Ivano Mantovani, country manager di Hcl Software, parla dell’AI in ambito aziendale e della crescente integrazione con l’intelligenza umana.
Non sappiamo come cambierà il mondo del lavoro, ma cambierà: i report sull’impatto dell’intelligenza artificiale variano nelle cifre, ma sono tutti concordi nell’affermare che tra qualche anno buona parte delle professioni odierne, ammesso che ci siano ancora, saranno diverse.
Secondo il Future of Jobs Report del World Economic Forum pubblicato a gennaio 2025, questo riguarderà il 22% delle occupazioni entro cinque anni. Alcuni ruoli spariranno, altri verranno creati. E chi non si adeguerà per soddisfare le nuove esigenze delle aziende rimarrà tagliato fuori. “Nei prossimi 5 anni ci sarà un’esplosione dell’AI nelle imprese”, dice il Country manager di Hcl Software in Italia, Ivano Mantovani, secondo cui ruota tutto intorno al fattore performance. “Chi non sarà in grado di vendere tecnologia fortemente integrata con soluzioni AI sarà fuori dal mercato. Perché in termini di efficienza e sicurezza, l’intelligenza artificiale è un moltiplicatore esponenziale”.
La carriera di Mantovani
Una lunga carriera in Ibm, da quattro anni Mantovani guida in Italia la divisione software del gigante indiano Hcl Tech, nata un anno prima dall’acquisizione di alcuni prodotti di Ibm per un totale di 1,8 mld di dollari (un record nella storia del settore IT del Paese asiatico).
La storia del Gruppo inizia molto prima, nel 1976, quando fu fondato da Shiv Nadar con il nome di Microcomp Limited. Due anni dopo era stato già sviluppato un microcomputer (uno dei primi della storia). Avanti veloce, e oggi il Gruppo indiano dà lavoro a 230mila dipendenti in tutto il mondo, ed è fornitore di tanti “colossi globali: Boeing, Xerox, Cisco, Deutsche bank, Volvo”, dice Mantovani.
Solo la divisione software, nata cinque anni fa, ha 9.000 dipendenti (di cui 800 in Italia) e fattura un miliardo e mezzo. Ogni anno 130 mln di dollari vengono dedicati a ricerca e sviluppo, e tra i 20 laboratori mondiali dedicati al software c’è anche quello di Roma, dove lavorano 200 ingegneri.
Mantovani guida il gruppo di lavoro di più di venti persone dedicato al go to market, che in Italia è riuscito a mettere insieme un portafoglio clienti rilevante: “Ne abbiamo circa 450 in tutti i settori: banche, assicurazioni, enti della pubblica amministrazione (per la quale quest’anno prevediamo una crescita significativa), industria, retail, luxury”. Mantovani può contare su un catalogo di circa 80 prodotti software e una cinquantina di partner. “Il Dna dell’azienda è lo sviluppo di tecnologie sofisticate. Infatti abbiamo una divisione che si occupa di intelligenza artificiale in tutte le sue declinazioni, che vanno dal machine learning all’AI generativa. Ogni volta che sviluppiamo una tecnologia – ad altissimo livello – lo facciamo in base alle richieste di mercato. Tutta l’intelligenza artificiale viene poi incorporata per migliorare le performance, ridurre i tempi morti, abbassare i costi. Ultimamente dal Gruppo abbiamo visto un incremento spaventoso degli investimenti in ricerca e sviluppo: riusciamo a stare al passo coi tempi e ad anticipare, a volte, i megatrend”. Ad esempio? “Prendiamo la gestione delle infrastrutture: ancora oggi il metodo tradizionale prevede che, se c’è un problema, si apra un ticket che viene preso in carico da un esperto. Noi, grazie all’intelligenza artificiale, siamo riusciti a ridurre del 70% le attività manuali, ottenendo miglioramenti in termini economici e di efficienza, ma soprattutto riducendo i costi e migliorando l’efficacia nella gestione dei risultati”.
Equilibrio tra automazione e apporto umano
Secondo Mantovani si sta iniziando a definire un equilibrio tra automazione e ruolo umano, nelle aziende, “fermo restando che l’AI continuerà a progredire. Inoltre, la capacità di queste tecnologie di apprendere è impressionante. Una volta addestrata, l’AI è in grado di risolvere alcuni problemi in modo molto più sicuro ed efficiente rispetto agli umani. Specialmente nel caso di grandi aziende con infrastrutture articolate, il valore aggiunto è enorme”.
Il Country manager insiste sul ruolo delle infrastrutture IT per gestire le informazioni, perché “soprattutto con gli attuali scenari geopolitici, la gestione del dato è critica. Tutte le nostre soluzioni possono essere implementate in modalità on premise, in cloud privato o sulla nostra piattaforma cloud. Questo perché, soprattutto nel mondo della difesa, della pubblica amministrazione centrale o di quelle aziende che fanno parte di infrastrutture critiche, i dati vanno gestiti in maniera aggregata e protetta. Questo è per noi un investimento importante, assolutamente fondamentale per il cliente”. Negli ultimi anni, spiega, sulla sicurezza c’è stata una presa di coscienza da parte della pubblica amministrazione e dei clienti – soprattutto quelli regolamentati, come le banche.
Intanto la rivoluzione della Gen AI, soprattutto quest’anno e soprattutto per le aziende, si è trasformata in quella degli Agenti AI: autonomi, specializzati, in grado di svolgere compiti e di interagire con altri agenti, come in un’orchestra.
“È in questa interazione che si trova il modello più efficiente per garantire prestazioni sempre migliori. Prendiamo ad esempio una nostra soluzione, Hcl Universal Orchestrator (UnO) Agentic, che tra l’altro viene sviluppata a Roma: consente di definire e orchestrare tutti i flussi IT una volta gestiti da un operatore. Oggi, grazie all’AI, parte di questo lavoro è affidata ad agenti intelligenti che operano in autonomia. La concezione è quella di avere agenti AI che non sono solo strumenti di automazione, ma entità autonome che operano all’interno di un framework orchestrato, aumentando la produttività delle imprese”, precisa il Country manager.
Sembra sempre più chiaro come l’equilibrio tra intelligenza artificiale e umana non sia facile da raggiungere: è famoso l’esempio di Klarna, tornata ad affidarsi agli umani dopo l’esperimento non riuscito di affidare compiti delicati all’AI.
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Non tutto è automatizzabile
“C’è sicuramente un’esplosione di potenzialità, ma anche consapevolezza che non tutto è automatizzabile. Alcune attività richiederanno sempre l’intervento umano”, dice il Country manager. “Prendiamo il marketing automation: l’AI è eccezionale per gestire milioni di contatti. Ma in altri settori, come la cybersecurity, pur con AI molto evoluta, l’apporto umano è ancora fondamentale”.
Intanto molte aziende stanno creando ruoli nuovi. “Oggi non esiste un profilo ‘pronto all’uso’ per lavorare con l’AI. I grandi gruppi stanno investendo in formazione. Il problema, in Italia, è anche culturale: serve più personale qualificato. I percorsi accademici stanno crescendo, ma bisogna accelerare. Noi organizziamo regolarmente Open Day con gli atenei per attrarre giovani talenti”.
Tra i tanti prodotti dell’azienda ci sono anche le piattaforme low-code, che permettono di alleggerire il lavoro dei programmatori, svolto in gran parte dall’AI. “In Italia il low-code è ancora poco diffuso, ma crescerà nei prossimi 1 o 2 anni”.
Uno degli impatti maggiori dell’avvento dell’AI generativa, in effetti, sembra essere proprio quello sugli sviluppatori software: da una parte sono tra i profili più ricercati, dall’altra devono essere sempre più bravi per non rischiare di essere sostituiti da una macchina. Ma per Mantovani è normale che sia così: “Non spariscono i posti di lavoro, ma cambiano. Chi non si aggiorna può essere penalizzato, ma la richiesta di competenze resterà sempre alta”.
Chi dirige l’orchestra?
Entità autonome capaci di apprendere, adattarsi e collaborare. Per Hcl Software gli Agenti AI devono ‘orchestrare’ processi complessi con un approccio incentrato sull’operatore umano dell’azienda cliente: lui decide, gli agenti aiutano conducendo analisi preliminari, identificando tendenze e segnalando problemi.
Il ‘direttore d’orchestra’ si chiama Hcl Universal Orchestrator (UnO) Agentic, che può integrare e coordinare più agenti AI (interni e di terze parti).
“Al centro della strategia c’è il framework XDO (Experience, Data, Operations)”, dice Mantovani. Gli agenti miglioreranno le interazioni delle aziende con clienti e dipendenti, sfrutteranno i loro dati per suggerire insight più accurati e automatizzeranno le attività ripetitive, rilevando anomalie.
Nella soluzione Hcl AI Force, gli agenti possono anche generare testo, immagini e voce.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia del giugno 2025 (numero 5, anno 8)
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