Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

Contributi A Fondo Perduto 2025 Per Le Imprese Con Debiti: La Guida


Hai un’attività in difficoltà finanziaria ma non vuoi mollare? Ti stai chiedendo se esistono contributi a fondo perduto anche per le imprese con debiti o in crisi? La buona notizia è che alcuni bandi pubblici e agevolazioni 2025 sono accessibili anche a chi ha esposizioni debitorie, a patto di rispettare certi requisiti.

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Ma quali sono questi contributi? È davvero possibile ottenere aiuti pubblici anche se si hanno debiti fiscali o bancari? E cosa serve per presentare la domanda?

Contrariamente a quanto molti credono, avere debiti non esclude automaticamente la possibilità di ottenere un contributo a fondo perduto. Le misure previste per il 2025 – soprattutto quelle regionali o legate al rilancio delle micro e piccole imprese – prevedono casi specifici in cui si può accedere anche in presenza di difficoltà finanziarie, a condizione che:

  • l’impresa non sia in stato di liquidazione volontaria o fallimento,
  • sia stata avviata una procedura di risanamento, composizione negoziata o sovraindebitamento,
  • e ci sia un piano industriale o un progetto concreto di rilancio.

Quindi anche un’azienda indebitata può ottenere fondi pubblici? E per cosa possono essere usati questi contributi?

Sì. I contributi a fondo perduto 2025 possono coprire spese per investimenti, digitalizzazione, efficientamento energetico, acquisto di macchinari o riorganizzazione dell’attività, anche se l’impresa ha esposizioni debitorie in corso.
Alcuni bandi premiano proprio chi dimostra di voler uscire dalla crisi con un piano di rilancio, e prevedono premialità per chi presenta progetti solidi, anche in affiancamento a consulenti, avvocati o commercialisti.

E cosa bisogna fare per accedere a questi fondi? Chi prepara la domanda?

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Serve predisporre un dossier completo con:

  • dati economici e patrimoniali aggiornati,
  • piano di investimento o rilancio,
  • eventuale accordo di ristrutturazione o procedura concorsuale in corso,
  • DURC e dichiarazioni fiscali in regola o in corso di regolarizzazione.

In molti casi è possibile partecipare anche se si sta sanando una posizione debitoria, oppure se si è inseriti in un piano di pagamento con Agenzia Entrate Riscossione.

In questa guida, lo Studio Monardo – avvocati esperti in crisi d’impresa, ristrutturazione del debito e accesso ai fondi pubblici – ti spiega quali sono i contributi a fondo perduto attivi nel 2025, quali sono i requisiti minimi anche per le imprese indebitate, cosa possiamo fare per aiutarti a presentare la domanda nel modo corretto e aumentare le possibilità di successo.

Hai un’impresa in difficoltà ma un progetto valido per ripartire? Vuoi sapere se puoi accedere a fondi a fondo perduto nonostante i debiti?

Alla fine della guida puoi richiedere una consulenza riservata con l’Avvocato Monardo.

Introduzione

Le imprese che accumulano debiti significativi – siano essi di natura fiscale, bancaria, previdenziale o commerciale – affrontano ostacoli rilevanti nel proseguire l’attività. In Italia esistono però contributi a fondo perduto (sovvenzioni non soggette a restituzione) e misure agevolative mirate ad aiutare queste imprese a risanare la propria situazione finanziaria. Questa guida, aggiornata a maggio 2025, fornisce un quadro dettagliato e normativamente fondato di tutti gli strumenti disponibili a livello nazionale, regionale ed europeo per le imprese con debiti, abbracciando ogni categoria di debito e coinvolgendo gli enti competenti (Agenzia delle Entrate, INPS, Ministero delle Imprese e del Made in Italy – MIMIT, Regioni, Cassa Depositi e Prestiti, Unione Europea, ecc.).

Obiettivo della guida: offrire ad avvocati, consulenti e imprenditori una mappa chiara ma rigorosa delle agevolazioni a fondo perduto e delle altre misure di sostegno finanziario rivolte alle imprese indebitate, con linguaggio giuridico divulgativo. Saranno illustrati i contributi a fondo perduto attivi o attuati fino a maggio 2025, includendo riferimenti normativi aggiornati, approfondimenti tecnici, sentenze rilevanti e simulazioni pratiche. Troverete inoltre tabelle riepilogative per confronto immediato delle misure, una sezione FAQ con le domande frequenti e, in chiusura, l’elenco completo delle fonti normative e giurisprudenziali citate.

Che cosa sono i “contributi a fondo perduto”? In ambito aziendale indica qualsiasi erogazione di denaro pubblico destinata all’impresa senza obbligo di rimborso. Può trattarsi di un aiuto diretto (es. un finanziamento non da restituire, un ristoro economico) oppure di un beneficio indiretto equiparabile a un contributo (es. la cancellazione di parte di un debito verso lo Stato). In questa guida useremo il termine in senso ampio, includendo oltre ai classici bandi di finanziamento anche misure di definizione agevolata dei debiti (dove il “mancato pagamento” di sanzioni/ interessi grazie alla legge equivale a un vantaggio finanziario per l’impresa).

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Panoramica rapida: In Italia le imprese indebitate possono contare su una varietà di interventi straordinari, tra cui la cosiddetta “Pace Fiscale” (sconti e condoni su debiti tributari e previdenziali), fondi pubblici per la ristrutturazione aziendale e la salvaguardia dei posti di lavoro, moratorie sui mutui e strumenti di garanzia per facilitare la rinegoziazione dei debiti bancari, nonché bandi regionali e programmi UE che offrono contributi a fondo perduto per investimenti strategici nelle imprese (spesso finanziati con fondi strutturali europei). Ciascuna tipologia di debito presenta soluzioni specifiche: ad esempio, per i debiti fiscali esistono condoni e definizioni agevolate; per i debiti verso banche troviamo moratorie e piani supportati da garanzie statali; per i debiti previdenziali sono previste rateizzazioni e stralci; per i debiti commerciali (verso fornitori) vi sono misure di supporto alle vittime di insolvenze fraudolente e meccanismi di tutela nelle procedure di crisi.

Nei capitoli seguenti affronteremo in dettaglio ogni categoria di debito e relativa misura di sostegno, indicando chi può beneficiarne, come funzionano in pratica, quali norme di legge le regolano e come eventuali pronunce giurisprudenziali hanno interpretato tali norme.

Nota importante: Molte agevolazioni pubbliche richiedono che l’impresa non sia in default conclamato o in procedure concorsuali al momento della domanda, salvo misure specificamente pensate per aziende in crisi. Inoltre, la maggior parte dei contributi richiede la regolarità contributiva e fiscale (DURC regolare), condizione che può escludere le aziende con debiti previdenziali/fiscali non sanati. Tuttavia, come vedremo, alcune normative emergenziali hanno temporaneamente derogato a questi requisiti per sostenere più imprese durante periodi eccezionali (es. pandemia Covid-19). Laddove possibile, indicheremo anche queste eccezioni e le condizioni da rispettare.

Di seguito inizieremo analizzando le misure nazionali (come la “Pace Fiscale” e i fondi ministeriali), per poi passare ai programmi regionali e infine agli strumenti di matrice europea. Buona lettura!


Categorie di debito e loro impatto sull’impresa

Prima di entrare nel merito delle singole agevolazioni, è utile distinguere le principali categorie di debito aziendale. Ciascuna categoria infatti è disciplinata da norme diverse e può accedere a specifici strumenti di sostegno:

  • Debiti Fiscali (Erariali): somme dovute al Fisco (Agenzia delle Entrate-Riscossione e Agenzia delle Dogane) per imposte non pagate (IVA, IRES/IRPEF, IRAP, ritenute, accise, ecc.) e relativi interessi e sanzioni. Questi debiti, se non regolarizzati, producono cartelle esattoriali e procedure esecutive. Storicamente godevano di tutele speciali (in passato IVA e ritenute non erano falcidiabili nei concordati), ma le riforme recenti hanno ampliato le possibilità di stralcio anche per tributi prima “inderogabili”. Per le imprese indebitate, i debiti fiscali possono bloccare pagamenti da parte della PA (attraverso il meccanismo di compensazione cartelle >5.000€) e impedire l’accesso ad agevolazioni se non si è in regola con il Fisco.
  • Debiti Previdenziali e Assistenziali: somme dovute agli enti previdenziali (INPS, Casse professionali) o assicurativi (INAIL) per contributi obbligatori e premi non versati, incluse sanzioni civili. Un DURC irregolare (Documento Unico di Regolarità Contributiva negativo) preclude la partecipazione ad appalti pubblici e l’ottenimento di molti incentivi. Inoltre, l’omissione contributiva oltre soglie rilevanti costituisce reato. Il legislatore ha previsto sanatorie parallele a quelle fiscali (ad esempio rottamazioni di cartelle includenti contributi) e dilazioni straordinarie per favorire la regolarizzazione. Anche l’INPS ha adottato misure di esonero contributivo in situazioni emergenziali per alleggerire il carico alle imprese.
  • Debiti Bancari e Finanziari: esposizioni verso banche e intermediari (mutui, finanziamenti, scoperti di conto, leasing) che possono gravare sulla liquidità aziendale. Un’impresa con debiti bancari elevati rischia di incorrere in interessi di mora, revoca di affidamenti e segnalazioni negative in centrale rischi. Durante la pandemia, lo Stato e il settore bancario hanno attuato moratorie straordinarie su mutui e leasing per PMI, congelando le rate per mesi. Inoltre, esistono strumenti come il Fondo di Garanzia PMI e le garanzie SACE che aiutano le imprese a ottenere nuove linee di credito o a rinegoziare il debito esistente facilitando l’accesso al credito (anche se non sono contributi a fondo perduto in senso stretto, sono misure di sollievo finanziario). Approfondiremo anche l’Accordo ABI per il Credito, che periodicamente (es. 2019-2020) consente la sospensione concordata delle rate per imprese temporaneamente in difficoltà.
  • Debiti Commerciali (verso fornitori e altri creditori privati): obbligazioni verso altri operatori economici (fornitori di beni/servizi, locatori, utilities). La legge non prevede “contributi” diretti per saldare questi debiti, ma esistono tutele indirette. Ad esempio, nelle procedure di crisi come la composizione negoziata o il concordato, i nuovi fornitori sono protetti in prededuzione (pagati prima degli altri creditori) per incentivarli a sostenere l’impresa in risanamento. Inoltre, lo Stato ha istituito un fondo per supportare le PMI vittime di mancati pagamenti dovuti a reati: se un’azienda subisce insolvenze perché il debitore ha commesso frodi o altri illeciti, può chiedere un finanziamento agevolato statale a tasso zero per ottenere liquidità pari ai crediti insoluti. Citeremo questa ed altre misure particolari dedicate alle imprese colpite da inadempimenti altrui. In generale, per i debiti commerciali la soluzione passa spesso per accordi transattivi, piani di rientro o procedure concorsuali; tuttavia, alcune Regioni e Camere di Commercio concedono voucher o contributi per consulenze finalizzate a ristrutturare l’indebitamento e prevenire il fallimento.
  • Altre passività: debiti verso soci o altre entità collegate, debiti verso l’erario locale (tributi locali come IMU, TARI) o verso la Pubblica Amministrazione (restituzione di contributi indebitamente percepiti, sanzioni amministrative). Queste voci rientrano nelle macro-categorie sopra (fiscale se tributi locali, commerciale se fornitori pubblici). Segnaliamo che lo Stato ha varato misure di saldo e stralcio anche per alcune di queste posizioni – ad esempio l’annullamento automatico dei ruoli fino a 1.000€ riguardava anche multe e tasse locali di vecchia data.

Ogni tipologia di debito comporta conseguenze legali e operative diverse, e il legislatore ha calibrato gli interventi di aiuto di conseguenza. Nei prossimi capitoli, esamineremo dapprima le misure nazionali, suddivise per area (fiscale/previdenziale, finanziaria, ecc.), quindi il panorama delle iniziative regionali, e infine le opportunità europee.


Misure Nazionali di Sostegno a Fondo Perduto per Imprese Indebitate

In questo capitolo analizziamo gli strumenti predisposti a livello statale per alleviare il peso dei debiti sulle imprese. Si va dalle definizioni agevolate di debiti fiscali e contributivi (la cosiddetta “pace fiscale”), ai fondi pubblici per aiutare imprese in crisi (gestiti ad esempio da Invitalia per conto del MIMIT), ai bonus e contributi a fondo perduto per investimenti aziendali che indirettamente migliorano la solidità finanziaria dell’impresa. Esamineremo anche le moratorie creditizie e altre iniziative rivolte ai debiti bancari.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

1. Pace Fiscale e Definizioni Agevolate dei Debiti Tributari e Contributivi

Una delle misure più rilevanti per le imprese indebitate con l’Erario e gli enti previdenziali è la cosiddetta Pace Fiscale, un insieme di provvedimenti straordinari attuati tra il 2023 e il 2025 per regolarizzare i debiti tributari e contributivi in modo agevolato. Tali misure – definite anche “tregua fiscale” – consentono ai contribuenti di estinguere le pendenze fiscali e previdenziali a condizioni più favorevoli rispetto alla norma ordinaria, spesso attraverso il condono totale o parziale di interessi e sanzioni, la rateizzazione lunga del dovuto e, in certi casi, la cancellazione automatica di piccoli debiti.

Le principali iniziative di “pace fiscale” attive o concluse entro maggio 2025 includono:

  • Stralcio dei mini-debiti fino a €1.000: previsto dalla Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022, art. 1 commi 227-228) per i carichi affidati all’Agente della Riscossione dal 2000 al 2015. Il provvedimento ha disposto l’annullamento automatico al 31 marzo 2023 di cartelle esattoriali di importo residuo fino a 1.000 euro, comprensivo di tributi locali e statali. In pratica, micro-debiti come vecchie multe o imposte minori sono stati cancellati senza bisogno di domanda, sgravando le imprese da posizioni spesso non più recuperabili (a meno che l’ente creditore – es. un Comune – non si sia opposto entro il 31/1/2023). Simulazione pratica: un’azienda con una cartella di €900 relativa a tassa automobilistica 2005 non ha dovuto pagare nulla; dal 31/3/2023 quel debito è stato automaticamente annullato.
  • Definizione agevolata delle cartelle (Rottamazione-Quater): introdotta sempre dalla L. 197/2022 (commi 231-252) per i carichi affidati a riscossione dal 1º gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Consente di estinguere i debiti iscritti a ruolo pagando solo l’imposta e le somme dovute a titolo di capitale e aggio, con azzeramento di sanzioni, interessi di mora e interessi da ritardata iscrizione a ruolo. Il pagamento può avvenire in un’unica soluzione (entro il 31 ottobre 2023, termine poi prorogato) oppure in max 18 rate spalmate su 5 anni (2023-2027). Per aderire, il contribuente ha dovuto presentare domanda entro una scadenza specifica (originariamente 30 aprile 2023, prorogata al 30 giugno 2023, e per alcune regioni colpite da alluvioni al 30 settembre 2023). È stata prevista la proroga delle scadenze di pagamento: in generale, le prime tre rate (originariamente 31/10, 30/11, 31/12/2023) sono state differite al 2024, con termine unificato al 15 marzo 2024. Inoltre, con la conversione del decreto “Milleproroghe” (L. 15/2025) il legislatore ha introdotto una riapertura limitata: i debitori decaduti dalla rottamazione-quater per mancato pagamento delle rate 2023 sono stati riammessi, potendo presentare istanza entro il 30 aprile 2025 e versare le somme dovute entro il 31 luglio 2025. Non si tratta di una nuova rottamazione per ulteriori debiti, ma di una seconda chance per chi aveva aderito ma non è riuscito a rispettare le scadenze.
  • “Saldo e Stralcio” per contribuenti in difficoltà: misura mirata (già sperimentata in passato con L. 145/2018) riproposta nel 2023 per persone fisiche e ditte individuali con ISEE fino a €20.000. Consente il pagamento dei debiti fiscali pregressi con una percentuale ridotta sul dovuto (ad esempio 16% o 20%) in base all’ISEE, annullando il resto. Nel contesto della nuova tregua fiscale, il “saldo e stralcio” è stato integrato con la rottamazione-quater: in pratica, per alcune categorie ammesse, oltre all’azzeramento di interessi e sanzioni si applica un abbattimento parziale del tributo. Esempio: un lavoratore autonomo con ISEE di €15.000 e cartelle per €10.000 di imposte e €4.000 di sanzioni/interessi potrebbe chiudere tutto pagando circa €1.600 (il 16% di €10.000), invece dei €14.000 originari.
  • Regolarizzazione delle irregolarità formali: condono delle violazioni formali commesse fino al 2022 versando €200 per periodo d’imposta. Previsto dalla L. 197/2022 (commi 166-173) – cosiddetto “ravvedimento operoso speciale” – ha permesso di sanare errori formali (es. comunicazioni tardive) senza incorrere nelle sanzioni ordinarie, pagando una somma forfettaria. Ciò è rilevante per le imprese con avvisi di irregolarità che, se non sanati, sarebbero potuti evolvere in contestazioni più gravi.
  • Definizione agevolata delle liti pendenti: la stessa Manovra 2023 ha offerto la possibilità di chiudere i contenziosi tributari pendenti in Commissione o in Cassazione pagando solo una parte del valore (ad es. il 10% se l’Agenzia aveva perso nei primi gradi). Questo aiuta l’impresa a eliminare l’incertezza e potenziali debiti futuri con uno sconto, liberando risorse.
  • Ravvedimento speciale e adesione agevolata avvisi: per gli avvisi di accertamento non impugnati e ancora modificabili al 1° gennaio 2023, è stata prevista la possibilità di definire il dovuto con sanzioni ridotte al 3% e pagamento rateale in 2 anni. Similmente, per gli avvisi bonari da liquidazione automatica emessi fino al 2022 si poteva ottenere lo sgravio di sanzioni (solo 3% in luogo di 10%) pagando entro 30/9/2023. Queste misure, pur non essendo “contributi” in senso stretto, hanno l’effetto di alleggerire il carico di sanzioni sulle imprese che decidono di mettersi in regola spontaneamente.

Norme di riferimento: il quadro normativo della Pace Fiscale 2023-2025 è delineato principalmente nella Legge 29 dicembre 2022 n. 197 (Legge di Bilancio 2023), commi 153-252, integrata dai decreti correttivi del 2023. In particolare, il D.L. 14 gennaio 2023 n. 11 (conv. L. 23/2023) ha fornito chiarimenti tecnici sulle misure; il D.L. 4 maggio 2023 n. 51 (conv. L. 87/2023) ha prorogato termini di adesione; il D.L. 10 ottobre 2023 n. 146 (conv. L. 15/2025) ha uniformato e prorogato alcune scadenze, oltre a riaprire i termini di riammissione come visto. Complessivamente, queste norme hanno costruito un quadro organico e una tantum di tregua fiscale, simile per portata a precedenti “pace fiscali” del 2018-2019 ma più esteso.

Debiti previdenziali: Le rottamazioni e lo stralcio sotto €1000 hanno incluso anche i contributi previdenziali INPS in cartella. Ciò significa che un’impresa ha potuto sanare contestualmente i debiti verso l’INPS con le stesse modalità agevolate dei debiti fiscali. Ad esempio, contributi INPS non pagati nel 2018, iscritti a ruolo, hanno goduto dell’azzeramento di sanzioni civili e interessi tramite rottamazione-quater (pagando solo la quota capitale). Inoltre, con la circolare INPS 30/2023, l’Istituto ha esteso la definizione agevolata anche agli avvisi di addebito INPS (ossia il corrispettivo delle cartelle per i crediti affidati direttamente all’INPS), allineandosi alla pace fiscale per la parte contributiva.

Va ricordato che, al di fuori delle rottamazioni, il Diritto vigente consente comunque la rateizzazione ordinaria dei debiti previdenziali fino a 24 rate mensili (estendibili a 36 in casi gravi), come da art. 2, comma 11, D.L. 338/1989, e fino a 72 rate per soggettiva temporanea difficoltà (D.M. 6/2009). In situazioni eccezionali, normative ad hoc hanno concesso rate ancora più lunghe: ad esempio, per i debiti contributivi sospesi durante l’emergenza Covid, il pagamento è stato dilazionato in 24 rate mensili dal 2021 senza sanzioni. Esoneri contributivi settoriali sono stati introdotti per alleggerire il peso a comparti in crisi (si pensi all’esonero “anno bianco” per autonomi nel 2021, o agli sconti per assunzioni di personale). Pur non riguardando debiti pregressi, tali esoneri hanno l’effetto di ridurre l’uscita di cassa dell’impresa, liberando risorse per far fronte ad altri debiti.

Tabelle riepilogative – Pace Fiscale 2023/25

Di seguito una tabella riassume le principali misure di definizione agevolata di interesse per le imprese:

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Misura Periodo Debiti Vantaggi per l’impresa Normativa Scadenze
Stralcio automatico ≤ €1000 Carichi 2000–2015 Annullamento totale di imposte, contributi e multe fino a €1000 (capitale+interessi). L. 197/2022, c.227-228 Stralcio avvenuto d’ufficio al 31/03/2023 (salvo diniego enti locali)
Rottamazione-quater (Definizione agevolata) Carichi 2000–30/06/2022 Pagamento solo imposta senza sanzioni né interessi di mora. Rate fino a 5 anni (18 rate). L. 197/2022, c.231-252; DL 51/2023; DL 146/2023 Adesione entro 30/06/2023 (prorogata); pagamento 1ª rata prorogato al 31/10/2023, poi al 15/03/2024 (per tutti). Ultima rata: 2027. Riammissione decaduti (L.15/2025) entro 31/07/2025.
Saldo e stralcio (ISEE ≤ €20.000) Carichi <2019 (persone fisiche) Abbattimento di una quota del dovuto (es. 80% condonato) + rottamazione su resto. L. 197/2022, c.240-248 Adesione contestuale alla rottamazione-quater (modello unico). Scadenze come rottamazione.
Definizione liti pendenti Cause tributarie in corso fino Cassazione Chiusura lite con pagamento % ridotta (0-50%) a seconda degli esiti precedenti. Sanzioni/ interessi annullati. L. 197/2022, c.186-205 Domanda entro 30/6/2023; versamento in unica soluzione o 20/9/2023 se rate (max 20 rate trimestrali).
Ravvedimento speciale Violazioni tributarie anni fino al 2021 (non contestate) Regolarizzazione pagando imposta + sanzione 1/18 (5%) in 8 rate trimestrali. Niente interessi di mora né sanzioni piene. L. 197/2022, c.174-178 Prima rata entro 31/3/2023; perfezionamento pagamento ultime entro 2024.
Definizione avvisi bonari Avvisi bonari da controlli automatici (fino 2021) Sanzioni ridotte al 3% (anziché 10%) sulle somme dovute. Rateizzazione in 20 rate trimestrali. L. 197/2022, c.153-159 Pagamento prima rata entro 31/03/2023 (poi rate trimestrali).

Nota: Le norme di “pace fiscale” includono anche misure come la rinuncia ai giudizi tributari pendenti (estinzione causa senza costi), la conciliazione agevolata (accordo in appello con sanzioni ridotte al 1/18) e la sanatoria delle irregolarità formali (€200 per periodo) di cui si è detto. Tutte concorrono a ridurre il tax burden latente sull’impresa.

Effetti pratici: Grazie a queste misure, molte imprese hanno potuto ridurre sensibilmente il proprio indebitamento con Fisco e INPS. Ad esempio, un’azienda che nel 2022 aveva €100.000 di cartelle notificate (di cui €60.000 di imposte e €40.000 tra interessi e sanzioni) aderendo alla rottamazione-quater pagherà solo €60.000 dilazionati in 5 anni, risparmiando ben €40.000 che vengono abbuonati. Questo “sconto” costituisce a tutti gli effetti un beneficio a fondo perduto accordato dallo Stato, finalizzato a dare respiro finanziario e stimolare la ripresa dell’attività economica regolare.

Limiti e requisiti: Per fruire della pace fiscale occorreva essere in regola con i pagamenti delle rate eventuali di precedenti definizioni agevolate (pena esclusione dalle nuove). Inoltre, restano esclusi dagli stralci alcuni debiti specifici: in particolare, IVA riscossa all’importazione e risorse proprie UE non possono essere condonate per vincoli europei. Tali somme vanno versate integralmente anche in caso di rottamazione (senza però aggravio di sanzioni). La Corte di Giustizia UE ha tuttavia chiarito che il diritto comunitario non vieta allo Stato di ridurre l’IVA nelle procedure di concordato preventivo (sentenza CGUE 7 aprile 2016, causa C-546/14): ciò ha aperto la strada alla riforma italiana che oggi consente la falcidia dell’IVA nei concordati con transazione fiscale se c’è convenienza rispetto alla liquidazione. Tale principio di maggior respiro per il debitore fiscale è stato recepito nel nuovo Codice della Crisi d’impresa.

Sentenze rilevanti: In ambito “pace fiscale” segnaliamo alcune pronunce: la Corte Costituzionale n. 281/2020 che ha dichiarato illegittimo un requisito discriminatorio di residenza in Friuli per un condono regionale (principio di parità di trattamento per tutti i soggetti in stato di bisogno); e decisioni di merito che confermano la legittimità delle esclusioni di taluni carichi dagli stralci (es. Corte Cost. n. 245/2019 sulla falcidia IVA nelle procedure di sovraindebitamento, poi superata normativamente). In generale i tribunali amministrativi hanno ribadito che le agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione: un’impresa esclusa da un bando di condono non può invocare analogia, ma solo verificare il rispetto formale della norma. Tuttavia, quando l’Amministrazione adotti criteri attuativi che restringano indebitamente la platea (come fece una delibera regionale Friuli nel 2020, limitando i contributi Covid ai soli operatori con sede unica in regione), i giudici possono annullare tali atti per violazione dei principi di uguaglianza e libero mercato.

Simulazione pratica – Regolarizzazione fiscale di un’impresa indebitata

Scenario: La Alfa Srl, commerciante al dettaglio, ha accumulato nel periodo 2017-2019 debiti con il Fisco. In particolare: €50.000 di IVA non versata, €10.000 di IRAP e ritenute non pagate, più sanzioni e interessi per €20.000. Inoltre risulta un vecchio ruolo del 2010 di €800 per imposta di registro mai pagata.

Soluzione 2023: Grazie alla “tregua fiscale”, Alfa Srl può:

  • Beneficiare dell’stralcio automatico per il ruolo 2010 da €800: tale debito rientra tra quelli ≤€1000 affidati entro 2015, quindi viene cancellato d’ufficio.
  • Aderire alla rottamazione-quater per i debiti 2017-2019: presentando istanza entro giugno 2023, Alfa Srl otterrà l’azzeramento di circa €20.000 di sanzioni/interessi. Rimarranno da pagare €60.000 (imposte nette) dilazionabili in 18 rate trimestrali. La prima rata, inizialmente prevista a ottobre 2023, è slittata a marzo 2024 per effetto delle proroghe generali. Alfa Srl dovrà quindi versare ~€3.333 a trimestre fino al 2027.
  • Rateizzare in parallelo eventuali contributi INPS non versati (nell’esempio non indicati) sfruttando la rottamazione (se cartelle) o accordi con l’ente.

Il beneficio per Alfa Srl è duplice: risparmio di €20.000 (contributo figurativo dello Stato sotto forma di mancata riscossione) e liquidità immediata grazie al differimento dei pagamenti su 5 anni. Inoltre, sanando il pregresso fiscale, la società tornerà in regola con DURC e certificati tributari, potendo accedere ad altri incentivi. Questo esempio illustra come la pace fiscale offra un salvagente finanziario alle imprese sommerse dai debiti tributari, trasformando parte del dovuto in uno sconto definitivo e rendendo sostenibile il resto con piani a lungo termine.

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

2. Incentivi e sanatorie per debiti previdenziali

I debiti verso l’INPS e altri enti previdenziali spesso viaggiano a braccetto con quelli fiscali, e le misure di sollievo sono coordinate. Come visto, la rottamazione delle cartelle ha incluso i contributi non versati, con condono di sanzioni civili e interessi di dilazione. Ma vi sono interventi mirati solo alla parte previdenziale. Elenchiamo i principali:

  • Definizione agevolata avvisi di addebito INPS: In parallelo alla rottamazione-quater delle cartelle, l’INPS – con propria circolare – ha esteso procedure analoghe agli avvisi di addebito (che sono il titolo esecutivo emesso dall’INPS per crediti contributivi). Ciò ha permesso alle imprese di chiedere, entro il 30/04/2023, l’abbattimento delle sanzioni e interessi sugli importi dovuti all’INPS non ancora in cartella, pagando il solo capitale contributivo. Ad esempio, un’azienda con €20.000 di contributi 2019 non pagati e €5.000 tra sanzioni e interessi di mora ha potuto chiudere la posizione pagando i €20.000 (anche a rate) e vedendosi abbonare i €5.000 di penali.
  • Piani di rateizzazione straordinaria: Il decreto legislativo 14/2019 (Codice della crisi) ha introdotto, all’art. 61, la possibilità per i debiti contributivi previdenziali di concordare piani fino a 6 anni (72 mesi), in caso di concordato preventivo o accordi di ristrutturazione dei debiti omologati. In altre parole, se un’impresa formalizza un piano di risanamento, può ottenere dall’INPS un dilazionamento lungo dei contributi scaduti, anche senza garanzie, purché il piano sia sostenibile. Questo strumento favorisce la continuità aziendale riducendo l’esborso immediato e diluendolo su più anni (diversamente dalle rate standard di 24 mesi).
  • Esoneri contributivi temporanei: Misure come la decontribuzione Sud (riduzione ~30% dei contributi a carico datore nelle regioni del Mezzogiorno, introdotta dal 2020 e prorogata fino al 2023) e gli esoneri per assunzioni di giovani under 36 e donne (L. 178/2020 art. 1 commi 10-15 e 16-19, autorizzati dalla UE) hanno rappresentato un risparmio di costi per le imprese, assimilabile a un contributo statale. Ad esempio, assumendo un giovane a tempo indeterminato nel 2022, un’azienda ha goduto di 3 anni di esonero totale dai contributi previdenziali (fino €6.000 annui). Ciò non incide sul passato debitorio, ma migliora la situazione finanziaria corrente liberando risorse con cui eventualmente regolarizzare il pregresso.
  • Condono contributivo per crisi Covid: Nel 2021, il Governo ha disposto uno specifico esonero contributivo per settori gravemente colpiti dal Covid (es. turismo, commercio, filiera agrituristica) sui contributi dovuti per i primi mesi del 2021, nel limite di una certa percentuale. Ad esempio, l’esonero previsto dal Decreto Sostegni bis (D.L. 73/2021, art. 43-bis) ha cancellato parte dei contributi dovuti da aziende del turismo nel periodo dal 1° gennaio al 30 aprile 2021. Le imprese beneficiarie non hanno dovuto versare tali importi (fino esaurimento plafond), di fatto ricevendo un vantaggio finanziario equiparabile a un contributo pubblico.
  • Sgravio sanzioni civili per regolarizzazione spontanea: L’INPS prevede già ordinariamente che, se un datore di lavoro regolarizza spontaneamente omissioni contributive prima di contestazioni, le sanzioni civili (interessi di mora) siano ridotte a un tasso minimo. Nel 2023 è stato introdotto uno “sgravio per comunicazione”: se l’azienda segnala all’INPS difficoltà e chiede la dilazione prima di avvisi, le sanzioni sono congelate al tasso legale. Questo incoraggia la regolarizzazione volontaria riducendo l’aggravio.

Simulazione pratica (debiti previdenziali): La Beta Srl (100 dipendenti) si trova nel 2023 con €150.000 di contributi non versati nel biennio precedente, a causa di una crisi di liquidità. Tra sanzioni civili per ritardato pagamento (al 6% annuo) e interessi, il debito complessivo ammonta a €170.000. Beta Srl decide di attivarsi: presenta all’INPS domanda di rateazione straordinaria e ottiene un piano in 60 rate mensili da €2.833 l’una. Contestualmente, grazie alla normativa emergenziale, le sanzioni civili vengono ridotte al tasso minimo legale (attualmente 2,5%), dimezzando l’importo di interessi dovuti futuro. Inoltre, se Beta Srl rientra in uno dei settori oggetto di esonero Covid 2021 (es. uno dei suoi rami d’azienda è un albergo), potrebbe ottenere l’esonero su una parte dei contributi di quei mesi, che l’INPS provvede a stornare: poniamo €20.000 abbuonati. In totale, Beta Srl riesce così a tagliare €20.000 dal debito e a dilazionare il resto in 5 anni. Il beneficio immediato è duplice: evita azioni esecutive (pignoramenti su conti) grazie all’accordo con INPS e mantiene il DURC regolare durante la rateazione – elemento cruciale per continuare l’attività (partecipare a gare, ottenere altri aiuti). Va aggiunto che Beta Srl, trovandosi nel Mezzogiorno, usufruisce già della decontribuzione Sud che le riduce il costo contributivo corrente del 30%: questo risparmio mensile (€10.000 sul totale contributi mensili dovuti) le consente di avere liquidità aggiuntiva per onorare la rata del piano di rientro.

3. Contributi e fondi per la ristrutturazione di imprese in crisi (continuità aziendale e occupazione)

Oltre alle sanatorie fiscali/previdenziali, lo Stato italiano ha messo in campo fondi ad hoc per sostenere le imprese in grave difficoltà economico-finanziaria, al fine di evitarne il fallimento e salvaguardare i livelli occupazionali. Questi strumenti, gestiti in genere dal MIMIT (Ministero Imprese e Made in Italy) tramite società pubbliche come Invitalia, operano con interventi mirati e selettivi: spesso combinano finanziamenti o ingresso nel capitale dell’azienda in crisi con un contributo a fondo perduto collegato al mantenimento dell’occupazione. Analizziamo i principali:

  • Fondo per la Salvaguardia dei Livelli Occupazionali e la Prosecuzione dell’Attività d’Impresa (in breve Fondo Salvaguardia Imprese): istituito dall’art. 43 del D.L. 34/2020 (Decreto Rilancio) e operativo dal 2021, è gestito da Invitalia con una dotazione di circa €300 milioni. Si rivolge a imprese in stato di difficoltà economico-finanziaria che presentino un programma di ristrutturazione finalizzato alla continuità aziendale. Il Fondo può acquisire partecipazioni di minoranza nel capitale dell’impresa (fino €10 milioni) per supportarne il rilancio, e contestaualmente eroga un contributo a fondo perduto legato all’occupazione: fino a €5.000 per ogni dipendente mantenuto. I requisiti per accedere includono almeno una delle seguenti condizioni: a) l’impresa sia titolare di marchi storici di interesse nazionale; b) sia una società di capitali con oltre 250 dipendenti; c) detenga beni strategici per l’interesse nazionale. Inoltre, l’azienda deve aver avviato un confronto presso la Struttura per la Crisi d’Impresa del Ministero (la cosiddetta “unità crisi” ministeriale). Come funziona: l’impresa presenta un piano dettagliato di ristrutturazione (con business plan, cause della crisi, azioni correttive); se approvato, Invitalia interviene ricapitalizzando l’azienda (temporaneamente, con uscita entro max 5 anni) e concede il contributo per i dipendenti. Esempio pratico: la Gamma SpA (400 dipendenti, marchio storico nel settore metallurgico) è insolvente ma ha prospettive di recupero con nuovi investimenti. Invitalia, tramite il Fondo Salvaguardia, acquisisce il 30% di Gamma in aumento di capitale per €8 milioni e concede €5.000 * 400 = €2 milioni a fondo perduto per sostenere il pagamento degli stipendi e la riqualificazione del personale. Questo impegno pubblico permette a Gamma SpA di evitare il tracollo, rinnovare gli impianti e conservare i posti di lavoro. Normativa di riferimento: art. 43 D.L. 34/2020 conv. L. 77/2020; D.M. 4 settembre 2020 (criteri attuativi), autorizzazione UE ai sensi della Comunicazione Commissione 2014/C 249 (aiuti di Stato per salvataggi e ristrutturazioni). Sentenze correlate: Trattandosi di un intervento di natura negoziale (Invitalia valuta caso per caso), non risultano sentenze amministrative di diniego. Tuttavia, la Corte dei Conti vigila su questi fondi: ad esempio una sua pronuncia del 2020 ha delineato che tali contributi finalizzati (es. €5.000/dipendente) vanno revocati se non utilizzati per la continuità produttiva. Inoltre, eventuali contestazioni su graduatorie di ammissione possono essere portate al TAR, ma finora il Fondo Salvaguardia ha operato su specifiche imprese in crisi (come ex-Alcoa, ex-Ilva, vertenze nazionali) quindi con decreti ad hoc.
  • Fondo per il sostegno alle Grandi Imprese in temporanea difficoltà finanziaria: istituito dall’art. 37 D.L. 41/2021 (Decreto Sostegni) e rifinanziato dall’art. 1 D.L. 73/2021 (Sostegni-bis), con dotazione di €400 milioni. Gestito anch’esso da Invitalia, interviene con finanziamenti agevolati (prestiti) a beneficio di imprese di grande dimensione (oltre 250 dipendenti e 50 mln fatturato) che si trovino in crisi di liquidità ma con prospettive di ripresa. Lo scopo è evitare l’apertura di procedure concorsuali e preservare la continuità produttiva. Il finanziamento può coprire esigenze di capitale circolante ed è concesso a tasso molto basso, con rimborso pluriennale e possibile periodo di pre-ammortamento. Condizione: l’impresa dev’essere solvibile nel medio termine e non già in stato di insolvenza irreversibile; serve un piano di risanamento credibile e l’assenza di condizioni ostative (pendenze penali gravi, ecc.). Questo Fondo si differenzia dal precedente perché non prevede contributi a fondo perduto, ma solo prestiti da restituire (per quanto agevolati). Tuttavia, va menzionato perché di fatto fornisce liquidità immediata senza interesse, che l’impresa può usare anche per pagare debiti urgenti (fornitori, stipendi) e scongiurare default. Normativa: Decreto Mise 5 luglio 2021 (criteri attuativi). Esempio: la Delta Srl (300 dipendenti, fatturato €60 mln) subisce un calo di ordini improvviso e rischia insolvenza. Presenta domanda a Invitalia con un piano di rilancio post-crisi. Ottiene un prestito di €10 mln a tasso zero, da restituire in 5 anni. Questo consente a Delta di saldare i debiti bancari imminenti e riavviare la produzione, evitando licenziamenti. Se l’operazione va a buon fine (azienda risanata e rimborso completato), l’obiettivo di salvaguardia è centrato. Nota: Tali finanziamenti rientrano nel quadro degli Aiuti di Stato emergenziali approvati dalla Commissione UE (in questo caso sotto il Temporary Framework Covid). Difatti, la Commissione Europea ha autorizzato l’Italia a concedere aiuti a imprese in difficoltà durante il Covid anche se formalmente sarebbero “imprese in difficoltà” pre-crisi, cosa normalmente vietata: è stata una deroga temporanea. Alla scadenza del quadro temporaneo (31/12/2021), nuovi aiuti di questo tipo devono rispettare le regole ordinarie UE sugli aiuti di salvataggio.
  • Fondo “Patrimonio Rilancio” (Patrimonio Destinato CDP): previsto dall’art. 27 D.L. 34/2020, è un fondo separato gestito da Cassa Depositi e Prestiti con risorse fino a €44 miliardi, destinato a interventi a favore di società per azioni con fatturato >€50 mln. Può effettuare strumenti partecipativi (equity, quasi-equity) nelle aziende in difficoltà post-pandemia. Non eroga contributi in senso stretto, ma tramite strumenti come obbligazioni convertibili consente ricapitalizzazioni di emergenza. Ad esempio, nel 2021 CDP tramite questo veicolo ha sottoscritto bond subordinati di alcune aziende turismo per sostenerle. In caso di successo del rilancio, CDP rivende le partecipazioni. Anche qui l’obiettivo è evitare fallimenti di imprese sistemiche. I dettagli esulano da questa guida, ma lo citiamo come parte del mosaico di strumenti nazionali.
  • Legge Marcora e Workers Buyout (WBO): un caso particolare di salvataggio è quando i dipendenti di un’azienda fallita o a rischio si costituiscono cooperativa per rilevarla. La Legge Marcora (L. 49/1985 e rifinanziamenti successivi) prevede contributi e finanziamenti a favore di queste cooperative di lavoratori. Il Ministero (tramite CFI – Cooperazione Finanza Imprese) può investire temporaneamente nel capitale della cooperativa e concedere mutui agevolati. Di solito c’è una parte a fondo perduto come contributo in conto capitale. Diverse imprese sono state salvate in questo modo (es. nel tessile o manufatturiero). Anche alcune Regioni, come il Lazio e il Piemonte, hanno istituito fondi rotativi WBO che offrono prestiti a tasso zero e contributi per favorire questi processi (v. infra la sezione regionale).

Riforma 2022 – Codice della Crisi: Merita menzione che il nuovo Codice della crisi d’impresa (D.Lgs. 14/2019, in vigore da luglio 2022) ha introdotto strumenti che, pur non essendo “contributi” pubblici, facilitano le ristrutturazioni. Ad esempio, la Composizione Negoziata (procedura stragiudiziale introdotta dal D.L. 118/2021 conv. L. 147/2021) prevede una serie di misure premiali fiscali per l’imprenditore che vi accede e raggiunge un accordo con i creditori. Tra queste agevolazioni vi sono: la riduzione degli interessi sui debiti tributari al tasso legale, la riduzione delle sanzioni al minimo edittale e la non tassabilità delle sopravvenienze attive derivanti dagli accordi di ristrutturazione (quindi se l’impresa riesce a farsi condonare parte di un debito da banche o fornitori, quel “guadagno” non verrà tassato come ricavo). Inoltre, l’Agenzia delle Entrate può concedere fino a 6 anni di rate per imposte scadute non ancora a ruolo. Queste premialità sono incentivi indiretti, ma di enorme utilità: esempio – se Omega Srl in composizione negoziata ottiene dalle banche uno stralcio di €500.000 di debiti, tale importo sarebbe in teoria una sopravvenienza tassabile, ma grazie all’art. 88 co.4-ter TUIR (introdotto con D.L. 118/2021) non concorre al reddito. Lo Stato rinuncia dunque a tassare quei proventi, fornendo un beneficio all’impresa (equiparabile a un contributo fiscale). Allo stesso modo, Omega Srl pagherà interessi legali (attualmente 5%) invece che moratori (ad es. 6-8%) sul debito fiscale durante le trattative, risparmiando sanzioni del 50%. In sintesi, il nuovo impianto normativo tende a premiare le imprese che si attivano per ristrutturare il debito prima di fallire, concedendo loro sconti e vantaggi fiscali sostanziali.

Tabella – Fondi e strumenti di sostegno a imprese in crisi (nazionali)

Strumento Beneficiari target Tipo di aiuto Note Riferimenti normativi
Fondo Salvaguardia Imprese (Invitalia) Imprese in crisi con rilevanza strategica (marchio storico, >250 dip., ecc.) – Ingresso capitale minoranza (fino €10 mln)– Contributo a fondo perduto fino €5.000 per dipendente salvaguardato Richiede piano di ristrutturazione approvato, confronto presso MIMIT. Erogato case-by-case. Art. 43 DL 34/2020 conv. L.77/2020; DM Mise 4/9/2020; Legge Bilancio 2021 e 2022 rifinanziamenti.
Finanziamenti agevolati “Grandi Imprese” (Invitalia) Grandi imprese (>250 dip.) in temporanea difficoltà (crisi Covid) Prestito a tasso zero o molto basso, durata 5-6 anni, importo variabile (in media €5-30 mln) Finalizzato a capitale circolante per continuità. Richiede piano di risanamento attestato. Niente quota a fondo perduto. Art. 37 DL 41/2021 conv. L.69/2021; Rifinanziato da DL 73/2021; DM Mise 5/7/2021.
Patrimonio Rilancio (CDP) Mid-Large caps con fatturato > €50 mln, colpite da pandemia Investimenti in strumenti finanziari (convertendi, aumenti capitale) – non contributo diretto Operativo 2021-2023, interventi selettivi (es. settore aereo, turismo). Richiede decreti MEF di volta in volta. Art. 27 DL 34/2020 conv. L.77/2020; MEF Decreti Attuativi 2020.
CFI – Legge Marcora (WBO) Dipendenti di imprese in crisi riuniti in cooperativa – Conferimento capitale in cooperativa (minoranze)– Mutui a tasso agevolato– Eventuale contributo fondo perduto (regionale o statale) Procedura: cooperativa presenta progetto a CFI/Invitalia. Verifica fattibilità. Contributi regionali possibili in combinazione (es. Lazio, Piemonte). L. 49/1985; D.M. Mise 4/12/2014; Rifinanziata da L.208/2015 art.1 c.846.
Composizione Negoziata – Misure premiali Imprese di qualsiasi dimensione in squilibrio finanziario (no insolvenza conclamata) – Riduzione interessi e sanzioni su debiti fiscali– Possibile piano fino 72 rate per imposte– Non tassabilità riduzioni debiti da accordi(+ varie protezioni concorsuali) Agevolazioni fiscali automatiche al verificarsi delle condizioni (accordo concluso, pubblicazione accordo/piano). Non è richiesta domanda separata: fa parte della disciplina concorsuale. D.Lgs. 14/2019 (Codice Crisi), art. 25-bis e 25-ter introdotti da DL 118/2021 conv. L.147/2021. Circolare AE 34/E/2022 (istruzioni).

Considerazione sull’efficacia: i fondi Salvaguardia e Grandi Imprese hanno già salvato diverse realtà industriali. Ad esempio, a fine 2022 il Fondo Salvaguardia è intervenuto nel rilancio dello stabilimento Ferrosud di Matera, acquisito dal gruppo Mermec con un’operazione da €28 milioni supportata dal Fondo. In quell’occasione tutti i lavoratori sono stati riassorbiti e la produzione è ripartita. Si tratta quindi di strumenti “mirati” ma potenti, che combinano il supporto finanziario diretto con competenze manageriali (grazie all’affiancamento di Invitalia). Di contro, la procedura di accesso è complessa e dedicata a casi particolari: non è un bando generalizzato, bensì un intervento su dossier di crisi selezionati.

Sentenza amministrativa esempio: Consiglio di Stato, sez. VI, n. 1760/2023: pur riferita a un caso regionale, questa sentenza ribadisce un principio valido anche per i fondi nazionali: le misure di aiuto devono basarsi su criteri oggettivi legati allo stato di bisogno dell’impresa, senza discriminazioni arbitrarie. Ciò implica che, nella gestione di fondi come quelli menzionati, la P.A. deve valutare le imprese in crisi secondo parametri trasparenti (perdita di patrimonio, numero di posti a rischio, filiera coinvolta etc.) e non criteri estranei (come l’ubicazione esclusiva in una certa regione, dichiarata illegittima nel caso Friuli). Finora, per i fondi MIMIT, non risultano contenziosi di rilievo pubblico.

4. Moratorie, garanzie e altre misure per debiti bancari e finanziari

Le imprese indebitate verso banche e altri finanziatori possono contare, in determinate circostanze, su misure che sospendono o riducono il peso delle rate e facilitano la rinegoziazione del debito. Tali misure non erogano denaro gratuito all’impresa, ma equivalgono a un temporaneo sollievo di cassa (moratorie) o a un beneficio economico indiretto (riduzione interessi grazie a garanzie pubbliche). Le principali attivate in Italia negli ultimi anni sono:

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

  • Moratoria Legale Covid-19 (DL Cura Italia): Durante l’emergenza pandemica, l’art. 56 D.L. 18/2020 ha imposto alle banche una moratoria su prestiti e linee di credito per le PMI: i pagamenti in scadenza (rate di mutui, canoni leasing) sono stati sospesi fino inizialmente al 30/09/2020, poi prorogati di ulteriori mesi fino al 31/12/2021 per alcuni settori. La moratoria riguardava la quota capitale delle rate (con pagamento della sola quota interessi, salvo diverse intese). Questa misura ha avuto carattere temporaneo ed è scaduta; tuttavia ha salvato molte imprese dal default nel 2020-21, rinviando esborsi per miliardi di euro. Ad esempio, un’azienda con mutuo ipotecario €5.000/mese ha risparmiato €60.000 di esborsi in un anno di moratoria, salvo poi riprendere i pagamenti.
  • Accordi ABI – Moratoria PMI: Indipendentemente dalla crisi Covid, l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) e le principali associazioni di imprese periodicamente sottoscrivono protocolli (“Accordo per il Credito”) per sostenere le PMI. L’ultimo accordo quadro pre-Covid risaliva al 2019, e uno straordinario per Covid fu firmato nel 2020 (prima del DL 18/20). Tali accordi mettono a disposizione delle PMI la possibilità di ottenere dalla propria banca la sospensione su base volontaria del pagamento della quota capitale delle rate per 6-12 mesi, oppure l’allungamento della scadenza del mutuo fino a 100% della durata residua. Ad esempio, una PMI poteva chiedere alla banca di congelare le rate capitale per un anno, pagando solo interessi – misura simile a quella poi obbligatoria con il DL 18/2020. Nel 2023, l’ABI ha suggerito alle banche di valutare moratorie anche per le imprese impattate dai rincari energetici (crisi Ucraina), ma non vi è stata una nuova moratoria generalizzata per tutte le PMI come avvenne in passato. Molte banche comunque offrono soluzioni ad hoc ai clienti in difficoltà, in linea con le Linee guida EBA (Autorità Bancaria Europea) in tema di concessione e monitoraggio del credito.
  • Fondo di Garanzia PMI (MCC): Il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI è un meccanismo statale, operativo dal 2000 (L. 662/96), che garantisce una percentuale dei prestiti bancari alle imprese meritevoli, riducendo il rischio per la banca e favorendo l’accesso al credito. Durante la pandemia, il Fondo è stato potenziato: il D.L. 23/2020 (“Decreto Liquidità”) ha permesso garanzie fino al 100% su finanziamenti di piccola entità e 90% su finanziamenti maggiori, anche a imprese precedentemente escluse. In particolare: prestiti fino a €30.000 garantiti 100% dallo Stato, senza valutazione del merito di credito (poi elevato a €50.000 e durata 10 anni). Inoltre, temporaneamente, è stato ammesso al Fondo anche chi aveva ottenuto una moratoria ex lege e chi aveva esposizioni scadute purché non classificate sofferenze prima del 31/1/2020 (deroga alla regola di ammissibilità). Questo strumento in sé non è un contributo a fondo perduto, poiché l’impresa deve restituire il prestito ottenuto, ma l’aiuto pubblico sta nel fatto che ottiene capitale immediato a tassi inferiori e spesso senza garanzie proprie. Per un’impresa sommersa dai debiti, poter ottenere nuova finanza coperta dallo Stato può fare la differenza tra ristrutturare o fallire. Esempio: la Epsilon SNC, con debiti di fornitori arretrati, nel 2020 ha chiesto €50.000 di finanziamento bancario con garanzia statale 100%: lo ha ottenuto in pochi giorni al tasso del 1%, iniziando a restituire dopo 24 mesi. Ha usato quei soldi per pagare i fornitori critici, evitando azioni legali e continuando l’attività. Novità 2023: il Fondo PMI è tornato a regole ordinarie (garanzie 80% standard, valutazione del rating impresa) e non può più garantire aziende “in difficoltà” ai sensi UE (patrimonio netto azzerato, ecc.), a meno che rientrino in eccezioni Covid ancora valide. Quindi, per imprese fortemente indebitate, l’accesso al Fondo oggi richiede un piano di rilancio convincente e indicatori prospettici positivi.
  • Garanzia Italia (SACE): Complementare al Fondo PMI, per le imprese medio-grandi, SACE S.p.A. (società statale) ha offerto nel 2020-21 la garanzia su prestiti bancari denominata “Garanzia Italia” coprendo fino al 90% dell’importo per grandi aziende. Questo strumento, anch’esso parte del Decreto Liquidità, ha permesso ad aziende sopra i requisiti PMI di ottenere finanziamenti con la garanzia dello Stato. Ad esempio, Alitalia e Fiat Chrysler ottennero prestiti garantiti SACE per centinaia di milioni. Per le PMI, SACE ha sviluppato la garanzia specifica su factoring e conferme di import. Ad esempio, una PMI poteva assicurare le proprie fatture attraverso SACE e ottenere anticipi dalle banche. Anche qui, non un contributo monetario, ma un servizio statale gratuito (nessuna commissione nel 2020) che ha aiutato a prevenire insoluti a catena.
  • Contributi in conto interessi: Lo Stato spesso eroga contributi a fondo perduto finalizzati ad abbattere gli interessi su finanziamenti alle imprese. Il caso classico è la Nuova Sabatini, incentivo per l’acquisto di beni strumentali: l’impresa ottiene un finanziamento bancario agevolato per comprare macchinari e il MIMIT le rimborsa una parte degli interessi sotto forma di contributo. La Nuova Sabatini versione 2022-2023 prevede un contributo calcolato come interesse al 2.75% annuo su 5 anni (beni ordinari) o 3.575% (beni “Industria 4.0”), che di fatto copre circa il 10% del valore del bene a fondo perduto. Per le imprese del Sud, c’è una maggiorazione che porta il contributo a circa il 20%. Ad esempio, se Zeta Srl acquista un macchinario da €100.000 con finanziamento Sabatini, riceverà ~€10.000 di contributo dal Ministero (o €20.000 se in Mezzogiorno). Pur essendo un incentivo all’investimento, va menzionato perché libera l’impresa dal pagare quegli interessi, riducendo l’onere del debito bancario contratto per investire. La Legge di Bilancio 2025 ha rifinanziato Sabatini con €400 mln e introdotto la prenotazione telematica delle risorse, visto il grande successo.
  • Rinegoziazione mutui con garanzia statale: Nel 2022 è stata prevista la possibilità per le imprese agricole e della pesca di rinegoziare i mutui in essere con allungamento fino a 25 anni, ottenendo la garanzia ISMEA (ente pubblico) sul 80% del debito residuo. Questo consente di abbassare la rata. Strumento simile è ipotizzato per altri settori in crisi energetica, ma al momento non generalizzato.
  • Misure contro i ritardi di pagamento della PA: Sebbene non direttamente nel perimetro dei nostri “contributi per imprese indebitate”, è utile ricordare che se l’impresa vanta crediti verso pubbliche amministrazioni (es. forniture non pagate), può compensarli con i debiti fiscali (tramite certificazione piattaforma crediti) o chiedere anticipazioni in banca garantite da Fondo Crediti PA. Questo migliora la liquidità e riduce l’indebitamento netto. Dal 2021, per legge (L. 145/2018 art.1 c.867), esiste un Fondo di garanzia per i debiti commerciali delle PA che copre tali anticipazioni e sanziona gli enti ritardatari. Ciò sta gradualmente diminuendo i tempi di pagamento pubblici.

Simulazione pratica – Gestione di debito bancario con supporto pubblico

Scenario: La Sigma Srl ha un mutuo aziendale residuo di €500.000 con rata mensile €10.000. Ha inoltre un fido di cassa di €100.000 utilizzato al 90% e qualche leasing su macchinari. Il servizio del debito (circa €12.000/mese) è diventato insostenibile a causa di un calo di fatturato.

Azioni possibili nel 2020-21: Sigma ha potuto attivare la moratoria Covid e sospendere le rate mutuo per 12 mesi: per un anno ha pagato solo interessi (supponiamo €1.000/mese) risparmiando €9.000/mese di esborso. Ha aderito anche alla moratoria ABI per leasing, congelando 6 mesi di canoni. Nel frattempo ha richiesto un prestito garantito 90% dallo Stato di €200.000 per liquidità aggiuntiva, e lo ha ottenuto in poche settimane grazie al Fondo PMI, con tasso 1.5% e 6 anni di durata (di cui 2 di preammortamento). Con questi €200.000, Sigma ha potuto ridurre l’utilizzo del fido di cassa (abbattendo gli interessi passivi elevati su conto corrente) e pagare fornitori arretrati strategici. Inoltre, consapevole di dover ristrutturare il debito mutuo, Sigma ha avviato dialogo con la banca: grazie alla garanzia MCC sul nuovo prestito e al miglioramento temporaneo di cassa, la banca ha accettato di allungare la durata residua del mutuo da 5 a 8 anni, riducendo la rata a €6.500 mensili.

Situazione 2024: Sigma Srl è tornata a pagare regolarmente il mutuo (rata ridotta) e ha iniziato a restituire il prestito statale ricevuto (circa €3.000/mese). Il costo del debito totale è ora €9.500/mese, inferiore al pre-crisi (€12.000). Senza la moratoria e la garanzia pubblica, quasi certamente Sigma sarebbe stata classificata “in sofferenza” dalla banca e avrebbe rischiato l’insolvenza. Oggi, invece, sta onorando gli impegni e lavora per la ripresa.

Nota: se Sigma avesse investito in nuovi macchinari per rilanciarsi, avrebbe potuto sfruttare la Nuova Sabatini: ad esempio comprando un macchinario da €100.000 nel 2023 con finanziamento a 5 anni, avrebbe diritto a circa €10.000 di contributo dal MIMIT (erogato in quote annuali o anche in un’unica soluzione se PMI). Ciò riduce di fatto il costo effettivo dell’investimento e l’importo da restituire alla banca. Sommata alla Transizione 4.0 (credito d’imposta beni strumentali al 20%), l’azienda avrebbe recuperato complessivamente fino al 30% dell’investimento sotto forma di agevolazioni. Questi risparmi indiretti sono vitali per un’impresa indebitata, perché consentono di migliorare l’efficienza senza aggravare eccessivamente l’indebitamento netto.

5. Contributi a fondo perduto per crediti commerciali insoluti e tutela dei fornitori

Quando un’impresa vanta crediti commerciali non pagati da altre aziende (ad esempio un proprio cliente fallisce lasciando fatture insolute), non esiste un “contributo” automatico statale che compensi quelle perdite. Tuttavia, in specifici casi di insolvenze dovute a reati o crisi di filiera, sono stati introdotti strumenti di sostegno:

  • Fondo PMI Vittime di Mancati Pagamenti: previsto dalla L. 208/2015 (Stabilità 2016, art.1 c.199) e operativo dal 2017, con rifinanziamenti successivi. È gestito dal MIMIT e offre finanziamenti agevolati a tasso zero alle piccole e medie imprese e ai professionisti che siano rimasti vittime di mancati pagamenti da parte di debitori imputati per specifici reati. In pratica, se l’impresa creditrice sporge denuncia e ottiene che il debitore insolvente venga rinviato a giudizio per reati come truffa, bancarotta fraudolenta, insolvenza fraudolenta, false comunicazioni sociali, ecc., può presentare domanda al Fondo. Requisiti: i crediti non incassati a causa di tali fatti devono costituire almeno il 20% dei crediti totali verso clienti dell’azienda; l’impresa non deve essere essa stessa in procedure concorsuali (se è in concordato con continuità può essere ammessa). L’agevolazione consiste in un prestito a tasso zero di importo non superiore ai crediti vantati verso il debitore autore del reato, fino a un massimo di €500.000. Il finanziamento è da restituire in 10 anni, ma gli interessi sono totalmente azzerati e spesso il rimborso inizia dopo qualche anno. Esempio concreto: la Alpha srl (PMI edile) vanta €200.000 di lavori eseguiti non pagati dalla Beta srl, il cui titolare è stato accusato di bancarotta fraudolenta. Alpha srl si costituisce parte civile e fa domanda al Fondo: ottenuta l’ammissibilità, riceve dall’ente erogatore un finanziamento di €200.000 senza interessi, che potrà restituire in 7 anni. Alpha usa questi soldi per colmare il buco di liquidità lasciato dal default di Beta. Se poi Beta verrà condannata e Alpha recupererà qualcosa, userà quelle somme per ripagare il finanziamento. Normativa: Decreto MISE 17 ottobre 2016 (in G.U. 290/2016) attuativo, e successive aperture di sportello (ad es. bando 2023 aperto dal 17/10/2023 al 31/12/2023). Anche se tecnicamente è un prestito, lo consideriamo qui perché supplisce a una mancanza di liquidità causata da altri, con condizioni di estremo favore (0% tasso, se confrontato a un fido bancario che costerebbe magari il 7-8% annuo). Inoltre, qualora l’impresa finanziata non ce la faccia a restituire interamente (e il debitore colpevole risulti nulla tenente), di fatto l’aiuto si tramuta in parte in contributo. Il Fondo ha anche una sezione per imprese coinvolte in crisi di importanti filiere per comportamenti illeciti di altre (es. crisi ex Ilva, crisi Mercatone Uno), dove possono essere attivate garanzie statali su finanziamenti per i fornitori colpiti. Giurisprudenza: In caso di rigetto della domanda al Fondo, l’impresa può ricorrere al TAR. Una vicenda nota ha riguardato alcune PMI escluse perché il loro debitore aveva commesso il reato prima di una certa data non coperta dal bando. Non ci sono pronunce pubbliche di rilievo, ma la ratio della legge è stata confermata: aiutare chi ha subìto un danno da reato economico.
  • Tutela fornitori in amministrazione straordinaria: Il Decreto Crescita (D.L. 34/2019, art. 37) ha previsto che le imprese sub-fornitrici di aziende entrate in Amministrazione Straordinaria (grandi insolvenze) possano accedere al Fondo di Garanzia PMI con corsia preferenziale. Ciò per ottenere finanziamenti bancari garantiti e superare l’impasse dei crediti bloccati nella procedura. Ad esempio i fornitori dell’ILVA o dell’Alitalia in A.S. hanno potuto beneficiare di questa misura.
  • Procedure concorsuali – il caso del Concordato Preventivo: Quando un’impresa grossa si salva in concordato o accordo di ristrutturazione, spesso i piccoli fornitori subiscono decurtazioni dei loro crediti (es. prendono 30% a saldo). Anche se non c’è un contributo pubblico per coprire la differenza, negli ultimi anni il legislatore ha migliorato la posizione dei fornitori: se accettano di continuare a fornire durante il concordato in continuità, i loro nuovi crediti sono prededucibili (prioritari) e vengono pagati integralmente. Inoltre, una volta omologato l’accordo di ristrutturazione, la perdita subita dal fornitore (70% in questo esempio) è immediatamente deducibile fiscalmente come perdita su crediti (prima bisognava attendere la chiusura del fallimento). Questo è un vantaggio fiscale che attenua il danno.
  • Contributi pubblici per crediti verso la PA: se un’impresa fornitrice della PA aspetta a lungo i pagamenti, alcuni Comuni/Regioni hanno talora stanziato contributi compensativi (sconti fiscali locali, riduzioni TARI) per aiutarla. Ad esempio, in alcuni comuni dopo la pandemia sono stati riconosciuti crediti d’imposta locali alle imprese che attendevano incassi da quegli stessi enti.

In definitiva, per i debiti commerciali (in realtà crediti delle imprese fornitrici) lo Stato interviene in modo circoscritto. L’idea di fondo è che non possa farsi carico di tutti i fallimenti privati, ma può intervenire dove c’è condotta illecita o un impatto sistemico. Dal lato opposto, per un’impresa che deve soldi ai propri fornitori, non esistono contributi specifici per pagarli (salvo casi di filiere in crisi), ma tutte le misure viste (finanziamenti garantiti, moratorie, contributi per investimenti) indirettamente mettono più liquidità a disposizione anche per onorare quei debiti.


Misure Regionali e Locali a Fondo Perduto per Imprese Indebitate

Accanto agli strumenti nazionali, molte Regioni italiane hanno introdotto proprie iniziative di sostegno finanziario alle imprese in difficoltà, spesso cofinanziate con fondi europei (es. FESR) o regionali. Tali misure possono assumere la forma di bandi a fondo perduto per esigenze specifiche (ristrutturazioni aziendali, consulenze per il risanamento, salvataggio di aziende in crisi sul territorio), oppure di fondi di rotazione per prestiti agevolati. È importante che imprenditori e consulenti verifichino le opportunità offerte dalla propria Regione, in quanto variano notevolmente da zona a zona e nel tempo.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Ecco alcune tipologie di interventi regionali degni di nota:

  • Contributi per piani di risanamento e composizione negoziata: Diverse Regioni hanno attivato misure per supportare economicamente le PMI che intraprendono percorsi di risanamento previsti dal Codice della Crisi. Un esempio all’avanguardia è la Regione Lombardia con il bando “Re-Impresa” (attivo e aggiornato al 2025). Questo strumento sostiene le imprese lombarde che abbiano avviato o concluso positivamente una procedura di Composizione Negoziata, un accordo di ristrutturazione o un concordato in continuità omologati. L’agevolazione concessa è duplice:
    • un finanziamento a medio termine (erogato da Finlombarda, con garanzia regionale gratuita) per sostenere gli investimenti di rilancio e il circolante post-crisi;
    • un contributo a fondo perduto dedicato a coprire le spese di consulenza e i costi dell’esperto indipendente della composizione negoziata. In pratica, la Regione rimborsa fino al 50% di tali costi, entro un massimale (es. fino a €60.000 per impresa, coprendo il 100% delle spese ammissibili entro quel tetto).
      Esempio concreto: la Alfa SRL (sede in Lombardia) nel 2024 ha concluso con successo una composizione negoziata evitando il fallimento. Ha speso €80.000 tra parcella dell’esperto nominato dal Tribunale e consulenti finanziari per redigere il piano. Con “Re-Impresa”, Alfa ottiene dalla Regione un contributo a fondo perduto pari a €40.000 (50% delle spese) a parziale rimborso di tali costi. Inoltre, presenta un progetto di investimenti per €500.000 (nuovi macchinari per rilancio produttivo): tramite Finlombarda riceve un finanziamento agevolato di €500.000 garantito dalla Regione, da restituire in 7 anni al tasso fisso del 0.5%. Questo pacchetto integrato consente ad Alfa di ripartire dopo la crisi con supporto sia sul fronte costi deadweight (consulenze) sia sul fronte investimenti.*

    La logica di questi bandi regionali è di incentivare le imprese a utilizzare strumenti di composizione della crisi (spesso poco noti), abbattendone i costi e premiando chi riesce a salvare l’azienda e i posti di lavoro. Normativa riferimento per Re-Impresa: DGR Lombardia n. 5480/2021 e successive modifiche; nel 2025 rifinanziata con DGR 4302/2025.

  • Fondi di salvataggio regionali: Alcune regioni hanno istituito fondi per interventi diretti in aziende in crisi che non rientrano nei parametri del Fondo nazionale. Ad esempio, il Piemonte con il Fondo Rilancio e Sviluppo (istituito nel 2022) interviene con prestiti partecipativi o ingresso nel capitale di aziende piemontesi in temporanea crisi ma con piani di sviluppo credibili. Opera in sinergia con Finpiemonte (finanziaria regionale) e può anche erogare piccole quote a fondo perduto per spese di due diligence. Un caso applicativo è il salvataggio di imprese della filiera automotive in crisi di liquidità: la Regione è entrata con equity temporanea per garantire la realizzazione di nuove commesse, poi uscirà a risanamento avvenuto.
  • Bandi per acquisizione di aziende in crisi (reindustrializzazione): Sempre il Piemonte ha un bando (“Interventi integrati per acquisizione di aziende in crisi”) che concede contributi a fondo perduto e garanzie alle imprese sane che intendono rilevare rami d’azienda o impianti produttivi dismessi in regione. L’obiettivo è favorire la continuità d’impresa tramite passaggio di mano, fornendo un supporto economico a chi investe in una realtà in difficoltà (ad es. contributo fino a €2 milioni per adeguare l’impianto e riassumere il personale). Questo tipo di aiuto coinvolge anche aspetti occupazionali (spesso condizionato al mantenimento di X livelli occupazionali per Y anni).
  • Contributi emergenziali locali: Quando vi sono crisi settoriali acute, alcune regioni hanno stanziato bonus ad hoc. Ad esempio, la Toscana nel 2021-2022 ha destinato fondi al settore Moda (pelletteria, calzature) colpito dalla crisi, creando un “Fondo emergenza moda”: contributi a fondo perduto per sostenere la liquidità delle aziende di quel comparto in difficoltà (es. per pagare fornitori o riavviare le produzioni). La logica è simile ai ristori Covid ma su base settoriale regionale.
  • Microcredito e aiuti a imprese confiscate: Particolari bandi regionali riguardano imprese con problematiche di accesso al credito. Ad esempio, la Sicilia e la Campania hanno attivi fondi di microcredito che erogano prestiti a tasso zero fino a €50k alle microimprese con difficoltà bancarie (spesso affiancati da un piccolo contributo a fondo perduto). Il MIMIT stesso cofinanzia un “Fondo imprese confiscate” per aziende sequestrate alla criminalità organizzata: la Regione Sicilia nel 2022 ha lanciato un avviso che prevedeva prestiti a tasso zero fino a €2 mln e una quota fondo perduto del 20% per rilanciarle.
  • Sostegno post-calamità: Va infine citato che in caso di calamità naturali o emergenze (terremoti, alluvioni), sia lo Stato che le Regioni attivano contributi a fondo perduto per le imprese colpite, spesso anche se indebitate, per aiutarle a ripristinare le attività. Ad esempio, dopo il sisma del Centro Italia 2016 e quello dell’Emilia 2012, furono erogati contributi per la ricostruzione con copertura fino al 100% delle spese ammissibili per le imprese danneggiate. Queste misure straordinarie sono fuori dall’ambito ordinario del debito, ma giovano alle imprese in quei territori permettendo loro di non aggravare la posizione debitoria per riprendersi.

Fonti di finanziamento regionali: molte delle iniziative citate sono finanziate con i Programmi Operativi Regionali (POR) del FESR 2014-2020 e 2021-2027. Ad esempio, Re-Impresa Lombardia è cofinanziata dal PR FESR Lombardia; i bandi Piemonte citati fanno parte del PR FESR Piemonte; i contributi Toscana emergenza moda hanno attinto a fondi regionali emergenziali. Questo significa che sono misure soggette a tempi di apertura e chiusura, con dotazioni limitate. Bisogna monitorare i siti regionali (sezione bandi attivi) per non perdere le finestre disponibili.

Esempio riepilogativo regionale (caso virtuoso): Un caso notevole è la Lombardia, che tra il 2022 e il 2025 ha integrato diversi strumenti:

  • il già citato bando Re-Impresa per aziende che affrontano una crisi e vogliono risanare;
  • un bando “Safe Working” (nel 2021) che offriva contributi per ripartenza in sicurezza post-Covid (anche per riorganizzazione debiti per DPI ecc.);
  • il fondo Lombardia per la moda (in parallelo a Toscana) per PMI moda in sofferenza;
  • i classici contributi a investimenti (digitalizzazione, efficientamento) che comunque migliorano la solidità aziendale.

Questo mix ha fornito un ecosistema di aiuti multi-livello. Di contro, alcune regioni meno dotate di risorse hanno offerto meno su questo fronte, limitandosi a implementare le misure nazionali o a bandi settoriali minori.

Giurisprudenza in ambito regionale: Le contestazioni giuridiche più frequenti riguardano l’accesso ai bandi. Se un’impresa viene esclusa da un contributo regionale per punteggio o requisiti, può fare ricorso al TAR regionale sostenendo, ad esempio, che la sua domanda è stata erroneamente valutata. Un caso emblematico è quello deciso dal Consiglio di Stato n. 1760/2023: una delibera del Friuli VG nel 2020 limitava un contributo Covid solo a imprese con sede unica in regione. Il TAR aveva inizialmente avallato la restrizione, ma il Consiglio di Stato l’ha giudicata illegittima perché non giustificata da ragioni oggettive e lesiva della parità di trattamento. Questo precedente significa che anche per bandi anti-crisi, le Regioni devono usare criteri proporzionati allo scopo (favorire imprese vulnerabili) senza introdurre paletti arbitrari.

Altro esempio: TAR Lazio, sent. 9285/2021 (ipotetica, citata come scenario) – un’impresa contesta l’esclusione da un fondo rotativo regionale per aver presentato DURC irregolare. Il TAR potrebbe confermare che la pretesa regolarità contributiva è legittima come requisito, sottolineando che i bandi non possono premiare chi non è in regola salvo previsioni di legge contrarie. Infatti, spesso i bandi regionali richiedono DURC regolare al momento dell’erogazione: se l’impresa è indebitata con INPS e non regolarizza entro termini, perde il diritto al contributo concesso.


Misure e Programmi Europei (UE) per supportare le imprese indebitate

L’Unione Europea, oltre a finanziare indirettamente molti incentivi gestiti dallo Stato e dalle Regioni, offre alcuni programmi diretti e cornici normative che possono giovare alle imprese in situazione finanziaria difficile.

1. Fondi Strutturali UE e Next Generation EU (PNRR)

L’Italia beneficia largamente dei fondi strutturali europei – in particolare del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e del Fondo Sociale Europeo (FSE+) – i quali cofinanziano progetti di sviluppo economico nei territori. Tramite i Programmi Operativi (nazionali e regionali), vengono pubblicati bandi a cui le imprese possono partecipare per ottenere contributi a fondo perduto su investimenti in vari ambiti: innovazione, digitalizzazione, green economy, internazionalizzazione, formazione del personale, ecc.. Questi contributi non sono esplicitamente destinati a ripagare debiti pregressi, ma aiutano le imprese a migliorare la propria competitività e quindi la capacità di far fronte ai debiti. Inoltre, vincere un bando FESR porta liquidità a fondo perduto che l’impresa può utilizzare anche per riequilibrare la propria situazione finanziaria.

Esempi di bandi POR FESR 2021-2027 attivi:

  • Friuli-Venezia Giulia: “Aiuti a fondo perduto per investimenti produttivi” – contributi fino a 50% per ampliamenti aziendali (POR FESR FVG).
  • Emilia-Romagna: “Contributi per società di capitali” (Priorità 5, Azione 1.6) – contributi su progetti di innovazione e capitale umano per imprese che assumono e investono.
  • Lombardia: Bando “Impresa Digitale” – contributo 50% per servizi tecnologici alle PMI (PR FESR).
  • Molte regioni: bandi per efficienza energetica delle PMI (es. Veneto investe oltre 1 miliardo nel POR per competitività e innovazione delle imprese).

Simulazione: La Omega Srl ha debiti bancari elevati ma un progetto di transizione digitale. Partecipa a un bando POR FESR “Digitalizzazione imprese” e ottiene un contributo del 40% su €100.000 di spese per software e formazione, cioè €40.000 a fondo perduto. Non solo modernizza l’azienda (futuri risparmi di costo, più efficienza), ma quei €40.000 che incassa dall’ente li potrà destinare in parte anche a ridurre scoperti di conto o altre passività. In sostanza, i fondi UE aiutano l’impresa indebitata a investire senza indebitarsi ulteriormente e le danno margine di manovra finanziario.

Parallelamente, il grande programma Next Generation EU con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha portato ingenti risorse anche per incentivi alle imprese:

  • Il PNRR italiano (2021-2026) finanzia misure come Transizione 4.0 (credito d’imposta per investimenti tecnologici), Contratti di sviluppo (mix fondo perduto + finanziamento per progetti industriali di grande scala), Fondo Impresa Donna e Fondo PMI Creative (entrambi con componente fondo perduto 50-80%), bandi per startup innovative (Smart&Start integrato con risorse PNRR), e filoni per internazionalizzazione via SIMEST (nel 2021-22 SIMEST ha concesso finanziamenti per e-commerce e fiere con 25% a fondo perduto grazie a fondi PNRR).
  • Inoltre Missioni PNRR come M1C2 hanno previsto contributi per la transizione digitale di microimprese (es. Voucher digitali gestiti da Camere di Commercio).
  • La Missione 2 ha bandi per la riconversione energetica delle imprese (contributi per impianti fotovoltaici, parco agrisolare, idrogeno verde, etc.).
  • Missione 5 ha misure per coesione e inclusione, come Resto al Sud ampliato (contributo 50% a fondo perduto per nuove imprese nel Mezzogiorno fino a 56 anni d’età).

Tutte queste opportunità possono essere colte anche da imprese che abbiano situazioni debitorie pregresse, a patto che non siano formalmente imprese in stato di fallimento o liquidazione. Bisogna però prestare attenzione: i bandi PNRR e FESR spesso richiedono il rispetto della normativa de minimis o di altre condizioni UE (ad esempio: impresa non in difficoltà al 2019 secondo la definizione UE). Ciò significa che se un’impresa era già tecnicamente “in difficoltà” prima della pandemia (perdite cumulate oltre il 50% del capitale sociale), potrebbe essere esclusa da alcuni contributi, in quanto l’UE vuole evitare di tenere artificialmente in vita aziende decotte. Tuttavia, durante la pandemia queste regole sono state temporaneamente allentate: il Quadro Temporaneo Covid 2020-21 permetteva aiuti a imprese in difficoltà con certe limitazioni, e ancora il Temporary Crisis Framework 2022-2023 per la guerra in Ucraina consente aiuti per costi energetici elevati anche ad aziende in perdita.

Caso giurisprudenziale europeo: La Corte di Giustizia UE ha affermato, in cause come T-601/17 (2019), il principio che gli Stati possono predisporre aiuti selettivi al salvataggio di imprese a condizione che siano conformi agli Orientamenti UE sugli aiuti di Stato per salvataggi e ristrutturazioni. L’Italia si è attenuta in fondi come il Salvaguardia Imprese: infatti la Commissione ha approvato il regime di aiuto di quel fondo, imponendo condizioni (es. piano di ristrutturazione da notificare). In mancanza di rispetto di tali condizioni, l’aiuto può essere dichiarato illegale e l’impresa beneficiaria dovrebbe restituirlo (clausola di claw-back). È quindi cruciale che misure come contributi a fondo perduto regionali e nazionali siano notificate e autorizzate dalla Commissione se superano certe soglie o se destinati ad imprese in difficoltà.

2. Programmi UE a gestione diretta per le imprese

Oltre ai fondi indiretti, le imprese italiane possono partecipare a bandi europei competitivi per ottenere sovvenzioni:

  • Horizon Europe (2021-2027): programma quadro per ricerca e innovazione. PMI innovative possono ottenere grant per progetti R&D collaborando con partner EU. Ad esempio, una PMI biotech in crisi finanziaria ma con una buona idea può entrare in un consorzio Horizon e, se selezionata, ricevere finanziamenti UE a copertura dei costi di ricerca (spesso al 70-100%). Ciò migliora la sua situazione portando liquidità e prospettive di mercato.
  • EIC Accelerator: strumento UE che finanzia startup/PMI altamente innovative con contributi a fondo perduto fino a €2,5 milioni + investimenti equity. Anche imprese pre-profitto (spesso indebitate per sviluppare il prototipo) possono riceverli. Il tasso di successo è basso, ma i vincitori ricevono un boost notevole senza indebitamento aggiuntivo.
  • COSME / Single Market Programme: fornisce garanzie sui prestiti (implementate tramite banche locali) e piccoli grant per sostenere la competitività. Ad esempio, tramite COSME molte imprese italiane hanno beneficiato di microgaranzie UE su finanziamenti, analogamente al Fondo di Garanzia nazionale.
  • Life, Erasmus+, Creative Europe: altri programmi settoriali con bandi che finanziano progetti ambientali, formativi o culturali di imprese. Non alleviano direttamente debiti ma offrono opportunità di finanziamento esterne.

L’accesso a questi programmi richiede capacità di progettazione e tempi medio-lunghi, dunque non è una soluzione immediata per un’azienda sull’orlo del default. Tuttavia, per un’impresa indebitata ma ancora operativa e con progetti innovativi, vincere un bando europeo può essere la svolta: il contributo UE, essendo spesso anticipato in parte, rappresenta denaro fresco non da restituire.

Esempio: una PMI manifatturiera indebitata decide di investire in un prototipo green per ridurre emissioni. Presenta una proposta a Horizon Europe insieme a un centro di ricerca e ottiene €300.000 di contributo UE (copertura 60% costi). Con questi fondi copre le spese del progetto e alleggerisce la necessità di ricorrere a ulteriori prestiti. Intanto, sfruttando l’occasione, negozia con le banche una moratoria sui suoi mutui finché il progetto UE non porta nuovi ricavi. Questa combinazione la porta fuori dalla zona di rischio in un paio d’anni.

Regole da considerare: I contributi diretti UE non sono soggetti a DURC o compliance fiscale nazionale (in fase di domanda), però la Commissione può escludere entità che abbiano certe condanne (es. frode). Inoltre, percepire aiuti multipli impone di evitare il doppio finanziamento: se un costo è coperto da un contributo UE, non può essere contemporaneamente oggetto di credito d’imposta nazionale, etc.

3. Quadro normativo europeo sugli aiuti e insolvenza

Chiudiamo la sezione europea con due aspetti:

  • Temporary Framework e regime de minimis: tra 2020 e 2023 la Commissione ha elevato i massimali di aiuto di Stato. Il de minimis (aiuti di modesta entità) è €200.000 su 3 anni per impresa, ma con Temporary Framework Covid era consentito dare fino a €800.000, poi €1,8 milioni, a un’impresa come sostegno. Molti contributi a fondo perduto Covid (ristori, indennizzi) sono stati notificati sotto quel regime. Al 2025, si torna ai limiti ordinari, con l’eccezione del Temporary Crisis Framework (per caro energia e guerra) con massimale €2 mln per impresa su aiuti per energia. Per le imprese indebitate, ciò significa che potrebbero aver esaurito il plafond de minimis con vari aiuti ricevuti: occorre controllare nel Registro Nazionale Aiuti di Stato la propria posizione prima di richiedere nuovi contributi.
  • Direttiva Insolvency UE 2019/1023: recepita nel 2022 dall’Italia con l’aggiornamento del Codice della Crisi, incoraggia procedure di allerta e composizione precoce. Non prevede contributi economici, ma obbliga gli Stati a dotarsi di meccanismi per aiutare l’imprenditore onesto a ristrutturare. In Italia questo ha portato alla Composizione Negoziata e alle relative misure premiali discusse, che in parte possono considerarsi attuazione di principi UE (seconda chance, ecc.).

In sintesi, l’UE fornisce alle imprese indebitate:

  • Risorse finanziarie (fondi strutturali e PNRR) che diventano contributi a fondo perduto su progetto;
  • Garanzie e strumenti finanziari (COSME, InvestEU) che alleviano l’accesso al credito;
  • Regole uniformi pro-imprese (es. divieto di abusi di posizione delle banche in ristrutturazioni, ecc.);

ma lascia agli Stati membri la gestione operativa degli aiuti. Di conseguenza, un imprenditore in difficoltà farà bene a esplorare i bandi cofinanziati UE sul proprio territorio e considerare partnership in progetti europei, come parte di una strategia di risanamento a medio termine.


Domande Frequenti (FAQ)

D1: Un’impresa fortemente indebitata può accedere ai contributi a fondo perduto o viene esclusa in quanto “in difficoltà”?
R: Dipende dal tipo di contributo. Molti incentivi pubblici (es. bandi MIMIT, regionali FESR) seguono le regole UE che escludono le “imprese in difficoltà” (definite dall’art. 2 punto 18 del Reg. UE 651/2014) al momento della concessione dell’aiuto, per evitare di sovvenzionare aziende decotte. Ciò significa che se l’impresa ha perdite cumulate che hanno eroso oltre la metà del capitale sociale (o parametri simili), potrebbe non essere ammessa. Tuttavia, esistono eccezioni importanti: le misure di Pace Fiscale e condono non hanno escluso le imprese in crisi – anzi, sono destinate proprio ad esse; i Fondi di salvataggio (Invitalia, regionali) sono rivolti esplicitamente ad imprese in difficoltà; durante Covid, la temporanea sospensione dei vincoli UE ha permesso di aiutare anche imprese in perdita. In pratica: , un’impresa indebitata può accedere a contributi come rottamazioni, fondi crisi, ristori emergenziali; attenzione invece ai bandi per nuovi investimenti, dove sarà richiesta una dichiarazione di non trovarsi in situazione di difficoltà pregressa (salvo autorizzazioni specifiche). In dubbio, va verificato il bando: spesso la clausola esclude solo chi è in fallimento o liquidazione, ma ammette chi è in difficoltà purché avvii il risanamento.

D2: Un’impresa con DURC irregolare (debiti INPS non sanati) può ottenere aiuti pubblici?
R: In generale no, la normativa italiana (D.L. 34/2019 art. 11-ter e altre) richiede la regolarità contributiva per la fruizione di benefici pubblici. Questo vale per bonus fiscali, contributi e pagamenti della PA. Ad esempio, se un’impresa ha un DURC negativo, non può ricevere materialmente un contributo regionale finché non regolarizza, e rischia l’esclusione. Fanno eccezione le misure di definizione dei debiti stessi: per aderire alla rottamazione o al saldo e stralcio non serve DURC regolare (anzi, servono proprio a ottenerlo). Altra eccezione: nei ristori Covid 2020-21 il Governo ha temporaneamente sospeso l’obbligo di DURC regolare, erogando contributi a fondo perduto anche a chi era in arretrato, vista la finalità emergenziale. Ma normalmente, prima dell’erogazione finale di un contributo su bando, l’ente controlla il DURC: se risulta irregolare, concede un breve termine per sanare; se non si sana, revoca il contributo. Suggerimento: in caso di debiti INPS, valutare la possibilità di rateizzarli o rottamarli, così da ottenere un DURC provvisorio positivo (che viene rilasciato se c’è un piano in corso) per poter comunque accedere agli incentivi.

D3: I contributi a fondo perduto ottenuti (es. ristori Covid, contributi regionali) sono tassabili per l’impresa?
R: In linea di principio i contributi pubblici costituiscono ricavo tassabile, salvo esenzioni specifiche. Tuttavia, molti contributi recenti sono stati dichiarati esenti: ad esempio, i contributi a fondo perduto Covid erogati dall’Agenzia Entrate nel 2020-21 non concorrono alla formazione del reddito imponibile né IRAP. Ciò è stato espressamente previsto nelle norme istitutive (art. 25 DL 34/2020 per primo ristoro). Anche vari aiuti del PNRR e del FESR sono esenti IRAP e IRES per esplicita disposizione. Quando non è previsto nulla, il contributo si considera ricavo (o sopravvenienza) e quindi tassato. Attenzione: se il contributo è destinato a un investimento ammortizzabile, l’impresa può scegliere di ridurre il costo fiscale dell’investimento di un importo pari al contributo (metodo “in riduzione”), evitando tassazione immediata ma riducendo gli ammortamenti futuri.

D4: Cosa succede se un’impresa utilizza male o non rendiconta correttamente un contributo pubblico ricevuto?
R: In caso di mancato rispetto delle condizioni, l’Amministrazione dispone la revoca totale o parziale del contributo e ne richiede la restituzione (con interessi e talvolta sanzioni). Ad esempio, se un’impresa ottiene un contributo a fondo perduto per acquistare un macchinario ma non effettua l’investimento nei tempi previsti o lo rivende subito, il contributo viene revocato e deve restituirlo. La revoca di solito è atto dovuto quando vengono meno i requisiti. Ci sono casi peculiari: i contributi Covid, se percepiti senza diritto (es. perché l’azienda non rispettava i cali di fatturato), devono essere restituiti volontariamente o a seguito di controlli, pena sanzioni anche penali se c’è dolo. Sentenza esemplare: Corte dei Conti, sezione giurisdizionale, n. 407/2020 – conferma la revoca di un contributo e la responsabilità erariale dell’impresa che aveva violato i vincoli di destinazione. Inoltre, alcuni contributi come quelli per imprenditoria giovanile prevedono un periodo di vincolo: se l’impresa cessa l’attività entro X anni, scatta la revoca (spesso “pro quota” decrescente). In sintesi, è fondamentale seguire scrupolosamente le regole di ogni bando (rendicontazione spese, mantenimento beni e posti di lavoro per il periodo richiesto) per non dover poi restituire somme magari già spese.

D5: Un’azienda con piani di ristrutturazione del debito (concordato, accordo) può comunque richiedere nuovi incentivi?
R: Sì, ma con cautela. Se l’azienda è in concordato preventivo o altra procedura concorsuale, di solito può compiere atti di gestione corrente e straordinaria solo con autorizzazione del Tribunale o del Commissario. Ottenere un contributo a fondo perduto potrebbe essere visto positivamente (perché porta risorse), ma bisogna informare gli organi della procedura. Dal lato dell’ente erogante, la presenza di una procedura non è di per sé causa di esclusione se c’è continuità aziendale (anzi, alcuni fondi sono dedicati proprio a questo). Tuttavia, la concessione di un contributo subordinato a una certa stabilità finanziaria potrebbe essere negata. Esempio: un’impresa in concordato può partecipare a un bando regionale per macchinari, vince, ma al momento di stipulare la convenzione l’ente chiede conferma che l’azienda non sia in liquidazione – il concordato in continuità non è liquidazione, quindi si procede, magari richiedendo l’autorizzazione del giudice delegato. In ogni caso, è opportuno menzionare nella domanda l’esistenza della procedura (per trasparenza) e motivare come l’incentivo contribuirebbe al piano di risanamento. Ci sono anche misure specifiche: la composizione negoziata ad esempio dà accesso a bandi come Re-Impresa Lombardia, creati ad hoc. Dunque, la presenza di un piano di ristrutturazione non preclude gli aiuti, ma potrebbe richiedere passaggi autorizzativi interni e una selezione accurata degli incentivi compatibili.

D6: Quali rischi comporta ricevere aiuti pubblici per un’impresa indebitata (pignoramenti, compensazioni)?
R: Un dubbio diffuso è: se l’impresa ha debiti e le arriva un contributo sul conto corrente, i creditori possono pignorarlo? In passato, i contributi a fondo perduto Covid erano impignorabili per legge (DL 41/2021 conv. L.69/2021), proprio per evitare che finissero ai creditori invece che sostenere l’azienda. Fu inserita una norma ad hoc: “il contributo non è pignorabile”. Di norma, però, gli aiuti pubblici non godono di impignorabilità intrinseca (a parte quelli assistenziali alle persone). Quindi un contributo regionale accreditato sul conto potrebbe essere aggredito da un creditore se il conto è già pignorato. L’escamotage usato in alcuni bandi è erogare su conto dedicato non soggetto ad azioni o in conto vincolato. Ma sono eccezioni. Dunque, consigliabile se si attendono contributi sostanziosi e si hanno creditori aggressivi: informare l’avvocato per eventualmente chiedere una sospensione del pignoramento o trattare con i creditori (sapendo che un aiuto sta per arrivare). Sul fronte compensazioni, attenzione al Fisco: la legge consente all’Erario di trattenere crediti verso la PA se l’impresa ha debiti esattoriali >€5.000. Però per i contributi a fondo perduto Covid fu previsto che non fossero soggetti a compensazione con cartelle. In generale, contributi e incentivi non sono compensati automaticamente, a meno che non siano crediti d’imposta: quelli sì, se un’impresa vanta un credito d’imposta, Equitalia può compensarlo con debiti a ruolo. Ma un bonifico contributo in conto corrente no, viene erogato per intero (salvo diverso avviso nel bando). Quindi il rischio principale rimane il pignoramento da parte di terzi creditori privati.

D7: Come può un’imprensa indebitata orientarsi per trovare tutte le agevolazioni a cui ha diritto?
R: Il panorama è variegato e in continuo aggiornamento. Alcuni strumenti utili:

  • Il portale istituzionale “Incentivi.gov.it” gestito dal MIMIT, che cataloga per categoria e territorio le agevolazioni disponibili (anche se è più focalizzato su incentivi di sviluppo che su misure di crisi).
  • I siti web delle Regioni (sezione bandi e finanziamenti) e delle Camere di Commercio, che pubblicano i bandi locali.
  • Professionisti specializzati (commercialisti, consulenti finanziari) e associazioni di categoria (Confindustria, Confartigianato, ecc.) spesso forniscono elenchi aggiornati degli incentivi. Ad esempio, Confcommercio ha un vademecum online con i vari bonus e aiuti attivi.
  • Monitorare la normativa: ogni Legge di Bilancio e ogni “decreto Aiuti” introduce o rifinanzia misure. Ad esempio, la Legge di Bilancio 2024 ha prorogato crediti d’imposta energetici e rifinanziato la Nuova Sabatini, mentre la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto la ZES unica con nuovi incentivi a fondo perduto nel Sud.
  • Infine, gli imprenditori in crisi possono rivolgersi al Settore Crisi d’Impresa della Camera di Commercio locale: oltre a nominare l’esperto per composizione, spesso offrono orientamento su bandi e strumenti (ad esempio voucher per pagare l’esperto).

D8: Conviene aspettare un condono o pagare subito i debiti?
R: Domanda frequente, specie dopo varie “pace fiscali”. La risposta varia caso per caso. Se l’azienda ha liquidità sufficiente, pagare tempestivamente i tributi evita interessi e sanzioni, e le permette di partecipare senza problemi a gare e incentivi. Tuttavia, se la situazione è tale che l’azienda non può pagare tutti i debiti, sfruttare i condoni è ragionevole. La storia recente insegna che condoni generalizzati sono eccezionali: 2019, poi 2023. Non è detto ce ne siano altri a breve (anche se in discussione c’è una “rottamazione-quinquies” nel 2025). Il rischio di attendere sperando in condoni è l’aggravarsi delle posizioni (more, cartelle, blocco DURC nel frattempo). Quindi il consiglio è: se possibile regolarizzare con rateazioni ordinarie o straordinarie ora, fallo; se però il debito è sproporzionato e l’azienda rischia la chiusura, potrebbe valutare di sfruttare strumenti come il concordato preventivo o la composizione negoziata, attraverso cui ottenere comunque stralci legalmente approvati, senza dover attendere un condono di legge. In sintesi, non esiste garanzia di futuri condoni, quindi ogni decisione va ponderata con professionisti. Tenere presente che alcune misure come la rateazione straordinaria 120 rate richiedono di provare la difficoltà, ma danno respiro senza aspettare leggi nuove.

D9: I soci/garanti personali beneficiano dei condoni dell’impresa?
R: Se l’impresa è una società di capitali, i condoni agiscono sui debiti sociali (erariali, contributivi) senza effetti diretti sui soci. Tuttavia, se i soci avevano garantito personalmente un debito bancario dell’azienda, la moratoria o rinegoziazione concessa all’azienda giova anche a loro (evita l’escussione immediata). Se l’impresa individuale o il socio di SNC ha debiti fiscali, può aderire alle definizioni agevolate come persona fisica. Ad esempio, le cartelle di un imprenditore individuale per IRPEF o IVA possono essere rottamate con gli stessi benefici di una società. Importante: la rottamazione e stralcio non copre eventuali reati tributari già commessi (es. dichiarazione fraudolenta). Copre solo l’aspetto amministrativo. Dunque, un amministratore che abbia commesso reato di omesso versamento IVA rimane punibile, ma se paga il dovuto tramite rottamazione nei termini, estingue il reato (beneficio previsto dal D.lgs. 74/2000, soglie di €250k). Quindi, i condoni possono avere riflessi positivi anche sul penale tributario del legale rappresentante, estinguendo il reato se la legge lo consente e se il pagamento (anche agevolato) avviene.

D10: Se un’impresa ha già ottenuto aiuti di Stato, può ottenerne altri o c’è un limite?
R: In generale può ottenerne altri, ma devono rispettarsi i limiti dei vari regimi: de minimis (max €200k in 3 anni, salvo settori specifici), eventuali limiti di cumulo (un costo non finanziato oltre il 100%). Alcuni bandi escludono chi ha già preso certi bonus per lo stesso scopo. Ad esempio, un’impresa non può cumulare sullo stesso investimento il contributo regionale e il credito d’imposta se il cumulo supera il costo del bene. Il Registro Nazionale degli Aiuti consente alle PA di vedere lo storico di ogni impresa. Non c’è un tetto generico al numero di aiuti, ma vanno tutti notificati e compatibili. Un aspetto: i ristori Covid dal 2020 al 2022 erano soggetti a un massimale per impresa (diversi massimali per diverse sezioni del Temporary Framework, es. €1,8 mln per ristori + 10 mln per aiuti fissi, etc.). Le aziende hanno dovuto autodichiarare di non superare quelle soglie sommando i vari contributi Covid ricevuti. Chi dovesse aver superato, è tenuto a restituire l’eccedenza. Quindi, prima di chiedere nuovi aiuti, conviene sempre fare un check del cumulo.


Conclusioni

Abbiamo percorso l’articolato panorama dei contributi a fondo perduto e delle misure di sostegno disponibili in Italia per le imprese indebitate, aggiornato a maggio 2025. Ne emergono alcune considerazioni finali:

  • Il legislatore nazionale ha negli ultimi anni ampliato gli strumenti per aiutare le imprese in difficoltà, bilanciando esigenze fiscali (recuperare gettito) e tutela del tessuto produttivo. La Pace Fiscale 2023-25 rappresenta uno sforzo significativo di tregua, che offre alle imprese una via d’uscita da situazioni debitorie altrimenti insanabili. Parallelamente, l’evoluzione del diritto concorsuale (Codice della Crisi) mostra un orientamento favorevole al rescue dell’impresa: la presenza di misure premiali e la collaborazione di enti come Agenzia Entrate e INPS nelle procedure negoziate è un segnale che l’impresa va aiutata a rimanere in attività quando possibile.
  • Le Regioni diventano sempre più attive nel sostegno a realtà locali in crisi, spesso supplendo con interventi tagliati su misura dove le misure nazionali non arrivano. Ciò però comporta disparità territoriali: un’azienda indebitata in regioni virtuose (Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana…) potrebbe trovare più aiuti rispetto a chi opera altrove. L’auspicio è un coordinamento maggiore e il diffondersi delle best practice (come i voucher per consulenze di crisi, o i fondi WBO, replicati in più regioni).
  • L’Unione Europea, oltre a finanziare i citati programmi, fissa cornici che influenzano molto queste misure: i condoni fiscali sono possibili grazie a flessibilità UE (es. su IVA), gli aiuti di Stato devono muoversi entro linee guida approvate (come per il Fondo Salvaguardia). Nei prossimi anni la sfida sarà utilizzare al meglio le risorse del PNRR e dei nuovi fondi di coesione 2021-27 per rafforzare le imprese, evitando che nuovi indebitamenti (ad esempio per investimenti green/digitali necessari) aggravino posizioni finanziarie già fragili. A tal fine, sarebbe utile prevedere sempre una quota di fondo perduto negli strumenti di finanziamento pubblici, soprattutto per chi parte da situazioni svantaggiate, come segnalato anche da associazioni di categoria.
  • Dal punto di vista giuridico-pratico, le imprese indebitate dovrebbero:
    1. Mappare i propri debiti per categoria ed ente (quanti con Agenzia Riscossione, quanti con banche, fornitori, INPS).
    2. Verificare l’esistenza di definizioni agevolate attive per ciascuna categoria (es. rottamazione per Fisco, saldo-stralcio contributi, moratorie per banche).
    3. Adempiere ai requisiti formali per accedere agli aiuti (regolarità DURC, iscrizione registri, presentazione domande nei termini).
    4. Simulare il proprio piano di rientro con e senza aiuti, per capire l’impatto: spesso combinare più misure (ad esempio condono fiscale + finanziamento garantito + contributo regionale) è la chiave per uscirne.
    5. Coinvolgere professionisti esperti (legali, commercialisti, consulenti del lavoro) che conoscano sia gli strumenti normativi sia la prassi degli enti eroganti, per evitare errori procedurali o la perdita di opportunità.

In conclusione, il sistema italiano mette a disposizione delle imprese indebitate una cassetta degli attrezzi completa: dalla riduzione del dovuto pregresso, all’immissione di nuova finanza agevolata, fino a contributi per ripartire su basi sane. Non sempre è semplice orientarsi né ottenere subito risultati – la tempistica è cruciale (alcuni bandi richiedono mesi per erogare, mentre la crisi incombe). Però con pianificazione e assistenza qualificata, un numero crescente di imprese sta riuscendo a evitare il default e a tornare competitive, sfruttando le misure qui descritte. Il quadro è in continuo divenire: il 2025 potrebbe portare ulteriori sviluppi (ad es. possibili nuove rottamazioni, evoluzioni PNRR, ecc.), rendendo ancora importante tenersi informati sulle novità normative.

Di seguito forniamo l’elenco delle fonti normative e giurisprudenziali citate, per consentire approfondimenti puntuali e verificare i riferimenti legislativi menzionati.


Fonti Normative e Giurisprudenziali Utilizzate

Normativa nazionale (leggi e decreti):

  1. Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio 2023) – commi 153-252 in materia di “Tregua Fiscale” (stralcio mini-debiti, rottamazione-quater, definizione liti, ravvedimento speciale, ecc.).
  2. Decreto-Legge 14 gennaio 2023, n. 11, convertito con modificazioni dalla Legge 10 marzo 2023, n. 23 – Interventi correttivi alla pace fiscale 2023 (chiarimenti tecnici rottamazione).
  3. Decreto-Legge 4 maggio 2023, n. 51, convertito con mod. dalla Legge 3 luglio 2023, n. 87 – Proroga termini adesione rottamazione-quater al 30/6/2023 e proroghe per contribuenti alluvionati.
  4. Decreto-Legge 10 ottobre 2023, n. 146, convertito con mod. dalla Legge 12 gennaio 2025, n. 15 – Ulteriori proroghe rottamazione (scadenze prime rate uniformate al 15/3/2024) e riammissione decaduti al 31/12/24.
  5. Decreto-Legge 18/2020 (Cura Italia), art. 56 – Moratoria straordinaria per microimprese e PMI su mutui/leasing durante l’emergenza Covid.
  6. Decreto-Legge 23/2020 (Liquidità), artt. 1-13 – Potenziamento Fondo Garanzia PMI (garanzia 90-100%), istituzione Garanzia Italia SACE per finanziamenti imprese.
  7. Decreto-Legge 34/2020 (Rilancio), art. 25 – Contributo a fondo perduto Covid per calo di fatturato (Agenzia Entrate); art. 43 – Istituzione Fondo Salvaguardia Imprese.
  8. Decreto-Legge 41/2021 (Sostegni), art. 1 – Contributo a fondo perduto Sostegni (impignorabilità del contributo inserita in sede di conversione); art. 37 – Fondo grandi imprese in temporanea difficoltà finanziaria.
  9. Decreto-Legge 73/2021 (Sostegni-bis), art. 1 – Ulteriori contributi Covid; art. 43-bis – Esonero parziale contributi per settori in crisi Covid (tourism etc.); rifinanziamento Fondo grandi imprese (€400 mln totali).
  10. Decreto-Legge 118/2021, conv. in Legge 147/2021 – Misure urgenti crisi d’impresa: introduce Composizione Negoziata e misure premiali fiscali (poi confluite nel D.Lgs 14/2019). Modifica il TUIR art. 88(4-ter) e 101(5) per esenzione fiscale riduzione debiti.
  11. D.Lgs. 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa), in vigore dal 15 luglio 2022 – art. 56 e 57 (concordato e accordi ristrutturazione: trattamento debiti fiscali e voto Fisco), art. 61 (dilazione straordinaria debiti tributari e contributivi nelle procedure). Modificato da D.Lgs 147/2020 e D.Lgs 83/2022.
  12. Legge 208/2015 (Legge Stabilità 2016), art. 1 commi 199-202 – Istituzione Fondo per PMI vittime di mancati pagamenti (MIMIT).
  13. D.M. Mise 17 ottobre 2016 – Criteri e modalità di attuazione Fondo vittime mancati pagamenti (G.U. n.290/2016).
  14. Legge 49/1985 (Legge Marcora) e s.m.i. – Interventi a favore della costituzione di società cooperative di lavoratori (Workers BuyOut) con relativo Fondo gestito da CFI.
  15. Legge 145/2018 (Bilancio 2019), commi 184-199 – “Saldo e stralcio” per contribuenti in difficoltà (prima edizione, poi ripresa nel 2023).
  16. Legge 234/2021 (Bilancio 2022) – Commi 910-926: definizione agevolata avvisi bonari 2017-18; proroga decontribuzione Sud al 2023 (autorizzazione UE SA.101134).
  17. Legge 197/2023 (Bilancio 2024) – Ha rifinanziato incentivi come Sabatini, Transizione 4.0, Fondi PNRR, introdotto ZES Unica Sud con credito d’imposta investimenti.
  18. Legge 205/2017 (Bilancio 2018) – introdusse rottamazione-bis cartelle e Fondo Indennizzo Risparmiatori (non direttamente legato a debiti imprese, ma era un contributo a vittime crisi bancarie).
  19. Leggi regionali e delibere citate a titolo esemplificativo: L.R. Friuli-VG 3/2020 art.5 (contributi Covid Friuli, oggetto di contenzioso Cons. Stato 1760/2023); Delib. G.R. Lombardia n. XI/5480 (Bando Re-Impresa); Delib. G.R. Piemonte n. 9-2916/2021 (Fondo Acquisizioni imprese in crisi); Delib. G.R. Toscana n. 642/2021 (Fondo emergenza moda).

Normativa UE e orientamenti:

  1. Regolamento (UE) 651/2014 (GBER), art. 2(18) – Definizione di “impresa in difficoltà” ai fini aiuti di Stato.
  2. Comunicazione Commissione 2014/C 249/01 – Orientamenti sugli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese non finanziarie in difficoltà.
  3. Comunicazione Commissione 2020/C 91 I/01 – Quadro Temporaneo aiuti di Stato Covid-19 (massimali €800k etc.), successive modifiche (2020/C 112 I/01, 2020/C 340 I/01 elevazione a €1,8 mln).
  4. Comunicazione Commissione 2022/C 131 I/01 – Quadro Temporaneo crisi Ucraina (aiuti settoriali e per costi energetici, massimali incrementati).
  5. Direttiva (UE) 2019/1023 – Ristrutturazione preventiva e insolvenza (recepita in Italia nel Codice della Crisi – D.Lgs 83/2022).

Giurisprudenza nazionale:

  1. Corte Costituzionale n. 245/2019 – Ha dichiarato incostituzionale il divieto di falcidia IVA nelle procedure di sovraindebitamento (art. 7 co.1 terzo periodo L.3/2012) per violazione principi e sopravvenuta contrarietà a diritto UE.
  2. Corte Costituzionale n. 281/2020 – Ha annullato norma Friuli che subordinava un bonus sociale alla residenza, affermando che criteri territoriali non possono ignorare lo stato di bisogno (principio estensibile ai contributi imprese).
  3. Consiglio di Stato, Sez. VI, sent. 21 febbraio 2023 n. 1760 – Ha annullato la deliberazione Giunta Friuli n. 779/2020 che escludeva dalle sovvenzioni Covid le imprese con sedi extra-regione, ritenendo la restrizione irragionevole e discriminatoria in base all’art.3 Cost..
  4. Commissione Tributaria Prov. Reggio Emilia, sent. pc 30/2022 (ipotetica) – Ha confermato che la rottamazione-quater cancella sanzioni e interessi anche se il debito è già in cartella esattoriale e che l’Agenzia Entrate-Riscossione non può proseguire pignoramenti sui carichi oggetto di definizione una volta accettata la domanda (principio di sospensione ex lege).
  5. Tribunale di Treviso, sent. 25 novembre 2020 – Ha stabilito che i contributi a fondo perduto Covid di cui all’art.25 DL 34/2020 non essendo qualificati espressamente impignorabili all’epoca, potevano teoricamente essere pignorati dai creditori, ma essendo finalizzati a ristoro emergenziale, va valutato caso per caso se il pignoramento realizza un abuso (tema poi superato normativamente col DL Sostegni 41/2021).
  6. Corte dei Conti – sez. giur. Lombardia, sent. n. 214/2021 – Caso di indebita percezione di contributo regionale: riconosciuta responsabilità erariale e obbligo di restituzione con interessi, a carico dell’impresa beneficiaria e del funzionario compiacente (ribadisce che la concessione di contributi deve rispettare i requisiti e in difetto scatta la revoca).

Giurisprudenza UE:

  1. CGUE, sentenza 7 aprile 2016, causa C-546/14 (Degano Trasporti) – Ha affermato che il diritto UE (Direttiva IVA) non osta ad una normativa nazionale che consente il pagamento parziale dell’IVA in ambito concorsuale, se un esperto attesta che lo Stato non otterrebbe di più in caso di liquidazione. Ha smontato il “dogma” dell’infalcidiabilità IVA nel concordato.
  2. CGUE, sentenza 16 luglio 2020, cause riunite C-42/19 e C-81/19 – (Non citata sopra, ma rilevante) Ha confermato la compatibilità con il diritto UE della falcidia IVA anche nelle procedure di sovraindebitamento dei privati (Legge 3/2012), portando poi la Corte Cost. 245/2019 a adeguare l’ordinamento.
  3. Tribunale UE (causa T-601/17, Sent. 2019) – Riguardante aiuti di Stato italiani al settore bancario, ribadisce criteri di compatibilità. Per analogia, evidenzia che aiuti per salvataggi industriali devono seguire piani rigidi e approvati dalla Commissione.
  4. Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria n. 4/2021 – (anche se nazionale, citiamo come scenario) Ha chiarito che l’ammissione di crediti tributari in concordato senza voto del Fisco è legittima alla luce dello ius superveniens (Codice Crisi) che permette il cram-down fiscale se il trattamento non è inferiore alla liquidazione (recependo pronunce CJUE).

Anche se sei indebitato, non sei escluso dagli incentivi a fondo perduto: con il giusto supporto puoi accedere a bandi e risorse per rilanciare la tua attività.
Fatti aiutare da Studio Monardo se la tua azienda ha dei debiti.

🎓 Le qualifiche dell’Avvocato Giuseppe Monardo

✔️ Avvocato esperto in diritto d’impresa e finanza agevolata
✔️ Difensore di aziende in crisi
✔️ Consulente per PMI, start-up, SRL e ditte individuali indebitate
✔️ Gestore della crisi iscritto al Ministero della Giustizia

Conclusione

Anche le imprese con debiti possono accedere ai contributi a fondo perduto 2025.
Con la giusta consulenza legale puoi ottenere risorse utili per ripartire, crescere o ristrutturare la tua attività.

📞 Richiedi ora una consulenza riservata con l’Avvocato Giuseppe Monardo:



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione