L’industria globale delle stampanti si trova ad affrontare una delle più gravi crisi di sicurezza informatica degli ultimi anni, con centinaia di milioni di dispositivi domestici e aziendali esposti a vulnerabilità critiche che potrebbero compromettere intere reti informatiche. La scoperta, frutto di un’indagine approfondita condotta dai ricercatori di Rapid7, ha rivelato otto falle di sicurezza particolarmente insidiose che interessano non solo i dispositivi Brother, ma anche modelli prodotti da altri colossi del settore come Fujifilm, Ricoh e Toshiba. Il quadro che emerge è allarmante: una singola vulnerabilità presenta un punteggio CVSS di 9.8, classificandola tra le più pericolose mai identificate nel panorama delle periferiche da ufficio.
La portata del problema assume dimensioni industriali quando si considera che 689 modelli Brother risultano compromessi, includendo stampanti, scanner e etichettatrici utilizzate quotidianamente in milioni di case e uffici in tutto il mondo. La catena di approvvigionamento ha amplificato ulteriormente l’impatto: 46 modelli Fujifilm, cinque dispositivi Ricoh e due stampanti Toshiba condividono le stesse vulnerabilità a causa dei rapporti commerciali con Brother Industries. Questa interconnessione del mercato ha trasformato quello che inizialmente sembrava un problema circoscritto in una minaccia sistemica per l’intero ecosistema delle stampanti multifunzione.
Il meccanismo di attacco più preoccupante sfrutta una falla nell’autenticazione che consente ai criminali informatici di aggirare completamente le protezioni del dispositivo utilizzando password predefinite generate durante il processo di produzione. Gli aggressori necessitano solamente del numero di serie della stampante target per calcolare la password di accesso specifica per quel dispositivo, un’informazione spesso facilmente reperibile o visibile sulla macchina stessa. Una volta ottenuto l’accesso, i malintenzionati possono non solo controllare completamente la periferica, ma anche utilizzarla come punto di ingresso per infiltrarsi nei sistemi informatici collegati alla stessa rete.
La gravità della situazione è ulteriormente amplificata dalla natura intrinseca della vulnerabilità principale, identificata come CVE-2024-51978. A differenza delle tradizionali falle di sicurezza che possono essere risolte attraverso aggiornamenti software distribuiti remotamente, questa specifica debolezza richiede modifiche sostanziali al processo di produzione stesso. Brother Industries si trova quindi nella posizione scomoda di dover riprogettare integralmente il sistema di generazione delle password predefinite, un intervento che non può beneficiare i milioni di dispositivi già in circolazione sul mercato globale.
Le altre sette vulnerabilità identificate dalla ricerca presentano un ventaglio di possibilità di attacco che spazia dal furto di informazioni sensibili memorizzate sui dispositivi fino alla capacità di provocare malfunzionamenti critici attraverso attacchi di tipo buffer overflow. I ricercatori hanno documentato metodi che permettono agli aggressori di forzare nuove connessioni TCP, eseguire richieste HTTP arbitrarie e persino causare il crash completo del sistema operativo della stampante. Particolarmente insidiosa risulta la possibilità di accedere alle credenziali di dispositivi esterni configurati, aprendo potenzialmente l’accesso a server di posta, servizi cloud e altre infrastrutture aziendali critiche.
La collaborazione tra Rapid7, JPCERT/CC e Brother Industries ha rappresentato un approccio innovativo nella gestione di questa crisi di sicurezza, con l’obiettivo primario di informare consumatori e aziende sui rischi effettivi e sulle contromisure disponibili. Questa partnership ha permesso di sviluppare una strategia coordinata di comunicazione e mitigazione, evitando il panico generalizzato che spesso accompagna la divulgazione di vulnerabilità così estese. Le aziende interessate hanno lavorato insieme per identificare soluzioni temporanee e misure di protezione che possano ridurre l’esposizione ai rischi mentre si sviluppano correzioni definitive.
Gli esperti di sicurezza informatica raccomandano l’implementazione immediata di diverse misure protettive per ridurre la superficie di attacco. Tra le contromisure più efficaci figura l’isolamento delle stampanti in segmenti di rete separati, limitando così la possibilità di movimento laterale in caso di compromissione. La modifica delle password predefinite, quando possibile, rappresenta un’altra linea di difesa fondamentale, anche se la vulnerabilità principale potrebbe rendere inefficace anche questa precauzione. Il monitoraggio del traffico di rete generato dalle stampanti può inoltre aiutare a identificare comportamenti sospetti che potrebbero indicare tentativi di intrusione in corso.
L’impatto economico e reputazionale di questa scoperta si estende ben oltre i confini di Brother Industries, influenzando la percezione generale della sicurezza dei dispositivi IoT domestici e aziendali. Le organizzazioni che hanno investito massicciamente in flotte di stampanti multifunzione si trovano ora a dover valutare investimenti aggiuntivi in sicurezza informatica e potenziali sostituzioni di hardware. Il settore delle periferiche da ufficio dovrà probabilmente rivedere gli standard di sicurezza applicati durante la fase di progettazione, integrando principi di security-by-design che fino ad oggi sono stati spesso considerati secondari rispetto alle prestazioni e ai costi di produzione.
La tempistica di questa rivelazione coincide con un periodo di crescente sensibilità verso la sicurezza informatica nelle piccole e medie imprese, che spesso utilizzano dispositivi Brother per le loro esigenze di stampa quotidiane. Molte di queste organizzazioni potrebbero non disporre delle competenze tecniche necessarie per implementare adeguate misure di mitigazione, creando un panorama di rischio eterogeneo che potrebbe persistere per anni.
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