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trasformare i rifiuti in pietra è possibile. L’idea viene dalla Francia « LMF Lamiafinanza


Quando la natura ispira la tecnologiaCome trasformare i nostri rifiuti in pietra?

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Di Laura Damiola

Questa è la sfida di una giovane impresa francese, Neolithe, con l’obiettivo di decarbonizzare il settore delle costruzioni e dimostrare che economia e ecologia non sono antinomiche. 

L’idea. «Come tanti altri, anche tu parli di decarbonizzare. Allora, interessati agli accumuli di CO2 che potremmo evitare trasformando in pietre per la costruzione, milioni di tonnellate di rifiuti bruciati ogni anno. Per farlo dobbiamo trovare un modo rapido per fossilizzarli come sono stati fossilizzati nel corso dei secoli masse di  micro o macro organismi, che ci hanno lasciato in eredità il calcare dei castelli della Loira!” Questo è, in sostanza, il discorso che ha fatto il padre, tagliapietre, a suo figlio studente ingegnere all’École polytechnique di Parigi. Da quarant’anni restaura dimore e castelli in pietra calcarea di tufo, tipica dei paesi della Loira. Ma come accelerare il ciclo naturale di formazione della roccia ?  Il futuro ingegnere ricorda di aver inizialmente sorriso di fronte all’intuizione paterna. Ma, nel profondo, è stata la sua anima ecologica a vibrare.  “L’ambiente è uno dei problemi di questo secolo e  le piccole azioni non bastano più”. Questo è  il mantra dell’ingegnere diventato imprenditore a 25 anni. In seguito,  i Cruaud, William il padre e  Nicolas il figlio , fondano, con un terzo partner, una start-up chiamata Néolithe, in italiano « Nuova pietra ». Obiettivo: produrre aggregati (o ciottoli) attraverso un processo che consente di sequestrare carbonio, anziché liberarlo attraverso i camini di un inceneritore, e di riutilizzarlo  nelle strade, marciapiedi, edifici, ecc.

E’ la nascita di una ” licorne “. All’epoca (e ancora oggi), con 30 milioni di tonnellate/anno sepolte o incenerite a causa della mancanza di uno smaltimento  sufficientemente efficace, la Francia infatti è un paese scarso in termini di gestione di rifiuti. Soprattutto rispetto all’Italia, campione europeo del settore. Alla vigilia della pandemia di Covid, la decarbonizzazione e la lotta al cambiamento climatico sono ancora in testa nella lista  delle grandi priorità. Il progetto dei Cruaud riceve così il sostegno di istituzioni pubbliche come Bpifrance, conosciuta come la “banca degli imprenditori”, o l’Agenzia Nazionale per l’Ambiente (ADEME). Quattro round di raccolta fondi, in attesa di altri due già programmati, hanno fruttato  all’impresa 80 milioni di euro. A soli cinque anni dalla sua creazione, Néolithe entrò nella sua fase industriale. In cifre, questo significa che il numero dei collaboratori è passato dai  tre fondatori  iniziali a oltre duecento dipendenti, peraltro azionisti, impegnati  su 6.000 metri quadrati di edifici, tra cui un laboratorio segreto. E infine e soprattutto la programmazione nel 2026 dell’avvio di un’unità capace di “fossilizzare” 100.000 tonnellate/anno di rifiuti vari, situata nella  stessa zona industriale della regione di Angers nel Val de Loire (Francia). Senza dimenticare la creazione di 70 nuovi posti di lavoro. Un dinamismo che contrasta con  un   settore  industriale francese in difficoltà. Un “sassolino” sul cammino di un risanamento sperato? Come stemma Nicolas Cruaud ha preferito il rinoceronte alla unicorno che simboleggia le start-up più ricche. “Due corna sono  meglio di una, no?”, scherza. Tuttavia, la partita non è ancora fInita.

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Segreto industriale. Nelle rocce sedimentarie, dagli abissi marini alle vette del mondo, quattro miliardi di anni ci osservano. I fossili di organismi acquatici. ci raccontano a modo loro l’evoluzione della vita sul nostro pianeta. Tuttavia, il processo bio-geologico di fossilizzazione – cottura molto lenta sotto pressione – richiede decine di migliaia se non milioni di anni. «Noi, oggi, non abbiamo più tempo da aspettare», come ripete con insistenza Nicolas Cruaud, CEO di Néolithe. Questa sfida, quella di un’accelerazione del processo naturale, è stata affrontata in laboratorio sotto forma di un legante minerale naturale – non sintetico, sottolinea  – ispirato alla chimica cosiddetta «dolce». È il segreto (industriale) dietro gli aggregati di tutti i formati prodotti dalla start-up che hanno ricevuto il nome di «anthropocite». In linguaggio comune: la prima pietra dell’era geologica dell’Umanità in riferimento a ciò che alcuni definiscono Antropocene. La nostra era, se così si può dire.

Come funziona? Il processo di “fossilizzazione accelerata a freddo” brevettato da Néolithe segue tre fasi. 1/ I rifiuti vengono triturati per ottenere una polvere fine. Nel processo, dei magneti recuperano le particelle metalliche che tornano nella filiera del riciclo. 2/ La polvere ottenuta viene inviata in un miscelatore. Viene mescolata con acqua e con il famoso legante segreto, provocando una reazione chimica che la solidifica. 3/ Divenuto un impasto umido, il nuovo materiale viene pressato a freddo e poi trasformato in granulati per estrusione. Conservata per tre settimane in un serbatoio, l’antropocite acquisisce la resistenza e la consistenza della pietra. Meno di un mese dopo, i granulati possono essere utilizzati nei calcestruzzi al posto dei ghiaietti o ciottoli estratti da cave o letti di fiumi e possono essere utilizzati  per costruire sottofondi stradali  nel calcestruzzo.

Bilancio. «All’inizio della catena, si evita che i rifiuti vengano interrati o inceneriti con le conseguenze che conosciamo. Alla fine della catena, si permette ai produttori del cemento e ai costruttori di ridurre la loro impronta di carbonio», riassume Nicolas Cruaud, la cui volontà principale è «unire industria e ecologia». E così dimostrare che l’una e l’altra non sono affatto antinomiche, fede di un ingegnere di nuova generazione. Diecimila tonnellate di aggregati sono già state prodotte nel 2024 da Néolithe, confermando l’affidabilità del processo. Al momento, l’approvazione delle autorità riguarda i rifiuti definiti non riciclabili. Gli aggregati ottenuti possono essere integrati solo in calcestruzzi «non strutturali», quelli dei nostri marciapiedi per esempio. Non è già poco, come fa notare il CEO: «Se riuscissimo a fossilizzare tutto, ridurremmo già le nostre emissioni di carbonio del 7-8%», osserva. Ma le sue ambizioni vanno oltre. I laboratori di Néolithe stanno già lavorando su nuovi leganti che permettano la realizzazione di materiali assimilabili in calcestruzzi strutturali, cioè orizzontali (pavimenti) e verticali (muri). Costruire dunque una casa. Cerca anche di rendere la sua tecnologia compatibile con i rifiuti domestici e non esclude di adottare in futuro altri processi per sequestrare un ‘massimo di carbonio’, eventualmente attraverso scarichi diversi dagli aggregati. Grandi ambizioni che dettano un’evoluzione del modello di business.

Modello di business. Un paese delle dimensioni della Francia consuma ogni anno 400 milioni di tonnellate di aggregati. «Quindi non è davvero un problema di sbocco, c’è un forte margine di crescita», osserva Nicolas Cruaud. Inizialmente, la startup intendeva fornire i suoi fossilizzatori ai clienti. Cambio di rotta. Ora, il modello che sarà concretizzato nel 2026 consiste nell’installare le macchine  nelle loro aziende  passando a una capacità di produzione dieci volte superiore, da 10 a 100.000 tonnellate . I clienti porteranno i loro rifiuti non riciclabili e con costo  a tonnellata. Coloro che non dispongono degli spazi necessari per installare le macchine saranno anch’essi interessati. Infine, sarà possibile condividere la fossilizzazione a beneficio dei clienti, tra cui centri di raccolta o qualsiasi altra azienda produttrice di rifiuti, i cui quantitativi di trattamento sono più bassi, aprendo così l’alternativa della fossilizzazione a eventuali rifiuti che non sarebbero stati idonei. In breve, un approccio “collaborativo” che evita la concorrenza diretta con i centri di incenerimento o di discarica, ma piuttosto, perché no, una partnership vantaggiosa per entrambe le parti. L’obiettivo dell’azienda è di ridurre l’emissione di circa 1 milione di tonnellate di CO2 all’anno. A lungo termine, tra tre anni, il CEO di Néolithe prevede l’apertura di altri siti regionali prima di rivolgersi all’Europa e ai paesi vicini come l’Italia. Per il momento, la start-up pioniera di una tecnologia alternativa mirata alla decarbonizzazione rimane sola nel suo segmento. Nicolas Cruaud assicura che è “solo all’inizio del potenziale della sua tecnologia”. Tuttavia, non mancano gli ostacoli amministrativi, finanziari e politici di fronte all’attrattività, la cui ragione d’essere è basata sulla decarbonizzazione.  Una decarbonizzazione che apparentemente è meno di moda in questi giorni rispetto a qualche mese fa. Essere meno di moda significa forse essere meno utili?



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