Il Digital Networks Act (Dna) – proposta di legge che la Commissione ue presenterà a fine anno e ora in consultazione – è il primo passo verso un nuovo quadro normativo unificato delle telecomunicazioni.
Tutti dovremmo seguirlo con attenzione.
Tra i vari obiettivi, include la riduzione del numero degli operatori e la revisione della Net Neutrality, ridefinendo i nuovi pilastri dell’ecosistema digitale europeo.
Digital networks act: obiettivi principali
Avrà impatto sul costo dei servizi, sulla loro qualità e sulla nostra esperienza digitale. A ben guardare, molti aspetti del provvedimento, quelli che non riguardano le comunicazioni a banda larga su linea fissa, sono in effetti limitatamente condivisibili. Un’armonizzazione delle frequenze utilizzate per i servizi di comunicazione elettronica, per esempio, è necessaria per una rete satellitare europea.
Tuttavia, lo scopo generale del DNA (acronimo di Digital Networks Act) è quello di modificare il quadro regolamentare per consentire lo sviluppo di reti e servizi digitali ad alta affidabilità, veloci e sicuri.
In Italia siamo fortunati: gli utenti della banda larga hanno già oggi questo privilegio. Pagano la connettività meno della media europea. Sono tutelati da autorità esperte, che hanno saputo proteggere la concorrenza, e che hanno reso possibile la realizzazione di una delle reti FTTH più pervasiva d’Europa.
Si direbbe che la connettività fissa in Italia è un mercato che funziona. Squadra che vince non si cambia, ma la Commissione, in questo contesto, non la pensa così. Sia ben chiaro, riorganizzare un quadro regolamentare al livello globale europeo è un arduo compito, così come realizzare delle politiche industriali sinergiche che nel tempo sappiano essere armonizzate e consistenti.
Grandi campioni europei dal Dna
Un legittimo dubbio però nasce sui princìpi di un provvedimento che mira a ridurre la frammentazione degli operatori, e quindi, il numero degli attori. Eppure, nel documento di consultazione, la Commissione riconosce che la liberalizzazione del mercato negli ultimi 30 anni ha prodotto benefici significativi per gli utenti e per la concorrenza. Questo approccio però, continua il documento, avrebbe favorito la frammentazione del mercato e non avrebbe consentito all’industria di dispiegare investimenti significativi nelle nuove infrastrutture.
In effetti, i grandi capitali indirizzano mercati che hanno i volumi di scala, e, secondo la Commissione, l’Europa non è “un” mercato digitale ma “un insieme” di diversi mercati, ciascuno con i suoi operatori nazionali. L’obiettivo da raggiungere è dichiaratamente quello di un quadro regolamentare unificato, che permetta ad aziende transfrontaliere di commercializzare i propri servizi con le stesse regole in tutti gli Stati membri.
Oligopoli, meno concorrenza
Se così fosse, il rischio di un oligopolio sarebbe realistico: le aziende con grandi capitali a disposizione, aggredirebbero un Mercato Digitale Singolo che farebbe gola per le economie di scala. I meccanismi predatori avrebbero la meglio sugli operatori sparsi per l’Europa, e se pochi operatori si spartissero il mercato, inevitabilmente assisteremmo ad un incremento dei prezzi. Riducendosi la concorrenza, gli investimenti avrebbero comunque vita difficile e la soluzione prospettata dalla Commissione, non sembrerebbe essere a portata d’occhio.
Ora, facendo un passo non troppo indietro, ci troviamo di fronte ad un’Europa che solo pochi anni fa, per consentire la fusione di due grandi operatori mobili, ha preteso l’ingresso di un nuovo player. Oggi invece la ricetta sembra esattamente opposta. Eppure, i grandi capitali cercano regole chiare e con orizzonti temporali ultradecennali.
Anche su questa inversione a U, spunta qualche punto interrogativo.
La minaccia alla net neutrality con il Dna
Un altro aspetto che il DNA intende rivalutare, è quello della Net Neutrality, ovvero alla regolamentazione che ha imposto a tutti gli operatori di non discriminare e/o trattare in maniera differenziata il traffico su Internet. La Net Neutrality è stata alla base della regolamentazione dell’ultimo decennio, e si parla strettamente con i princìpi, anche tecnici, della rete Internet. Offrire accesso a qualsiasi contenuto, da qualsiasi punto di accesso alla rete, è stato il segreto del successo della sua diffusione. Rivedere il principio di base può essere scivoloso.
Ad esempio, se un operatore potesse decidere quale traffico viene privilegiato, indirettamente, influenzerebbe la percezione del consumatore, polarizzandolo verso un servizio piuttosto che un altro e a discapito della libera scelta consapevole. Per esempio, l’operatore potrebbe fare accordi con determinati fornitori di contenuti in streaming e dare una migliore esperienza utente per il loro servizio.
Si rischia un’Internet “con le marce”, in cui alcuni servizi andranno in prima, altri in quarta. La riflessione si può fare per alcuni servizi specializzati, deve essere ben ponderata, ed in verità alcune eccezioni sono già previste. Per esempio per la telefonia su IP.
Perché dobbiamo revisionare la Net Neutrality, che è stato il pilastro della libera scelta consapevole dei contenuti e grazie alla quale abbiamo ottenuto il c.d. Modem Libero?
La consultazione pubblica sul Dna
La Commissione Europea, prima della pubblicazione del provvedimento prevista per dicembre e del dibattimento in Parlamento e in Consiglio, ha lanciato una consultazione pubblica sul DNA con l’obiettivo di raccogliere le opinioni di quanti più soggetti possibile. Sembra incredibile. Da una parte Bruxelles disegna il DAN come una regolamentazione, non come una direttiva – con un approccio dirigista – dall’altra, stupisce con grandi prove di democrazia, in cui i princìpi di un provvedimento al vaglio vengono posti in consultazione pubblica. Tutti possono contribuire, dalle organizzazioni ai singoli cittadini, attraverso la pagina dedicata inviando le proprie osservazioni sugli aspetti descritti nel documento posto in consultazione nel paragrafo “Motivi della consultazione”. Si tratta degli asseriti problemi dovuti alla mancanza di investimenti infrastrutturali e sulla frammentazione del mercato delle comunicazioni elettroniche. L’esperienza è molto semplice ed immediata.
Che si concordi o meno con i considerando e gli obiettivi della consultazione, è importante prenderne atto, partecipare al processo di democrazia ed essere consapevoli che qualcosa sta volgendo verso un maggior accentramento. Potremmo aver bisogno di un DNA diverso da com’è comunicato oggi, e stavolta, possiamo dirlo.
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