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Assemblea Centromarca 2025: L’Industria di Marca, un Asset Strategico Essenziale!


CONVEGNO CENTROMARCA 2025, LE ESIGENZE DELL’INDUSTRIA DEL BRAND

L’industria del brand continua a essere un fondamento essenziale per il progresso economico sostenibile in Italia. Tuttavia, per navigare le sfide imminenti, è indispensabile l’adozione di politiche integrate e una semplificazione delle normative, oltre a necessari investimenti. Queste sono le conclusioni tratte durante l’Assemblea Centromarca 2025, tenutasi a Milano il 9 giugno. Il presidente Francesco Mutti, nel suo intervento all’evento che ha segnato il sessantesimo anniversario dell’associazione rappresentante le industrie di marchi noti nel settore dei beni di largo consumo, ha sottolineato l’importanza cruciale di tale industria per l’economia italiana, considerandola strategica per innovazione, sostenibilità, occupazione e crescita.

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Ha inoltre annunciato un insieme di proposte che verranno presentate al governo Meloni, con l’intento di potenziare la competitività del settore. Le priorità sono definite: dall’aumento dimensionale delle imprese, all’innovazione tecnologica, alla transizione ecologica e digitale, elementi che necessitano di una semplificazione delle normative e di una protezione efficace della proprietà intellettuale.



Abbiamo bisogno di un quadro regolatorio snello e certo, poiché un eccesso di norme danneggia la certezza del diritto e complica la lotta contro le illegalità del sistema“, ha affermato Mutti.

INVESTIMENTI E STATO DEL MERCATO

Durante il convegno Valori della Persona e Valore del Brand – Risposte sostenibili alle richieste attuali tenutosi alla Borsa di Milano, si è discusso anche dello stato economico e degli investimenti, sulla base dell’Indagine Congiunturale Centromarca condotta da Ref Ricerche ad aprile sulle imprese associate: il 55,4% manterrà stabili gli investimenti, mentre il 34,7% prevede di aumentarli. Gli investimenti si concentreranno principalmente su impianti, macchinari, software, IA e Big Data.

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La questione dell’energia suscita preoccupazioni a causa dell’alto costo energetico. Altre difficoltà riguardano il reperimento di personale qualificato, con ostacoli legati alla scarsa disponibilità di candidati, alla competizione tra aziende e a una formazione inadeguata.

Tuttavia, ci sono segnali che inducono a un moderato ottimismo. L’analisi della situazione del mercato mostra che, nella distribuzione moderna, il settore grocery è cresciuto del 3%, e le vendite nei primi quattro mesi del 2025 hanno superato i 31 miliardi di euro. D’altro canto, i consumi restano deboli a causa dell’incertezza economica e di una fiducia dei consumatori solo parzialmente ristabilita.

INTERVENTI E ARGOMENTI TRATTATI AL CONVEGNO

Al convegno, organizzato da Centromarca per celebrare i 60 anni di attività, hanno partecipato esperti di economia, industria, etica e tecnologia. Ad esempio, monsignor Vincenzo Paglia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha offerto un’analisi sull’importanza dell’etica nella vita sociale e nell’attività economica. Inoltre, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, si è confrontato con Francesco Billari, rettore della Bocconi, e Monica Poggio, AD di Bayer in Italia, in un panel moderato da Marianna Aprile, discutendo i cambiamenti nelle politiche per il cittadino e il ruolo sociale dell’industria del brand.

Il focus sui consumatori, sull’offerta e sul ruolo delle tecnologie nelle strategie di marketing è stato analizzato da Maximo Ibarra, ex AD di Engineering, Luca Pellegrini, che guida TradeLab, Federico Silvestri, AD del Gruppo 24 Ore, e Ninell Sobiecka, presidente e AD di L’Oréal Italia.

L’evento ha messo in luce anche il mondo del lavoro, esaminando le nuove esigenze, il divario tra domanda e offerta, le sfide dell’intelligenza artificiale e le aspettative dei giovani: tutte questioni su cui si sono confrontati Pier Luigi Dal Pino (Senior Government Affairs Director Western Europe, Microsoft), Raffaella Mazzoli (Country Leader Italy, Market Leader Latin Europe, Egon Zehnder) ed Enzo Peruffo (Dean Graduate School e Professor of Strategy, Luiss).

RISULTATI DELL’INDAGINE CONDOTTA CON SWG

All’Assemblea annuale 2025 di Centromarca è stata presentata anche un’indagine realizzata con SWG, che esamina la percezione dei brand da parte degli italiani e il loro impatto su politiche sociali, comportamenti di consumo, lavoro e aspettative professionali.

Ad esempio, è emerso che per il 71% degli italiani i brand sono attori sociali, e quindi contribuiscono al benessere collettivo. Una percentuale maggiore, pari all’81%, ritiene che abbiano un impatto positivo sull’economia in termini di occupazione, sviluppo e innovazione.

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Per gli italiani, i valori chiave dell’industria del brand sono quattro: sostenibilità ambientale, investimento nelle comunità, difesa della tradizione italiana e visione internazionale. Questi valori, pur essendo distinti, possono coesistere, rendendo le aziende più credibili e vicine ai diversi pubblici.

Quindi, l’acquisto di un prodotto di marca non è solo una questione di qualità, ma anche di valori. Per metà degli intervistati è un atto consapevole, anche un modo per “prendere posizione”. Inoltre, per la Gen Z (55%) e i Millennials (56%) è un modo per sentirsi parte di qualcosa di più grande.

L’indagine ha approfondito anche il tema della “phygital revolution“, ovvero della fusione tra digitale e fisico, dato che il 91% usa internet durante l’acquisto, ma tra questi c’è un 29% che preferisce concludere l’acquisto nel negozio fisico.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, si registra un calo di interesse per quello autonomo (dal 45% al 33% in un decennio); cresce quindi la preferenza per un lavoro dipendente stabile. Tuttavia, per le imprese il problema resta il reperimento di personale qualificato: solo il 2,5% di esse dichiara di non avere difficoltà in tal senso. Per essere attrattive, le aziende devono allora offrire benefit concreti, come rimborsi medici, convenzioni, viaggi, e trasmettere fiducia e senso di appartenenza.

Infine, emerge un paradosso riguardante l’impatto dell’intelligenza artificiale: la Gen Z, pur essendo digitale, è più spaventata dall’IA rispetto alle generazioni precedenti. Pur ritenendo che essa migliorerà efficienza e produttività (42%) – così come le competenze richieste –, si teme un abbassamento dei salari (41%) e si auspica una riduzione dei ritmi di lavoro (40%).



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