Piero Cipollone della Banca centrale europea ospite dell’Osservatorio Banca Impresa 2030 negli spazi milanesi di Kpmg. Il futuro e le funzionalitàdella valuta comune che cambierà le abitudini dei consumatori
La digitalizzazione della finanza iniziò in Italia, per il grande pubblico, a metà degli anni Settanta del secolo scorso, quando comparvero i primi Atm, ovvero i bancomat nell’espressione popolare. Fino a quel momento, il contante poteva essere ritirato solo all’agenzia bancaria, negli orari di apertura. E all’epoca non tutte le banche aprivano al pubblico il pomeriggio.
La grande innovazione nacque a B, quando Barclays presentò a Enfield Town, nel nord della capitale, la prima Automated teller machine, da poco inventata da John Shepherd-Barron, che lavorava per la De La Rue Instruments. Era il 27 giugno 1967. Fu un momento rivoluzionario: si staccava la provvista del denaro dagli orari della banca. Un percorso che poi avrebbe portato ai pagamenti diretti nei conti dei venditori di merci e servizi, grazie all’introduzione e alla diffusione dei Pos (Point of sales, che oggi sono anche portatili) e poi via via con tutte le successive innovazioni fino ad arrivare a pagare con lo smartphone, senza più aver la necessità di portare con sé la «tessera del bancomat». Il passo successivo è già scritto ed è la nascita delle valute dematerializzate, a cui è stata dedicata la recente giornata di lavoro dell’Osservatorio Banca Impresa 2030: Eurosistema ed euro digitale.
Vantaggi
L’appuntamento, come sempre a porte chiuse, richiamerà oggi nella sede milanese di Kpmg, Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea che illustrerà la strategia complessiva che la Bce sta attuando nel segmento dei pagamenti. Cipollone, già vice direttore generale della Banca d’Italia, ha fatto il punto della situazione in merito all’introduzione della moneta comune digitale e ai vantaggi che questo comporterà per il comune cittadino.
Con lui, erano i padroni di casa, Lorenzo Macchi e Bruno Verona di Kpmg, il rettore della Liuc Anna Gervasoni e l’ex vicedirettrice generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola. Ai lavori dell’Osservatorio, nato dalla collaborazione tra Aifi, Fondazione Corriere della Sera e Kpmg, con una importante spinta iniziale della Fondazione per il Varesotto, hanno partecipato Innocenzo Cipolletta presidente dell’Aifi, Gian Maria Gros-Pietro presidente di Intesa Sanpaolo, Pier Carlo Padoan presidente di Unicredit, Giovanni Pirovano, presidente di Banca Mediolanum, Claudia Cattani presidente di Bnl del gruppo Bnp Paribas, Fabrizio Burlando, amministratore delegato di Bancomat, Marco Siracusano amministratore delegato di PostePay, Giovanni Brugnoli di Confindustria, Silvia Pagani di Confindustria Varese, Matteo Fumagalli Romario di Sol, Umberto Ambrosoli di Banca Aletti, Maurizio Tamagnini, fondatore e amministratore delegato di Fsi, Victor Massiah, Corrado Passera e Alessandro Profumo. Le conclusioni sono state invece affidate a Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera e a Giovanni Gorno Tempini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti.
Svolte
La digitalizzazione delle valute e l’impatto che le nuove tecnologie promettono di avere nel prossimo futuro sul mercato dei pagamenti sono alcune delle svolte epocali che si realizzeranno in questo periodo storico. A livello istituzionale, la Banca d’Italia è stata uno degli istituti centrali più attivi e propositivi in questo settore, fornendo negli ultimi anni un contributo importante alle posizioni della Banca centrale europea. Ma il progetto è ancora lontano da realizzarsi: l’euro digitale non troverà spazio nei nostri wallet prima del 2032. Sarà, dice la Bce, «una valuta digitale della banca centrale, un equivalente elettronico del contante. Affiancherebbe banconote e monete, offrendo alle persone più scelta su come pagare». Ovvero, «un euro digitale sarebbe una forma digitale di contante: un mezzo di pagamento elettronico al dettaglio emesso dalla Banca centrale europea. In quanto forma di moneta pubblica, sarebbe disponibile gratuitamente a tutti nell’area dell’euro, per qualsiasi pagamento digitale». Due gli aspetti particolarmente importanti. Da un lato la privacy. Scrive la Bce: «L’utilizzo online dell’euro digitale non ci consentirebbe di risalire alla tua identità sulla base dei pagamenti effettuati. Inoltre, per i pagamenti offline, l’euro digitale offrirebbe anche un livello di privacy paragonabile a quello del contante».
Dall’altro la sicurezza. «Un euro digitale non sarebbe una criptoattività. Le criptoattività sono rischiose e instabili perché non sono garantite o gestite da un’istituzione centrale. Chi detiene criptoattività non ha alcuna garanzia che le potrà cambiare in contante all’occorrenza. Un euro digitale, invece, sarebbe garantito dalla stessa istituzione che garantisce il tuo contante, cioè dalla Banca centrale europea. E proprio come il contante, un euro digitale manterrebbe sempre il suo valore nominale».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link