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Le guerre come opportunità d’investimento


Di Mario Vacca Parma, 29 giugno 2025 – All’inizio degli anni 2000, fece scalpore un libro dal titolo provocatorio: “Tutto quello che sai è falso”. Oggi, questo messaggio sembra ancora attuale. In un recente convegno tenuto a Modena, una nota professoressa – spesso ospite in TV – ha consigliato ad un gruppo di ragazze di non credere ciecamente a ciò che dicono i media.

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Un invito a riflettere e ad andare oltre le apparenze, soprattutto quando si parla di temi complessi come le guerre ed i conflitti internazionali.

Molto spesso, infatti, i cittadini percepiscono la guerra solo come uno scontro militare raccontato nei telegiornali. Ma dietro ogni conflitto si muovono interessi economici e finanziari enormi, che raramente vengono raccontati in modo chiaro.

Negli ultimi due anni, Israele ha vissuto uno dei periodi più difficili della sua storia recente, con operazioni militari su più fronti (Gaza, Libano, Golan) ed una continua tensione con l’Iran. Solo la guerra a Gaza è costata oltre 25 miliardi di dollari in un anno.

Ma come si finanzia una guerra così costosa?

Israele ha messo in piedi, nel tempo, un sistema finanziario internazionale che permette di trasformare la guerra in un “prodotto” per i mercati globali. In pratica:

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  • emette titoli di debito (una sorta di “buoni del tesoro”);
  • li vende grazie a grandi banche internazionali (come Goldman Sachs, Deutsche Bank, Bank of America…);
  • questi titoli vengono acquistati da investitori, generando nuovi fondi;
  • quei soldi servono per continuare a finanziare il conflitto.

Questi titoli non si chiamano “bond di guerra”, ma di fatto lo sono. E sono molto richiesti nei momenti di massima tensione, perché promettono alti guadagni.

A sottoscrivere e collocare queste obbligazioni sono state sette banche d’investimento:

  • Goldman Sachs per 7,2 miliardi di dollari
  • Finanziamo agevolati

    Contributi per le imprese

     

  • Bank of America per 3,5 miliardi
  • Citigroup per 2,9 miliardi
  • Deutsche Bank per 2,5 miliardi
  • BNP Paribas per 2 miliardi
  • JPMorgan per 700 milioni
  • Barclays per 500 milioni

Queste banche agiscono da underwriter, cioè strutturano l’emissione, la acquistano in prima battuta e la rivendono agli investitori finali. Da operatori del capitale globale, di cui di etico non c’è nulla, rendono la guerra una fonte di profitto finanziario.

Israele non è l’unico Stato a seguire questa logica, ma rappresenta un caso esemplare per la trasparenza con cui gestisce – e monetizza – il proprio sforzo bellico. Ciò che  nei secoli precedenti  era un costo straordinario per lo Stato, nel XXI è diventato un asset appetibile per i mercati, inserito nei portafogli di investimento globali.

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Sia mai che “a qualcuno” interessi che diversi Paesi siano sempre in guerra?

Israele riceve anche fondi dalla stessa Unione Europea, attraverso programmi come Horizon Europe e il Fondo Europeo per la Difesa (EDF).

Questi fondi sono destinati alla ricerca ed allo sviluppo tecnologico, teoricamente per scopi civili. Tuttavia, molte delle tecnologie finanziate (come droni, intelligenza artificiale, sorveglianza satellitare) sono utilizzabili anche in ambito militare.

Un esempio: l’azienda pubblica israeliana Israel Aerospace Industries ha acquistato una società greca, Intracom Defense. Questo ha permesso ad Israele di accedere legalmente a fondi europei per la difesa, anche se formalmente non potrebbe farlo.

Risultato? Israele riesce ad accedere a risorse pubbliche europee, sviluppare nuove tecnologie e poi impiegarle nei propri conflitti armati, senza violare le regole in modo diretto, ma aggirandole abilmente.

Infatti, questo stratagemma non è isolato: fa parte di una più ampia strategia israeliana di “europeizzazione societaria”, cioè dell’acquisizione di aziende europee già partecipanti a bandi comunitari, così da aggirare vincoli politici o legali.

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A questo punto, è legittimo chiedersi se il riarmo dell’Europa appena votato in commissione non stia diventando un canale indiretto per finanziare Paesi extraeuropei ed alimentare, di fatto, la finanza di guerra.

Non possiamo ignorare che il sistema finanziario globale versa tuttora in una condizione fragile: basti pensare che, a distanza di oltre quindici anni dalla crisi del 2008, non è ancora chiaro che fine abbia fatto una parte consistente dei cosiddetti titoli tossici.

Nel frattempo, l’economia finanziaria ha assunto un peso sproporzionato rispetto all’economia reale, superando ampiamente il rapporto di 7 a 1. Ciò significa che, per ogni euro prodotto dall’economia reale, ne circolano sette nei mercati finanziari.

Una distorsione che rende il sistema estremamente vulnerabile: se un giorno – per ipotesi – si fermassero tutti i computer del mondo, sei persone su sette oggi impiegate perderebbero il lavoro, perché dipendono da attività puramente finanziarie ed immateriali.

A fronte di tutto ciò, alcune banche – le cosiddette banche etiche – stanno prendendo posizione. Durante un importante incontro internazionale, hanno lanciato il manifesto “Finanza di pace, non di guerra”, denunciando il fatto che nel mondo oltre 950 miliardi di dollari vengano investiti ogni anno nella produzione e nel commercio di armi. Queste banche si impegnano a non finanziare aziende coinvolte nella guerra, a promuovere la trasparenza e ad usare il denaro come strumento per migliorare la vita delle persone e del pianeta. Tra queste c’è anche Banca Etica, prima banca italiana interamente dedicata alla finanza etica, e la Global Alliance for Banking on Values, che unisce 70 banche in tutto il mondo impegnate per un’economia più giusta e sostenibile.

 


(*) La Bussola d’Impresa – Mario Vacca

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“Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito la cultura aziendale ed ho potuto specializzarmi nel management dell’impresa e contestualmente ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni ricoprendo diverse attività sino al ruolo di vice presidente.
Per migliorare la mia conoscenza e professionalità ho accettato di fare esperienza in un gruppo finanziario inglese e, provatane l’efficacia ne ho voluta fare una anche in Svizzera.
Le competenze acquisite mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza in qualità di Manager al servizio delle aziende per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari efficientando il controllo di gestione e la finanza d’impresa.
Un iter professionale che mi ha consentito di sviluppare negli anni competenze in vari ambiti, dalla sfera Finanziaria, Amministrativa e Gestionale, alle dinamiche fiscali, passando attraverso esperienze di “start-up”, M&A e Turnaround, con un occhio vigile e sempre attento alla prevenzione del rischio d’impresa.
Un percorso arricchito da anni di esperienza nella gestione di Risorse Umane e Finanziarie, nella Contrattualistica, nella gestione dei rapporti diretti con Clienti e Fornitori, nella gestione delle dinamiche di Gruppo con soci e loro consulenti.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di anticipare e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari delle attività.
Il mio agire è sempre stato caratterizzato da entusiasmo e passione in tutto quello che ho fatto e continuo a fare sia in ambito professionale che extra-professionale, sempre alla ricerca dell’innovazione e della differenziazione come caratteristica vincente.
La passione per la cultura mi ha portato ad iscrivermi all’Ordine dei Giornalisti ed a scrivere articoli di economia pubblicati nella rubrica “La Bussola d’Impresa” edita dalla Gazzetta dell’Emilia ed a collaborare saltuariamente con altre testate.
La stessa passione mi porta a pianificare ed organizzare eventi non profit volti al raggiungimento di obiettivi filantropici legati alla carità ed alla fratellanza anche attraverso club ed associazioni locali.
Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio impegno è lavorare sodo con etica, lealtà ed armonia.”

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Profilo Professionale: https://www.gazzettadellemilia.it/economia/itemlist/user/981-la-bussola-soluzioni-d-impresa.html





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