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La “nuova” strategia europea per la resilienza nel campo dell’acqua


Documento per la manifestazione del 26 giugno 2025 a Bruxelles per la difesa del Patto Verde Europeo e la giustizia sociale, su invito di Rise for the Climate e altre organizzazioni.

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Il nuovo documento politico della Commissione (1) era molto atteso. L’entusiasmo suscitato dal Patto Verde Europeo del 2019 aveva alimentato forti speranze per la lotta contro il cambiamento climatico e per una nuova politica europea in materia di acqua. L’aggravarsi della crisi idrica mondiale , evidente in Europa soprattutto per la crescente scarsità qualitativa dell’acqua, ha contribuito a portare le questioni idriche tra le priorità principali dell’agenda politica dell’UE. Da qui la promessa della Presidente della Commissione, nel 2024, di proporre una nuova « Strategia europea per la resilienza nel campo dell’acqua» (« La strategia », di seguito).

I punti chiave della politica europea in materia di acqua riguardano tre grandi sfide:

  • il posto dell’acqua nella visione globale della vita e del mondo: merce/bene economico/ bene finanziario vs bene comune, patrimonio collettivo, fonte di vita condivisa; diritto universale vs bisogno individuale accessibile a prezzo abbordabile;
  • disponibilità/accessibilità, salvaguardia, protezione, usi dell’acqua:. L’acqua è fonte di vita e benessere per tutti? Che dire dell’inquinamento chimico e dello sfruttamento industriale.

Eccessivo? Perché è diventata soprattutto una risorsa naturale strategicamente importante per la crescita e la sicurezza economica cosiddetta “nazionale”? La competitività non favorisce maggiormente la sopravvivenza e il potere dei paesi più forti dal punto di vista finanziario e dello sviluppo tecnologico? In tutto questo, quale sarà il futuro dei fiumi, dei laghi, delle zone umide della Terra e qual è il significato della resilienza?

  • Il governo dell’acqua: regolamentazione politica, istituzionale e finanziaria delle attività idriche: regolamentazione pubblica, privata, mista; centralizzata o decentralizzata a livello locale? ; pianificazione/responsabilità collettiva pubblica da parte di imprese pubbliche e cooperative sociali e solidali o da parte di imprese private multi-utilities quotate in borsa e attive su mercati internazionali oligopolistici…..? ; sistema di finanziamento da parte dei poteri pubblici sulla base di una fiscalità progressiva e ridistributiva incentrata sulle imposte o altri sistemi cittadini vs il sistema “l’acqua finanzia l’acqua” basato sul pagamento da parte del consumatore di un prezzo di mercato in funzione della domanda?..

Il tutto nell’ambito di un sistema di regolamentazione e responsabilità condivisa e solidale di giustiziabilità o di un sistema di contabilità costi-benefici come quello basato sul principio “chi inquina paga”?

Le scelte operate dalla “Strategia” sono il risultato di un’evoluzione iniziata negli anni ’90. Oggi l’allineamento è quasi totale, integrale, consolidato e tuttavia problematico. Nella presente nota ci occuperemo soprattutto delle prime due questioni.

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  1. Il nodo della visione dell’acqua

Al momento dell’adozione della “Direttiva quadro europea sull’acqua del 2000”, prima grande legge europea in materia di acqua, (2) l’UE ha considerato l’acqua come una merce (” diversa dagli altri ») e che la sua gestione dovesse basarsi sulla fissazione di un prezzo di mercato fondato sul «full cost recovery principle», ovvero il recupero totale dei costi di produzione, compreso il rendimento del capitale investito, il profitto. (art. 9 della direttiva). Ciò è diverso dalla tariffazione di un servizio pubblico Questo principio elementare dell’economia capitalista di mercato, su cui si basa il principio dell’«acqua che finanzia l’acqua», fa sì che non si possa più parlare di diritto all’acqua, ma di accesso all’acquisto dell’acqua. (3)

Per questo , a partire dall’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite “Obiettivi di sviluppo sostenibile 2015-2030 », l’ODD 6 relativo all’acqua si parfa formalmentea di « Accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari per tutti su basi eque e a prezzi accessibili », (4) che è il contrario di un « diritto universale all’acqua ». ( 5). Va inoltre notato che con l’approvazione della Direttiva europea sui servizi pubblici nel 2006 , l’UE ha introdotto due nuove categorie: i SIG (Servizi di Interesse Generale) e i SIEG (Servizi di Interesse Economico Generale). I servizi pubblici dell’acqua sono stati classificati tra i SIEG, confermando la visione economica industriale mercantile predominante dell’UE in materia di acqua e della sua politica. (6)

Inoltre, i principi e le scelte sopra menzionati non sono stati modificati e costituiscono parte integrante delle basi concettuali della visione dell’acqua della «Strategia». In particolare il “principio del recupero totale dei costi”! Ciò ci porta ad affermare che il riferimento contenuto nella Strategia (pagina 1) a “L’accesso all’acqua pulita e a prezzi accessibili è un diritto umano e un bene pubblico” è semplicemente una mistificazione.

Sono stati inoltre arricchiti da importanti aggiunte quali:

– l’acqua e i suoi servizi sono considerati, a partire dal Secondo Vertice Mondiale della Terra dell’ONU del 2002 a Johannesburg, “risorse naturali in via di esaurimento di importanza strategica per l’economia” nonché oggetto di monetizzazione e bancarizzazione;

l’affermazione che la chiave di volta della “gestione” dell’acqua doveva diventare , secondo le proposte della Conferenza internazionale dell’ONU del 2023 a Monterrey (Messico) sul tema “Finanziare l’acqua” , la creazione di mercati finanziari mondiali adeguati, (7) che esprimessero il vero valore economico dell’acqua. Questa misura (alla quale si può far risalire l’inizio formale della finanziarizzazione dell’acqua) avrebbe permesso di porre fine alla cattiva gestione dell’acqua attribuita dal mondo degli affari e della finanza all’assenza di un prezzo corretto dell’acqua in un’economia di mercato come la nostra, oltre all’altra causa principale (le emissioni di gas serra

  1. Il nodo degli obiettivi prioritari di azione

Negli ultimi dieci anni, la resilienza è diventata l’obiettivo quadro di riferimento della politica generale in materia di sicurezza della vita, dal livello locale a quello planetario.(8) Secondo i gruppi sociali dominanti, le cause principali del cambiamento climatico, in particolare le emissioni di gas a effetto serra, avrebbero generato fenomeni “naturali” – shock – (quasi) inarrestabili. Di conseguenza, le società umane avrebbero solo – in tutti i settori della vita strutturalmente colpiti dal cambiamento climatico, come l’acqua e la sua crisi mondiale – due strategie realistiche di lotta contro il cambiamento climatico: la mitigazione e l’adattamento. La strategia della mitigazione, che mira a promuovere la capacità delle nostre società di resistere agli shock (ad esempio, siccità e inondazioni più frequenti e gravi…) riducendone gli effetti più dannosi, e la strategia dell’adattamento , che persegue l’obiettivo di rafforzare la capacità delle società di vivere in un contesto caratterizzato da un aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre superiore a 1,5° C (Accordo di Parigi) rispetto all’inizio dell’era industriale.

In entrambi i casi, si ritiene impossibile eliminare le cause. In realtà, l’impossibilità di eliminare le cause è che la ragione principale del cambiamento climatico è il nostro stesso sistema economico di sfruttamento predatorio e iperconsumistico di tutte le risorse del Pianeta.

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È il nostro sistema che ha prodotto e continua a produrre le emissioni di gas serra. Lo si sa dall’inizio degli anni ’70, ma i dominanti non hanno voluto ammettere che la soluzione era possibile a condizione di “rovesciare” il nostro sistema economico. Non è sicuro che ci sia ancora tempo per farlo.

Quello che sappiamo è che i dominanti hanno preferito inventare “la transizione” e lanciarsi in una fuga in avanti credendo di poter evitare l’estinzione della vita sulla Terra attraverso lo sviluppo rapido e massiccio delle tecnologie dell’intelligenza e delle biotecnologie e attraverso l’accumulo delle risorse finanziarie necessarie al loro finanziamento. Nel settore dell’acqua. La chiamano Water Resilience Smart Economy (9), per la quale il mondo degli affari e della finanza è chiaramente disposto a investire massicciamente in tutto il mondo, nell’ambito di un partenariato pubblico-privato (PPP) che, come è stato il caso negli ultimi 30 anni, è stata la pianificazione pubblica del profitto (PPP).

La scelta della resilienza e dell’esclusione della terza strategia, quella del cambiamento di sistema, si traduce inevitabilmente nell’imprigionamento del futuro della vita sulla Terra nelle due scatole della mitigazione e dell’adattamento e nella totale dipendenza dalla tecnologia e dal denaro. Una dipendenza che, in ogni caso, non porterà frutti in modo uguale per tutte le classi sociali, le comunità , le regioni e i paesi. Le disuguaglianze nel diritto e nella sicurezza della vita sono destinate ad accentuarsi. La militarizzazione e l’autoritarismo del mondo sono alle porte . Anche la resistenza e la rivolta.

Il caso più importante delle misure proposte dalla “Strategia” per combattere la contaminazione chimica del pianeta.

Secondo la Strategia la contaminazione chimica del pianeta rappresenta, dopo le emissioni di gas serra, il problema più critico legato al cambiamento climatico. L’asfissia della vita sulla Terra causata dai gas serra ha come unico eguale l’avvelenamento della vita da parte delle sostanze tossiche con cui la chimica ha infettato il pianeta. La lotta contro la contaminazione chimica è una delle cinque priorità d’azione della Strategia .

Pur segnalando la necessità di ridurre/eliminare la contaminazione chimica, in particolare dei pesticidi e degli “inquinanti eterni” (PFAS, TFA…), la Commissione europea osserva che è tuttavia opportuno procedere gradualmente con una regolamentazione meno rigida, per consentire all’industria di adeguarsi e adattarsi (la famosa “transizione”) senza traumi. A questo proposito, la Commissaria europea responsabile della resilienza e dell’acqua, Jessika Roswall,   ha affermato che “i PFAS sono ovunque e sono alla base della crescita e delle posizioni di forza conquistate dall’industria chimica europea sui mercati mondiali”. Imporre vincoli e oneri amministrativi comporterebbe una perdita di competitività, se non addirittura una crisi pericolosa. “L’industria chimica deve rimanere da noi”. (10)

Questo passo indietro e questo esplicito allineamento dell’UE alle posizioni del mondo industriale e finanziario hanno trovato un forte impulso, probabilmente a seguito della Dichiarazione di Anversa dell’industria chimica europea del febbraio 2024, firmata dai rappresentanti di 90 aziende chimiche, con in testa il CEO di BASF, la più grande azienda chimica del mondo. (11) La Dichiarazione costituisce un vero e proprio attacco al Piano verde europeo e propone in alternativa di dare la priorità aad un i un Patto industriale europeo. Ciò, alla presenza consensuale della Presidente della Commissione europea, che ha colto l’occasione per annunciare ufficialmente la sua candidatura alla propria successione per il periodo 2024-2029. Le seguenti affermazioni della Dichiarazione non lasciano spazio ad ambiguità: «è necessario porre il Patto industriale al centro dell’Agenda strategica europea 2024-2029». «Chiediamo un piano d’azione completo per elevare la competitività a priorità strategica e creare le condizioni per un business case più forte in Europa». A tal fine chiedono «un nuovo spirito normativo», ovvero «lasciare che siano gli imprenditori a cercare le soluzioni migliori. La legislazione deve creare le condizioni favorevoli per incoraggiarli a investire». Un netto ritorno al credo dell’economia capitalista del «libero» mercato. ( 12 )

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E di fatto, interrogata nel dicembre 2023 sulle sue opinioni riguardo all’elaborazione della «Strategia», Hildegarde Bentele , eurodeputata del gruppo PPE, all’epoca presidente del gruppo Acqua del Parlamento europeo, poi “relatrice ombra” sull’emendamento alla direttiva quadro europea sull’acqua, ha dichiarato: “La mia priorità assoluta è convincere le persone che dobbiamo smettere di pensare che la sostenibilità e la crescita economica si escludano a vicenda. (…) In qualità di responsabili politici, il nostro ruolo è chiaro: dobbiamo creare un quadro normativo che consenta alle imprese di innovare, salvaguardando al contempo i diritti e gli interessi dei cittadini. In questo modo, non solo affrontiamo le sfide idriche, ma rafforziamo anche la posizione dell’Europa sul mercato globale. Gli investimenti in tecnologie intelligenti e in sistemi idrici efficienti saranno fondamentali per plasmare un futuro in cui l’Europa rimanga un modello di resilienza e competitività». (13)

Altro dato illuminante: tra le 10 proposte della Dichiarazione di Anversa, l’industria chimica ha auspicato l’approvazione di un regolamento europeo Omnibus, trasversale, volto a correggere tutte le normative europee pertinenti, non appena entrerà in carica la nuova Commissione. Ebbene, alla fine di febbraio scorso la nuova Commissione europea ha reso pubblica la prima delle tre proposte previste in materia: la proposta di regolamento Omnibus dell’UE relativa alla direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese (CSRD), alla direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità delle imprese (CSDDD) e alla tassonomia dell’UE . La proposta riduce (fino all’80%!) il numero di imprese soggette all’obbligo di presentare relazioni sulla sostenibilità e sulla RS delle loro azioni, riduce le norme chiave della CSRD e della CSDDD e, eliminando la pubblicità delle relazioni, indebolisce le garanzie di trasparenza e affidabilità dei dati nel settore (14).

Credo che queste molteplici evidenze dimostrino chiaramente il significato da attribuire a La Strategia: essa costituisce un allineamento chiaro e completo, in materia di resilienza e sicurezza europee nel settore chiave dell’acqua per la vita, alle scelte difese dal mondo industriale e finanziario dell’UE. (15)

Note

(1) https://environment.ec.europa.eu/publications/european-water-resilience-strategy_en?prefLang=fr .Vedi anche https://www.actu-environnement.com/ae/news/strategie-europeenne-resilience-eau-parlement-adopte-rapport-resolution-recommandations-46132.php4

(2) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/TXT/?uri=CELEX%3A32000L0060

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(3) https://www.pressenza.com/it/2022/11/il-diritto-allacqua-in-via-di-demolizione/

(4) https://www.unwater.org/sites/default/files/2023-07/sdg6_synthesisreport2023_executivesummary_french.pdf

(5) vedi nota 3

(6) https://economie.fgov.be/fr/legislation/directive-2006123ce-du

(7) CAMDESSUS Michel | WINPENNY James, Finanziare l’acqua per tutti – Rapporto del Panel mondiale sul finanziamento delle infrastrutture idriche, pubblicato dal Consiglio mondiale dell’acqua; Partenariato mondiale per l’acqua – 2003

(8) https://www.meer.com/fr/60605-la-strategie-de-la-resilience

(9 ) Il sito di Water Europe utilizza spesso espressioni con “Smart” : “Water Smart Management, Water Efficient Smart Europe”, “Water European Smart Society”

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(10) https://watereurope.eu/interview-with-jessika-roswall-european-commissioner-of-environment-and-water-resilience-2/

(11) https://antwerp-declaration.eu/

(12) Ibidem

(13) Intervista a Hildegarde Bentele , MPE- Partito Popolare Europeo, dicembre 2023.

(14)https://watereurope.eu/wp-content/uploads/2025/06/WE-Position-Paper-on-OMNIBUS-Sustainability-_-FINAL.pdf. Vedi anche https://pour.press/le-texte-omnibus-ou-la-boite-de-pandore-de-la-deregulation-verte/

(15) Solo a titolo informativo. Da poco è stata costituita una Water Resilience Coalition (WRC), composta da 40 aziende di rilevanza mondiale attive nel settore idrico. Un’organizzazione gemella, la National Capital Coalition (NCC), è stata all’origine della proposta di  riconoscere  l’acqua come “capitale naturale/bene finanziario” e che è stata approvata dalla COP15- Biodiversità a Montreal nel 2022.

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