Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

L’economia italiana e quella dell’intera UE alle prese con sfide impegnative: quale futuro?


Mentre i consumi nel Paese ristagnano e gli investimenti sono deboli, il mondo economico si mostra cauto nei confronti dell’Italia. Il capitale straniero rimane cauto, troppo grande è la preoccupazione di rimanere schiacciato da procedure autorizzative infinite o giochi di potere politico

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Negli ultimi anni l’economia europea ha dovuto affrontare diverse difficoltà: pandemia, crisi energetica, caos nella catena di approvvigionamento e ora anche tensioni geopolitiche che attraversano accordi commerciali e strategie competitive. Al centro di questo caos c’è l’Italia, una delle economie più antiche d’Europa, che sembra bloccata tra il fascino rinascimentale e il ristagno delle riforme.

Nel frattempo, l’Unione Europea sta tentando nientemeno che un rilancio economico in acque instabili. Sembra complicato? Lo è. Ma proprio per questo vale la pena guardare oltre i titoli dei giornali, per comprendere il complesso intreccio di dati, dinamiche e realtà politica.

L’Italia tra recessione economica e illusione di crescita: cosa dicono realmente i dati

Sulla carta, il futuro economico dell’Italia sembra solido, almeno se si amano i numeri molto piccoli. L’OCSE prevede una crescita dello 0,6% per il 2025 e dello 0,7% per l’anno successivo. Sembra un passo avanti coraggioso, ma nel confronto con l’UE sembra piuttosto un avanzamento cautelativo. Infatti, la comunità nel suo complesso registra valori più elevati, persino l’area dell’euro è in vantaggio con lo 0,9%.

Dietro la crescita fiacca si nasconde un intero pacchetto di problemi strutturali pregressi. Un’amministrazione fatiscente, che già alla sola parola “digitalizzazione” va in tilt, un processo di riforma basato più sulla richiesta che sulla strategia e una politica che si perde tra pragmatismo e populismo a breve termine. L’elevato debito pubblico fa il resto, così come una popolazione che invecchia rapidamente, modificando sempre più il rapporto tra lavoratori e pensionati.

Mentre i consumi nel Paese ristagnano e gli investimenti sono deboli, il mondo economico si mostra cauto nei confronti dell’Italia. Il capitale straniero rimane cauto, troppo grande è la preoccupazione di rimanere schiacciato da procedure autorizzative infinite o giochi di potere politico. Il Paese, un tempo potenza esportatrice nel settore della moda, dell’ingegneria meccanica e dei prodotti alimentari, rischia di perdere il treno della modernità tecnologica.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Se la scintilla non scatta: il settore del gioco d’azzardo in Italia tra potenziale e crisi normativa

Un settore economico che cresce silenziosamente ma che riceve scarsa attenzione è quello del gioco d’azzardo. Soprattutto nel settore digitale si intravede un potenziale che l’Italia finora ha sfruttato solo marginalmente. A livello europeo, il gioco d’azzardo online con operatori come NetBet crescerà fino a circa 88 miliardi di dollari entro il 2029. L’Italia, uno dei mercati più grandi, è comunque in ritardo. Non per mancanza di domanda, ma a causa di procedure di licenza complesse e normative obsolete.

Il governo ha annunciato che rivedrà il sistema di licenze entro il 2025. Tuttavia, attualmente l’accesso al mercato è un vero e proprio percorso ad ostacoli. Gli operatori devono fare i conti con requisiti complessi, normative regionali diverse e un dibattito politico caratterizzato dalla morale piuttosto che dal pragmatismo economico. In questo modo, lo Stato non solo perde potenziali entrate fiscali, ma rischia anche che gli utenti si rivolgano al mercato nero o cerchino fortuna su piattaforme straniere.

Miliardi a disposizione, ma il programma di ricostruzione dell’UE procede a rilento

Eppure i soldi ci sarebbero, e non pochi. Il cosiddetto fondo di ricostruzione dell’UE, noto a Bruxelles con il nome altisonante di “NextGenerationEU”, ammonta a circa 800 miliardi di euro. L’Italia da sola dovrebbe riceverne quasi 192 miliardi. Ma come spesso accade quando il denaro è vincolato a condizioni, la questione si complica.

Il pagamento è legato ai progressi delle riforme, ad esempio nella digitalizzazione dell’amministrazione, nella ristrutturazione del settore energetico o nella modernizzazione delle infrastrutture. Si tratta di leve importanti per rimettere in piedi l’economia.

Ma ciò che sulla carta sembra sensato, nella realtà fallisce a causa di una profonda sfiducia tra le regioni e il Governo centrale, dei cambiamenti di orientamento politico e di un’amministrazione che per ogni richiesta ha bisogno prima di un archivio. Il risultato: gran parte dei miliardi messi a disposizione è ancora in attesa di essere utilizzata. Entro la metà del 2025, circa 335 miliardi di euro non saranno stati utilizzati in tutta l’UE, una somma che rende nervosi anche i funzionari più incalliti di Bruxelles. La conseguenza è un blocco degli investimenti che, soprattutto in tempi di crisi, grava come un peso di piombo sulla ripresa economica.

Controversia commerciale con gli Stati Uniti: come i dazi e le contromisure potrebbero frenare la crescita europea

Sulla grande scena della politica globale, nel frattempo, un vecchio nemico sta alimentando nuove tensioni: i dazi. Sotto Donald Trump, sono stati aumentati notevolmente sui prodotti europei come l’acciaio e l’alluminio. L’UE non si è fatta pregare e ha reagito con una tassa digitale sui giganti tecnologici americani, una danza diplomatica dai contorni ben definiti.

Le conseguenze si fanno sentire soprattutto nei paesi orientati alle esportazioni come la Germania e l’Italia. L’industria, già colpita dai prezzi dell’energia e dalla carenza di materie prime, diventa così il giocattolo di una politica commerciale con un focus nazionale. Le piccole e medie imprese, spina dorsale di molte economie europee, sono particolarmente sotto pressione quando le catene di approvvigionamento diventano più costose e i mercati di sbocco crollano.

Anche la BCE tiene d’occhio la situazione. Un conflitto commerciale con gli Stati Uniti potrebbe frenare ulteriormente la crescita e spingere l’inflazione nella direzione sbagliata. Per un’economia che sta appena cercando di riprendere fiato, questa è una cattiva notizia.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Tra cauta speranza e duro realismo: cosa rivelano le previsioni per i prossimi anni

E ora come si va avanti? Le previsioni danno adito a una cauta speranza, ma non lasciano dubbi sul fatto che la strada sarà ancora irta di ostacoli. Per l’UE nel suo complesso è prevista una crescita dell’1,1% nel 2025, mentre nell’area dell’euro è dello 0,9%. L’inflazione dovrebbe diminuire e la disoccupazione raggiungere nuovi minimi. Tutto questo suona bene, ma non è garanzia di prosperità economica. Infatti, anche con meno disoccupati, la propensione all’acquisto rimarrà frenata fintanto che persisteranno le incertezze sui prezzi dell’energia, i conflitti globali e il carico fiscale. L’economia ha bisogno di qualcosa di più di una spinta statistica. Ha bisogno di cambiamenti strutturali, strategie a lungo termine e coraggio politico.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Carta di credito con fido

Procedura celere