Pichetto: “Sul tema del deposito geologico sarebbe auspicabile trovare soluzioni condivise a livello europeo, anche sulla base di scelte che stanno facendo altri Paesi, come la Finlandia. A livello nazionale potrebbe partire, a decorrere dal 2050, un programma di studi e qualificazione preliminari per la realizzazione del deposito geologico nazionale”
“Sulla base delle stime più recenti fornite dalla Sogin, orientativamente si ritiene che si possa prevedere per il 2029 il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica e per il 2039 la messa in esercizio del Deposito Nazionale” delle scorie nucleari. È stato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin in audizione presso le Commissioni VIII e X della Camera dei deputati, a ribadire ancora una volta il cronoprogramma italiano relativo allo smaltimento delle scorie nucleari. Mentre pet quanto riguarda l’individuazione delle aree idonee allo sviluppo di impianti per la produzione di energie rinnovabili “stiamo procedendo ad una revisione rapida del decreto che sottoporremo alla valutazione dei ministeri concertanti e delle regioni nel più breve tempo possibile”, ha ammesso ancora una volta il ministro.
“SCORIE E RINNOVABILI TEMA CHE ANIMA TERRITORI CHE SI SENTONO MINACCIATI, SERVE INFORMAZIONE CHIARA”
Il tema delle scorie nucleari e dell’individuazione delle aree idonee allo sviluppo di impianti per la produzione di energie rinnovabili “animano i territori, le comunità locali che avvertono un senso di minaccia derivante dalle scorie nucleari o dall’installazione, avvertita come selvaggia, di impianti a fonti rinnovabili. Ecco, credo che il nostro compito sia quello di avere, per poi divulgare, un quadro chiaro dello status quo e anche di dove si voglia andare. Anche perché i territori hanno bisogno di voci autorevoli che plachino, o quanto meno, riportino nei giusti binari le legittime preoccupazioni derivanti da un effetto NIMBY particolarmente evidente su queste tematiche” ha detto il Ministro Gilberto Pichetto Fratin in apertura di audizione.
“NESSUNA AUTO CANDIDATURA PRESENTATA PER IL DEPOSITO NAZIONALE DELLE SCORIE”
“In Italia, il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 ottobre 2019, è attualmente in fase di aggiornamento, per tenere conto dei progressi scientifici e tecnici, nonché delle raccomandazioni, buone prassi e insegnamenti tratti dalle verifiche inter pares internazionali. Sicuramente l’adempimento maggiormente significativo in relazione al Programma è rappresentato dall’iter di localizzazione, realizzazione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi” che ha portato “all’elenco delle 51 aree idonee presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI)” per le quali “non è stata presentata alcuna autocandidatura da parte degli enti territoriali, nonché da parte del Ministero della Difesa per quanto riguarda le strutture militari, ad ospitare il Deposito Nazionale, secondo quanto previsto dalle disposizioni del dl energia” ha detto Pichetto.
“In assenza di autocandidature, è stata avviata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla proposta di CNAI che è attualmente in corso. Una volta ricevuta la comunicazione di procedibilità dell’istanza a novembre 2024, è stato comunicato ai Soggetti Competenti in materia Ambientale (SCA) l’avvio della fase di consultazione finalizzata a definire la portata e il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, la cosiddetta fase di scoping”, ha ricordato Pichetto. “Tale fase, dopo una richiesta di proroga pervenuta da questo ramo del Parlamento mediante un ordine del giorno, si è conclusa a fine gennaio scorso. Ai fini del prosieguo della procedura – che includerà una fase di consultazione pubblica – è attesa la ricezione del parere di scoping da parte della Commissione Tecnica VIA/VAS”.
CONCLUSA LA VAS POSSIBILE L’ACQUISIZIONE DI POSSIBILI MANIFESTAZIONI DI INTERESSE APERTA A REGIONI ED ENTI LOCALI NEL CUI TERRITORIO RICADONO LE AREE INDIVIDUATE DALLA CNAI, CON L’AVVIO DI SUCCESSIVE TRATTATIVE BILATERALI;
“Una volta conclusa la VAS, la CNAI e il relativo ordine di idoneità – aggiornati dalla Sogin tenendo conto delle risultanze della procedura medesima – saranno approvati con decreto del MASE, di concerto con il MIT, previo parere tecnico dell’ISIN. A seguito dell’approvazione della CNAI, il procedimento di localizzazione del Deposito Nazionale proseguirà, poi, secondo ulteriori passaggi”, ha evidenziato ancora il ministro. Vale a dire “l’acquisizione di possibili manifestazioni di interesse aperta a Regioni ed enti locali nel cui territorio ricadono le aree individuate dalla CNAI, con l’avvio di successive trattative bilaterali; poi “indagini tecniche della durata di 15 mesi, svolte dalla Sogin nel rispetto delle modalità definite dall’ISIN e sotto la sua vigilanza; in esito alle indagini tecniche, la Sogin formulerà una proposta di localizzazione al MASE che, sulla base del parere vincolante dell’ISIN, di concerto con il MIT e sentito il Ministero dell’università e della ricerca (MUR) per gli aspetti relativi all’attività di ricerca, individuerà con proprio decreto il sito unico dove realizzare il Deposito Nazionale”.
Infine “la Sogin avvierà una campagna informativa nella Regione in cui è situato il sito prescelto, volta a comunicare alla popolazione e agli Enti locali le necessarie informazioni sul Deposito Nazionale” e vi sarà lo svolgimento del procedimento di rilascio dell’Autorizzazione Unica e della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)”.
SENZA CANDIDATURE SARANNO ATTIVATI DEI COMITATI INTERISTITUZIONALI MISTI STATO-REGIONI, COME FORMA ULTERIORE DI SOLLECITAZIONE ALLA LEALE COLLABORAZIONE
“Nel caso in cui si riscontri l’assenza di manifestazioni spontanee o la mancata definizione dell’intesa, saranno attivati dei Comitati interistituzionali misti Stato-Regioni, come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sarà ricercata l’intesa della Conferenza Unificata. Ove non si riesca a costituire il suddetto Comitato o. in caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti, la decisione sarà assunta con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata”.
NEL 2029 RILASCIO AUTORIZZAZIONE UNICA DEPOSITO E NEL 2039 LA MESSA IN ESERCIZIO
“Sulla base delle stime più recenti fornite dalla Sogin, orientativamente si ritiene che si possa prevedere per il 2029 il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica e per il 2039 la messa in esercizio del Deposito Nazionale”, ha ribadito Pichetto.
COS’È IL DEPOSITO NAZIONALE DI SCORIE
Come ha detto lo stesso ministro, la strategia nazionale prevede che, all’interno del Deposito Nazionale, vengano smaltiti in via definitiva, i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e dalla pregressa gestione di impianti nucleari. Il Deposito Nazionale è stato concepito, inoltre, per essere costruito e gestito con annesso un Parco Tecnologico, un centro di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico dotato di strutture comuni per i servizi e per le funzioni necessarie alla gestione di un sistema integrato di attività operative, nel quale si svolgeranno studi nel campo energetico, dello sviluppo sostenibile e della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato.
Inoltre, secondo la strategia nazionale deve essere individuata un’apposita struttura temporanea (Centro Stoccaggio Alta attività – CSA) in cui stoccare in sicurezza per lungo periodo, mediante appositi cask, i rifiuti radioattivi a media e alta attività e il combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari, tra cui, ma non solo, i residui derivanti dal riprocessamento del combustibile nucleare esaurito, inviato in Francia e nel Regno Unito, che dovranno rientrare in Italia, in conformità a specifici accordi.
Il CSA (Centro Stoccaggio Alta attività) dovrà ottimizzare la gestione di tali rifiuti nell’attesa relativa all’individuazione della soluzione per il loro smaltimento in un deposito geologico.
DEPOSITO GEOLOGICO, PER PICHETTO SAREBBE AUSPICABILE TROVARE SOLUZIONI CONDIVISE A LIVELLO EUROPEO
“Per quanto riguarda il deposito geologico, il Programma prevede lo smaltimento dei rifiuti di alta attività e media attività a lunga vita in idonee formazioni geologiche da individuare in un contesto internazionale come opzione preferita o, in alternativa, sul territorio nazionale. È chiaro che sul tema sarebbe auspicabile trovare soluzioni condivise a livello europeo, anche sulla base di scelte che stanno facendo altri Paesi, come la Finlandia. A livello nazionale potrebbe partire, a decorrere dal 2050, un programma di studi e qualificazione preliminari per la realizzazione del deposito geologico nazionale” ha affermato il Ministro.
RIFIUTI NUCLEARI: CIRCA 32.663,1 M³ DI RIFIUTI RADIOATTIVI IN ITALIA, NEL LAZIO LA MAGGIORE CONCENTRAZIONE
“Gli impianti nel territorio italiano che al momento detengono rifiuti radioattivi, combustibile esaurito, sorgenti dismesse e materie nucleari, da conferire in futuro al Deposito Nazionale sono i seguenti: 4 ex centrali nucleari in decommissioning gestiti da Sogin; 4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning gestiti da Enea e Sogin; 1 reattore di ricerca ISPRA-1 presso il Centro Comune di Ricerca (CCR) di Ispra (VA), gestito da Sogin; 7 centri di ricerca nucleare (ENEA Casaccia, CCR di Ispra, Deposito Avogadro, LivaNova, CeSNEF – Centro Studi Nucleari Enrico Fermi – di Milano, Università di Pavia, Università di Palermo); 4 centri del Servizio Integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex, MITAmbiente); 1 centro del Servizio Integrato non più attivo (Cemerad); 1 deposito del Ministero della Difesa, Stato Maggiore della Marina, Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari (CISAM)” ha sottolineato il Ministro Pichetto Fratin.
“Sulla base dei dati dell’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi aggiornato al 31 dicembre 2023, redatto dall’ISIN, risulta che, a tale data, in Italia sono presenti complessivamente circa 32.663,1 m³ di rifiuti radioattivi (aumento di circa il 5% rispetto al 2022), la maggior parte dei quali ad attività bassa e molto bassa. Il Lazio è la regione che detiene il volume maggiore di rifiuti radioattivi, pari a 10.549 m3, ovvero il 32,30% del totale. Seguono Lombardia (6.435 m3, 19,70%), Piemonte (5.971 m3, 18,28%), Basilicata (4.280 m3, 13,10%), Campania (2.595 m3, 7,95%), Emilia-Romagna (1.246 m3, 3,82%) Toscana (1.041 m3, 3,19%) e Puglia (546 m3, 1,67%). In termini di quantitativo totale di radioattività (rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e combustibile irraggiato), il Piemonte figura al primo posto, con il 79,30% del totale”, ha ricordato il ministro.
“La gran parte (99%) del combustibile nucleare irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna per il suo riprocessamento. Tali attività produrranno circa 35,87 m³ di rifiuti ad alta attività e circa 47,58 m³ di rifiuti a media attività, al netto del volume dei contenitori da utilizzare per trasportare tali rifiuti in Italia, che si prevede corrisponderà a un volume effettivo lordo comprensivo dei contenitori metallici di trasporto e stoccaggio (cask) di circa 780 m³. Il quantitativo totale del combustibile nucleare esaurito presente in Italia al 31 dicembre 2023 ammonta a circa 15,8 tonnellate di metallo pesante(tHM)”, ha concluso Pichetto aggiungendo che è dunque “evidente che il tema delle scorie nucleari non è conseguenza dell’individuazione delle aree idonee o del deposito, ma esiste a prescindere, anche in virtù delle opere di decommissioning che dobbiamo portare avanti”.
AREE IDONEE, “PROCEDIAMO A REVISIONE RAPIDA DM, A BREVE LO SOTTOPORREMO A VALUTAZIONE MINISTERI E REGIONI”
“Avverso il DM aree idonee sono stati presentati molteplici ricorsi rispetto ai quali il TAR Lazio si è di recente espresso. In particolare, nella sentenza relativa al ricorso presentato dall’ANEV, il giudice amministrativo chiede alle amministrazioni di riscrivere i principi e i criteri omogenei per la individuazione delle aree idonee e non idonee, contestando un deficit di specificità ed omogeneità che non consente alle regioni di essere guidate nell’esercizio delle attribuzioni ad esse spettanti. Il Tar contesta al contempo l’assenza di una disciplina transitoria che consente di salvaguardare le iniziative già avviate prima dell’individuazione delle aree con legge regionale e l’illegittimità della disposizione che concede la facoltà di incrementare le fasce di rispetto dai beni tutelati alle regioni fino a 7 km, in quanto competenza esclusiva del legislatore statale. Alla luce di tali contestazioni, stiamo procedendo ad una revisione rapida del decreto che sottoporremo alla valutazione dei ministeri concertanti e delle regioni nel più breve tempo possibile”, ha proseguito il ministro.
“Alla luce degli impegni europei e della necessità di individuare anche le zone di accelerazione, non è più rinviabile un’azione programmatoria di ampio respiro che si basi su un atteggiamento costruttivo e responsabile di tutti gli attori in gioco. Dobbiamo garantire l’ordinato sviluppo degli impianti rinnovabili sul territorio, traguardando gli obiettivi del Pniec, in modo tale da garantire il progressivo abbassamento della bolletta elettrica mediante il disaccoppiamento”, ha concluso Pichetto.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link