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Telco, la green transition cambia infrastrutture e supply chain


La sostenibilità è diventata un imperativo anche per il settore telco, storicamente percepito come a basso impatto ambientale. Ma questa percezione è ormai superata. Il comparto delle telecomunicazioni è oggi chiamato ad affrontare una crescente pressione climatica, con responsabilità dirette e indirette lungo tutta la filiera: dalla gestione energetica delle infrastrutture, alla produzione e smaltimento di dispositivi, fino ai consumi digitali degli utenti.

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Il cambiamento climatico impone una revisione strutturale del modello telco, tanto nella logica industriale quanto nelle strategie di innovazione. Secondo le stime più accreditate, il settore Ict – di cui le telecomunicazioni rappresentano una componente chiave – contribuisce per il 2-4% alle emissioni globali di gas serra. Un dato che potrebbe salire in assenza di interventi decisi. La sfida è duplice: continuare ad abilitare la digitalizzazione e allo stesso tempo ridurre drasticamente l’impronta ecologica del comparto.

Green transition e digitalizzazione responsabile

Il ruolo delle telco nella green transition è centrale. Da un lato, forniscono le infrastrutture per l’economia digitale; dall’altro, queste stesse infrastrutture sono energivore e spesso alimentate da fonti non rinnovabili. Il traffico dati in crescita esponenziale, il rollout del 5G, l’adozione del cloud e dell’intelligenza artificiale rendono le reti sempre più complesse e ad alto consumo energetico.

Ogni byte trasferito ha un impatto ambientale. E ogni upgrade tecnologico – come quello verso la banda ultralarga, che resta una priorità nazionale ed europea – ha bisogno di un approccio sostenibile. Il potenziamento delle reti va infatti accompagnato da strategie di efficienza e riduzione dei consumi, sia a livello infrastrutturale sia in termini di uso intelligente delle risorse.

Data center, antenne e CO2: l’impatto delle telco

Il cuore del problema ambientale delle telco si concentra su tre fronti. I data center, per primi, sono i principali consumatori di elettricità: ospitano servizi cloud, contenuti, transazioni e richiedono sistemi di raffreddamento continui. Seguono le reti mobili, alimentate 24 ore su 24, e infine i dispositivi di rete – router, switch, antenne – la cui produzione e dismissione contribuiscono all’aumento dell’e-waste globale.

Non meno rilevante è il consumo legato all’uso quotidiano dei servizi digitali. Attività apparentemente innocue, come lo streaming video o le videochiamate, attivano catene infrastrutturali complesse. Il risultato è un impatto ambientale significativo, ancora poco percepito a livello sociale, ma reale.

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Economia circolare e procurement sostenibile

Una delle risposte più concrete alla sfida climatica è l’adozione di pratiche circolari, che stanno iniziando a emergere in maniera strutturata anche nel mondo telco. L’esperienza di Telecoms Traders – fornitore europeo di soluzioni di rete rigenerate – rappresenta un caso emblematico. L’azienda promuove la riqualificazione e reimmissione sul mercato di apparati di rete, contribuendo così a ridurre le emissioni legate alla produzione di nuovi hardware.

Estendere il ciclo di vita dei dispositivi, adottare criteri di approvvigionamento green e incentivare il ricondizionamento sono azioni ad alto impatto. Molte aziende del settore stanno aggiornando le proprie strategie di procurement per integrare requisiti ambientali nei capitolati di gara, anche sulla spinta delle nuove direttive europee sulla sostenibilità nelle catene di fornitura.

Ostacoli alla decarbonizzazione del settore telco

Le difficoltà da superare restano molte. L’elevata dipendenza da fonti fossili, in particolare nei Paesi dove le rinnovabili sono ancora marginali, è uno dei principali ostacoli alla decarbonizzazione. Inoltre, l’espansione della rete – indispensabile per sostenere la digitalizzazione – comporta nuovi cantieri, nuove installazioni e quindi nuove emissioni indirette.

Anche la gestione del fine vita degli apparati resta una criticità. Senza sistemi efficienti di raccolta e riciclo, i dispositivi dismessi finiscono in discarica, contribuendo al degrado ambientale e alla dispersione di materiali preziosi.

Infine, la cultura della sostenibilità è ancora disomogenea all’interno del comparto. Mentre alcuni operatori investono in progetti green, altri mostrano ritardi o scarsa trasparenza nelle rendicontazioni ESG. Serve un cambio di passo a livello sistemico.

L’innovazione tecnologica al servizio dell’efficienza

La risposta più promettente arriva dalla tecnologia stessa, che può diventare alleata della sostenibilità. I sistemi di gestione intelligente dell’energia, basati su AI e IoT, permettono di monitorare in tempo reale i consumi e ottimizzare le prestazioni delle reti. L’adozione di algoritmi predittivi può anticipare i picchi di utilizzo e ridurre gli sprechi.

Anche l’impiego di materiali meno impattanti e l’eco-design dei dispositivi stanno guadagnando attenzione. Alcuni vendor stanno sviluppando hardware modulare, più facile da aggiornare e riparare, con minori costi ambientali lungo il ciclo di vita.

Ma è l’integrazione tra rinnovabili e rete digitale a rappresentare la frontiera più avanzata della green transition telco. Progetti pilota in Europa e Asia dimostrano che alimentare le reti con energia solare, eolica o idroelettrica è possibile, conveniente e replicabile su scala.

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Responsabilità condivisa tra aziende, istituzioni e utenti

Il percorso verso una telco sostenibile non può essere lasciato solo all’iniziativa privata. Richiede una governance condivisa, con policy pubbliche, incentivi, standard tecnici e una maggiore consapevolezza sociale. Le scelte degli utenti finali contano: preferire operatori trasparenti sul piano ambientale, acquistare dispositivi ricondizionati, limitare gli sprechi digitali.

Le telco, dal canto loro, hanno l’opportunità di guidare la transizione ecologica dell’economia connessa. Reti più intelligenti, infrastrutture più efficienti, filiere più pulite: questa è la direzione.



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