso delle Pmi al fondo strutturale di garanzia; stimolo agli investimenti mediante la leva fiscale (incentivi ritenuti necessari che siano semplici, immediati ed efficaci); Ires premiale; sostegni alla patrimonializzazione delle imprese; eccetera, eccetera, eccetera. Essi, si sono inoltre riservati di proporre prossimamente anche altri possibili strumenti in vista della discussione della Legge di Bilancio dello Stato (la vecchia Finanziaria). Oltre a tornare sul tema del credito d’imposta, hanno esplorato sommariamente anche  l’ipotesi della canalizzazione del risparmio privato in direzione dell’impresa, posto che in Italia il risparmio privato ammonta a seimila miliardi di euro e i depositi bancari e postali a mille e cinquecento miliardi, senza contare i trecentosettanta miliardi gestiti dalle casse previdenziali. Si tratterebbe di più di venticinque miliardi che si renderebbero disponibili per proficui investimenti nell’economia reale.

I LAVORI ALL’HOTEL PARCO DEI PRINCIPI

Emanuele Orsini (presidente di Confindustria) e Stefano Barrese (responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo) hanno evidenziato le peculiarità delle nuove misure decise e si sono confrontati con gli imprenditori su robotica, digitalizzazione e intelligenza artificiale quale leve di stimolo per la crescita in termini di connettività e competitività del tessuto economico. Presentate altresì misure ad hoc per favorire il supporto di nuovi insediamenti produttivi, l’ampliamento e l’ammodernamento di quelli esistenti e gli investimenti nel settore energetico, incrementando in questo modo l’attrattività italiana nella sua posizione strategica per le rotte e gli interscambi internazionali. Le novità concernono: gli investimenti in nuovi modelli produttivi evoluti ad alto potenziale con particolare attenzione ad aerospazio, robotica, intelligenza artificiale e scienze della vita; l’accelerazione della transizione sostenibile in linea con il Piano Transizione 5.0, dei processi innovativi ad elevato contenuto tecnologico, dell’economia circolare verso un bilanciamento energetico ottimale tra fonti energetiche sostenibili; l’impatto in ricerca e innovazione, favorendo la nascita e lo sviluppo di start up e Pmi a elevato contenuto tecnologico anche attraverso soluzioni finanziarie e servizi dedicati, piano per l’abitare sostenibile, per facilitare la mobilità e l’attrazione dei talenti nell’industria italiana; la crescita delle imprese del Sud attraverso la valorizzazione della ZES Unica del Mezzogiorno

GLI INTERVENTI

Dopo i saluti di Giuseppe Biazzo (presidente di Unindustria) e di Roberto Gabrielli (direttore regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo) sono intervenuti Gregorio De Felice (Chief economist di Intesa Sanpaolo), Marco Nocivelli (vicepresidente per le Politiche industriali e il Made in Italy di Confindustria) e Alberto Tripi (Special Advisor per l’intelligenza artificiale di Confindustria); essi hanno affrontato il tema della sfida delle tecnologie digitali avanzate commentando un’analisi del Research Department di Intesa Sanpaolo, a cui ha fatto seguito un dialogo tra  Anna Roscio (Executive Director Sales & Marketing Imprese Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo) e Angelo Camilli (vicepresidente per il credito, la finanza e il fisco di Confindustria) sui contenuti specifici dell’accordo e i principali driver di sviluppo delle imprese. Il pomeriggio di lavoro si è concluso con una conversazione tra Emanuele Orsini (presidente di Confindustria) e Stefano Barrese (responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo), che hanno approfondito l’analisi del rapporto tra banca e impresa e dell’evoluzione rispetto alla complessità del contesto; ha moderato Giovanna Pancheri (giornalista di Sky Tg24).



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