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Flash news: IVASS, rapporto annuale sui rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità


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Il 10 giugno scorso IVASS ha diffuso il rapporto 2025 sui rischi catastrofali e di sostenibilità, contenente i principali risultati del terzo monitoraggio sui danni associati a calamità naturali e tematiche ESG.

Le rilevazioni, che hanno come obiettivo principale la costruzione, nel tempo, di un sistema di dati sui rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) affidabile e funzionale al supporto degli obiettivi istituzionali, coinvolgono tutte le imprese attive nel comparto assicurativo nazionale.

Nel concreto l’indagine è articolata in una parte quantitativa, con riferimento ai dati al 31 dicembre 2023, e una parte qualitativa, basata su informazioni aggiornate alla fine del 2024 e mira a monitorare:

  • l’integrazione degli aspetti ESG nelle politiche strategiche e nei processi di risk management nel breve, medio e lungo periodo;
  • gli effetti dei rischi fisici derivanti da eventi naturali estremi sulle attività di sottoscrizione e gestione assicurativa;
  • la rilevanza dei rischi di transizione sui portafogli di investimento.

Il documento, anche in relazione alla legge di bilancio 2024 (che ha introdotto il sistema di assicurazione obbligatoria contro i danni da calamità naturali ed eventi catastrofali per le imprese produttive italiane) descrive l’esposizione del settore assicurativo ai rischi connessi al cambiamento climatico, in un’ottica di stabilità del sistema finanziario, mettendo in luce il ruolo essenziale delle assicurazioni nelle politiche di adattamento agli eventi climatici estremi, nella riduzione del gap di copertura assicurativa e nel sostegno alla transizione verso un’economia più sostenibile.

I risultati dell’indagine condotta da IVASS sono suddivisi per ciascuna area tematica esaminata e possono essere così sintetizzati:

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Si registra un progressivo incremento nella disponibilità e nella esattezza dei dati relativi alla sottoscrizione di rischi da calamità naturali e alle emissioni di gas serra connesse agli investimenti in titoli azionari e obbligazionari.

  • Governance e gestione dei rischi ESG
    • la quasi totalità delle compagnie segnalanti (il 93% su 86) ha implementato i fattori ESG nelle proprie strategie di governance o ne ha programmato l’integrazione. Le imprese che non hanno ancora intrapreso tali iniziative sono di dimensioni contenute, specializzati in settori particolari;
    • le competenze in materia ESG sono prevalentemente attribuite a comitati consiliari, organi esecutivi di vertice o funzioni di alta direzione;
    • oltre il 75% delle compagnie ha effettuato analisi di materialità su rischi fisici e di transizione, ritenendoli determinanti per il proprio business. Di queste il 66% ha condotto analisi di scenario a breve, medio e lungo termine, prevalentemente integrando le valutazioni patrimoniali e finanziarie secondo i criteri Solvency II.
  • Sottoscrizione e gestione del rischio

La raccolta assicurativa a copertura dei rischi catastrofali è in graduale aumento (passa da circa 1,8 miliardi di euro nel 2018 a 2,8 miliardi di euro nel 2023): l’incremento dei premi raccolti è attribuibile sia a un aumento dell’esposizione delle compagnie ai rischi sottoscritti (ad esempio, nel 2023 per il rischio inondazione le somme assicurate sono cresciute del 15% per gli immobili commerciali e dell’8,6% per gli immobili residenziali), sia all’aumento del premio delle coperture offerte. La quasi totalità della raccolta premi per i rischi catastrofali proviene dalle polizze “incendio e altri danni ai beni”, prevalentemente a protezione degli immobili, e dal segmento “altre assicurazioni auto”.

Nel corso del 2023 si è registrato un considerevole incremento delle operazioni di cessione in riassicurazione concernenti le coperture relative a eventi catastrofali, con una variazione positiva del 13,4% rispetto all’esercizio precedente. Il volume dei premi ceduti in riassicurazione per tali rischi si attesta a un livello superiore al doppio di quello relativo al complesso delle attività del ramo danni (il quale rappresenta il 18,4% del totale dei premi). I primi cinque gruppi assicurativi concentrano una quota della raccolta premi relativa ai rischi catastrofali pari al 74,6% del mercato (in aumento rispetto al 72,2% del 2022).

  • Sostenibilità degli investimenti

La maggior parte delle compagnie dichiara di adottare politiche di investimento sostenibili e responsabili, in particolare attraverso esclusioni settoriali, geografiche o per emittente, in linea con criteri ESG interni o definiti da standard internazionali. Risulta in crescita il numero di imprese che ha fissato un obiettivo di decarbonizzazione del portafoglio investimenti in linea con l’Accordo di Parigi. Gli investimenti ammissibili in base alla Tassonomia UE sono stimabili tra i 48 e i 55 miliardi di euro, al variare della ponderazione utilizzata (fatturato oppure spese in conto capitale), mentre quelli allineati, maggiormente orientati agli obiettivi di sostenibilità, sono valutabili tra i 10 e i 17 miliardi di euro.

  • Esposizione ai rischi di transizione e impronta carbonica

Le compagnie investono circa 64 miliardi di euro (6,4% del totale dei loro investimenti) in settori potenzialmente esposti ai rischi di transizione, di cui circa 10 miliardi di euro nel settore dei combustibili fossili, a rischio maggiore di perdere valore nei prossimi anni (cd. attivi incagliati o, secondo la terminologia anglosassone, stranded asset). La valutazione dell’esposizione ai rischi di transizione del portafoglio è molto eterogenea tra le imprese e potrebbe essere poco affidabile, a causa della difficoltà di raccogliere dati completi sulle emissioni indirette legate a strumenti finanziari complessi o fondi esterni. Si è comunque stimato che, nel 2023, l’intensità delle emissioni carboniche dirette (Scope 1) e di quelle indirette (Scope 2) sia stata pari, rispettivamente, a 74 e a 13 tonnellate di gas-serra per milione di euro investito.

Quattro compagnie capogruppo hanno già redatto un piano di transizione climatica, mentre 18 compagnie di dimensioni rilevanti sono in fase di pianificazione. Le criticità principali riscontrate riguardano:

  • continua evoluzione e complessità del quadro normativo a livello europeo e nazionale;
  • incompletezza dei dati ESG e l’assenza di metriche condivise nel settore;
  • difficoltà di prevedere la profittabilità di strategie volte a ridurre le emissioni di gas serra a livello aziendale e attraverso la propria attività;
  • i tempi necessari per modificare i modelli aziendali in linea con gli obiettivi di sostenibilità.



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