1
Quasi 200 mila soci e socie che, in termini di valore della produzione che sfiora i 2 miliardi di euro annui, esprimono la più grande aggregazione del Friuli Venezia Giulia dal punto di vista associativo. Un osservatorio privilegiato sul movimento cooperativo e, di conseguenza, sull’andamento economico del territorio.
È con questi numeri che si è aperta oggi, 30 giugno, al Kulturni Dom di Gorizia, l’assemblea di metà mandato di Legacoop Fvg, l’associazione che raccoglie le più grandi imprese cooperative della regione. Quello di oggi è stato un momento importante perché “il bilancio di metà mandato – ha chiarito la presidente di Legacoop Fvg, Michela Vogrig – segna quel cambio di passo iniziato nel 2023 e che più volte abbiamo auspicato”. Numerose le autorità presenti, dal sindaco della città Rodolfo Ziberna, ad altri amministratori comunali della regione, passando per consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, segretari regionali di partito, rappresentanti dei sindacati e di associazioni di categoria e del mondo cooperativo.
La scelta su Gorizia
La scelta su Gorizia come sede per l’assemblea di Legacoop Fvg non è caduta a caso. “Non solo per la sua posizione geografica – ha spiegato Vogrig –, ma ciò che rappresenta simbolicamente. Nella città in cui un tempo si alzava la cortina di ferro oggi è possibile infatti comprendere cosa significa vivere il confine, non come limite, ma come possibilità, non più come elemento di divisione ma come spazio di creazione. Una candidatura che ha avuto il merito di unire in un intento comune le due città, ponendo la collaborazione transfrontaliera al centro di un progetto più ampio, facendo sì che un territorio storicamente diviso ma culturalmente interconnesso come questo, riuscisse a trasformare un confine un tempo simbolo di divisione in un ponte di cooperazione e dialogo”.
L’assemblea e il tema palestinese
“Anche quest’anno abbiamo celebrato compleanni importanti – ha ricordato Vogrig nella sua relazione –, dagli 80 anni di Camst, una delle realtà cooperative più importanti a livello nazionale nel settore della ristorazione collettiva e con oltre 10.000 soci, passando per gli 80 anni della piccola cooperativa di consumo di Torreano, che con i suoi 390 soci svolge un ruolo essenziale per la comunità da cui è nata, fino al Css Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, realtà importante che a 40 anni dalla nascita si conferma punto di riferimento culturale a livello regionale e non solo”. Da qui il plauso per la recentissima decisione di Coop Alleanza 3.0, socia di Legacoop, per aver preso posizione sulla drammatica situazione di Gaza ritirando alcuni prodotti israeliani dai suoi scaffali. “Un modo – ha commentato sempre Vogrig – per chiedere con forza l’interruzione delle ostilità e la distribuzione di viveri attraverso organizzazioni indipendenti. Un’iniziativa che nasce dal basso, dalle socie e dai soci, perché Coop Alleanza 3.0 è un’organizzazione democratica, la più grande cooperativa di consumatori”.
Un sistema in crescita
Il sistema cooperativo, come ha ricordato la presidente Michela Vogrig, è “in rapida evoluzione, variegato, dinamico e complesso e che continua a trovare la sua strada per crescere, soprattutto in settori come quello della produzione e servizi, sociali , del consumo, ma anche in quello turistico e culturale”. Centrale, tra i tanti, il tema dell’energia con il sostegno alle Comunità Energetiche Rinnovabili, come forma concreta di democrazia energetica e impatto sulle comunità, in un percorso che, “grazie alla cooperativa Part-energy – ha spiegato Vogrig –, ci colloca come apripista con il 20% del mercato nazionale, con la prima comunità balneare e idroelettrica italiana, in un percorso consolidato grazie anche alla sottoscrizione di accordi e convenzioni come quella con Anci Fvg”.
Il tema dell’abitare
Particolarmente sentito il tema trattato nella tavola rotonda organizzata in occasione dell’assemblea. Un momento di riflessione collettiva pensato per rafforzare il ruolo della cooperazione nell’elaborazione di soluzioni innovative e inclusive per il benessere delle comunità locali sulle politiche abitative e di attrattività territoriale. Moderati da Michela Vogrig, si sono confrontati Cristina Amirante, assessora regionale alle Infrastrutture e al Territorio, Matteo Busnelli, vicepresidente di Legacoop Abitanti, Simone Gamberini, presidente di Legacoop, Giovanni La Varra, docente di Composizione Architettonica all’Università di Udine, e Alessia Rosolen, assessora regionale al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia. Prima di loro, in collegamento è intervenuta inoltre anche l’onorevole Irene Tinagli, economista e presidente della commissione speciale crisi abitativa del Parlamento europeo, che ha descritto il fenomeno dell’abitare come una “pentola a pressione che rischia di esplodere – ha spiegato – se non si interviene rapidamente a livello nazionale, così come europeo, con interventi a lunga scadenza, ma per i quali è necessario iniziare a lavorare concretamente fin da subito perché più si rimanda, più si inaspriranno le problematiche. In questo senso – ha concluso – il sistema cooperativo può offrire risposte concrete nel calmierare i prezzi di mercato e dare risposte ai bisogni emergenti”.
Il tema dell’abitare in Fvg
In questo contesto, anche il Friuli Venezia Giulia non è esente dal fenomeno dell’emergenza abitativa, ancor più amplificata se rapportata alle fasce di popolazione più deboli. A dicembre dello scorso anno, secondo un’indagine della Cisl Fvg, erano 9 mila 231 le domande inevase di alloggio popolare. In Italia le famiglie in attesa di un immobile di natura sociale erano 319 mila, in Friuli Venezia Giulia più di 7 mila. Eppure gli alloggi sfitti, e che potrebbero essere riconvertiti, non mancano: parliamo di quasi 7 milioni di immobili in Italia, pari al 30% delle abitazioni censite, e la stessa percentuale si riscontra anche nella nostra regione, andando a colpire sia le città, che le zone periferiche, come la montagna, ormai drammaticamente spopolata. In questo contesto il tema riguardanti i giovani è ancora più preoccupante. “I dati parlano chiaro – commenta Vogrig – : negli ultimi 10 anni hanno deciso di partire oltre 30 mila ragazze e ragazzi. Si tratta di un fenomeno che non rallenta e che, come evidenziano diverse ricerche, è spinto da motivazioni non solo economiche ma di qualità complessiva del contesto lavorativo, nonché di quello economico e sociale nel quale le imprese si trovano ad operare. Investire sull’attrattività del nostro territorio, su politiche che consentano di abitare in città a prezzi accessibili anche ai più giovani, ci sembra quanto mai urgente e necessario. Non a caso oggi abbiamo deciso di affrontare un tema cruciale come quello dell’abitare, da prospettive diverse; dall’attrattività dei territori alle politiche abitative, dagli strumenti tecnici e normativi, certamente indispensabili, per immaginare su quale modello di sviluppo del territorio vogliamo investire e, soprattutto, quale ruolo vogliamo avere come movimento cooperativo, perché la cooperazione può essere un’alleata strategica, riuscendo a tenere insieme economia e diritti, produzione e inclusione, sviluppo e giustizia sociale”.
Esperti, cooperatori e politici a confronto
Da qui la proposta di Legacoop, portata ad esempio negli interventi del presidente nazionale Gamberini e dal vicepresidente di Legacoop abitanti Busnelli. Un piano casa che risponda all’emergenza abitativa che colpisce ampie fasce di popolazione, soprattutto nelle grandi aree urbane, in piena coerenza con i modelli e le linee guida recentemente definiti dall’Unione europea. Si tratta, come hanno chiarito, di realizzare 20 mila abitazioni in dieci anni con un intervento di 4,9 miliardi di euro, da destinare all’affitto o all’assegnazione in godimento a canoni sostenibili, con un modello che preveda il partenariato pubblico-privato, l’attivazione di strumenti finanziari specifici e di azioni sostenuti da risorse pubbliche e private, nazionali ed europee, attraverso la creazione di una piattaforma in veste di aggregatore e gestore di queste risorse. Il tutto in piena coerenza con i modelli e le linee guida recentemente definiti dall’Unione Europea. “È urgente arrivare in questo Paese alla definizione di un piano casa – ha sottolineato Gamberini –. Vorremmo dare il nostro contributo e mettere a disposizione la nostra esperienza cooperativa nel settore abitativo sia al Governo nazionale sia alle regioni e ai comuni italiani, partecipando come stakeholder alla costruzione di un piano nazionale casa rivolto non solo alle fasce sociali più fragili tipiche dell’edilizia sociale, ma, soprattutto, a fasce di popolazione che fanno fatica a trovare una casa a prezzi accessibili specie nelle aree metropolitane e urbane di maggiore dinamismo socio-economico”.
Proposte condivise anche dalla politica regionale. “È necessario lavorare su molti contesti differenti – ha spiegato Amirante–. Il primo tema è quello di rivedere le leggi urbanistiche, limitando il consumo di suolo e rigenerando l’esistente. Poi c’è il tema della fascia grigia, penso agli studenti lavoratori, ma non solo, dove il tema del partenariato pubblico privato è molto importante, e che abbiamo voluto affrontare con l’ultimo disegno di legge, valorizzando il ruolo delle Ater, del Terzo Settore e della cooperazione”. Impegno che fa il passo con un altro assessorato, quello guidato da Rosolen che, nel suo intervento, ha sottolineato come “il tema della casa deve necessariamente interconnettersi con tutto quello che ruota attorno, a partire dai servizi. Nei prossimi 10 anni – ha spiegato l’assessora –, avremo 13 mila giovani in meno, 33 mila giovani adulti lavoratori in meno e 33 mila anziani in più. Su tutto questo impatta il tema della casa, dagli studenti fino alle persone che lasciano le proprie case sfitte perché, per motivi di salute, sono costrette a rivolgersi a strutture private per l’assistenza”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link