Il rimborso scaturito dal Modello 730/2025 ai lavoratori è erogato direttamente con la prima busta paga utile. In linea prettamente teorica è il sistema più sicuro e rapido per ottenere il proprio credito d’imposta. Sarà poi l’azienda a gestire la pratica con l’Agenzia delle Entrate e a farsi rimborsare, a sua volta, quanto spetta.
Ma l’azienda è obbligata a prendersi questo onere? Ufficialmente il datore di lavoro non si può rifiutare di rimborsare il credito d’imposta che spetta a un proprio dipendente. Ma può accadere che l’azienda sia fiscalmente incapiente e, per questo, non sia in grado di versare ai diretti interessati quanto spetta loro. Vediamo cosa deve fare chi si dovesse trovare in questa situazione.
Modello 730/2025, quando spetta il rimborso
Ricevere il rimborso Irpef è un diritto dei dipendenti, nel momento in cui hanno maturato un credito d’imposta. Cerchiamo di capire in quale situazione un lavoratore può trovarsi in credito nei confronti dell’Agenzia delle entrate.
Ogni anno i contribuenti italiani devono presentare la dichiarazione dei redditi. I lavoratori dipendenti utilizzano, nella maggior parte dei casi, il Modello 730/2025, che permette, grazie alla versione precompilata, di comunicare tutti i dati con un’estrema semplicità.
Una volta inviata tutta la documentazione all’AdE, i diretti interessati si possono trovare in due distinte situazioni:
- con un credito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, determinato dal fatto che nel corso dell’anno i versamenti effettuati dal sostituto d’imposta sono stati superiori a quanto il singolo contribuente avrebbe dovuto versare;
- con un debito perché quanto trattenuto sulla busta paga nel corso dell’anno non basta.
La situazione che ci interessa analizzare in questa sede, è quella che si viene a determinare in caso di credito da parte del contribuente. Il rimborso che scaturisce dal Modello 730/2025 è la somma di denaro che il datore di lavoro erogata direttamente con la busta paga e che viene versata contestualmente al pagamento dello stipendio.
Il datore di lavoro anticipa quanto spetta
In altre parole il rimborso che scaturisce dal Modello 730/2025 viene rimborsato direttamente dal datore di lavoro, che agisce in qualità di sostituto d’imposta. A prevederlo è la normativa fiscale attualmente in vigore, la quale impone, come data di pagamento, la prima retribuzione utile successiva alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
Questo significa che i rimborsi possono essere effettuati nell’arco temporale compreso tra i mesi di luglio e novembre.
È bene, però, sottolineare che il datore di lavoro deve semplicemente anticipare le somme che spettano ai dipendenti.
La pratica funziona come segue. L’azienda versa di tasca propria i rimborsi che scaturiscono dal Modello 730/2025 ai propri dipendenti. Le somme che sono state versate vengono rimborsate dall’Agenzia delle Entrate in un secondo momento, in compensazione con le tasse e le imposte che l’azienda deve versare. Per farlo deve utilizzare deve utilizzare un Modello F24.
Se è vero che il datore di lavoro deve anticipare gli importi ai propri dipendenti, avrà tutta la possibilità di recuperarli in un secondo momento, in compensazione con le ritenute fiscali che deve fare per tutti i lavoratori impiegati in azienda.
Quando il datore di lavoro può rifiutare il rimborso
A questo punto, la domanda fondamentale è come debba muoversi il contribuente nel caso in cui il datore di lavoro non dovesse versare il rimborso Irpef che spetta.
Ma per quale motivo l’azienda potrebbe bloccare l’erogazione dei fondi? Il datore di lavoro potrebbe essere incapiente. L’entità dei rimborsi che deve effettuare potrebbe essere superiore alle ritenute che deve versare. In altre parole, questo avviene quando deve rimborsare a tutti i dipendenti è una cifra superiore rispetto alle ritenute che deve versare.
Nel momento in cui si dovesse venire a verificare questa situazione, l’azienda ha la possibilità di riconoscere un rimborso più basso al contribuente con la prima mensilità e versare quanto rimane nel corso dei mesi successivi.
Nel caso in cui i rimborsi Irpef dovessero coinvolgere più dipendenti con dei crediti fiscali, l’azienda dovrà erogare l’anticipo del rimborso in misura uguale a tutti i dipendenti, percentualmente parlando.
Il datore di lavoro non può opporre il proprio rifiuto a effettuare il rimborso ai dipendenti. L’unica eccezione prevista è quella che entro la fine dell’anno non sia in grado di effettuare tutti i rimborsi che dovrebbe effettuare, almeno sulla carta.
Questa situazione si viene a verificare unicamente nel caso in cui la somma integrale dei rimborsi risulti essere superiore alle somme che complessivamente l’azienda deve al Fisco.
Cosa deve fare il dipendente che non riceve il rimborso
Nel caso in cui l’azienda sia fiscalmente incapiente, ai lavoratori i rimborsi potrebbero non arrivare entro la fine dell’anno. A questo punto cosa deve fare il contribuente per non perdere quanto gli spetta? Dovrà verificare che le suddette cifre compaiono sulla certificazione unica di fine anno, dopo di ché potrà scegliere:
- se chiedere il rimborso direttamente all’Agenzia delle Entrate, inoltrando una domanda ad hoc presso gli uffici territoriali (in questo caso è utile allegare una dichiarazione dell’azienda che attesti lo stato di incapienza e l’importo che deve essere versato);
- attendere di presentare il Modello 730 nel corso dell’anno successivo e chiedere il rimborso che non è ancora stato ottenuto.
Modello 730/2025 senza sostituto d’imposta
Nel momento in cui si hanno dei dubbi sulla capienza dell’azienda presso la quale si lavora, il contribuente ha la possibilità di presentare il Modello 730/2025 senza sostituto d’imposta, grazie al quale è possibile richiedere il rimborso che spetta senza la necessità di passare dal datore di lavoro.
Le tempistiche, in questo caso, sono leggermente più lunghe, ma non si perde niente.
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