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Camera Commercio Romagna: tra giugno e agosto previste quasi 37mila assunzioni nel turismo


 Dalle analisi occupazionali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il trimestre giugno-agosto 2025 sono 36.840.

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Gli ingressi previsti nel mese di giugno sono complessivamente 19.800, di cui 13.580 a Rimini e 6.220 a Forlì-Cesena. Il dato rappresenta il 9,6% degli ingressi previsti in Italia (595.000), incidenza che cresce di 0,4% punti percentuali (pp) e ben il 34,5% del dato regionale (57.400 entrate programmate), con + 3,5 pp rispetto al mese precedente.

Le previsioni occupazionali provinciali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna sono elaborate dalle analisi di Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle Camere di commercio italiane.

In provincia di Rimini, invece, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) per il trimestre giugno-agosto 2025, sono 23.290 con una variazione positiva rispetto all’analogo periodo 2024 di +1.580. Per il mese di giugno le entrate previste sono 13.580, ancora con una variazione positiva rispetto al singolo mese di giugno 2024 di 830. Preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, in misura pari al 78%.

Per quanto riguarda le entrate nel trimestre, i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i Servizi di alloggio/ristorazione/turismo, con ben 8.580 ingressi previsti, Servizi alle persone con 1.950 (trend in forte crescita, anche rispetto ai mesi precedenti), il Commercio con 1.320, i Servizi operativi a supporto delle imprese e delle persone con 480, le Costruzioni con 280.

Le entrate previste si concentrano per il 95% (percentuale elevatissima tra le province italiane, +2 pp) nel settore servizi, che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone e nell’86% dei casi in imprese con meno di 50 dipendenti, micro e piccole (+4 pp).

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Una quota pari al 32% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni (+6 pp), mentre l’8% delle imprese prevede di assumere personale immigrato. Nel 54% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore; in 45 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.

In Italia cresce l’impegno formativo delle imprese, verso la formazione continua. Nel 2023, ben 748.500 hanno investito in percorsi formativi (+4% rispetto al 2022, +2,8% rispetto al 2021) e anche il numero dei lavoratori coinvolti è cresciuto (del 16,1% rispetto all’anno precedente) a 3.376.600.

I tirocini curriculari ed extracurriculari, invece, sono in lieve flessione con 599.200 attivazioni (-0,66%). L’Italia non ha ancora recuperato i livelli registrati tra il 2009 e il 2011, prima della crisi finanziaria del 2013 e della crisi pandemica del 2020.

È confermata la polarizzazione tra micro e piccole imprese, che presentano una limitata confidenza con la formazione, centrata in prevalenza sull’aggiornamento del personale e su metodologie di affiancamento, e quelle medio grandi, che mostrano maggiore interesse, innovatività didattica e approccio sistemico.

La carenza inedita di manodopera e il mismatch formativo e professionale, permette di prevedere una possibile crescita dell’investimento formativo delle imprese italiane sia per attrazione e mantenimento dei talenti, che richiedono percorsi di crescita professionale definiti, sia per potenziamento del personale già in forza, nella coscienza che è difficile trovare collaboratori con le medesime competenze nel mercato del lavoro.

Il Fondo nuove competenze, edizione 2024, con un investimento di 730 milioni di risorse pubbliche sull’aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori in materia di transizione tecnologico/digitale e transizione ecologico/ambientale, può fungere da volano per un maggiore ricorso da parte delle imprese ai fondi pubblici, assai limitato rispetto all’impegno di risorse proprie. Apprezzato, invece, il ruolo dei Fondi Interprofessionali. I tirocini risultano ancora ambivalenti. Restano molte differenze tra le finalità e lo svolgimento dei tirocini curricolari rispetto a quelli extracurricolari. I numeri, sostanzialmente stabili, sono ancora molto bassi per un mercato del lavoro che nel corso del 2024 ha superato la soglia di 24 milioni di occupati. Richiederebbero una chiave tecnica e culturale nuova, come occasione per fidelizzare i giovani, ma anche per lasciarsi da questi stimolare nell’adozione di una cultura più sensibile ai temi etici (inclusione, salute e sicurezza, valorizzazione delle competenze, tutela dell’ambiente, valorizzazione del legame con il territorio). La centratura “lavoristica” dello strumento nell’iter della Direttiva del Parlamento europeo potrebbe spiazzare la normativa vigente nel nostro Paese, che da anni ha scelto la piegatura formativa e orientativa dello strumento.

La formazione continua è considerata tra le principali forme di tutela dell’occupabilità dei lavoratori e leva di competitività per le imprese in affiancamento al Fondo Nuove Competenze; necessiterebbe di piani nazionali mirati, progettati in coordinamento con le regioni, utili ad affrontare le sfide dell’attualità, Intelligenza Artificiale compresa.

È auspicabile un maggiore impegno delle parti sociali perché nei contratti collettivi nazionali di lavoro la formazione continua sia sempre di più considerata un “diritto soggettivo portabile” da riconoscere a tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore ove operano.

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Il tessuto produttivo nazionale richiede un affinamento della strategia didattica dell’affiancamento: in un tempo in cui i processi culturali, tecnologici ed organizzativi cambiano velocemente, e la maestria professionale non è più interamente acquisibile per tradizione, è necessario instaurare un dialogo insegnamento tra le generazioni inteso come incontro di culture e sensibilità differenti che si aiutano a comprendere la realtà in continua trasformazione sapendo ricercare i nessi di senso e di valore del legame con il passato.

La prospettiva della recente filiera formativa tecnologico-professionale di cui al decreto del Ministero dell’Istruzione e del Merito n. 240/2023 e alla legge n. 121/2024 può rappresentare un’occasione per instaurare una vera e propria alleanza tra le imprese ed i diversi organismi formativi – scuole, CFP, ITS Academy, università – così da offrire ai diversi soggetti che cercano lavoro un ecosistema formativo coeso, adatto al tempo e promozionale.



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