Microcredito

per le aziende

 

Cosa si rischia in caso di mancato deposito dei bilanci


Nei giorni scorsi, la notizia della pubblicazione dei bilanci da parte di Tbs Crew e Fenice Srl, società di Chiara Ferragni, ha tenuto banco su molti giornali nazionali.

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La perdita da 5,7 milioni di euro delle aziende dell’influencer colpita dalla vicenda pandoro gate hanno creato scalopore, ma un dettaglio ha attirato ancora di più la nostra attenzione. Sisterhood, la holding che controlla tutte le società (Fenice, Tbs Crew, Ferragni Enterprise) pare non abbia pubblicato i bilanci dal 2022.

Ebbene, cosa rischia un’azienda che non pubblica i bilanci da così tanto tempo?

Leggi l’ultimo bilancio aziendale di Sisterhood SRL

Il deposito del bilancio e la convocazione dell’assemblea dei soci sono spesso percepiti come adempimenti burocratici annuali, fastidiosi ma di importanza relativa. Questa visione è pericolosamente errata in quanto, sebbene il legislatore preveda sanzioni amministrative specifiche per punire queste omissioni, il vero pericolo non risiede nell’importo, spesso modesto, di una multa.

Il rischio più grande, quello capace di compromettere la continuità aziendale e di esporre amministratori e sindaci a responsabilità civili e penali devastanti per inadempienze che possono inficiare lo stato di salute reale della società.

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Un’azienda che non approva e non deposita il bilancio per due anni, ad esempio, si espone a rischi importanti che ricadono sugli amministratori e si riflettono su tutti gli stakeholders, inclusi clienti, fornitori e banche.

Quali sono le sanzioni per le mancanze formali (che formali non sono)

Il Codice Civile stabilisce un regime sanzionatorio per le violazioni formali degli obblighi di governance e trasparenza. Queste sanzioni sono comminate dalla Camera di Commercio e rappresentano la conseguenza immediata dell’inadempimento.

A) Il mancato deposito del bilancio (Art. 2630 c.c.)

L’obbligo di depositare il bilancio d’esercizio presso il Registro delle Imprese risponde a un’esigenza fondamentale di trasparenza verso il mercato. Fornitori, clienti, banche e potenziali partner devono poter contare su informazioni pubbliche e aggiornate per valutare l’affidabilità di un’azienda.

L’articolo 2630 del codice civile punisce chiunque, essendo tenuto per legge, ometta di eseguire depositi presso il Registro delle Imprese nei termini prescritti. La sanzione amministrativa pecuniaria prevista va da 103 euro a 1.032 euro.

È importante notare che la sanzione è ridotta a un terzo se il deposito avviene entro i 30 giorni successivi alla scadenza. Al contrario la sanzione è aggravata se l’omissione riguarda proprio il deposito del bilancio, in questo caso è aumentata di un terzo.

B) L’omessa convocazione dell’assemblea (Art. 2631 c.c.)

Se il deposito del bilancio tutela i terzi, la convocazione dell’assemblea è un presidio a tutela dei soci e del corretto funzionamento della vita societaria. È in assemblea che i soci esercitano i loro diritti fondamentali, come approvare il bilancio, nominare gli organi sociali, decidere sulle modifiche statutarie e deliberare su operazioni strategiche.

L’articolo 2631 del codice civile sanziona amministratori e sindaci che omettono di convocare l’assemblea nei casi e nei termini previsti dalla legge o dallo statuto. La sanzione qui è significativamente più severa rispetto all’omesso deposito:

  • la sanzione amministrativa pecuniaria va da 1.032 euro a 6.197 euro;
  • la sanzione è aumentata di un terzo se l’omissione riguarda la convocazione per perdite rilevanti o a seguito di una richiesta espressa dei soci, a testimonianza della criticità di tali circostanze.

C) La responsabilità solidale

Un errore comune è pensare che la sanzione sia unica per la società. In realtà, il principio applicato è quello della responsabilità personale e solidale. La sanzione viene comminata a ciascun componente dell’organo di amministrazione (amministratore unico o ogni singolo consigliere) e, nel caso dell’omessa convocazione, a ciascun membro del collegio sindacale. Pertanto, in un Consiglio di Amministrazione di tre persone, verranno irrogate tre sanzioni distinte.

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Il problema sostanziale nel mancato deposito

Le sanzioni amministrative, nonostante tutto, non sono il vero problema. Il vero problema è perché non si deposita un bilancio o non si convoca un’assemblea. Spesso, l’inerzia non è frutto di semplice dimenticanza, ma del timore di formalizzare una situazione patrimoniale disastrosa. È qui che si entra nel campo della responsabilità da crisi d’impresa.

Un bilancio non approvato significa, molto spesso, che gli amministratori e i soci non hanno contezza dello stato di salute della società. In alcuni casi non è chiaro se il capitale sociale sia ancora integro e se la continuità sia garantita.

Il Codice Civile, per le S.r.l., stabilisce soglie di allarme precise che impongono agli amministratori di agire “senza indugio”, per convocare l’assemblea e prendere decisioni improcrastinabili.

È il caso della perdita di oltre un terzo del capitale sociale (Art. 2482-ter c.c.). Quando si verifica una perdita di tale entità, gli amministratori hanno l’obbligo tassativo di convocare immediatamente l’assemblea per informare i soci e adottare gli “opportuni provvedimenti”, tra cui il ripianamento della perdita o la riduzione del capitale sociale o la sua trasformazione.

Se addirittura la perdita riduce il capitale al di sotto del minimo legale (Art. 2482-quater c.c.), l’obbligo è ancora più stringente. L’assemblea deve deliberare la riduzione e il contestuale aumento del capitale per riportarlo sopra la soglia minima, oppure la trasformazione della società. In mancanza, la società si scioglie.

Non approvare il bilancio per anni può avere un significato molto grave, che si manifesta anche quando la società appartiene a un unico socio o a un gruppo familiare. Perché la pubblicazione del bilancio è una garanzia per tutti gli attori economici che hanno a che fare con la società.

L’impatto del Codice della Crisi

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) ha rivoluzionato l’approccio alla gestione aziendale, spostando il focus dalla gestione del fallimento conclamato alla prevenzione della crisi. Ha introdotto, modificando l’art. 2086 del codice civile, il dovere per ogni imprenditore di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato a rilevare tempestivamente eventuali squilibri e a monitorare la continuità aziendale.

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La mancata approvazione del bilancio è la più macroscopica violazione di questo dovere. Se la società, dopo anni di inerzia, finisce in liquidazione giudiziale, le conseguenze per gli amministratori sono gravissime, nel caso questi non abbiano provveduto ad approvare i bilanci, depositarli e convocare regolarmente le assemblee.

Il liquidatore giudiziale, agendo nell’interesse dei creditori insoddisfatti, può intentare un’azione di responsabilità contro gli amministratori inerti. Il danno richiesto non sarà l’importo delle sanzioni non pagate, ma l’aggravamento del passivo. In altre parole, si calcola la differenza tra il patrimonio netto che la società aveva quando la crisi si è manifestata e il buco patrimoniale finale al momento della liquidazione. Questo importo, che può essere di centinaia di migliaia o milioni di euro, viene chiesto agli amministratori a titolo di risarcimento, che ne rispondono con il loro patrimonio personale.

L’inerzia può avere anche risvolti penali. L’amministratore che omette o occulta può incorrere nel reato di bancarotta e avere delle conseguenze molto spiacevoli.

Qual è il ruolo del commercialista

Qual è la posizione del commercialista, in questo contesto? La sua responsabilità dipende strettamente dal ruolo ricoperto.

Se il commercialista è un mero consulente incaricato della tenuta della contabilità e della predisposizione della bozza di bilancio, la sua responsabilità è limitata all’esecuzione corretta di tale mandato. Non ha il potere né l’obbligo di convocare l’assemblea o di approvare il bilancio. Se gli viene affidato l’incarico di depositare il bilancio già approvato e non lo fa, risponderà del proprio inadempimento contrattuale, ma la sanzione amministrativa della Camera di Commercio sarà comunque comminata agli amministratori, unici soggetti obbligati per legge al deposito.

La situazione cambia radicalmente se il professionista ricopre la carica di sindaco. Il collegio sindacale ha un preciso dovere di vigilanza sull’operato degli amministratori. Se gli amministratori omettono di convocare l’assemblea nei casi previsti, i sindaci devono provvedere loro stessi alla convocazione.

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Se anche i sindaci rimangono inerti, diventano corresponsabili in solido con gli amministratori, sia per le sanzioni amministrative (ex art. 2631 c.c.) sia, nei casi più gravi, per i danni derivanti dall’aggravamento della crisi.



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