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una strategia integrata per fermare lo spopolamento delle aree interne e montane


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Si chiama “Progetto restanza” il pacchetto integrato di iniziative normative e strategiche promosso dal Patto per l’Abruzzo con il fine di valorizzare le aree interne/montane della regione e contestualmente contrastare il fenomeno dello spopolamento, che in Abruzzo sta assumendo connotati emergenziali: -6,2% i residenti nei comuni montani abruzzesi tra 2015 e 2022. Molto più della media regionale (-3,8%) e degli altri comuni di montagna in Italia (-4%). 

“I numeri diffusi da Openpolis riportano anche proiezioni allarmanti: oltre 100mila persone in meno tra vent’anni rispetto a oggi. Davanti a questo scenario le politiche della Regione Abruzzo appaiono completamente inefficienti e la miopia del Governo nazionale non aiuta a invertire questa tendenza – dicono da Patto per l’Abruzzo -. L’iniziativa delle forze di opposizione, al contrario, mira a creare le condizioni per una permanenza attiva e consapevole nelle aree interne, attraverso l’implementazione dei servizi al cittadino che rendano la vita in questi territori non solo possibile, ma anche attraente”.

A presentare i dettagli dell’iniziativa sono stati i consiglieri regionali di opposizione del Patto per l’Abruzzo: “Il progetto – spiegano – si fonda sull’idea che restare significa scegliere di investire nel proprio futuro e in quello della propria comunità. In una regione come l’Abruzzo, dove il 90% del territorio è caratterizzato da aree montane e collinari, è necessaria una visione politica proiettata ad implementare e assicurare i servizi al fine di tutelare il cosiddetto diritto di restare, che diventa un atto di cura, di responsabilità e di innovazione sociale. Il Legislatore di un territorio morfologicamente particolare come il nostro non può limitarsi a operazioni spot o a promulgare leggi inefficaci e dal basso rapporto costi-benefici. È il caso della Legge 32 del 2021 della Giunta Marsilio, che ha previsto incentivi economici per il cambio di residenza verso le aree interne e montane. Una misura che, tuttavia, non ha prodotto i risultati sperati, come emerso anche in sede di Comitato per la legislazione. Le audizioni dei sindaci e i dati raccolti nelle sedute della Commissione competente confermano quanto da tempo sosteniamo: il semplice contributo economico, non garantisce la permanenza stabile di nuovi residenti nelle aree montane o interne. Men che meno nell’Abruzzo governato dalla destra, visto che la maggioranza non ha destinato le giuste risorse alla legge e che ci sono liste d’attesa per ottenere il finanziamento promesso e mai arrivato”.

“Per questo servono interventi strutturali e strategie di sviluppo condivise, capaci di migliorare la qualità della vita nel medio-lungo periodo. A tal fine abbiamo proposto l’istituzione di una Commissione speciale dedicata alle aree interne e montane, ma l’idea è stata respinta dalla maggioranza. Eppure appare evidente che investire sui servizi – trasporti, sanità, infrastrutture, cultura, digitalizzazione, commercio locale – è l’unica strada per costruire una rete sociale solida e duratura che sostenga davvero le nostre aree interne e ne esprima il pieno valore. I fondi del Pnrr, che avrebbero potuto rappresentare una svolta in questo senso, sono stati gestiti in modo inefficiente e la Regione è stata incapace di supportare i piccoli comuni nella progettazione e nell’accesso alle risorse – continuano -. E se per la Regione Abruzzo, a trazione Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia, le politiche sulle aree interne rappresentano l’ennesimo fallimento, dal Governo nazionale non arrivano segnali di rassicuranti. Il Piano strategico per le aree interne (Psnai), presentato dal ministro Foti, nell’Obiettivo 4 titolato Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile, riporta “Un numero non trascurabile di aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”. Queste parole hanno legittimamente destato la preoccupazione di numerosi sindaci delle aree interne, poiché esprimono una resa inaccettabile, che certifica l’abbandono di interi territori. Un abbandono che fa il paio con altre politiche che hanno penalizzato le aree montane, come la soppressione delle Comunità montane e delle caserme forestali, o il ridimensionamento scolastico che ha portato numerosi disagi all’assetto dell’istruzione nei nostri territori più difficili, come avvenuto per esempio a un’eccellenza come l’istituto alberghiero di Villa Santa Maria, la cui dirigenza scolastica è stata accorpata ad altri istituti nonostante una norma nazionale che la salvaguardasse. Per questo riteniamo importante offrire sostegno e ascolto ai sindaci e alle comunità dell’entroterra con il progetto Restanza, una serie di iniziative normative e interventi che rimettano al centro dell’azione del Legislatore la tutela e la valorizzazione dei territori e di chi li abita”.

“A questo fine abbiamo raccolto una serie di proposte di legge, regolamentazioni e atti di impegno che costituiscono un Piano concreto e attuabile. La proposta si articola in sette ambiti prioritari: sanità, trasporto, sostegno economico, digitalizzazione, cultura, ambiente e commercio.Di questi punti e di altri che arriveranno dal territorio discuteremo nei prossimi Stati generali delle aree interne, una serie di incontri con Istituzioni, associazioni e società civile che vive e opera nelle aree interne e montane dell’Abruzzo, di cui ci facciamo promotori e che avranno inizio da settembre in tutto il territorio regionale. Una concertazione costante, un territorio che comunica e lavora in sinergia è il miglior modo per sottolineare che le aree interne non sono un peso, ma una risorsa strategica per il futuro dell’Abruzzo. Il nostro impegno è restituire dignità, servizi e opportunità a chi ha scelto di restare e a chi vuole tornare”, continuano.

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“Questi i punti della proposta:

Sanità: rafforzamento della medicina territoriale e dei medici di base per garantire il diritto alla salute anche nelle aree interne e montane, attraverso l’aumento delle prestazioni ambulatoriali dei distretti sanitari. La Regione Abruzzo deve impegnarsi, anche attraverso il Ministero competente, per potenziare la presenza dei medici di medicina generale non soltanto sulla base del numero di utenti, ma tenendo conto delle caratteristiche geografiche di territori dove la popolazione è dispersa in piccoli comuni spesso lontani dagli ospedali. È fondamentale garantire la presenza costante di ambulanze medicalizzate per il servizio di emergenza-urgenza, incrementandone il numero soprattutto nei comuni che distano maggiormente dagli ospedali di prossimità. A questo si dovrebbe affiancare la previsione di dotazioni minime sui mezzi – come ecografi portatili o kit salvavita avanzati – e la presenza stabile del medico a bordo, per interventi più efficaci anche nei casi critici. Inoltre, occorre investire con decisione sulla telemedicina, realizzando reti digitali ad alta velocità anche nelle aree interne, così da consentire ai cittadini consulti specialistici a distanza, monitoraggi dei parametri clinici e un’assistenza continuativa senza la necessità di spostamenti gravosi. Va previsto lo sviluppo di piste di atterraggio per l’elisoccorso anche abilitate al volo notturno, in modo da ridurre drasticamente i tempi di intervento in emergenze gravi, specie nei territori montani o isolati. Parallelamente, è urgente un piano strutturale di prevenzione, ambito in cui la Regione Abruzzo presenta ancora importanti carenze. Servono campagne di screening diffuse e periodiche, programmi di educazione sanitaria nelle scuole e iniziative capillari di sensibilizzazione sui corretti stili di vita, con particolare attenzione alla prevenzione delle malattie croniche e cardiovascolari. Infine, potrebbe essere utile prevedere incentivi economici e contrattuali per medici e operatori sanitari disposti a lavorare stabilmente nelle aree interne, anche attraverso forme di housing sociale o agevolazioni fiscali, così da attrarre e trattenere professionisti sanitari dove ce n’è maggiore bisogno. Solo un approccio integrato e strutturato può garantire il diritto alla salute e una reale qualità della vita anche nelle zone più svantaggiate della nostra regione.

Trasporti: potenziamento del servizio di trasporto pubblico attraverso l’istituzione di Abru, il biglietto regionale unico a 1,40 euro su tutto il territorio regionale al fine di sostenere l’agevolazione tariffaria, fino alla gratuità, per gli studenti di ogni ordine e grado e delle università. Il biglietto unico vuole semplificare la mobilità dei cittadini e, tra le altre cose, contrastare il fenomeno dello spopolamento delle aree interne, facilitando la connessione tra territori riducendo i disagi di chi è costretto a muoversi per lunghi percorsi tra un comune e l’altro. Al contrario in questi giorni il Governo Marsilio ha applicato l’aumento del 10% sugli abbonamenti bus, pesando ancora di più sulle tasche di cittadine e cittadini che usufruiscono del trasporto pubblico. A questo si aggiungono problematiche legate all’affidamento del servizio ai privati, che spesso comporta aggravi burocratici e limitazioni concrete all’utilizzo del trasporto pubblico. Un esempio emblematico è l’obbligo, per i minori di 11 anni, di viaggiare esclusivamente accompagnati da un adulto. Una regola che, seppur pensata per motivi di sicurezza, ha avuto ripercussioni pesantissime soprattutto nelle aree interne: oggi, molti ragazzi non possono più utilizzare i mezzi pubblici per partecipare a gite scolastiche nei propri territori, come avveniva in passato, perché le scuole non dispongono di un numero sufficiente di insegnanti accompagnatori. Si è così costretti a ricorrere a costosi bus turistici privati, con un aggravio di spesa insostenibile per molte famiglie e per gli stessi istituti scolastici. Inoltre, non esistono collegamenti diretti tra l’unico aeroporto abruzzese e i parchi e le riserve naturali, così come spesso mancano coincidenze tra le corse degli autobus provenienti dalla capitale o dalle principali città del Centro-Sud e le località interne dove si trovano riserve e parchi. È necessario, quindi, ripensare regole e servizi in funzione delle reali esigenze dei territori, prevedendo deroghe e soluzioni organizzative che consentano ai più giovani di fruire del trasporto pubblico in sicurezza ma senza vincoli eccessivi, e garantire un trasporto pubblico ed efficiente ai turisti. Solo così il trasporto pubblico potrà essere uno strumento efficace di inclusione sociale e di sostegno allo sviluppo delle aree interne.

Sostegno economico: dare seguito alla Risoluzione approvata nella commissione competente che prevede l’esenzione dal bollo auto per i residenti nei comuni delle aree interne che rientrano per almeno il 50% del loro territorio nei parchi nazionali o regionali; Finanziamento adeguato alle domande secondo la legge 32/2021, che da sola non rappresenta una soluzione, ma in formula integrata con l’implementazione dei servizi può rappresentare un ingranaggio utile al funzionamento di tutto il meccanismo.

Digitalizzazione: la lotta allo spopolamento passa anche dallo sviluppo di infrastrutture e tecnologie digitali. Le connessioni Internet di velocità adeguata permettono l’implementazione di possibilità lavorative anche al di fuori dei centri più urbanizzati grazie alle nuove professioni legate al digitale e alla possibilità di lavorare più comodamente in smartworking. Da questo punto di vista purtroppo i dati Agcom relativi al 2023 evidenziano come in Abruzzo ci sia ancora molto da fare e che il 42,5% delle famiglie abruzzesi non ancora ha accesso a connessioni Internet ultraveloci. Intervenire in questo senso con l’utilizzo dei fondi PNRR è indispensabile per colmare il gap tra territori e tra regioni.

Cultura: i luoghi della cultura nei piccoli centri possono rappresentare poli di attrattività per turisti e servizi per i residenti 365 giorni l’anno. Per questo riteniamo che debbano essere sostenuti e tutelati con finanziamenti programmati e strutturali, assegnati attraverso una selezione a bando pubblico su progetti di valore, incentivando il rapporto sinergico tra ente e associazioni terzo settore. Strutture come le biblioteche, centri polivalenti e teatri possono accogliere iniziative di formazione, sociali e di intrattenimento come veri e propri presidi di cultura. Tutto questo è possibile attraverso l’ottimizzazione delle risorse, superando la logica degli eventi spot e delle attribuzioni incontrollate che fino a oggi hanno contraddistinto la politica economica della Regione a trazione destra. In questo contesto, sarebbe fondamentale dare nuovo impulso alla Film Commission regionale, perché il cinema non è soltanto un elemento culturale, ma può portare economia sui territori e contribuire in modo determinante alla loro visibilità, come dimostrano gli esempi illustri di film girati in Abruzzo grazie esclusivamente alla volontà di registi, produzioni e amministratori locali che si sono messi a disposizione, pur in assenza di un sistema strutturato di sostegno e promozione.

Ambiente: i nostri borghi rappresentano presìdi fondamentali per la sicurezza e la tutela del patrimonio naturalistico abruzzese, una risorsa unica e non delocalizzabile che costituisce la chiave per uno sviluppo economico e sociale in chiave green. È bene sottolineare che la tutela di aree di pregio come i laghi, i parchi, e le aree montane è più facile se intorno ad essi si consolida una comunità attiva e attenta alla tutela del territorio. La Regione Abruzzo, nelle precedenti legislature, ha approvato importanti strumenti normativi, come la Banca della Terra e l’istituzione delle Comunità energetiche rinnovabili. Se adeguatamente valorizzati in sede di Bilancio, questi strumenti possono diventare leve strategiche per generare nuova occupazione in ambito agricolo e migliorare il benessere delle comunità locali con riduzione dei costi per le bollette. Purtroppo la Giunta Marsilio non ha mai creduto pienamente nella transizione ecologica e, anche davanti a strumenti di comprovata efficacia come le Comunità Energetiche Rinnovabili, non ha mai destinato adeguati fondi che ne permettessero la realizzazione. Nei territori dei parchi, inoltre, mancano spesso infrastrutture legate al turismo outdoor e alla fruizione sostenibile, perché non si è voluto investire davvero in un settore che cresce a doppia cifra rispetto ad altri segmenti turistici. I parchi rappresentano una vera risorsa per la nostra regione, ma restano troppo poco valorizzati, per esempio sarebbe opportuno sostenere il trasporto collettivo per i turisti, sia per ragioni di accessibilità sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Andrebbe infine realizzato un vero bilancio sociale della Regione Abruzzo, per misurare con trasparenza il divario che ancora separa la nostra regione da altre realtà italiane che hanno già intrapreso scelte strutturali in materia di sviluppo sostenibile e valorizzazione delle proprie risorse naturali.

Commercio: nelle aree interne il commercio e l’imprenditoria vanno tutelati e sostenuti, soprattutto quando si tratta di produzioni locali e identitarie, capaci di incentivare filiere a chilometro zero e di generare valore aggiunto per il territorio. È fondamentale supportare le realtà imprenditoriali già esistenti e rendere questi territori attrattivi per nuovi insediamenti produttivi.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per questo riteniamo necessario prevedere l’azzeramento dell’Irap non solo per le ditte individuali, come già disposto dal Governo Draghi, ma anche per le società che operano stabilmente nelle aree interne o che decidono di trasferire la propria sede nei centri storici dei comuni abruzzesi. Tale misura inciderebbe in modo concreto sul costo di fare impresa in questi territori, liberando risorse da reinvestire localmente. La copertura finanziaria può essere trovata rimodulando le risorse regionali, riducendo gli sprechi e intercettando fondi europei destinati allo sviluppo delle aree svantaggiate. Va però chiarito che gli incentivi alle assunzioni nelle aree interne non possono essere identici a quelli previsti per le aree industriali o a vocazione manifatturiera. Qui servono strumenti più mirati, perché le economie locali sono spesso di dimensioni ridotte, diffuse su piccoli centri e legate a servizi di prossimità, turismo, agricoltura o artigianato. Per questo sarebbe opportuno introdurre forme di decontribuzione soprattutto per i contratti stabili a tempo indeterminato, ma calibrate sulle peculiarità di queste aree, senza replicare meccanismi pensati per contesti industriali. Accanto a queste misure fiscali e contributive, si possono prevedere altre forme di incentivo, seguendo esempi virtuosi già sperimentati in altre regioni italiane. Ad esempio:

Toscana: attraverso il bando “Sostegno alle imprese nei comuni montani”, ha previsto contributi a fondo perduto fino al 70% delle spese per ristrutturazioni, acquisto di attrezzature e innovazione tecnologica per le microimprese nei borghi montani.

Piemonte: ha finanziato i “Percorsi di rivitalizzazione” dei piccoli borghi, erogando contributi specifici per chi apre nuove attività commerciali o artigianali nei centri storici, coprendo anche parte dei costi di affitto per i primi anni di attività”, concludono.



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