Le esportazioni italiane di alimenti e bevande nel 2024 sono aumentate del 7,5% rispetto al livello del 2023 sfiorando il record di 70 miliardi di euro: con una performance migliore rispetto alle esportazioni complessive rimaste perlopiù ferme sul livello del 2023. Hanno contribuito al risultato positivo del settore agroalimentare sia le esportazioni dell’industria alimentare (+7,9% a 59,8 miliardi di euro), che quelle della componente agricola (+5,1% a 9,3 miliardi di euro).
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Ma questi pur importanti risultati – a causa di molteplici fattori geopolitici – sono oggi a rischio. Il perdurare di una guerra in Europa dagli esiti imprevedibili e destinata a durare ancora a lungo, l’atteggiamento incerto della nuova amministrazione Usa sui dazi, la crescente pressione commerciale dei Paesi Terzi, che con la sottoscrizione dell’accordo di libero scambio con l’area del Mercosur potrebbe portare molti svantaggi, sono solo alcuni degli elementi di perturbazione del mercato che le imprese da sole non possono e non potranno affrontare.
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Mercati aperti trattando con tutti
Il Governo italiano, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida in particolare, mentre non recede dal porsi l’obiettivo di portare l’export agroalimentare italiano a 100 miliardi di euro all’anno, sta attuando una strategia della trattativa aperta a tutto campo: con tutti. L’obiettivo di fondo, molto sfidante e abbastanza esplicito, è quello di mantenere aperti e consolidare i canali commerciali internazionali esistenti e al tempo stesso di aprirne di nuovi.
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Un esempio della prima specie è dato dall’incontro bilaterale del 2 giugno scorso a Roma tra il ministro Lollobrigida e la sua omologa Usa, Brooke Leslie Rollins. Un’attività del secondo tipo è invece sicuramente rappresentata dalla massiccia presenza italiana all’Expo 2025 di Osaka in Giappone, che si tiene in questi giorni.
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In foto, il ministro Francesco Lollobrigida incontra il 2 giugno scorso la segretaria all’Agricoltura Usa, Brooke Leslie Rollins
(Fonte: Masaf)
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Il bilaterale agricolo Italia-Usa
Il 2 giugno 2025, al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, si è tenuto l’incontro bilaterale tra il ministro Francesco Lollobrigida e il segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, Brooke Leslie Rollins. L’Italia è il primo Paese dell’Unione Europea visitato ufficialmente dalla segretaria Rollins dall’inizio del suo mandato, “a testimonianza della solidità e della centralità del rapporto tra Italia e Stati Uniti” afferma una nota del Masaf.
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Tra i temi affrontati, particolare attenzione è stata dedicata alla crescita dell’interscambio agroalimentare, che nel 2024 ha superato gli 8 miliardi di euro. L’Italia si conferma il terzo fornitore di prodotti agroalimentari degli Stati Uniti, con comparti di eccellenza come vino, olio d’oliva, pasta e formaggi.
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È stato inoltre ribadito il ruolo positivo delle esportazioni italiane nella creazione di valore anche sul territorio statunitense, attraverso filiere virtuose che generano occupazione e benefici economici per entrambi i Paesi.
In questo quadro, è stata annunciata l’apertura di un tavolo tecnico per favorire l’incontro tra operatori del settore agroalimentare, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione commerciale.
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Un focus sarà dedicato alla soia, materia di cui gli Stati Uniti sono tra i maggiori produttori e l’Italia ne è un importatore importante.
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“Il dialogo con gli Stati Uniti rappresenta per l’Italia un asse strategico di politica agricola estera” ha dichiarato il ministro Lollobrigida a margine dell’incontro, sottolineando come “Oggi, in maniera ancora più solida, c’è una maggiore consapevolezza della fase storica che stiamo vivendo, una fase che impone di impegnarci a rafforzare le economie delle nostre nazioni, le quali condividono comuni valori di riferimento”.
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Secondo la nota di via XX Settembre, questo primo incontro “si inserisce in un più ampio percorso di rafforzamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti in ambito agricolo, anche in vista di future iniziative congiunte e occasioni internazionali di promozione di questo rapporto”. Il tutto mentre la trattativa sui dazi tra Usa e Ue non ha ancora intrapreso una direzione precisa.
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Il Giappone e i mercati dell’Asia
Poche ore dopo il ministro Lollobrigida vola a Osaka. Qui il 5 giugno dichiara: “Il Giappone è un Paese amico che apprezza i nostri prodotti, il nostro stile di vita e la nostra cucina. Nella settimana dell’Agricoltura all’Expo di Osaka siamo orgogliosi di poter mettere in mostra le eccellenze che fanno grande il sistema agroalimentare italiano e gli strumenti all’avanguardia sviluppati dal nostro settore Agritech. Con questa esposizione sempre più persone avranno l’opportunità di conoscere come l’Italia lavora e questo significa dare opportunità alla nostra economia di consolidare vecchi mercati e di aprirne di nuovi“.
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Il Paese del Sol Levante offre una grande opportunità all’agroalimentare italiano, grazie all’Accordo di Partenariato Economico (Epa) tra Ue e Giappone, in vigore dal 2019. Il 6 giugno si è tenuto un convegno ad Osaka proprio su questo tema e si è capito subito che questo mercato è molto più che una semplice promessa: sta già crescendo a ritmo sostenuto, anche se molto resta ancora da fare.
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Durante l’incontro, Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, ha sottolineato come “gli accordi bilaterali sono fondamentali per favorire la crescita internazionale delle Indicazioni Geografiche, contrastare dazi e barriere commerciali che minano la competitività . È essenziale promuovere norme comuni e aprire nuovi mercati per valorizzare le produzioni tipiche a livello globale”.
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Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita, ha evidenziato: “l’accordo bilaterale Epa rappresenta un passo decisivo verso il riconoscimento delle Ig non solo come asset economici, ma anche come espressione del patrimonio produttivo, culturale e sociale dei territori. Attualmente, l’intesa tutela efficacemente 375 Ig – 263 europee e 112 giapponesi – da fenomeni di imitazione e usurpazione”.
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Per sottolineare i valori dell’intercambio Italia-Giappone, Sergio Marchi, direttore generale di Ismea, ha spiegato: “L’export agroalimentare italiano in Giappone ha raggiunto 1,9 miliardi di euro, in crescita del 14% annuo, rappresentando il 24% delle esportazioni italiane totali verso il Paese. Le Indicazioni Geografiche giocano un ruolo centrale: i vini Dop e Igp coprono oltre il 70% dei volumi e l’80% del valore esportato, mentre nei formaggi le Ig valgono il 50%, con ottime performance di Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Mozzarella di Bufala Campana”.
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Ma il Giappone non è il solo mercato asiatico disponibile a recepire il prodotto agroalimentare italiano: è al tempo stesso una importante e qualificata vetrina che sta innescando processi imitativi. A tal proposito Matteo Zoppas, presidente di Ice, da Osaka sottolinea: “L’Asia orientale rappresenta un mercato strategico: l’export vinicolo italiano nel 2024 ha toccato 434 milioni di euro. Inoltre, nel 2024 abbiamo esportato in Asia 5,6 miliardi di euro di prodotti agroalimentari, in aumento del 7,5% rispetto al 2023 e del 41,6% rispetto al 2019. Numeri che raccontano di un mercato dal potenziale alto, ma serve continuare a investire sulla promozione e sulla rimozione degli ostacoli tecnici, come le barriere non tariffarie e le certificazioni”.
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