Il comparto metalmeccanico è da decenni uno dei pilastri dell’industria nazionale. Tuttavia, l’ultimo biennio ha visto questo settore confrontarsi con una serie di sfide derivanti dalla congiuntura internazionale e dal mutamento del quadro macroeconomico. In particolare, l’instabilità dei mercati globali, le tensioni geopolitiche e l’arrivo di nuove misure protezionistiche hanno inciso direttamente sui livelli produttivi e sulla redditività delle imprese.
Dinamiche produttive e performance economiche recenti del settore metalmeccanico
Come emerge da ‘Il Cruscotto del lavoro nella metalmeccanica’, la pubblicazione della Fim Cisl, che analizza nel dettaglio l’andamento del comparto, nel 2023 il ciclo economico era molto diverso rispetto all’attuale: si usciva dalla pandemia e dalla crisi energetica, ma il settore metalmeccanico aveva retto e le prospettive per aziende, occupazione e salari erano positive.
Oggi, però, sembra che il clima sia molto più incerto e all’orizzonte si prospettano altre tre sfide, importanti, dalla crisi dell’auto, alla transizione energetica, ai dazi.
I dati più aggiornati rivelano un andamento produttivo altalenante. Il primo trimestre del 2025, dopo una lunga fase di contrazione, ha segnato un lieve incremento dei volumi rispetto al trimestre precedente (+0,7%). Tuttavia, su base annua, il settore evidenzia una contrazione marcata del 5,8%.
La composizione eterogenea della metalmeccanica, articolata in comparti con livelli di efficacia produttiva e specializzazione differenziati, amplifica queste oscillazioni. I costi di produzione, compresi quelli energetici e delle materie prime, continuano a mettere sotto pressione i margini di profitto, nonostante sporadiche riprese nella domanda interna ed estera.
Nei primi mesi del 2025, le esportazioni hanno registrato una leggera ripresa (+1,3% anno su anno), trainate soprattutto dalla domanda proveniente dai mercati extra-europei (+1,6%). Tuttavia, i nuovi dazi imposti dall’amministrazione statunitense hanno incrementato le incognite per le imprese italiane, con l’80% delle aziende intervistate che segnala preoccupazione per possibili ripercussioni negative.
- Perdita di quote di mercato estero: il 27% indica il rischio di erosione dei volumi export verso Paesi Usa e partner indiretti.
- Catene di approvvigionamento: il 24% segnala criticità nell’approvvigionamento di materiali tecnologici e semilavorati.
- Pressione competitiva: il 23% teme ricadute in Europa derivanti dal reindirizzamento di prodotti provenienti da altri mercati mondiali.
I dati sull’Occupazione nello studio Fim Cisl 2025
Per quanto riguarda l’occupazione, in generale i dati sono tutti in miglioramento, sia in termini di posti di lavoro che di ore lavorate (più 6% rispetto al 2019).
Migliora non solo la quantità ma anche la qualità dei posti di lavoro, con una crescita sostenuta soprattutto dei contratti a tempo indeterminato, a fronte di una flessione dei contratti a tempo determinato che, tra il 2019 e il 2024, sono calati dal 16.9% al 14.7%.
Si riduce anche il part time, sceso di quasi il 7% rispetto al 2019, a fronte di un aumento piuttosto consistente del tempo pieno: + 6% nello stesso periodo. La quota degli occupati part time è scesa dal 19 al 17 per cento, con una diminuzione anche del part time involontario.
Tuttavia, sempre nello studio FIM Cisl 2025, si legge che anche nel mondo metalmeccanico l’impatto dell’invecchiamento pesa: negli ultimi cinque anni il numero dei giovani 15-34 anni occupati nel settore è sceso del 6% (meno 29 mila, in termini assoluti), quello dei 35-44enni addirittura del 15%, pari a 82 mila unità in meno.
In calo, oltre ai giovani, anche le donne (meno 2,9%) e i lavoratori stranieri (meno 3,7%). Aumentano, però, velocemente (più 22%) anche gli addetti della fascia 55-64.
E aumentano i laureati occupati nel settore, con un balzo di 44 mila unita in più. Restano stabili i diplomati, mentre calano di circa il 10% i lavoratori con la sola licenza media. E’ un sintomo che la domanda di lavoro delle imprese si sta spostando verso figure più istruite.
Nel settore della metalmeccanica, oggi i laureati STEM sono il 7.8% degli occupati, contro meno del 5% nel complesso dell’economia nazionale, battuti solo dal settore chimico al 16% (non calcolando, ovviamente, il settore TLC, dove le competenze tecnologiche sono alla base dell’occupazione)
Punti di forza e debolezze strutturali della metalmeccanica italiana
La piena comprensione del settore passa dall’analisi dei legami tra punti di forza e criticità interne.
- Capacità tecnologica e know-how: la presenza di aziende con elevata specializzazione, una spinta diffusa verso l’automazione e la rapidità nell’adattamento a nuove tecnologie costituiscono ancora oggi un elemento di vantaggio globale.
- Propensione all’export: la rete consolidata di clienti e partner su scala mondiale si è dimostrata resiliente, anche in fasi di crisi.
- Eterogeneità e flessibilità: la struttura produttiva variegata rende il settore capace di reagire con tempismo ai mutamenti di contesto.
Permangono tuttavia fattori di debolezza:
- Marginalità in riduzione: l’aumento dei costi e il contenimento dei prezzi hanno eroso parte della redditività, soprattutto per le PMI.
- Difficoltà nell’accesso al credito: la scarsa liquidità limita le possibilità di investimento e rinnovo tecnologico.
- Dipendenza da mercati esteri: l’esposizione alle variabili della domanda internazionale, soprattutto verso Paesi ad alto rischio protezionistico, espone il settore a forti sbalzi ciclici.
- Carenza di politiche industriali mirate: solo una parte minoritaria delle imprese trova benefici reali nell’attuale quadro di incentivi pubblici.
Previsioni per il 2025: segnali di rilancio e criticità residue secondo FIM Cisl
Gli specialisti confermano una situazione che, seppur fragile e complessa attualmente, lascia intravedere elementi di miglioramento. Le analisi elaborate da FIM Cisl evidenziano attese di una modesta ripresa nella seconda parte dell’anno. Le previsioni segnalano:
- Crescita dei ricavi industriali nel 2025 compresa tra +0,9% (al netto dell’inflazione) e +2,2% (valori correnti)
- Allentamento della stretta monetaria sui tassi di interesse e migliori condizioni creditizie per gli investimenti innovativi
- Rilancio del mercato interno, sostenuto dall’aumento delle assunzioni e dalle novità introdotte dai rinnovi contrattuali
- Residue criticità: la transizione green e le persistenti tensioni sui mercati globali potrebbero, tuttavia, pesare su comparti chiave quali automotive e costruzioni, rallentando la piena ripresa della filiera metalmeccanica
E si attende ancora il rinnovo contrattuale 2024-2027
I dati recenti sull’andamento e le previsioni del settore si accavallano con le trattative in corso da mesi per concludere il rinnovo contrattuale 2024-2027.
Dopo un nulla di fatto che va avanti da tanto, troppo tempo, tra sindacati e associazioni datoriali e degli industriali, solo qualche giorno fa si è tenuto un nuovo incontro al Ministero del Lavoro, con la convocazione straordinaria presieduta dalla Ministra Calderone.
Anche questa occasione si è conclusa senza novità eccezionali: sia i sindacati che le associazioni datoriali hanno ribadito le loro richieste e posizioni, senza alcun passo in avanti nè disposizione al compromesso, e non è stata neppure decisa una nuova data per il prossimo incontro per la mancata disponibilità delle controparti datoriali. La ripresa dei negoziati resta, dunque, ancora molto incerta.
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