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i 12mila precari della giustizia protestano a un anno dalla scadenza dei contratti


Dodicimila dipendenti statali ancora senza certezze sulla stabilizzazione a un anno esatto alla scadenza dei loro contratti a termine, prevista per il 30 giugno del 2026. Sono i precari della giustizia assunti con fondi europei (2,2 miliardi di euro) per raggiungere gli obiettivi del Pnrr, al lavoro da anni negli uffici giudiziari di tutta Italia: quasi novemila addetti all’Ufficio per il processo – funzionari laureati con il compito di assistere i magistrati nello studio delle cause e nella scrittura dei provvedimenti – ma anche tremila tra amministrativi e tecnici. A più di tre anni dall’entrata in servizio dei primi assunti (febbraio 2022), e dopo una proroga già concessa, il governo non ha ancora dato una risposta certa sul loro futuro: i fondi stanziati finora, infatti, coprono l’assunzione a tempo indeterminato di soli tremila lavoratori, circa uno su quattro, che verranno individuati in base a criteri ancora ignoti. In questi anni l’assenza di prospettive certe ha già causato un’emorragia di personale, con migliaia di funzionari che hanno abbandonato il posto alla ricerca di un impiego stabile (quasi sempre in altre pubbliche amministrazioni). Per questo, tra lunedì e martedì, i precari manifestano di fronte ai palazzi di giustizia di tutta Italia in una mobilitazione indetta da Fp Cgil, Uilpa e Usb, con lo stesso slogan usato dall’inizio della loro battaglia: “Abbattiamo l’arretrato, come premio il precariato“.

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Il 30 giugno si sono tenuti presidi ad Ancona, Bari, Bologna, Brindisi, Foggia, Genova, Lecce, Modena, Napoli, Pesaro, Reggio Emilia, Taranto e Torino, mentre il 1° luglio sarà il turno di Alessandria, Asti, Catania, Perugia, Reggio Calabria, Milano, Nuoro, Cagliari e Roma (sia Tribunale sia Corte di Cassazione). “A un anno dalla scadenza dei contratti dei precari Pnrr al Ministero della giustizia e a sei mesi dalla approvazione della prossima legge di Bilancio, che dovrà individuare le risorse per la stabilizzazione, le organizzazioni sindacali ritengono necessario rilanciare con forza la mobilitazione per chiedere la stabilizzazione di tutte e tutti i 12mila attualmente in servizio. Il contributo dato dalle precarie e dai precari in questi anni all’ammodernamento del sistema giustizia, dalla riduzione dell’arretrato all’innovazione digitale e organizzativa è innegabile”, si legge in un comunicato congiunto di Fp Cgil, Uilpa e Usb. “La stabilizzazione di solo una parte del personale attualmente in servizio, come nelle intenzioni del governo, penalizzerà migliaia di lavoratrici e lavoratori, che presto potrebbero rimanere disoccupate, ma anche il personale in servizio a tempo indeterminato, che sarà ulteriormente sfruttato, e il sistema giustizia tutto”.

La protesta dei precari raccoglie anche l’adesione dell’Associazione nazionale magistrati, che ha inserito la questione della loro stabilizzazione tra le richieste ufficiali portate al governo per il miglioramento della giustizia. “Esprimiamo il nostro appoggio ai precari della giustizia che in questa giornata manifestano davanti a diversi tribunali per chiedere garanzie per il loro futuro. Le garanzie che chiedono non riguardano solo le proprie prospettive lavorative, ma quelle dell’intero sistema giustizia che ha bisogno del prezioso contributo degli addetti all’Ufficio per il processo. La loro stabilizzazione è prerequisito necessario per una giustizia più veloce ed efficiente. Si tratterebbe oltre tutto di un investimento produttivo perché la riduzione dei tempi processuali avrebbe un impatto positivo su tutto il Paese. Di questo abbiamo bisogno”, afferma in una nota la Giunta esecutiva centrale dell’organismo di rappresentanza delle toghe. A Lecce, Taranto e Brindisi i rappresentanti dell’Anm hanno partecipato alle manifestazioni esprimendo “vicinanza e sostegno” al personale precario, che ha fornito, si legge in una nota della giunta distrettuale, “un contributo prezioso all’efficacia e all’efficienza del servizio giustizia”. L’istituzione dell’Ufficio del processo, prosegue il comunicato, “ha fornito un contribuito prezioso perché le sempre crescenti domande di giustizia potessero ricevere risposte ancor più rapide ed efficaci”.

A Taranto, addirittura, a schierarsi con i precari è arrivata una nota ufficiale – scritta a nome di tutti i magistrati – della presidente del Tribunale Rosa Anna Depalo: “Si ritiene che il nuovo istituto abbia introdotto una modalità di lavoro oramai irrinunciabile, la cui mancanza non potrà che ricadere negativamente sull’efficienza del servizio giustizia reso alla collettività”. A Catanzaro invece la solidarietà è arrivata dalla sezione locale di Area, la maggiore corrente progressista della magistratura. “Senza queste donne e questi uomini, gli sforzi della magistratura sarebbero vani: si tratta di risorse preziosissime che hanno contribuito al miglioramento del sistema e il cui apporto risulta fondamentale per garantire a tutta l’utenza una giustizia efficace”, si legge in una nota. A Napoli al presidio ha partecipato anche il deputato Pd Marco Sarracino: “Siamo al fianco dei precari della giustizia, ragazze e ragazzi che hanno lavorato con competenza e impegno per migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione e ridurre i tempi dei processi. Assunti grazie al Pnrr, tra un anno vedranno scadere i loro contratti senza alcuna prospettiva occupazionale. È inaccettabile che, dopo aver contribuito al funzionamento quotidiano della giustizia italiana, vengano ora condannati alla precarietà perenne in un contesto di carenza di personale nell’amministrazione giudiziaria”, afferma.

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