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La “Youth Bulge” nella regione MENA –


Il Medio Oriente e il Nord Africa (MENA) è una regione di straordinaria complessità geopolitica, spesso al centro dell’attenzione globale per le sue dinamiche instabili.

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Ma al di là delle crisi politiche e dei conflitti, una delle forze più potenti e meno comprese che plasmano il suo futuro è demografica. Questa analisi esplorerà come la “youth bulge”, ovvero la massiccia presenza di una popolazione giovanile, non sia solo una statistica, ma un fattore cruciale che alimenta tensioni sociali, orienta le politiche interne e influenza le strategie delle potenze globali, ridefinendo costantemente il panorama geopolitico dell’intera area.

Introduzione

Il fenomeno demografico della “youth bulge”, ovvero la presenza di una porzione significativamente elevata di popolazione in età giovanile, tipicamente compresa tra i 15 e i 29 anni, ha manifestato e continua a manifestare profonde implicazioni geopolitiche nella regione MENA. Lungi dall’essere un mero dato statistico, tale dinamica demografica si interseca con fattori economici, sociali e politici, influenzando in maniera determinante la stabilità interna degli Stati, le relazioni regionali e gli interessi delle potenze globali.

In particolare, la regione MENA si distingue per presentare una delle più alte percentuali di giovani a livello mondiale: sebbene in alcune aree si stia assistendo a una graduale diminuzione dei tassi di natalità, l’ampia coorte di individui nati nei decenni precedenti continua a influenzare la struttura demografica. Questa realtà è una diretta conseguenza dei progressi in ambito sanitario, che hanno determinato una riduzione della mortalità infantile e un prolungamento dell’aspettativa di vita, mentre i tassi di fecondità si sono mantenuti su livelli relativamente elevati per un considerevole periodo. Il risultato è una vasta componente della popolazione che accede annualmente al mercato del lavoro e necessita di servizi sociali ed economici.

La Youth Bulge come fattore di instabilità socio-politica

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La youth bulge nella regione MENA è stata ampiamente riconosciuta come un catalizzatore primario, se non una delle cause fondamentali, delle ondate di proteste e rivolte che hanno caratterizzato la cosiddetta “Primavera Araba” del 2011. La convergenza di una popolazione giovanile numerosa, frequentemente dotata di un buon livello di istruzione ma priva di concrete prospettive economiche e politiche, ha concorso a creare un terreno fertile per il malcontento diffuso.

Una delle sfide più pressanti è rappresentata dalla disoccupazione giovanile cronica, ovvero l’incapacità strutturale delle economie della MENA di generare un numero sufficiente di posti di lavoro qualificati e dignitosi per l’enorme afflusso di giovani che entrano nel mercato del lavoro. I tassi di disoccupazione giovanile nella regione figurano tra i più elevati a livello globale, superando in molteplici casi il 30% e, in alcuni Paesi, raggiungendo persino il 50%. Tale condizione non costituisce unicamente un problema economico, ma diviene una profonda fonte di frustrazione e alienazione. I giovani, in particolare quelli con istruzione universitaria, si trovano ad affrontare un vero e proprio “blocco sociale”, impediti nella formazione di famiglie, nell’acquisizione di proprietà o nel raggiungimento dell’indipendenza economica, cosa che alimenta un senso di ingiustizia e disperazione.

Parallelamente, la mancanza di partecipazione politica è un fattore aggravante: infatti, molti regimi nella regione MENA sono caratterizzati da strutture autoritarie o semi-autoritarie che offrono opportunità limitate di partecipazione politica e di espressione. Pertanto, la disconnessione tra le legittime aspirazioni dei giovani a un futuro migliore e l’immobilità dei sistemi politici genera un divario pericoloso. In tale contesto, la youth bulge amplifica significativamente la pressione per un cambiamento politico e una maggiore rappresentatività.

Infine, l’assenza di opportunità economiche e di canali legittimi per esprimere il malcontento rende alcuni segmenti della gioventù particolarmente vulnerabili alla radicalizzazione. In queste circostanze, gruppi estremisti e radicali (come ISIS, Al-Qaeda o milizie settarie) possono esercitare una notevole influenza: infatti, essi sfruttano spesso il senso di ingiustizia e disperazione, offrendo un senso di scopo, appartenenza e, talvolta, persino opportunità economiche o status, convertendo così la frustrazione latente in violenza manifesta.

Implicazioni geopolitiche regionali

La pressione generata dalla youth bulge non si esaurisce all’interno dei confini nazionali, ma produce ripercussioni significative sulle dinamiche regionali. La disoccupazione e la mancanza di prospettive economiche spingono milioni di giovani a cercare opportunità all’estero, sia all’interno della regione, ad esempio verso gli Stati del Golfo, sia verso l’Europa. Questi flussi migratori generano sfide umanitarie, economiche e di sicurezza per i Paesi di origine, di transito e di destinazione, influenzando le relazioni tra gli Stati della regione MENA e con l’Unione Europea.

Inoltre, la youth bulge può alimentare i conflitti transnazionali: infatti, le guerre civili in Siria, Libia e Yemen hanno attratto un numero considerevole di giovani disoccupati e disillusi dalla regione, i quali si sono uniti a gruppi armati o estremisti. Parallelamente, l’instabilità di un Paese, esacerbata dalle pressioni demografiche, può facilmente propagarsi ai Paesi vicini attraverso rifugiati, combattenti e ideologie. 

Una popolazione giovane e in crescita aumenta altresì la domanda di risorse essenziali come acqua, cibo ed energia, esacerbando le tensioni preesistenti in una regione già afflitta da scarsità idrica e da una crescente dipendenza dalle importazioni alimentari, situazione che può condurre a nuove fonti di conflitto o a una maggiore competizione tra gli Stati.

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Interessi delle potenze globali

La youth bulge nella regione MENA esercita un’influenza significativa non sono a livello regionale, ma anche sugli interessi e sulle strategie delle potenze globali. Per gli Stati Uniti e l’Europa, l’instabilità che ne deriva, manifestandosi in fenomeni quali il terrorismo e la migrazione, costituisce una minaccia diretta alla loro sicurezza e stabilità. Questa realtà spinge tali potenze a sostenere programmi di sviluppo economico, riforme della governance e iniziative per la creazione di posti di lavoro nella regione, sebbene con esiti non sempre uniformi. 

Anche la Cina e la Russia, pur adottando approcci differenti, sono consapevoli delle implicazioni della youth bulge. In particolare, la Cina, attraverso la sua “Belt and Road Initiative”, mira a stabilizzare la regione mediante investimenti economici e infrastrutturali, cercando di generare opportunità di lavoro e garantire l’accesso alle risorse, sebbene con una maggiore enfasi sulla stabilità politica che sui diritti civili. Invece, la Russia, pur focalizzandosi sulla proiezione di potere e sul mantenimento delle proprie alleanze strategiche, trae vantaggio dalla potenziale instabilità che può indebolire l’influenza occidentale.

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Nello scenario ottimale, si ipotizza che riforme economiche e politiche mirate siano attuabili nella regione MENA. Si assume inoltre che i governi locali siano disposti e capaci di trasformare la youth bulge da un fattore di instabilità a un motore di crescita e sviluppo. Parallelamente, si presume che le potenze globali siano in grado di fornire il supporto necessario per tali riforme. È fondamentale, in questa visione, che sia possibile creare un numero sufficiente di posti di lavoro qualificati, che i giovani vengano inclusi nei processi decisionali e che si possa realizzare una maggiore equità sociale. L’aspettativa è che l’energia e il potenziale della popolazione giovanile possano essere incanalati efficacemente verso l’innovazione, la produttività e la costruzione di società più stabili e prospere.

Impatti

Gli impatti di tale approccio sarebbero profondi: la youth bulge si trasformerebbe da fattore di instabilità a motore di crescita e sviluppo. Si assisterebbe alla creazione di un numero sufficiente di posti di lavoro qualificati e a una maggiore inclusione dei giovani nei processi decisionali. La realizzazione di una maggiore equità sociale sarebbe un esito tangibile e l’energia e il potenziale della popolazione giovanile verrebbero efficacemente incanalati verso l’innovazione, conducendo alla costruzione di società migliori.

Strategie

Le strategie per raggiungere tale esito prevedono l’attuazione di riforme economiche e politiche mirate, unitamente al sostegno delle potenze globali attraverso programmi di sviluppo economico, riforme della governance e iniziative volte alla creazione di posti di lavoro. Sarà cruciale focalizzarsi sulla creazione di impieghi qualificati, sull’inclusione dei giovani nei processi decisionali e sulla promozione di una maggiore equità sociale. 

Worst Case: deterioramento della disoccupazione giovanile

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Ipotesi

Nello scenario peggiore, si ipotizza che la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive continuino a deteriorarsi nella regione MENA, aggravando la frustrazione e l’alienazione tra la popolazione giovanile. 

Impatti

Questa situazione condurrà a un’escalation di proteste e rivolte e a un aumento della radicalizzazione e del reclutamento in gruppi estremisti. Si prevede inoltre che i conflitti regionali si intensificheranno e si espanderanno, generando flussi migratori massicci e incontrollati che destabilizzeranno ulteriormente i Paesi vicini e l’Europa. Infine, si presuppone che le potenze globali incontreranno difficoltà nel contenere tale instabilità e che la regione MENA diventerà un focolaio di crisi cronica con gravi ripercussioni sulla sicurezza e sull’economia globale.

Strategie

Per affrontare questo scenario, è fondamentale avviare programmi di lavoro pubblico su larga scala e introdurre incentivi fiscali per le imprese che assumono giovani, magari tramite iniziative di microcredito per l’imprenditoria giovanile. Contestualmente, è fondamentale riformare l’istruzione e la formazione professionale per allinearle alle reali esigenze del mercato del lavoro, potenziando le competenze trasversali e i servizi di orientamento professionale, nonché creare spazi di partecipazione giovanile autentici e promuovere l’impegno civico, affrontando con decisione la corruzione

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