All’orizzonte si profila un nuovo, intenso, biennio in cui formare tecnici superiori in grado di apportare competenze a un settore, l’agroalimentare, decisivo per l’economia nazionale. Ma per rispondere alle esigenze sfaccettate di un comparto che, nel complesso, vale oltre 600 miliardi di euro, ITS Academy Agroalimentare Veneto rilancia le sue ambizioni, introducendo nuovi corsi che risponderanno ancora più puntualmente alle richieste delle imprese e ampliando gli orizzonti oltre le frontiere regionali, per attrarre più studenti e convincerli dei vantaggi della formazione tecnologica superiore.
Elia Casagrande, direttore ITS Academy Agroalimentare Veneto, racconta a TuttoITS le novità e le sfide e stila un primo bilancio a un anno dal rinnovamento delle cariche ai vertici della Fondazione.
Direttore Casagrande, quali sono gli appuntamenti che contribuiranno a plasmare il prossimo biennio, in particolare in termini di nuovi ingressi?
Per il biennio 2025/2027, abbiamo ampliato la nostra offerta formativa con tre nuove proposte fortemente volute dalle aziende.
A Conegliano, introduciamo il corso Agritech specialist per la filiera viticola, di cui andiamo molto orgogliosi, frutto di un lavoro durato moltissimi mesi e fortemente voluto dal sistema dei consorzi di tutela del Prosecco. Formeremo un tecnico di vigneto esperto sia di sostenibilità che di nuove tecnologieapplicate nella viticoltura, soprattutto quella di precisione.
A Buttapietra, il corso Agritech&innovation specialist sulla meccanizzazione agraria e agricoltura di precisione è il risultato di un confronto avuto con aziende del territorio a sud di Verona, realtà che si sono avvicinate molto a meccanizzazione agraria e agricoltura di precisione. Abbiamo pensato di rispondere con un biennio che preparerà tecnici in grado di utilizzare tutte le nuove tecnologie applicate al settore agricolo.
Abbiamo poi, a Bassano del Grappa, il corso Green&Garden Design Specialist per progettazione, manutenzione e cura del verde. Il titolo è molto evocativo, formeremo una figura che lavorerà in tutto il settore che gestisce il verde privato e pubblico.
Infine, a Padova, il corso Agrifood&bio sustainability specialist, ovvero un esperto di sostenibilità ambientale per aiutare le aziende nella transizione green: è una proposta che aggiorna completamente un’offerta già esistente.
Il termine delle iscrizioni è previsto l’11 luglio, mentre le selezioni sono in programma dal 16 al 18 luglio.
Per ogni corso sono a disposizione 25 posti per il prossimo biennio, quali aspettative sui numeri?
La sfida è sempre far capire il valore dell’offerta agli studenti. Il nostro settore è caratterizzato da una grandissima domanda di manodopera; gli studenti, in uscita dal percorso delle superiori possono benissimo andare a lavorare. Il nostro compito è intercettarli prima, fargli capire che vale la pena investire altri due anni per entrare in azienda con competenze più alte.
Come lavorate su questo aspetto?
Con l’orientamento, presentando e spiegando quali sono i vantaggi dei nostri corsi, ma ricorriamo soprattutto alle testimonianze, coinvolgendo i nostri studenti diplomati, che descrivono il proprio percorso e i successi professionali. La testimonianza è sicuramente l’elemento più convincente per i ragazzi.
Come state lavorando sul fronte dell’attrazione di studenti da altre regioni?
Abbiamo deciso di mettere a disposizione tutta una serie di strumenti per agevolare questa mobilità a livello nazionale e abbiamo stretto accordi con strutture dove gli studenti fuori sede potranno alloggiare. Abbiamo inoltre un sistema di borse di studio molto incentivante, oltre a dei contributi erogati direttamente dalla Fondazione.
Le percentuali di studenti extra regione attualmente sono molto basse, sicuramente hanno margine per crescere e, volendo andare in questa direzione, stiamo agendo con strumenti di supporto.
ITS Academy Agroalimentare Veneto viene da un periodo di rinnovo delle cariche apicali, del cda, ecc: quali sono le sfide dei prossimi anni, guardando anche ai temi più generali del mondo dell’agroalimentare italiano e mondiale?
La riforma del sistema ITS nazionale ha dato proprio una scossa alle strutture delle Fondazione, compresa la nostra, però è stata un’occasione anche per mettere ordine e rendere soprattutto più efficiente la Fondazione. Nel nostro caso c’è stato un cambio completo della governance, Presidente, Direttore e CDA.
Siamo riusciti a coinvolgere ancora più aziende nel nostro partenariato, abbiamo bisogno di indicazioni che arrivino dalle imprese che si confrontano sempre di più con un mercato e una competizione di livello mondiale. E ci sono delle sfide molto complesse legate alla transizione ecologica, alla digitalizzazione e alla sostenibilità e, da ultimo, anche all’introduzione dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Le PMI e le startup spesso faticano ad accedere a risorse, network e supporti adeguati per innovare. È fondamentale creare contesti in cui questi soggetti possano collaborare e contaminarsi a vicenda, superando l’isolamento e favorendo il trasferimento tecnologico.
Nota anche un cambiamento generazionale anche nella guida delle aziende del settore in Veneto, c’è un ascolto diverso con cui confrontarsi?
Sì, fortunatamente si comincia a diffondere sempre di più la conoscenza del sistema ITS come opportunità formativa. Una volta dovevamo noi andare a bussare alla porta e presentarci, far capire cosa siamo, adesso veniamo riconosciuti dalle aziende e capiscono il valore della formazione che possiamo dare.
Quanto conta per una realtà come la vostra una visione competente ma giovane come la sua, anche in termini anagrafici? L’età cambia il modo di vedere la leadership?
Lavoro in ITS sin dagli inizi, quello di Direttore è un ruolo che ho fortemente voluto e per il quale mi sono impegnato con tutte le mie forze. Ringrazio Damiana Tervilli, direttrice sin dall’istituzione dell’ITS, per aver creato le condizioni per questo cambio generazionale. Credo che la scelta del CdA di affidarmi a 34 anni la direzione della Fondazione sia una scelta che consenta di progettare con una visione nel lungo periodo. In questi primi dieci mesi di Direzione ho cercato di dare una spinta verso la strutturazione dell’ITS come organizzazione, ed il mio stile di leadership è sicuramente partecipativo: ci tengo a coinvolgere i collaboratori nel processo decisionale e creare un clima di fiducia e motivazione. Una Fondazione solida internamente darà un’immagine più positiva anche agli studenti che sceglieranno di studiare da noi. Grazie alla mia età, poi, credo di poter comprendere maggiormente i giovani studenti che si iscrivono e le loro necessità. Infine, c’è un’ottima intesa con il Presidente Nardi che ringrazio per la fiducia, e anche con il CdA si è creato sin da subito un’atmosfera positiva. Ma attenzione: siamo solo all’inizio del lavoro!
L’offerta di corsi è ampia, diversificata. Quale potrebbe essere però un ulteriore ambito a cui guardare in futuro?
Ci sono aspetti che possono sembrare distanti o avveniristici, ma in realtà sono assolutamente nel presente. Uno di questi è sicuramente l’intelligenza artificiale, dobbiamo capire come va integrata e soprattutto come può essere sfruttata dai nostri tecnici. E poi la meccanizzazione agricola, quindi l’integrazione della tecnologia all’interno delle aziende agroalimentari, che consente di renderle più efficienti e di lavorare nella direzione della sostenibilità.
Come valutate gli esiti del recente monitoraggio nazionale ITS Academy 2025 Indire e cosa vi suggerisce direttamente e più in senso lato?
Il monitoraggio 2025 è stato il migliore di sempre per noi: 83% di corsi in premialità. Non è stata una sorpresa: negli ultimi tre monitoraggi la percentuale è sempre aumentata. In primis questo è un grande riconoscimento per il lavoro fatto da tutti, dai nostri tutor fino ai docenti. In senso lato ci restituisce un’immagine di un ITS che ha saputo individuare correttamente le lacune presenti nel mondo del lavoro e rispondere adeguatamente. E questa è la soddisfazione maggiore: riuscire ad erogare un servizio che è un win-win per tutto il sistema: studenti, imprese, e territorio.
C’è qualche storia che lei ritiene particolarmente esemplificativa della vostra realtà formativa, anche in relazione al settore di riferimento?
Un tema sul quale stiamo cercando di portare l’attenzione è la presenza della componente femminile all’interno del settore agroalimentare, dall’esterno si può pensare che sia un ambito più maschile, invece ha tantissime sfaccettature. C’è una componente molto importante di servizi del marketing, commercializzazione, valorizzazione dei prodotti. Un 50% dei nostri studenti viene dagli istituti agrari che hanno una maggioranza di studenti maschi. Stiamo cercando di far comprendere il valore del nostro settore anche alle ragazze che provengono da altri ambiti, per far capire quanto appeal può avere il pensiero femminile su un comparto come questo.
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