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Protocolla caldo, un buon risultato per le parti sociali ma ora servono gli accordi per applicarlo


“Questo è un protocollo quadro, ora bisogna fare gli accordi sindacali di settore e di territorio”. Così la segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, commenta la firma del protocollo quadro tra ministero del Lavoro, imprese e sindacati con l’obiettivo di contenere i rischi sul lavoro per l’emergenza caldo.

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“Adesso bisogna uscire dalla logica dell’emergenza – aggiunge -. I provvedimenti di cassa integrazione, che non fanno parte del protocollo, li prende il Governo anno per anno ma ormai il cambiamento climatico è un fatto, il caldo c’è tutti gli anni. Non può essere un’emergenza”.

“Va definito quindi un valore soglia per legge: un parametro che appena si raggiunge scatta in automatico riorganizzazione del lavoro, blocco, ammortizzatori sociali e tutto il necessario”.

La sindacalista, tornando sul protocollo di oggi, spiega: “Si tratta di un buono strumento, che però dovrà essere applicato nella pratica nei luoghi di lavoro, sia per le mansioni che si svolgono all’esterno che per quelle all’interno”.

Re David commenta poi i bonus ai rider, proposti da Glovo a seconda delle temperature: “Molto spesso le grandi aziende di consegne si comportano malissimo. I lavoratori non sono subordinati, su questo abbiamo fatto varie cause, è uno scandalo”.

Il protocollo invece si rivolge a tutti: “Non esclude alcun tipo di lavoro: l’applicazione delle Regioni dovrà comprendere ogni tipo di occupazione, certamente anche il lavoro dei rider”.

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“Il Protocollo promuove la contrattazione tra le parti come strumento essenziale per individuare soluzioni adeguate e condivise, evitando ordinanze generalizzate che con disposizioni uguali per tutti rischiano di creare ulteriori criticità operative ed occupazionali, non prevedendo adeguati interventi risolutivi delle diverse necessità”, sottolinea il segretario confederale della Cisl Mattia Pirulli presente oggi per la Confederazione all’incontro.

“È un passo importante perché indirizza verso la contrattazione la gestione delle emergenze climatiche, permettendo risposte mirate e concrete alle specificità di settori e territori, al contrario di disposizioni lineari che rischiano di generare problemi sui posti di lavoro. Una particolare attenzione va riservata ai settori più esposti all’emergenza caldo come edilizia, agricoltura, logistica e a tutti i lavoratori impegnati all’aperto per molte ore, ma anche a chi opera in ambienti chiusi dove le condizioni microclimatiche sono inadeguate, come cartiere, panifici, lavanderie industriali e ospedali”.

“Il Protocollo – continua Pirulli – individua azioni concrete come la rivalutazione dei rischi, la sorveglianza sanitaria, la formazione e informazione su pratiche di prevenzione e buone prassi, con particolare attenzione alle situazioni di vulnerabilità e all’invecchiamento della forza lavoro. Centrale il ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, aziendali e territoriali, nella diffusione e attuazione degli interventi. Importante anche il richiamo agli appalti, soprattutto in edilizia, per garantire tutele a tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, inclusi i datori di lavoro operativi sui cantieri”.

“Il Protocollo conferma l’attivazione degli ammortizzatori sociali già previsti e la Cisl ha sottolineato con forza la necessità di rafforzare e rendere strutturale il sistema di protezione. Inoltre è stato chiesto chiesto al Ministero del Lavoro di introdurre uno strumento stabile e inclusivo, che estenda le tutele anche alle platee oggi escluse come i lavoratori a tempo determinato, senza intaccare le giornate utili, con particolare riguardo all’agricoltura, alla maturazione per la disoccupazione. Questa è una condizione essenziale per affrontare con responsabilità l’impatto delle emergenze climatiche senza lasciare nessuno indietro. Tra gli obiettivi del protocollo – conclude il sindacalista cislino – anche il potenziamento degli incentivi INAIL per sostenere, in modo continuativo e pluriennale, le imprese che investono nel miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro”.

“Un buon risultato oggi la firma del Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro, con il Ministero del Lavoro e le parti datoriali. Un impegno su cui stavamo lavorando da due anni. Adesso, subito il decreto sugli ammortizzatori sociali”. È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.

“Auspichiamo ora – ha spiegato Veronese – l’avvio di tavoli per realizzare le intese a livello territoriale e settoriale, per dare informazione sui rischi legati al caldo, per fornire strumenti concreti di protezione, per lavorare sulla variazione degli orari ed eventualmente per l’utilizzo della cassa integrazione. Quest’ultima deve, a nostro avviso, diventare uno strumento obbligatorio – ha specificato la sindacalista della Uil – qualora non si mettano in campo strumenti alternativi ed efficaci per la protezione di lavoratori e lavoratrici”.

“Ci auguriamo che a breve sia emanato anche il decreto relativo agli ammortizzatori sociali, in particolare per due settori principalmente esposti alle alte temperature: edilizia e affini e agricoltura. Il decreto, così come da nostra richiesta – ha concluso Veronese – dovrebbe finalmente contenere una copertura anche per gli operai agricoli stagionali, fino ad ora non prevista per il caldo. È necessario, infine, aprire tavoli specifici anche in merito agli appalti e sub-appalti, all’utilizzo degli avanzi dell’Inail e tutte le altre materie che si sono definite al tavolo Ministeriale”.

Confartigianato esprime “soddisfazione” per la firma del Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legati alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro, nel corso del tavolo convocato dalla Ministra del Lavoro, Marina Calderone.

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Il Protocollo ha l’obiettivo di coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza nei luoghi di lavoro, un equilibrio fondamentale che Confartigianato ha sempre sostenuto. In questo senso, secondo Confartigianato, la sottoscrizione del Protocollo rappresenta un riconoscimento della centralità della contrattazione collettiva, anche valorizzando gli interventi di regolazione contrattuale già in essere.

“Si tratta – sottolinea la Confederazione – di un passo importante che va nella direzione indicata da Confartigianato per affrontare in modo strutturato e condiviso il tema dell’impatto degli eventi climatici estremi sulle condizioni di lavoro. L’emergenza caldo rappresenta solo uno degli aspetti di un fenomeno più ampio e crescente che richiede strumenti di prevenzione e gestione efficaci e calibrati sulle specificità dei diversi settori produttivi”.

“Confartigianato conferma il proprio impegno a collaborare attivamente nell’attuazione delle misure previste, affinché siano realmente aderenti alle esigenze delle imprese e dei lavoratori, promuovendo una cultura della sicurezza che tenga conto delle nuove sfide poste dal cambiamento climatico”.

“Bene il dialogo con governo, ministero del Lavoro e parti sociali che ha portato alla sigla del protocollo di tutela dei lavoratori. Tra i 550.000 occupati delle imprese aderenti a Confcooperative circa la metà sono esposti a condizioni climatiche critiche, in modo particolare, nell’agroalimentare, nei trasporti, nei servizi e nell’edilizia. Noi mettiamo sempre le persone al centro”. Così Maurizio Gardini presidente di Confcooperative sula sigla del “protocollo caldo”.



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