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Sicurezza e salute nel lavoro, cosa pensano gli italiani sull’uso dell’IA


Che idee hanno i cittadini sull’intelligenza artificiale applicata al mondo del lavoro? Quali rischi in tema di salute e sicurezza sono in gioco? Alcune indicazioni interessanti giungono da un sondaggio avviato lo scorso aprile dal Ministero del Lavoro. I partecipanti si sono espressi con apposito questionario e hanno così fornito un insieme di contributi e proposte utili a guardare al futuro con maggior saggezza, lungimiranza e spirito critico. Sono apporti che serviranno, infatti, a integrare la bozza iniziale delle Linee Guida per l’Implementazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel Mondo del Lavoro.

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Vediamo allora cosa è emerso da questa iniziativa e perché i pareri dei cittadini possono effettivamente orientare e bilanciare l’uso futuro della sempre più pervasiva e sviluppata intelligenza artificiale.

Per i partecipanti al sondaggio le Linee Guida sono un buon punto di partenza per governare l’IA

Il sondaggio ha dato i suoi risultati, il ministero ha redatto un report sui contributi raccolti ad arricchire il dibattito e la stesura delle citate Linee Guida. Queste ultime supporteranno imprese e lavoratori nel percorso di transizione digitale etica, responsabile e centrata sulla persona. Daranno inoltre risposte puntuali alle questioni aperte in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei diritti nel lavoro.

Il rapporto ministeriale ci indica che, nel complesso, le Linee Guida sono state accolte positivamente, soprattutto per la loro complessiva chiarezza espositiva, l’allineamento ai riferimenti normativi internazionali (AI Act, Ocse, Unesco) e per l’approccio etico che valorizza la dignità del lavoratore, la trasparenza dei processi automatizzati, la supervisione umana e la prevenzione delle discriminazioni algoritmiche.

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È stato inoltre apprezzato l’accento posto sull’inclusività, con particolare attenzione a PMI, partite Iva e soggetti fragili, ma anche l’importanza data alla formazione e all’aggiornamento delle competenze digitali e alla promozione di percorsi accessibili, finanziati e incentivati. Ma le Linee Guida sono considerate anche un importante punto d’inizio per una governance responsabile dell’IA, grazie a una visione strategica che bilancia innovazione e tutela dei diritti dei lavoratori.

I suggerimenti ricorrenti e le proposte operative per migliorare il testo delle Linee Guida IA

Oltre ai commenti e giudizi positivi sulla bozza di Linee Guida sottoposta a sondaggio, i partecipanti hanno dato alcuni suggerimenti migliorativi e spunti operativi. Come emerge dal rapporto si richiede infatti:

  • più concretezza operativa, dato che alcune parti del testo risultano troppo generiche e legate a mere affermazioni di principio;
  • l’indicazione precisa di strumenti pratici di supporto (come ad es. checklist, modelli, audit, schede di valutazione del rischio) per facilitarne l’applicazione nei contesti lavorativi quotidiani;
  • più forza vincolante nelle raccomandazioni, attualmente formulate in modo troppo soft;
  • una definizione più precisa dei ruoli di responsabilità in tema di gestione delle potenzialità dell’IA, con indicazioni su chi deve governare, monitorare e supervisionare l’adozione di questi strumenti;
  • maggior attenzione agli aspetti psicologici e culturali;
  • la creazione di centri di competenza e supporto territoriale che offrano formazione, consulenza e infrastrutture di test;
  • l’offerta, tramite fondi dedicati, di una formazione finanziata, modulare e inclusiva, per dirigenti, addetti HR e dipendenti;
  • il coinvolgimento di sindacati, comunità locali e osservatori permanenti, per una governance realmente condivisa e trasparente.

Come proteggere la salute dei lavoratori nell’era dell’intelligenza artificiale

Tra i rischi emergenti legati all’impiego dell’IA sul lavoro, i partecipanti alla consultazione hanno evidenziato in modo trasversale lo “stress da automazione“. Il fenomeno è collegato ai ritmi produttivi imposti dagli algoritmi, all’ansia da prestazione costante e al senso di perdita di controllo del dipendente.

Al fine di evitare conseguenze dannose per la salute, è stato proposto di inserire esplicitamente questa forma di stress tra i rischi da valutare nei Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR), affiancando strumenti di monitoraggio come questionari periodici o “semafori dello stress”. Altri suggerimenti, menzionati nel report, puntano al coinvolgimento del medico competente per una valutazione professionale dell’impatto psico-fisico.

Supervisione umana, diritto di contestazione e sorveglianza digitale

Come emerge dal report ministeriale, l’esigenza di una reale supervisione umana nei processi decisionali automatizzati è un altro elemento cardine. Ad es. le decisioni ad alto impatto, come assunzioni, licenziamenti o avanzamenti di carriera, dovrebbero essere sempre soggette a un obbligo di human-in-the-loop, ossia d’intervento attivo di una persona. E i supervisori andrebbero scelti con cura, tra chi possiede un bagaglio di competenze tecniche, giuridiche e relazionali. I partecipanti al sondaggio richiedono inoltre che ogni intervento umano sia tracciabile e che ai lavoratori sia garantito il diritto alla contestazione delle decisioni automatizzate.

Non solo. Altri delicati temi sono la sorveglianza digitale e la tutela della privacy, anche in combinazione con il GDPR. Infatti, una delle principali preoccupazioni sollevate riguarda il possibile uso invasivo dell’IA per controllare i lavoratori. Tecnologie come il riconoscimento emotivo, l’eye-tracking o la sentiment analysis sono viste come strumenti ad alto rischio di violazione della riservatezza.

Ecco perché le proposte vanno nella direzione di una forte limitazione o divieto di tali pratiche. Coerentemente, si raccomanda l’applicazione rigorosa dei principi di necessità, proporzionalità e minimizzazione dei dati, l’introduzione di audit periodici, la creazione di comitati etici aziendali e la piena trasparenza su quali dati vengano raccolti, con quale scopo e per quanto tempo vengano conservati.

Tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e ruoli di responsabilità

L’IA non deve compromettere i diritti fondamentali nel contesto lavorativo digitalizzato. I partecipanti hanno così richiesto il riconoscimento esplicito del diritto a non essere sottoposti a decisioni automatizzate incomprensibili o non spiegabili, il diritto alla disconnessione per garantire equilibrio tra vita privata e lavoro e la definizione chiara dei confini tra tempo lavorativo e tempo personale. Di questi diritti dovrà trovarsi menzione nei contratti collettivi e nei codici etici aziendali.

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In tema di responsabilità servono regole e ruoli chiari. I partecipanti suggeriscono così la creazione “istituzionale” di figure aziendali dedicate come l’”AI Officer” o il “Responsabile della trasparenza”, incaricate di vigilare sull’uso corretto degli algoritmi. Inoltre, si ritiene fondamentale il coinvolgimento attivo delle rappresentanze sindacali nei processi decisionali sull’introduzione dell’IA. E per evitare sovrapposizioni o conflitti normativi, si propone un coordinamento stretto tra AI Act europeo, GDPR e d. lgs. 81/2008 sulla sicurezza del lavoro.

Impatto occupazionale e diritto alla riqualificazione

Non sorprenderà che il posto del lavoro sia percepito a rischio. L’IA potrebbe, infatti, comportare la sostituzione progressiva di mansioni o figure professionali. Per questo motivo, i partecipanti al sondaggio del Ministero suggeriscono di introdurre valutazioni d’impatto occupazionale prima del ricorso a sistemi d’intelligenza artificiale.

Infine, è proposta la creazione di un Fondo nazionale per la riqualificazione dei lavoratori potenzialmente sostituibili e il riconoscimento di un vero e proprio diritto soggettivo alla formazione continua, al fine di garantire la possibilità di riconvertirsi e restare nel mercato del lavoro.





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