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“Incidono fino al 40% sul prezzo, chiediamo equità”


La birra è sempre più protagonista dell’economia e della cultura alimentare italiane. Non più semplice bevanda, ma parte integrante di una filiera che genera valore, occupazione e innovazione, dalla produzione agricola alla distribuzione, dal turismo alla ristorazione. Un settore che, pur tra difficoltà congiunturali, continua a investire e a evolversi, con lo sguardo rivolto alla sostenibilità e alla qualità. Ce lo racconta Federico Sannella, Presidente di AssoBirra, con uno sguardo lucido sulle sfide del presente e la visione di un futuro da protagonista per il comparto.

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Presidente Sannella, nel 2024 la produzione e i consumi di birra in Italia hanno registrato un lieve calo, mentre l’export è sceso in modo più marcato. Come legge questi numeri e quali sono le cause economiche che hanno inciso maggiormente sul comparto?
«Il 2024 è stato un anno di riflessione e consolidamento per il comparto birrario: la produzione è scesa dell’1,27%, i consumi dell’1,54% e l’export ha registrato un calo più netto, pari al -7,82%. Sono numeri che riflettono l’impatto di diversi fattori: contrazione del potere d’acquisto delle famiglie, inflazione persistente, rialzo dei costi di produzione e un quadro geopolitico internazionale incerto. Eppure, dietro i numeri c’è un comparto che continua a mostrare dinamismo, coesione e un forte senso di identità. Il consumo pro capite rimane stabile e, negli ultimi dieci anni, la domanda interna è cresciuta di oltre il 20%, segno che la birra ha consolidato il proprio ruolo nelle abitudini quotidiane degli italiani, diventando sempre più centrale nella cultura alimentare del nostro Paese».

Nonostante la congiuntura sfavorevole, dall’ultimo Annual Report emerge che il settore ha mantenuto circa 100 milioni di euro annui in investimenti. Su cosa si sta puntando e quali sono le prospettive?
«Il nostro settore ha scelto di non rallentare: anzi, proprio in un momento di difficoltà ha confermato un impegno significativo, con investimenti medi annui di circa 100 milioni di euro. Questi investimenti sono focalizzati soprattutto sulla transizione ecologica, sull’efficienza produttiva, sulla digitalizzazione, sull’innovazione e sulla qualità. Oggi si lavora su impianti ad alta efficienza energetica, filiere più corte e sostenibili, packaging a basso impatto ambientale e tecnologie per ridurre i consumi idrici e le emissioni. Le aziende del comparto sono consapevoli che il futuro passa necessariamente dalla sostenibilità: non solo per rispondere alle normative europee, ma perché i consumatori – soprattutto i giovani – la considerano un elemento fondamentale nelle scelte di acquisto. Le prospettive per il settore sono incoraggianti, ma è fondamentale che si crei un contesto più favorevole agli investimenti. Con le condizioni giuste e politiche adeguate, il comparto può continuare a essere un motore di crescita economica e occupazione».

Il comparto birrario genera oltre 10,6 miliardi di euro di valore condiviso e occupa più di 100.000 persone. Quali strumenti economici e normativi servono oggi per rafforzare questa centralità?
«La birra non è solo una bevanda: è una filiera articolata, che parte dall’agricoltura e arriva al turismo, passando per trasformazione, distribuzione, logistica, horeca. Per valorizzare appieno il comparto è necessario agire su tre direttrici: una fiscalità più equa, procedure più semplici per accedere ai fondi per l’innovazione e un supporto concreto alla filiera sia a monte in campo agricolo che a valle in ambito distributivo e di consumo. La birra è, infatti, la bevanda da pasto più apprezzata dagli italiani dopo l’acqua: oltre il 60% dei consumi avviene durante i pasti, come rilevato dal Censis. Per questo motivo, chiediamo un riconoscimento formale della nuova identità della birra, sia sul piano normativo che fiscale, accompagnato dalla tutela del modello italiano di consumo, fondato su moderazione e responsabilità, che rappresenta un valore non solo economico, ma anche culturale».

Le accise nel 2024 hanno superato i 714 milioni di euro. Quanto pesa questa voce sulla competitività rispetto ad altri Paesi europei?
«La birra è l’unica bevanda da pasto soggetta ad accise, una pressione fiscale ingiustificata che, in alcuni formati – soprattutto quelli più diffusi – può arrivare a incidere fino al 40% sul prezzo al consumo. Si tratta di un’anomalia che penalizza le imprese italiane rispetto ai competitor europei: in Paesi come Germania e Spagna, ad esempio, le aliquote sono sensibilmente più basse. Tale squilibrio frena gli investimenti in Italia e, paradossalmente, incentiva l’importazione da Paesi con regimi fiscali più favorevoli. La nostra richiesta è chiara: occorrono interventi strutturali per rivedere il sistema delle accise, premiando le imprese che investono in sostenibilità, filiere locali e innovazione. Non chiediamo privilegi, ma equità e una visione di lungo periodo».

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Guardando al futuro, quale visione ha per il ruolo della birra italiana nell’economia e nella cultura del nostro Paese? E cosa serve oggi per farla diventare un vero simbolo del Made in Italy agroalimentare?
«Il nostro obiettivo è chiaro: rendere la birra italiana un’eccellenza riconosciuta del Made in Italy agroalimentare. Le condizioni ci sono tutte: una filiera sempre più sostenibile, un legame profondo con i territori, capacità di innovazione e un consumo consapevole e moderato. La birra oggi parla a tutte le generazioni. Si abbina con naturalezza alla cucina italiana, è apprezzata per la sua leggerezza e naturalità, è sempre più inclusiva anche grazie alle versioni low e no alcol. Serve però un salto di qualità nella percezione: dal prodotto alla cultura. La birra può essere un ponte tra economia, gastronomia, turismo e sostenibilità. E AssoBirra sarà al fianco delle imprese per rendere possibile questa trasformazione».

Beatrice Telesio di Toritto

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