FINCO, la Federazione Industrie, Prodotti Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione (FINCO) ha espresso in una nota l’apprezzamento per il rafforzamento dei meccanismi di controllo nella gestione dei servizi pubblici locali. Ma sottolinea come sia cruciale introdurre trasparenza, responsabilità e un sistema sanzionatorio realmente efficace.
Riportiamo di seguito la nota integrale diffusa dalla Federazione:
“La Federazione Industrie, Prodotti Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione (FINCO) apprezza in primo luogo il fatto in sé che l’attuale Esecutivo proceda con puntualità alla prescritta emanazione della Legge annuale sulla concorrenza (che già l’anno scorso era stata licenziata con la legge 16/12/2024, n.193) e che, benché annuale, in molte delle annualità precedenti non era stata predisposta.
Fatta questa premessa, la Federazione sottolinea che, se da un lato vi sarebbero ulteriori settori in cui sarebbe stato necessario intervenire (ad esempio servizi portuali, distribuzione commerciale, taxi, normativa tecnica e accreditamento), dall’altro tale provvedimento recepisce talune istanze da tempo sostenute anche da FINCO e l’impostazione complessiva è orientata a rafforzare il principio di concorrenza, la qualità dei servizi e la responsabilizzazione degli Enti Locali.
“Contrariamente a quanto alcuni ritengono il nostro è un Paese che ha bisogno di maggiore concorrenza, non minore – afferma Carla Tomasi Presidente FINCO”.
Viene posta enfasi sulla trasparenza, legalità ed efficienza dei processi così come sulla verifica delle performance gestionali.
Tra i punti salienti, FINCO infatti evidenzia l’introduzione di un sistema più stringente per il monitoraggio della qualità del servizio nei Comuni con oltre 5.000 abitanti. I soggetti gestori, laddove riscontrino malfunzionamenti, saranno tenuti a predisporre piani di intervento concreti, con obiettivi misurabili e scadenze definite, per migliorare le proprie prestazioni, ridurre i costi di esercizio e contenere eventuali perdite.
“Il monitoraggio tuttavia – continua Carla Tomasi – dovrà essere effettivo poiché il nodo della inefficienza dei servizi pubblici costituisce, insieme a quello dei tempi della giustizia e dell’eccesso di burocrazia, uno svantaggio competitivo enorme per il nostro Paese.”
Viene inoltre opportunamente rafforzato il presidio di controllo pubblico tramite, in particolare, l’obbligo per i gestori di trasmettere i propri piani all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), che ne garantisce la pubblicazione online, e il ruolo attivo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), incaricata di monitorare annualmente l’efficacia (non l’effettiva applicazione) delle misure correttive e di riferirne al Governo e al Parlamento.
FINCO ritiene che questa impostazione vada sostenuta, anche alla luce delle esperienze negative registrate in ambito locale, dove – in molte zone del Paese – sfere economiche gestibili anche da Imprese private sono costantemente sottratte al mercato, con gravi danni economici e di efficienza del servizio per imprese e consumatori. I casi ormai emblematici – e sia consentito – vergognosi come ad esempio quello AMA a Roma (i cui Contratti di Servizio vengono costantemente rinnovati senza che vi sia uno straccio di giustificazione in tal senso, come a più riprese evidenziato dall’Autorità Antitrust) rappresentano un chiaro esempio di come l’assenza di concorrenza e di rigorosi meccanismi di controllo possa condurre a una gestione inefficiente dei servizi pubblici.
In questo contesto la necessità di aprire i mercati a una maggiore pluralità di operatori per abbassare i costi e rafforzare gli strumenti di accountability al fine di incrementare standard ed efficienza non è più prorogabile.
La Federazione poi coglie l’occasione per attirare l’attenzione su ulteriori aspetti che riguardano in primo luogo quegli Enti che, in condizioni di monopolio in forza di legge, sono sottratti al confronto competitivo per considerazioni di interesse generale e di razionalizzazione del mercato, ma che ormai sono divenuti di fatto autoreferenti.
Ci si riferisce in particolare a quelli afferenti alla sfera della normazione tecnica e dell’accreditamento, sempre più rilevanti data, da un lato, la necessità di avere aziende qualificate per conseguire i risultati del PNRR e, dall’altro, la crescente trasposizione della normativa tecnica volontaria in cogente, e quindi obbligatoria per le imprese.
La gestione di entrambi gli Enti in regime di monopolio “de iure” – uno dei quali anche annualmente percettore di circa 3 milioni di euro da parte del Ministero dell’Impresa e del Made in Italy – desta crescente preoccupazione in ordine, solo per citare alcuni aspetti salienti, all’andamento del costo delle norme nonché delle quote sociali per quanto riguarda l’UNI e della persistente impermeabilità all’ingresso di nuovi soci per quanto riguarda Accredia, Ente peraltro la cui governance è espressa all’80% con sistemi fissi e cioè di diritto. In sostanza autoreferenti.
Non solo, in UNI, che costituisce il luogo dove si crea e mette a punto la normativa tecnica del Paese, si è insediato come Presidente un esperto indicato da Confindustria come esponente Pirelli (Tyre) – azienda che come noto ha un socio di maggioranza relativa dipendente dallo Stato Cinese. Gli stessi motivi che hanno indotto il Governo
alla Golden Power su Pirelli avrebbero dovuto (dovrebbero) indurre qualche riflessione in merito, fatta salva la persona, su tale scelta per UNI.
“Un ulteriore aspetto – Conclude Carla Tomasi – solo apparentemente non conferente – sul quale vorremmo richiamare la Vostra attenzione è la necessità di licenziare quanto prima un equilibrata legge sul lobbying (sui c.d. “portatori di interessi”) poiché la mancanza di tale normativa crea delle asimmetrie nella capacità di rappresentare le istanze al Decisore generalmente a favore del soggetto oligopolista quando non monopolista.”
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