L’Ue si trova a un bivio cruciale per la sua competitività e resilienza, in un momento di sfide globali, di calo della produttività e indebolimento del processo innovativo.
La doppia transizione, verde e digitale, rappresenta per l’Europa l’occasione per riprendere slancio, risollevarsi e chiudere il divario con i principali competitor economici e geopolitici, come anche sottolineato dal Competitiveness Compass pubblicato dalla Commissione europea.
Sono però necessari tre prerequisiti fondamentali:
Il progetto Cantiere Europa per la competitività
Proprio su questo tema l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha realizzato il rapporto dal titolo “A Roadmap for Europe’s Competitiveness and Innovation” che analizza le sfide e le opportunità legate alla doppia transizione (verde e digitale) dell’Unione Europea nel contesto della competitività globale. Lo studio raccoglie analisi, prospettive e raccomandazioni di policy emerse nell’ambito del progetto Cantiere Europa: tra settembre 2024 e aprile 2025 I-Com ha organizzato 11 incontri con oltre 170 partecipanti, con l’obiettivo di creare un hub in cui decisori politici, rappresentanti del mondo imprenditoriale, esperti e associazioni potessero confrontarsi e condividere le loro visioni strategiche per l’attuale mandato europeo e le priorità dell’Unione nei settori della digitalizzazione, dell’energia, della ricerca e dell’innovazione.
Le lacune nelle competenze per la competitività
Riguardo alle competenze, sebbene si registrino trend positivi nell’istruzione superiore, persistono importanti lacune e forti differenze tra Stati membri. Solo il 56% dei cittadini europei possiede competenze digitali almeno di base, con pochi specialisti ICT impiegati nel mondo del lavoro e con un allarmante divario di genere (81% uomini, 19% donne). Le competenze ambientali sono attualmente scarse, come si può evincere dalla mancanza di conoscenze base in questo ambito per più di due terzi degli studenti europei. Competenze solide e diffuse sono fondamentali per il successo delle due transizioni e per la sicurezza stessa dei cittadini e del sistema economico.
Fonte: Eurostat
Fonte: OECD
Dipendenze energetiche e materie prime critiche
Nel 2023 l’UE ha importato ben più della metà del suo fabbisogno energetico, il 58,3% per l’esattezza. La dipendenza è particolarmente elevata per petrolio e gas (oltre il 90%), ma in ogni caso pone dei seri problemi di sicurezza, incertezza sui prezzi e sul futuro delle forniture. Analogamente, l‘Unione dipende fortemente dalle importazioni di materie prime strategiche, con la Cina che domina la catena globale di approvvigionamento per il 66% degli elementi classificati come critici.
Il fabbisogno finanziario per la competitività
Per finanziare la transizione energetica, l’UE necessita di investimenti annui aggiuntivi di 750-800 miliardi di euro (4,4-4,7% del PIL). Un ostacolo rilevante è la mancata canalizzazione dei risparmi delle famiglie europee verso investimenti produttivi. Nonostante i numerosi strumenti finanziari europei, il divario di finanziamento rimane enorme.
Compresi gli elementi fondamentali per succedere nella sfida, conviene concentrarsi sugli elementi propri della transizione: la sfera digitale e gli sforzi di sostenibilità ambientale.
La transizione verde e la competitività energetica
Per quanto riguarda la transizione verde, l’Unione ha fatto progressi significativi con il pacchetto Fit for 55, NextGenEU e REPowerEU, ma le sfide restano considerevoli. Persiste il trilemma tra sicurezza energetica, sostenibilità ambientale ed equità energetica. Dopo i picchi degli ultimi anni, i prezzi dell’energia si sono stabilizzati su livelli significativamente superiori a quelli pre-crisi, determinando una diminuzione strutturale dei consumi.
Progressi nel mix energetico europeo
L’UE ha compiuto passi avanti nella decarbonizzazione del mix energetico, con il 34% dell’approvvigionamento totale fornito da fonti rinnovabili, biocarburanti ed energia nucleare. Nel settore elettrico, il 46% proviene da fonti rinnovabili, con l’energia nucleare che rimane la forma di generazione più utilizzata.
Sfide nella diversificazione energetica
Tuttavia, si registra un rallentamento nella diffusione del solare e dell’eolico rispetto agli anni precedenti.
L’Unione ha ridotto la dipendenza dal gas russo (dal 45% nel 2021 al 15% nel 2023) diversificando le fonti di approvvigionamento, ma con un aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) che comporta sfide economiche e ambientali. L’energia nucleare continua a svolgere un ruolo cruciale nel mix energetico, nonostante approcci divergenti tra gli Stati membri.
Decarbonizzazione industriale e dei trasporti
Nel settore industriale, la decarbonizzazione presenta variazioni significative tra gli Stati membri, con una media di elettrificazione del 33%. Le industrie ad alta intensità energetica hanno sofferto particolarmente durante la crisi energetica. Il settore dei trasporti rimane il più difficile da decarbonizzare, con il 90% del consumo energetico ancora derivante da petrolio e prodotti petroliferi.
Le sfide digitali per la competitività europea
Entrando nel mondo digitale, le sfide per la Comunità Europea sono altrettanto significative. La connettività fissa rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo socio-economico dell’Europa, gestendo oltre l’85% di tutto il traffico dati. Nonostante la sua importanza, l’Europa è ancora in ritardo nella diffusione di reti con capacità gigabit, attualmente disponibili solo per il 79,4% degli europei.
Analogamente, per quanto riguarda il 5G, sebbene la copertura media abbia raggiunto l’89% delle abitazioni, permangono significative disparità tra gli Stati membri, con dieci paesi al di sotto della media europea e tre che non superano il 50% di copertura. Nelle aree rurali la situazione è ancora più complessa, con una copertura media del 74%. Le prestazioni della rete mobile sono altrettanto disomogenee e generalmente inferiori rispetto ad altre regioni. La velocità mediana europea di download è difatti ben al disotto di Corea del Sud, Cina, Giappone e soprattutto Stati Uniti.
Fonte: Ookla, Speedtest Global Index, September 2024
Nota: valore UE non include la Lituania (dato non reperibile)
Infrastrutture sottomarine e sicurezza digitale
Nel contesto delle comunicazioni sicure, i cavi sottomarini assumono un’importanza strategica crescente. L’UE sta incoraggiando investimenti in infrastrutture sottomarine resilienti per rafforzare la sicurezza digitale e ridurre la dipendenza da altre potenze globali. La regione EMEA occupa una posizione di rilievo nelle telecomunicazioni sottomarine, comprendendo il 31,2% del totale dei punti di approdo dei cavi. Tuttavia, il Libro bianco della Commissione europea ha rilevato diverse criticità nell’attuale quadro di gestione: manca una mappatura accurata delle infrastrutture esistenti, non esiste un sistema di governance comune per le tecnologie di posa dei cavi, scarseggiano meccanismi per garantire riparazioni rapide e non sono stati identificati progetti critici di cablaggio né stanziati i relativi finanziamenti.
Intelligenza artificiale e competitività tecnologica
L’intelligenza artificiale costituisce un settore in rapida evoluzione anche in Europa, con previsioni che indicano un mercato UE di 41,83 miliardi di dollari entro il 2025. Secondo il McKinsey Global Institute, l’IA generativa potrebbe contribuire significativamente alla crescita economica europea, con un potenziale di 575,1 miliardi di dollari entro il 2030 e un tasso di crescita annuo della produttività fino al 3%. Nonostante queste prospettive positive, l’Europa affronta tre ostacoli principali nella competizione globale: difficoltà nella commercializzazione delle innovazioni, insufficienza degli investimenti e un difficile bilanciamento tra la necessità di dati per l’addestramento dei modelli e le rigorose normative sulla protezione dei dati.
Il divario negli investimenti in IA tra Usa e Ue
Il divario negli investimenti in IA è particolarmente marcato: nel 2023 gli Stati Uniti hanno investito 67,2 miliardi di dollari in startup e scaleup di IA, un valore circa 8,7 volte superiore alla Cina (7,8 miliardi) e 17,8 volte superiore al Regno Unito (3,8 miliardi). I tre principali paesi europei nel settore (Germania, Svezia e Francia) hanno totalizzato insieme appena 5,5 miliardi di dollari.
Tecnologie quantistiche: le iniziative europee per recuperare il gap
Analogamente preoccupante è la situazione nelle tecnologie quantistiche, dove le imprese europee attirano solo il 5% dei finanziamenti privati globali, mentre quelle statunitensi ne catturano il 50%.
Per affrontare queste sfide, la Commissione europea ha recentemente presentato la “Competitiveness Compass”, una tabella di marcia per colmare il divario di innovazione, insieme all’iniziativa “Apply AI” per promuovere applicazioni industriali dell’IA in settori strategici. Sono stati inoltre creati hub di innovazione denominati “AI factories” per consentire a scienziati e startup europee di accedere a infrastrutture di calcolo avanzate.
Economia dei dati e cloud computing
Nell’ambito dell’economia dei dati, l’UE ha elaborato una strategia che include un piano quinquennale e ha proposto la creazione di spazi dati europei unificati. Sebbene l’infrastruttura normativa sia ora pronta con il Data Governance Act, la realizzazione concreta degli spazi dati è ancora in ritardo. Il cloud computing pubblico rappresenta un elemento chiave in questo contesto, con l’UE che si posiziona al secondo posto nel mercato globale (100 miliardi di dollari nel 2023). Tuttavia, il dominio delle aziende statunitensi nelle quote di mercato globali evidenzia il ritardo europeo nel settore.
Semiconduttori e dipendenza produttiva
Infine, nel settore dei semiconduttori, l’Europa mostra una significativa dipendenza dalle produzioni estere. L’Asia orientale e gli Stati Uniti dominano il mercato, con solo quattro Stati membri dell’UE (Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia) tra i primi venti produttori mondiali. Per contrastare questa tendenza, la Commissione europea ha proposto l’European Chips Act nel 2022, ma la produzione europea di materiali semiconduttori come il silicio rimane insufficiente a soddisfare il fabbisogno interno.
Lo studio I-Com evidenzia come, per realizzare con successo la doppia transizione, l’UE debba investire massicciamente in tecnologie pulite e digitali, migliorare le competenze della forza lavoro, ridurre le dipendenze strategiche e coordinare efficacemente le politiche tra gli Stati membri.
Sulla scia del Rapporto Draghi, lo studio sottolinea la necessità di mobilitare ingenti risorse attraverso il miglioramento dei mercati finanziari, la riduzione della frammentazione del Mercato Unico e l’introduzione di strumenti finanziari comuni.
Raccomandazioni per la competitività futura
Le raccomandazioni per quanto riguarda strettamente la transizione verde includono la creazione di un programma europeo di investimenti per l’energia pulita, fondi dedicati alle infrastrutture di rete e al trasporto sostenibile, percorsi di transizione specifici per il settore industriale, un fondo di sovranità europeo per la produzione di tecnologie pulite, strategie differenziate per i vari settori delle tecnologie pulite, un quadro europeo per l’energia nucleare, un’integrazione più efficace del sistema energetico, un approccio coordinato alla sicurezza energetica e la creazione di un’autentica Unione dell’energia.
Per quanto riguarda il digitale, si sottolinea la necessità di accelerare lo sviluppo del 5G standalone e di semplificare le normative per i permessi relativi alle telecomunicazioni. Viene enfatizzata l’importanza della sicurezza delle infrastrutture, in particolare la protezione dei cavi sottomarini e delle reti strategiche. Si riconosce poi l’importanza dell’interoperabilità tra i sistemi nazionali nell’ambito delle infrastrutture digitali pubbliche. Infine, si osserva che il Chips Act europeo richiede una revisione, non avendo prodotto i risultati sperati in termini di sviluppo dell’industria dei semiconduttori.
Il documento conclude sottolineando che per realizzare con successo la doppia transizione, l’UE deve allineare tutti gli obiettivi, le politiche e i regolamenti con il potenziale industriale, economico e commerciale del continente, adottando un approccio coordinato e integrato che massimizzi i benefici di questa trasformazione storica.
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