(AGENPARL) – Roma, 5 Giugno 2025
(AGENPARL) – Thu 05 June 2025 IL COSTO SOCIALE DEGLI STRUMENTI
DI PAGAMENTO IN ITALIA
I risultati della terza indagine
Giugno 2025
INDICE
Executive Summary …………………………………………………………………………………………………………… 3
Introduzione ……………………………………………………………………………………………………………. 5
Il mercato dei pagamenti al dettaglio in Italia …………………………………………………………… 7
I risultati della terza indagine …………………………………………………………………………………. 11
3.1. Il costo degli strumenti di pagamento per la collettività………………………………………………… 13
3.2. I costi (privati) sostenuti da imprese ed esercenti …………………………………………………………. 14
3.3 I costi (privati) di produzione degli strumenti di pagamento …………………………………………… 17
Riferimenti bibliografici …………………………………………………………………………………………………… 22
Appendice ……………………………………………………………………………………………………………………….. 23
Metodologia e campione …………………………………………………………………………………………… 23
Il campione “imprese ed esercenti” …………………………………………………………………………… 26
Il campione “banche e altri prestatori” ……………………………………………………………………… 30
Executive Summary
Il Rapporto illustra i risultati della terza indagine sul costo degli strumenti di pagamento in
Italia, avviata nella seconda metà del 2023 su dati del 2022, con l’obiettivo di aggiornare l’analisi di
un settore chiamato ad affrontare crescenti pressioni concorrenziali e regolamentari. L’indagine è
stata condotta nell’ambito del Comitato Pagamenti Italia. Essa riguarda essenzialmente i costi
complessivi di offerta e quelli di accettazione presso esercenti e imprese e ha coinvolto diversi
stakeholder (prestatori di servizi di pagamento, imprese commerciali).
Nel 2022, i costi complessivi sostenuti dalla collettività (cd. “costi netti complessivi” o “costo
sociale”) per la produzione e l’accettazione degli strumenti di pagamento oggetto di indagine
(contanti, assegni, bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento) in Italia si stimano attorno a 12
miliardi di euro, pari allo 0,61% del PIL, con un risparmio di 0,1 punti percentuali di PIL rispetto alle
precedenti indagini sul 2016 (0,73%) e sul 2009 (0,75%).
Il costo complessivo sostenuto dagli intermediari è stato pari a quasi 7 miliardi, con una crescita
del 26% rispetto alla precedente indagine del 2016 a fronte, nel periodo intercorrente tra le due
indagini, di un raddoppio del numero1 delle transazioni (+106%), trainato in particolare dai pagamenti
con carte. Il costo per operazione si è sensibilmente ridotto, da 1,01 a 0,62 euro (1,39 euro nel 2009).
Questi andamenti riflettono il conseguimento di importanti economie di scala, oltre che i processi di
innovazione digitale e di razionalizzazione che hanno interessato l’offerta degli strumenti di
pagamento. La flessione dei costi unitari si registra per tutti gli strumenti considerati, con la sola
eccezione dell’assegno, che sembra risentire di diseconomie di scala a fronte della riduzione
dell’utilizzo.
Al complessivo risparmio generato dalla flessione dei costi unitari ha contribuito anche il
processo di sostituzione di operazioni tradizionali (es. allo sportello fisico) con quelle svolte
attraverso canali telematici o digitali (es. home/mobile banking) la cui quota sul totale è salita a oltre
il 93% (da 83 e 74%, nel 2016 e nel 2009, rispettivamente). L’incidenza del costo degli strumenti
cartacei (contante e assegni) su quello complessivo si è ridotta al 31%, dal 41 del 2016, anche in
relazione al minor peso sull’operatività totale.
L’operatività è misurata in termini di numero di operazioni gestite dagli intermediari per i diversi strumenti di
pagamento; per il contante, in termini di operazioni di prelievo e versamento presso gli stessi intermediari.
Il confronto tra gli indicatori mostra come particolarmente elevati i costi unitari dei
prelievi/versamenti di contante e degli assegni processati, pari a 2,44 e 5,28 euro, rispettivamente.
L’addebito diretto si conferma lo strumento meno costoso (0,19 euro), seguito dalle carte di
pagamento (0,46 euro) e dai bonifici (0,70 euro). Il costo di questi ultimi si differenzia in base alla
tipologia di servizio (istantaneo o tradizionale) e dal canale utilizzato (remoto o fisico): per gli
intermediari il bonifico istantaneo (0,66 euro) è più costoso di quello tradizionale online (0,45 euro),
ma entrambi sono molto meno costosi del bonifico effettuato presso la rete degli sportelli (2,11 euro).
Il costo sostenuto dagli intermediari per i bonifici verso paesi situati fuori dalla Single Euro Payment
Area – SEPA – è quasi nove volte più elevato dei bonifici SEPA.
La sostenibilità economica dell’intero comparto resta garantita dalla redditività associata agli
strumenti elettronici (soprattutto al segmento della “monetica”, ossia le carte), a fronte di una non
sufficiente copertura dei costi degli strumenti tradizionali (contante e assegni).
I risparmi indotti dalle economie di scala e di sostituzione dal lato dell’offerta dei servizi di
pagamento si riflettono anche nella riduzione dei costi privati di accettazione presso imprese ed
esercenti commerciali, soprattutto per quanto riguarda gli incassi tramite addebiti diretti e carte di
pagamento; i costi unitari riferiti a questi strumenti registrano un’importante contrazione dei costi
unitari rispetto alle precedenti indagini e nel confronto con i costi di accettazione del contante.
Il rapporto è stato redatto da Guerino Ardizzi, Serena Palazzo ed Emanuele Pimpini del Servizio Strumenti e servizi di pagamento al
dettaglio. Le interviste alle imprese e agli esercenti sono state condotte con la collaborazione dei partecipanti al CPI e delle
associazioni di categoria. Per la parte di realizzazione del disegno di indagine hanno contribuito Massimiliano Cologgi, Alberto di
Iorio e Giorgia Rocco del Servizio Strumenti e servizi di pagamento al dettaglio.
1. Introduzione
Il mercato dei servizi di pagamento al dettaglio è sottoposto da tempo a crescenti pressioni
competitive e regolamentari, connesse soprattutto con l’integrazione finanziaria europea e i processi
di digitalizzazione. Inoltre, negli ultimi anni la pandemia ha influenzato in modo rilevante le abitudini
di pagamento e accelerato la sostituzione tra strumenti, a favore soprattutto di quelli digitali.
Questo contesto rende importante approfondire l’analisi delle condizioni di offerta e
accettazione degli strumenti di pagamento. In assenza di segnalazioni periodiche e sufficientemente
granulari, un utile strumento informativo è l’aggiornamento dell’indagine sul costo degli strumenti e
dei servizi di pagamento, condotta su un campione di banche (e altri intermediari) e imprese, i cui
risultati sono stati in passato pubblicati dalla Banca d’Italia nel 2012 (con dati al 2009) e nel 2020
(con dati al 2016)2, sulla base della metodologia di rilevazione sviluppata in ambito Eurosistema3. In
questo lungo arco di riferimento temporale è stata realizzata l’area unica dei pagamenti in euro (Single
Euro Payment Area – SEPA) ed è stato armonizzato il quadro normativo europeo, al fine di consentire
l’offerta dei servizi sulla base di elevati standard di efficienza e sicurezza e favorire l’espansione
dell’industria dei pagamenti. I prestatori di servizi di pagamento hanno dovuto sostenere (e
sosterranno) oneri economici, tecnici e di compliance per adeguarsi ai nuovi standard di sicurezza ed
efficienza. Tuttavia, la crescita del mercato di strumenti e di processi sempre più digitali hanno
favorito aumenti dei ricavi da servizi di pagamento, la cui incidenza in Italia è passata da 10 a oltre il
20% del totale ricavi da commissioni bancarie tra il 2009 e il 2022.4
La terza Indagine si colloca all’avvio di una nuova fase regolamentare volta ad accrescere la
competitività, la sicurezza e l’efficienza degli strumenti di pagamento europei, in linea con la
Strategia europea dei pagamenti al dettaglio: il recente pacchetto legislativo europeo prevede la
revisione della seconda direttiva sui servizi di pagamento (PSD2), il nuovo regolamento sui bonifici
istantanei, finalizzato anche a rafforzare la SEPA, e la proposta di regolamento dell’euro digitale.
Cfr. Banca d’Italia (2012; 2020), Indagine sul costo sociale degli strumenti di pagamento, Tematiche istituzionali.
La prima indagine svolta in ambito Eurosistema aveva previsto la possibilità per le singole BCN di aggiornare la
rilevazione per tener conto dei mutamenti di scenario, quali quelli connessi con l’aggiornamento del quadro normativo
per i servizi di pagamento in Europa. Cfr. ECB (2012). The Social and Private Costs of Retail Payment Instruments. A
European Perspective. Occasional Paper, (137), September; ECB (2022). Costs of retail payments – an overview of recent
national studies in Europe, Occasional Paper, (294), May. Non sono disponibili studi europei aggiornati per un confronto
con questa indagine.
Elaborazioni su dati di conto economico dei bilanci bancari.
Il primo capitolo del Rapporto è dedicato all’analisi del mercato dei pagamenti al dettaglio negli
ultimi anni, il secondo all’analisi dei risultati della nuova rilevazione e il confronto con le precedenti,
con riferimento al costo degli strumenti per la collettività nel suo complesso, ai costi privati di
accettazione (da parte di esercenti commerciali e imprese) e di offerta (di banche e di altri operatori).
In Appendice sono illustrati i dettagli sulla metodologia di rilevazione.
2. Il mercato dei pagamenti al dettaglio in Italia
Si descrivono di seguito gli andamenti dei principali strumenti di pagamento elettronici (carte,
bonifici, addebiti diretti), e dei segmenti più innovativi (e-commerce, prodotti contact-less, instant
payments)5.
Nel 2023 in Italia il numero di transazioni con strumenti alternativi al contante ha superato i 13
miliardi, in aumento del 13,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (fig. 1). Sebbene
ancora sostenuta, la crescita dei pagamenti digitali si sta attenuando, considerato il venir meno dello
stimolo impresso dalla pandemia da Covid-19 (nel 2021 il numero di operazioni era cresciuto del
24%)6. Negli anni precedenti lo scoppio della pandemia si era comunque registrato un progressivo
aumento nell’utilizzo degli strumenti di pagamento alternativi al contante – bonifici, addebiti diretti
e soprattutto carte – per effetto sia dei rapidi sviluppi delle tecnologie, sia degli interventi normativi
che ne hanno sostenuto lo sviluppo (cfr. Box 1).
Fig. 1: Numero totale di operazioni con strumenti di pagamento alternativi al contante in
Italia nel periodo 2012-2023
Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni degli intermediari (matrice dei conti).
Note: Gli altri strumenti non SEPA comprendono bollettini, assegni, Mav, Rav e Ri.ba; le carte di pagamento
comprendono le carte di debito, di credito e prepagate.
I dati di mercato riportati in questa sezione tengono conto delle informazioni più aggiornate al 2023, tratte dalle
segnalazioni degli intermediari nella matrice dei conti della Banca Italia. L’Indagine sui costi dei servizi di pagamento
condotta nel 2023, di cui alle sezioni successive, considera invece i dati tratti dai bilanci degli operatori sul 2022.
Cfr. Ardizzi et al. (2021). The Impact of the Pandemic on the Use of Payment Instruments in Italy. Bank of Italy Markets,
Infrastructures, Payment Systems Working Paper, (8).
L’andamento del numero delle transazioni è rimasto molto sostenuto nel comparto delle carte
di pagamento anche nel 2023 (+16,5% rispetto al 2022), dei bonifici (+7%) e degli addebiti diretti
(+6,3%); si sono invece ulteriormente ridotte le operazioni con assegni (-12,1%). Il numero di
transazioni con carte (credito, debito, prepagate) ormai rappresentano oltre il 70% di tutti i pagamenti
elettronici al dettaglio.
Box 1: Interventi normativi che hanno favorito l’adozione dei pagamenti digitali in
Italia
Negli ultimi dieci anni diversi interventi normativi, sia a livello nazionale che comunitario, hanno
favorito l’adozione dei pagamenti digitali in Italia.
Le prime disposizioni interne sui limiti all’utilizzo del contante risalgono al decreto legge 6
dicembre 2011, n. 201 (“Decreto Salva Italia”), convertito in legge, con modificazioni, dal d.l. 22
dicembre 2011, n. 214. Successivamente, il decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 (“Decreto Sviluppobis”), convertito in legge, con modificazioni, dal d.l. 17 dicembre 2012, n. 221, ha introdotto l’obbligo
a partire dal 1° gennaio 2014, per esercenti e professionisti, di accettare pagamenti effettuati con carte
di debito.
In Europa, un ruolo fondamentale è stato svolto dal Regolamento UE 260/2012, noto come
Regolamento SEPA “end-date”, che ha contribuito alla realizzazione di un mercato unico dei pagamenti
elettronici (Single Euro Payments Area – SEPA). Questa normativa ha infatti garantito a consumatori
e imprese la possibilità di effettuare transazioni elettroniche all’interno dell’area con le stesse
condizioni applicate ai pagamenti nazionali, grazie all’adozione di regole, procedure e standard
interbancari uniformi. Il regolamento ha introdotto standard comuni per i bonifici (SEPA Credit
Transfer – SCT) e gli addebiti diretti (SEPA Direct Debit – SDD), fissando le scadenze per la
migrazione a tali standard al 1° febbraio 2014 per i Paesi dell’area euro e al 31 ottobre 2016 per gli altri
Stati membri1.
Nel luglio 2013 la Commissione europea ha presentato un pacchetto legislativo finalizzato a
rafforzare la concorrenza e promuovere una maggiore integrazione del mercato dei pagamenti.
L’intervento ha riguardato due ambiti principali: la regolamentazione delle commissioni interbancarie
nei circuiti delle carte di pagamento, e una revisione della disciplina dei servizi di pagamento, con
l’obiettivo di favorire l’innovazione e la sicurezza nel settore.
La Banca d’Italia, in qualità di autorità di sorveglianza sul sistema dei pagamenti, ha escluso alcuni servizi di
pagamento domestici dalla migrazione all’area SEPA. Tra questi vi sono: i bollettini, in quanto basati su supporto
cartaceo; i MAV e i RAV, perché prevedono un sistema di avviso; e le Ri.Ba, poiché integrate con una componente di
finanziamento. Sono stati inoltre esclusi anche gli assegni e altri titoli di credito, come le cambiali, che richiedono il
trasferimento fisico del titolo tra pagatore e beneficiario.
In questo contesto il Regolamento UE 2015/751 (“Interchange Fee Regulation”, IFR), entrato in
vigore l’8 giugno 2015, ha introdotto dei limiti alle cd. interchange fees, le commissioni che il prestatore
di servizi di pagamento con cui è convenzionato l’esercente (PSP acquirer) deve versare all’istituto che
ha emesso la carta (PSP issuer), al fine di ridurre i costi di accettazione presso l’esercente 2. Tali limiti,
differenziati in base alla tipologia di carta, sono stati fissati allo 0,20% del valore della transazione per
le carte di debito e prepagate e allo 0,30% per le carte di credito. Studi sull’impatto di questa misura
hanno evidenziato come la riduzione delle interchange fees si è accompagnata a una maggiore
diffusione dei pagamenti con carta in Italia e in Europa3.
Parallelamente, la Direttiva UE 2015/2366 (“Payment Services Directive 2”, PSD2), recepita in
Italia con il d.lgs. 15 dicembre 2017, n. 218, in vigore dal 13 gennaio 2018, ha introdotto il modello di
business cd. “open banking”, che consente a operatori terzi non bancari (“Third Party Providers” –
TTP) di accedere ai conti dei clienti, previa autorizzazione di questi ultimi, per offrire nuovi servizi di
pagamento elettronici4. Allo stesso tempo, la PSD2 ha rafforzato le misure di contrasto alle frodi nei
pagamenti elettronici, aumentando la tutela dei consumatori 5.
Sul piano nazionale, un ulteriore intervento normativo è stato introdotto con il decreto-legge 24
novembre 2020, n. 156, che ha istituito il programma “Cashback di Stato”6, finalizzato a incentivare
l’uso dei pagamenti digitali e a contrastare l’evasione fiscale attraverso la tracciabilità delle transazioni.
Il Cashback di Stato è stato sospeso con il decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, dopo circa sette mesi
di operatività, dall’8 dicembre 2020 al 30 giugno 2021.
_________________
Nel dettaglio, il PSP acquirer riceve dall’esercente una commissione (merchant fee), composta da quattro elementi:
i) i costi industriali di produzione, ii) l’interchange fee, iii) eventuali costi per il noleggio e la manutenzione dei
terminali POS, iv) un mark-up. A sua volta, il PSP acquirer corrisponde al PSP issuer una commissione interbancaria
(interchange fee), calcolata come una percentuale dell’importo della transazione.
Cfr. Ardizzi & Savini Zangrandi (2018). The impact of the interchange fee regulation on merchants: evidence from
Italy. Bank of Italy Occasional Paper, (434); Ardizzi, Scalise & Sene (2021). Interchange Fee Regulation and card
payments: a cross-country analysis. Bank of Italy Occasional Paper, (628).
Nello specifico, la PSD2 ha disciplinato due nuovi servizi di pagamento: il servizio di disposizione dell’ordine di
pagamento (Payment Initiation Services – PIS) e il servizio di informazione sui conti (Account Initiation Services–
AIS). Cfr. Pellitteri et al. (2023). L’Open Banking nel sistema dei pagamenti: evoluzione infrastrutturale, innovazione
e sicurezza, prassi di vigilanza e sorveglianza. Bank of Italy, Directorate General for Markets and Payment System,
(31).
Tra le misure di sicurezza introdotte dalla PSD2, la Strong Customer Authentication (SCA) impone agli utenti di
servizi di pagamento elettronici l’utilizzo di due fattori di autenticazione distinti e indipendenti, scelti tra tre categorie:
i) possesso (qualcosa che l’utente ha), ii) conoscenza (qualcosa che l’utente sa) e iii) inerenza (qualcosa che caratterizza
l’utente, come dati biometrici). La SCA si applica nelle seguenti situazioni: accesso a un conto di pagamento,
esecuzione di un pagamento o modifica delle credenziali di autenticazione. Tuttavia, è bene notare che esistono
specifiche esenzioni all’applicazione della SCA che sono disciplinate dal Regolamento delegato UE/2018/389.
Il programma prevedeva un rimborso del 10% sulle spese effettuate con strumenti di pagamento elettronici presso
punti vendita fisici, con un tetto massimo di 150 euro per semestre e un requisito minimo di 50 transazioni per accedere
all’incentivo. Le transazioni online tramite e-commerce erano escluse dal computo, e i rimborsi venivano erogati
tramite bonifico sull’IBAN indicato in fase di registrazione.
Nel confronto europeo il mercato degli strumenti digitali nel nostro Paese appare tra i più
dinamici, sebbene il gap in termini di utilizzo pro-capite rimanga ancora significativo. Nel 2023 in
Italia sono state superate le 223 operazioni con strumenti alternativi al contante, a fronte di quasi
400 operazioni nell’area dell’euro7.
L’Italia si contraddistingue per una maggior quota dei pagamenti effettuati con prodotti cardbased8, rispetto a quelli tramite bonifico o addebito diretto dei conti (cd. account-to-account–A2A
payments) regolati secondo gli schemi SEPA (fig. 2).
Fig. 2: Composizione degli strumenti alternativi al contante in Italia e area dell’euro
(valori percentuali sul numero di transazioni; anno 2023)
Fonte: Elaborazioni su statistiche ECB.
Gli indicatori disponibili mostrano che alcuni dei segmenti più innovativi della filiera dei
pagamenti sono in forte espansione.
Nel comparto delle carte lo sviluppo della tecnologia ha favorito l’innovazione di prodotto e
di canale e un miglioramento della user experience attraverso l’ausilio del telefono cellulare e la
diffusione dei pagamenti “senza contatto”. La quota di operazioni con carta eseguite in modalità
contact-less al punto vendita fisico ha raggiunto in termini di numero il 78% nel 2023 (era il 25%
a fine 2019, prima della pandemia). Tra queste, circa una transazione su dieci è oramai effettuata
Cfr. ECB Payment Statistics, Payments transactions (Key indicators) – PAY.
In Italia l’utilizzo delle carte di pagamento è cresciuto a un ritmo più sostenuto rispetto all’area dell’euro (nel 2023
+17,8% contro +9,8%), sebbene il numero di transazioni pro capite con carta resti ancora inferiore alla media europea: in
Italia se ne contano 159, 242 nell’area dell’euro.
tramite dispositivi mobile (smartphone o wearable device), dove è stata registrata una carta di
pagamento, in grado di comunicare con i terminali POS.
Anche nel commercio elettronico i pagamenti con carta hanno continuato a crescere a ritmi
sostenuti, con un aumento del 16,4% nel 2023. L’incidenza del numero delle transazioni ecommerce o da remoto sul totale delle transazioni con carta emessa in Italia è pari al 23,5%, ma si
colloca a oltre il 40% nel caso delle sole carte di credito e prepagate, per le quali i dispositivi sono
da tempo abilitati ai pagamenti online.
Con riferimento agli altri strumenti innovativi, il numero di bonifici istantanei è in forte
crescita (+63,1% nel 2023 rispetto all’anno precedente) e l’utilizzo di questo strumento avviene per
oltre il 90% dei casi tramite il canale online9. Tuttavia, in Italia l’incidenza dei bonifici istantanei
sul totale dei bonifici SEPA è ancora contenuta nel confronto europeo (8,3% in media nel 2023,
meno della metà del dato registrato nell’area dell’euro; fig. 3)10.
Fig. 3: Incidenza del numero dei bonifici istantanei nell’area SEPA e in Italia
Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni degli intermediari (matrice dei conti); European Payment Council.
3. I risultati della terza indagine
L’Indagine misura il costo in termini di risorse utilizzate per l’offerta degli strumenti di
pagamento da parte dei prestatori di servizi (“banche e altri prestatori”) e per la loro accettazione
A differenza del bonifico tradizionale, quello istantaneo consente il regolamento delle transazioni in tempo reale, con
un tempo massimo di 10 secondi e un’operatività continuativa 24/7/365.
Per favorirne la diffusione, a gennaio del 2025 è entrato in vigore il Regolamento UE 2024/886 (“Instant Payments
Regulation”, IPR), che stabilisce regole uniformi per i pagamenti istantanei tramite lo schema SEPA, rendendoli più
accessibili e vantaggiosi per consumatori e imprese.
presso “esercenti ed imprese commerciali”. Gli strumenti considerati sono il contante e gli strumenti
ad esso alternativi: assegni, bonifici, addebiti e carte di pagamento. Lo scopo della rilevazione è
analizzare la struttura dei costi per i diversi strumenti di pagamento e gli andamenti osservati nell’arco
del periodo delle tre indagini.
I costi considerati (vedi Box in Appendice, par. 1) sono11:
i “costi netti complessivi” (o “costo sociale”), dati dalla sommatoria dei costi privati
“interni” sostenuti dai diversi attori (prestatori di servizi di pagamento – PSP, esercenti e
imprese) per l’acquisto di beni e servizi e l’utilizzo di risorse umane e tecnologiche
coinvolte nel processo di pagamento, al netto dei costi cd. “esterni” sostenuti nei confronti
di un altro attore (es. commissioni bancarie pagate dagli esercenti che rappresentano anche
il ricavo per le banche); essi riflettono i costi effettivamente sostenuti dalla collettività nel
suo complesso per eseguire le transazioni.
b) i “costi privati” dei singoli attori (PSP, esercenti e imprese) che includono, oltre ai costi
interni (es. gestione dispositivi, oneri da furti o ammanchi), anche gli oneri commissionali
corrisposti a un altro attore della catena (ad es. l’esercente che versa la commissione al
PSP).
Il paragrafo 3.1 presenta i risultati in termini di costi netti totali sostenuti dalla collettività per
effettuare pagamenti; il paragrafo 3.2 analizza i costi privati di accettazione delle imprese ed esercenti
commerciali; il paragrafo 3.3 tratta i costi privati di offerta da parte dei PSP.
Come per le precedente indagini, non sono ricompresi né i costi per la collettività di esternalità associate all’utilizzo di
diversi strumenti di pagamento – per esempio quelle negative derivanti dalla mancata tracciabilità del contante (es.
evasione fiscale o usi illeciti) – né quelli impliciti a carico del consumatore, normalmente non percepiti/monetizzati (es.
quelli legati a perdite o a furti, al costo opportunità sui saldi infruttiferi, al tempo necessario per rivolgersi allo sportello
bancario o alla ricerca dell’ATM).
3.1. Il costo degli strumenti di pagamento per la collettività
Nel 2022 i “costi netti complessivi” (al netto dei trasferimenti tra attori) sostenuti per la
produzione e l’accettazione degli strumenti di pagamento oggetto di indagine (contante, assegni,
bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento) in Italia ammontavano a 11,6 miliardi, pari allo 0,61%
del PIL, con un risparmio di oltre 0,1 punti percentuali di PIL rispetto alle precedenti indagini sul
2016 (0,73%) e sul 2009 (0,75%)12.
Questo risparmio di risorse collettive consumate per sostenere gli scambi monetari riflette gli
effetti delle economie di scala e di sostituzione sulla crescita dei pagamenti elettronici, la cui quota
sul totale delle operazioni di pagamento (circa 26 miliardi di transazioni) passa dall’10,1 al 38,4%
nel periodo intercorrente tra la prima (2009) e la terza indagine, con un’accelerazione soprattutto
rispetto alla seconda (18% nel 2016) per effetto anche della recente pandemia.
La quota dei costi netti complessivi attribuibile ai prestatori di servizi di pagamento arriva al
57,9% (rispetto al 43,9 nel 2016 e 37 nel 2009), mentre diminuisce quella a carico di imprese ed
esercenti (costi interni), che nel tempo hanno ridotto notevolmente i costi variabili e il peso delle
attività “in-house” (risorse interne) nella gestione dei processi di incasso e pagamento, grazie anche
alla digitalizzazione dei canali di comunicazione banca-impresa e allo sviluppo dei nuovi servizi di
corporate banking.
Nel confronto tra strumenti, il contante si conferma il più economico per la collettività in termini
di costo per operazione (0,33 euro), il più costoso invece in rapporto all’importo transato (dato che il
ticket medio è pari a 21 euro) e, seppur in riduzione, rappresenta oltre il 45% dei costi netti
complessivi per la collettività. Il costo degli strumenti elettronici (carte di pagamento e operazioni di
bonifico o addebito diretto), pari a 0,59-0,50 euro, è in forte riduzione rispetto alle precedenti
rilevazioni (anche in percentuale degli importi transati). L’assegno è sempre più inefficiente per la
collettività e rappresenta ancora il 5,6% dei costi netti complessivi.
Nel complesso, si stima che nel 2022 le risorse utilizzate per il ricorso al contante ammontino
complessivamente a 5,2 miliardi di euro l’anno, in forte riduzione rispetto ai 7,4 del 2016, per effetto
della sostituzione a favore degli strumenti di pagamento elettronici, il cui costo complessivo
raggiunge i 5,7 miliardi, rispetto ai 4 del 2016. Risultati analoghi emergono dal confronto tra i costi
pro-capite dei diversi strumenti: nel 2022 a ciascun italiano l’uso del contante costava in media 89
Per un confronto omogeneo, i dati delle due precedenti indagini (2009 e 2016) includono anche i costi relativi alle carte
prepagate, che non erano stati inizialmente considerati.
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2016, 2019 e 2022.
3.2. I costi (privati) sostenuti da imprese ed esercenti
I livelli di costo. I costi privati di accettazione degli strumenti di pagamento da parte di esercenti
commerciali e imprese considerano i costi espliciti connessi con gli oneri commissionali bancari (es.
spese accredito in conto, merchant fees, canoni POS, etc.13) e per l’acquisto di altri beni o servizi per
l’incasso dei pagamenti (es. trasporto valori, acquisto o noleggio dispositivi di accettazione, cassette
di sicurezza, oneri assicurativi, spese manutenzione, etc.); a questi si aggiungono altri oneri (impliciti)
connessi con i servizi di pagamento (es. perdite per ammanchi, furti e frodi, spese del personale
dedicato, etc.).
Per maggiori dettagli sulle tipologie di costi considerati nell’Indagine, si rimanda all’Appendice, par. 2 (Esercenti).
strumenti di pagamento, incluse le commissioni bancarie, in termini di valori unitari e in percentuale
dell’importo medio della transazione14, per il 2022 e nel confronto con le precedenti indagini.
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2016, 2019 e 2022.
Il contante e le carte
Per gli esercenti commerciali e imprese, il costo unitario di una transazione in contante (0,23
euro) rimane inferiore a quello delle carte di pagamento (0,28 euro), tenuto conto che alcuni servizi
bancari (ad es. prelievi e versamenti) non sono esplicitamente tariffati15. Tuttavia, da questa indagine
emerge una forte riduzione del vantaggio competitivo del contante, nel confronto con le precedenti
indagini e rispetto agli altri strumenti di pagamento. Aumentano infatti sia il costo del contante
unitario (per operazione) che quello in percentuale (del valore) del pagamento, a fronte di una
riduzione del costo delle carte (e degli altri strumenti elettronici), senza considerare che in termini
percentuali del valore il contante risulta il più oneroso in assoluto (1,05%; cfr. Box 2). Sale anche il
valore medio della transazione di acquisto in contante (21 euro) rispetto alle precedenti rilevazioni
(17-19 euro); ciò è coerente con la crescita dei pagamenti digitali (soprattutto contact-less e mobile)
anche per piccoli importi in sostituzione del contante16. In questa indagine sono disponibili
Essi sono stati elaborati sulla base delle informazioni fornite dagli esercenti e dalle imprese del campione e rapportati
a variabili di scala – quali il fatturato delle imprese per classi di addetti, di fonte Istat.
Possono essere applicate tariffe implicite per l’esercente riconducibili al cd. gioco dei “giorni valuta” che tuttavia nel
caso delle operazioni in contante non rilevano. Gran parte dei costi bancari del contante verrebbe “implicitamente”
remunerati invece attraverso gli altri ricavi da servizi di pagamento o da conto corrente.
Analoghe considerazioni emergono da una survey condotta a livello europeo. Cfr. ECB (2022). Costs of retail payments
– an overview of recent national studies in Europe, Occasional Paper, (294), May.
informazioni anche per classe dimensionale dell’esercente, dalle quali si evince che i costi del
contante per le imprese o gli esercenti con meno di dieci addetti sono superiori del 33% rispetto al
dato medio di sistema, che include la grande distribuzione organizzata (che presenta costi di gestione
inferiori al dato medio aggregato).
Box 2: Il costo del contante presso gli esercenti commerciali
La fig. A riporta la stima del costo di accettazione del contante per categoria merceologica di
esercenti. L’incidenza del costo è bassa laddove l’importo medio della transazione è più elevata, come
per tasse e servizi pubblici e nelle strutture distributive organizzate (ad es. supermercati, negozi di
abbigliamento, arredamento ed elettrodomestici). In altri settori (arte, cultura e intrattenimento, servizi
di trasporto e di ristorazione), invece, i costi del ricorso al contante risultano particolarmente elevati.
Fig. A – Il costo del contante presso gli esercenti commerciali
(% sul valore della transazione)
Fonte: Indagine sul costo degli strumenti di pagamento presso gli esercenti commerciali,
costi privati, dati 2022.
Nota: Gli altri esercizi al dettaglio svolgono attività di riparazione veicoli, assistenza
personale e finanziaria.
Con riferimento alle carte, il costo unitario (e in percentuale del valore della transazione) si
assesta intorno ai 0,28 euro per operazione (0,57% del valore), molto inferiore a quello delle
precedenti rilevazioni; si va quindi riducendo il gap tra costo del contante e quello della carta. La
carta di pagamento (debito, credito e prepagata) viene utilizzata per pagamenti di importi medi di 49
euro (a fronte di oltre 70 e 80, rispettivamente nel 2016 e nel 2009)17. Rispetto al contante, per le
L’importo medio varia sulla base dello strumento utilizzato e delle diverse categorie merceologiche di spesa: per le
carte di credito il valore medio è di norma superiore.
carte, il costo risente meno della classe dimensionale dell’esercente: le imprese con meno di 10 addetti
sopportano costi privati unitari più elevati di circa il 3,8% rispetto al dato medio di sistema.
Assegni, bonifici e addebiti
In generale, per le imprese rilevano anche gli incassi tramite bonifici, addebiti diretti e assegni,
soprattutto se operano nei servizi di public utilities o nel commercio all’ingrosso e internazionale.
In linea con le precedenti indagini, aumenta da parte delle imprese la gestione efficiente dei
pagamenti con bonifici e con addebiti diretti. Entrambi gli strumenti sono stati sospinti negli ultimi
anni dai processi di integrazione e digitalizzazione del ciclo commerciale e monetario delle aziende,
stimolato sia dalla legislazione (ad esempio, con gli obblighi di ricorso alla fatturazione elettronica),
sia dalla pandemia, che ha intensificato l’uso dei canali di vendita digitali integrati con i servizi di
“corporate banking”. Bonifici e addebiti diretti hanno quindi registrato una sensibile riduzione dei
costi unitari (da 0,56 euro per operazione nel 2016 a 0,15 nel 2022) e in rapporto al valore della
transazione (da 0,07% a 0,02% nello stesso periodo).18
Sia per i bonifici sia per gli addebiti diretti i costi variano rispetto alla classe dimensionale delle
imprese; le minori (con meno di 10 addetti) presentano valori più elevati del 55,2% rispetto al dato
medio di sistema.
L’assegno è lo strumento di pagamento di gran lunga più oneroso per le aziende. Il suo costo è
aumentato notevolmente nel tempo – a 2,91 euro nel 2022, da 1,03 nel 2016 e 1,88 nel 2009 – per
l’ancora elevata quota di oneri per la gestione manuale e per la sicurezza fisica dei titoli, come la
gestione dei titoli falsi e insoluti.
3.3 I costi (privati) di produzione degli strumenti di pagamento
Nel 2022 il costo complessivo di offerta sostenuto dagli intermediari19 è stato stimato pari a 6,7
miliardi, in crescita del 26% rispetto all’indagine del 2016 a fronte, nello stesso periodo, di un
Il costo per singolo pagamento, quindi, si è fortemente ridotto, da 1,01 a 0,62 euro (1,39 euro nel
Il costo dei due strumenti per gli esercenti nel 2022 si riferisce esclusivamente alle operazioni online B2C. Sono escluse
quelle eseguite agli sportelli o con supporto cartaceo (come i bollettini postali), incluse nelle precedenti indagini.
Il campione di prestatori di servizi di pagamento intervistati è composto da 15 gruppi bancari e finanziari che coprono,
complessivamente, circa l’80% del mercato con un volume di oltre 10 miliardi di transazioni l’anno.
L’operatività viene misurata in termini di numero di operazioni gestite dagli intermediari per i diversi strumenti di
pagamento; per il contante si fa riferimento alle operazioni di prelievo e versamento presso gli stessi intermediari.
2009), riflettendo le economie di scala e i processi di innovazione e di razionalizzazione dell’offerta
degli strumenti elettronici.
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2016, 2019 e 2022.
I costi unitari si riducono per tutti gli strumenti considerati, ad eccezione dell’assegno (fig.
risparmio complessivo generato dalla flessione dei costi unitari ha contribuito anche il processo di
sostituzione di operazioni tradizionali (ad es. allo sportello fisico) con quelle svolte attraverso canali
telematici (ad es. home/mobile banking): nel 2022 la quota di queste ultime sul totale è stata di oltre
il 93% (da 83 e 74%, rispettivamente nel 2016 e nel 2009). L’incidenza del costo degli strumenti non
elettronici (contante e assegni) su quello complessivo si è ridotta al 31%, dal 41 del 2016, anche in
relazione al minor peso sull’operatività totale.
elevati quelli dei prelievi/versamenti di contante21 e degli assegni, pari rispettivamente a 2,44 e 5,28
euro per operazione. Lo strumento meno costoso si conferma l’addebito diretto (0,19 euro), seguito
dalle carte (0,46 euro)22 e dai bonifici (0,70 euro).
Per quanto riguarda il contante, le operazioni allo sportello tradizionale (15% del totale) assorbono il 69,4% dei costi
complessivi. Per contro, le operazioni effettuate tramite ATM (il residuo 85% del totale) assorbono solo il 30,6% dei costi
In media, per una generica transazione con carta di pagamento il PSP che emette la carta (issuer) sostiene oltre il 63%
del costo complessivo, mentre il restante 37% è a carico del PSP che convenziona il merchant (acquirer).
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2016, 2019 e 2022.
Il costo dei bonifici si differenzia in base alla tipologia di servizio (istantaneo o tradizionale) e
al canale utilizzato (remoto o fisico): per gli intermediari il bonifico istantaneo (0,66 euro) è più
costoso di quello tradizionale online (0,45 euro), ma entrambi sono molto meno onerosi del bonifico
presso gli sportelli fisici (2,11 euro). Il costo sostenuto dagli intermediari per i bonifici verso paesi
situati fuori dalla SEPA è quasi nove volte più elevato dei bonifici SEPA.
Inoltre i bonifici disposti allo sportello, pur rappresentando solamente il 14% delle transazioni,
Per quanto attiene alle carte di pagamento, quelle di debito e prepagate continuano a essere
Operatività
Costi
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2022.
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2022.
Sebbene l’Indagine si concentri sull’analisi dei costi di offerta, essa raccoglie anche
informazioni aggregate sui ricavi da commissioni applicate all’utenza finale (famiglie e imprese) che
tra i diversi strumenti, contante e assegni continuano a caratterizzarsi per un’insufficiente copertura
dei costi di gestione, anche a fronte della prassi prevalente di non applicare commissioni esplicite agli
utenti (salvo casi particolari).
Il comparto della monetica (carte di credito, debito e prepagate), dove rilevano soprattutto
operatori non bancari specializzati, contribuisce per il 72% ai ricavi complessivi da servizi di
pagamento. I bonifici contribuiscono per il 14% dei ricavi del comparto.
Nel complesso, il confronto tra le composizioni percentuali dei costi, dei ricavi e dei volumi di
operatività mostra come gli strumenti elettronici contribuiscano alla sostenibilità dell’intero
comparto, coprendo anche i costi del contante e degli assegni.
Costi
Ricavi
Operatività
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sul costo degli strumenti di pagamento, dati 2022.
Riferimenti bibliografici
Ardizzi, G., & Savini Zangrandi, M. (2018). The impact of the interchange fee regulation on
merchants: evidence from Italy. Bank of Italy Occasional Paper, (434).
Ardizzi, G., Gambini, A., Nobili, A., Pimpini, E., & Rocco, G. (2021). The Impact of the Pandemic
on the Use of Payment Instruments in Italy. Bank of Italy Markets, Infrastructures, Payment
Systems Working Paper, (8).
Ardizzi, G., Scalise, D., & Sene, G. (2021). Interchange Fee Regulation and card payments: a crosscountry analysis. Bank of Italy Occasional Paper, (628).
Banca d’Italia (2012). Il costo sociale degli strumenti di pagamento. Tematiche istituzionali.
Banca d’Italia (2020). Il costo sociale degli strumenti di pagamento. Tematiche istituzionali.
ECB (2012). The Social and Private Costs of Retail Payment Instruments. A European Perspective.
Occasional Paper, (137), September.
ECB (2022). Costs of retail payments – an overview of recent national studies in Europe, Occasional
Paper, (294), May.
Pellitteri, R., Parrini, R., Cafarotti, C., & De Vendictis, B. A. (2023). L’Open Banking nel sistema dei
pagamenti: evoluzione infrastrutturale, innovazione e sicurezza, prassi di vigilanza e
sorveglianza. Bank of Italy, Directorate General for Markets and Payment System, (31).
Appendice
1. Metodologia e campione
L’Indagine sui costi degli strumenti di pagamento rilevati in Italia per l’anno 2022 aggiorna i
risultati di quelle condotte sul 2009 e sul 2016, mantenendo sostanzialmente inalterata la metodologia
e il perimetro di rilevazione.
La metodologia è quella sviluppata a livello europeo23. Il ciclo del pagamento comprende
diverse fasi necessarie a trasferire moneta, ciascuna delle quali assorbe risorse; l’efficienza
complessiva del sistema dipende quindi dal comportamento degli attori coinvolti nelle singole fasi
del processo. Per questo motivo, l’Indagine rileva le risorse economiche effettivamente consumate
per la produzione (da parte di banche e di altri prestatori di servizi di pagamento) e l’utilizzo (da parte
di esercenti commerciali e imprese) degli strumenti. Come la precedente, questa indagine esclude i
costi per la banca centrale di produzione e circolazione delle banconote, e quelli non monetari
sostenuti dai consumatori per effettuare i pagamenti (es. tempi di esecuzione o di ricerca dello
sportello per l’approvvigionamento di contante) o connessi con perdite o furti (sono invece inclusi
quelli presso imprese ed esercenti).
Il perimetro degli strumenti di pagamento mantiene le transazioni effettuate in contante, per le
quali non sono disponibili statistiche ufficiali, e gli strumenti alternativi (assegni, bonifici, addebiti
diretti, carte). L’analisi resta focalizzata sui costi privati sostenuti da ciascun attore della filiera dei
pagamenti e sui costi complessivi delle risorse (costi netti totali o sociali) per l’intero sistema.
I costi privati sono quelli sostenuti per l’offerta e l’utilizzo degli strumenti di pagamento e
comprendono (cfr. Box):
i “costi interni”, riferiti al consumo di risorse (umane e finanziarie) per l’acquisto di beni e
servizi da altri fornitori (ad es. spese ICT, di processing, materiali, terminali, etc.) e alle
risorse umane/tempo dedicato per l’espletamento delle attività connesse con la gestione dei
pagamenti (ad es. per la movimentazione, la riconciliazione, la sicurezza fisica, ecc.);
ii) i “costi esterni”, relativi agli oneri per commissioni corrisposte ad altri partecipanti, come
ad esempio le commissioni pagate dalle imprese alle banche o quelle interbancarie).
I costi netti complessivi o sociali sono dati dalla somma dei costi privati al netto dei costi esterni
sostenuti da ciascun attore.
Cfr. ECB (2012). The Social and Private Costs of Retail Payment Instruments. A European Perspective. Occasional
Paper, (137), September.
I costi privati sono importanti per analizzare l’efficienza dei comportamenti degli operatori. I
costi sociali riflettono gli oneri effettivamente sostenuti dalla collettività nel suo insieme per eseguire
le transazioni; essi rappresentano tutti i costi “interni” sostenuti dai diversi stakeholder della filiera
dei pagamenti (banche, esercenti commerciali, altre imprese) al netto dei “costi esterni” (ad es.
commissioni), cioè i trasferimenti monetari che costituiscono, rispettivamente, i ricavi per i produttori
e i costi per gli utilizzatori. Gli attori considerati sono, anche in questa edizione, le “banche e gli altri
prestatori” e le “imprese ed esercenti commerciali”.
Come per la precedente indagine, non sono considerati né i costi per la collettività di esternalità
associate all’utilizzo di diversi strumenti di pagamento – ad es. quelle negative derivanti dalla
mancata tracciabilità del contante (per evasione fiscale o altri usi illeciti) – né quelli impliciti a carico
del consumatore, normalmente non percepiti/monetizzati (ad es. legati a perdite o a furti, al costo
opportunità sui saldi infruttiferi, al tempo necessario per rivolgersi allo sportello bancario o alla
ricerca dell’ATM).
I dati sono stati raccolti con questionari ad hoc e si riferiscono all’anno 2022.
Box: Il perimetro dell’Indagine sul costo sociale degli strumenti di pagamento
PSP del pagatore / Issuer
PSP del beneficiario / Acquirer
Costi Esterni
commissioni passive verso altri
Costi interni
Costi Esterni
Interchange
fees (ricavi
del PSP)
emissione e distribuzione
strumento
gestione prelievi
iniziazione del pagamento,
processing, scambio
rendicontazione,
amministrazione e controllo
commissioni interbancarie o
interchange fees
Costi interni
Commissioni
bancarie dalle
famiglie (ricavi del
PSP, per
remunerare alcuni
costi e quindi si
elidono nel calcolo)
acquisizione cliente
gestione terminale, processing
gestione versamenti
rendicontazione,
amministrazione e controllo
Commissioni
bancarie dalle
imprese (ricavi del
PSP, per
remunerare alcuni
costi e quindi si
elidono nel calcolo)
Famiglie (non coinvolte nell’Indagine)
Imprese/esercenti
Costi Esterni
Costi Esterni
commissioni bancarie
commissioni bancarie (es.
merchant fees)
Costi interni (esclusi dall’Indagine)
Costi interni
tempo dedicato
oneri per la sicurezza
personale
furti e ammanchi e frodi non
coperti dal PSP
acquisizione cliente
gestione terminale, processing
gestione versamenti
rendicontazione,
amministrazione e controllo
Metodo di calcolo
1) Costo privato del PSP = ∑ 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑰𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊 𝑷𝑺𝑷 + ∑ 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑬𝒔𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊 𝑷𝑺𝑷
(i ricavi da commissione del PSP si elidono nel calcolo complessivo sui costi)
2) Costo privato dell’impresa/esercente = ∑ 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑰𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊 𝑰𝒎𝒑𝒓𝒆𝒔𝒂 + ∑ 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑬𝒔𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊 𝑰𝒎𝒑𝒓𝒆𝒔𝒂
3) Costi netti complessivi del sistema = ∑ 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑰𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊 𝑷𝑺𝑷 + ∑ 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑰𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊 𝑰𝒎𝒑𝒓𝒆𝒔𝒆
2. Il campione “imprese ed esercenti”
L’indagine sui costi di accettazione è stata effettuata attraverso più di 480 interviste condotte
presso piccoli esercenti e imprese della grande distribuzione organizzata. Le interviste sono state
raccolte sia con il supporto di una società specializzata in ricerche di mercato, utilizzando le
metodologie CAPI (Computer-Assisted Personal Interviewing) e CAWI (Computer-Assisted Web
Interviewing), sia attraverso le Associazioni di categoria (Confesercenti e Confcommercio)
partecipanti al CPI.
Il campione utilizzato include più di 900 punti vendita, e si compone in prevalenza di operatori
della grande distribuzione organizzata (49%), di altri esercenti al dettaglio (che svolgono attività di
riparazione veicoli, assistenza personale e finanziaria; 20%), e del settore dell’abbigliamento,
arredamento ed elettrodomestici (13%; fig. 2.1).
Fig. 2.1: Campione imprese ed esercenti – punti vendita per settore
Oltre il 90% del fatturato prodotto dal campione è concentrato nelle imprese di grandi
dimensioni (con più di 50 addetti); solo una modesta percentuale (pari all’8%) è attribuibile alle
imprese di piccole dimensioni (fino a 9 addetti; tav. 2.1).24
Il fatturato delle imprese per classi di addetti di fonte Istat è stato utilizzato per rapportare il campione rilevato
nell’Indagine alla popolazione complessiva delle imprese italiane ed è stato utilizzato nella stima dei costi unitari per
strumento di pagamento.
Tav. 2.1: Campione imprese ed esercenti – fatturato per dimensione (numero di addetti)
Circa il 60% delle aziende produce un fatturato inferiore a 250 mila euro, mentre solo il 4%
genera un fatturato superiore a 2,5 milioni di euro, rappresentando il 37% dei punti vendita (tav. 2.2).
Tav. 2.2: Campione imprese ed esercenti – numero di aziende/punti vendita
per classe di fatturato
Data la natura del campione, gli strumenti più accettati sono il contante e le carte di pagamento,
in particolare quelle di debito e prepagate, i bonifici e gli addebiti diretti. Quest’ultimi sono utilizzati
principalmente per pagamenti a distanza o di maggiore importo. Inoltre, sebbene ancora poco diffusi,
tra gli strumenti più innovativi accettati si segnalano le app e il “Buy Now, Pay Later” (BNPL),
quest’ultimo utilizzato prevalentemente per gli acquisti online (tav. 2.3 e fig. 2.2).
La descrizione delle tipologie di costo rilevate per ciascuno strumento di pagamento è riportata
nella tavola 2.4.
Tav. 2.3: Campione imprese ed esercenti – accettazione degli strumenti
Fig. 2.2: Campione imprese ed esercenti – accettazione degli strumenti
Tav. 2.4: Campione imprese ed esercenti – tipologie di costo rilevate per strumento
CONTANTE
ASSEGNI
CARTE DI
PAGAMENTO
BONIFICO E
ADDEBITO
DIRETTO
Stima del valore
complessivo annuale
degli altri costi
operativi (Euro)25
Stima del valore
complessivo annuale
dell’ammontare delle
perdite e ammanch
derivanti da frodi,
furti, falsi etc. (Euro)
Stima del valore
complessivo annuale
delle commissioni
pagate al fornitore
del servizio per i
pagamenti
(Euro)
Per gli ammanchi e
le perdite riportate
nella precedente
domanda, indicare la
quota coperta
dall’assicurazione se
assicurati (Percento)
Costo
dell’assicurazione di
cui ai punti
precedenti (Euro)
25 Per il CONTANTE includere:
– Commissioni e spese pagate nell’anno alla propria banca per versamento/deposito di contante e approvvigionamento del contante
inclusi i pagamenti alle Società di Servizi;
– Costo annuale (es. locazioni e/o ammortamenti, spese manutenzione e altri costi operativi) dei registratori di cassa;
– Costo annuale per la detenzione di dispositivi per la gestione sicura del contante (es. dispositivi per l’autenticazione di banconote,
cassette di sicurezza o casseforti etc.);
– Oneri annuali sostenuti per i servizi di trasporto valori e vigilanza forniti da società esterne o agenzie professionali;
– Costo annuale per la retribuzione di agenti in servizi di pagamento.
Per gli ASSEGNI includere:
– Commissioni e spese pagate nell’anno alla propria banca per versamento/deposito di assegni;
– Costo annuale per la detenzione di cassette di sicurezza o casseforti per la conservazione degli assegni;
– Oneri annuali sostenuti per i servizi di trasporto valori e vigilanza forniti da società esterne o agenzie professionali;
– Costo annuale per la retribuzione di agenti in servizi di pagamento.
Per le CARTE DI PAGAMENTO includere:
– Costo annuale (es. locazione e/o ammortamenti, spese di manutenzione, costo della linea telefonica e altri costi operativi) per la
detenzione di POS;
– Costo annuale per la retribuzione di agenti in servizi di pagamento.
Per i BONIFICI e l’ADDEBITO DIRETTO includere:
– Costo annuale per la gestione del pagamento (es. per l’invio della fattura al cliente, per annullare un pagamento etc.);
– Costo annuale per la retribuzione di agenti in servizi di pagamento.
3. Il campione “banche e altri prestatori”
L’indagine ha riguardato un campione rappresentativo di circa l’80% del mercato dei servizi di
pagamento (calcolato sulla base del numero di operazioni transate), costituito da 15 fra i maggiori
istituti bancari, Poste Italiane e alcune società di emissione e gestione di carte.
I dati nella tavola 3.1 riportano i numeri e gli importi medi del campione rapportati al sistema.
Tav. 3.1: Campione banche e altri prestatori – volume e importi medi
I servizi più frequentemente offerti sono rappresentati dalle carte e, in misura inferiore, dai
bonifici e dagli addebiti diretti. Seguono i servizi relativi al contante e gli assegni. Le informazioni
sugli importi medi per strumento offerto confermano la diversa tipologia di transazione sottostante:
le carte per i pagamenti di basso importo, bonifici istantanei e addebiti diretti per quelli di medio
ammontare e gli assegni e bonifici ordinari per i quelli di elevato ammontare.
Nell’ambito della rilevazione, sono state identificate le seguenti tipologie di costi:
production, issuing, procurement: include costi per la produzione o l’emissione dello
strumento, per l’acquisizione di nuova clientela o mantenimento di relazioni esistenti
anche con i merchant, costi per l’implementazione di nuovi ‘requisiti’ richiesti, costi
associati all’attivazione dei mandati;
logistica: comprendono, a titolo esemplificativo, i costi per il trasporto;
tempi, processo di pagamento, storni: includono costi per il personale addetto alla
gestione dei depositi e dei prelievi, costi per l’autorizzazione di pagamento e
trasferimento fondi, costi per lo storno di un pagamento, costi relativi all’eventuale
incasso degli assegni;
infrastrutture e manutenzione: in particolar modo costi per IT, gestione ATM, POS,
costi per gli schemi di carte, software;
sicurezza e prevenzione frodi: perdite per frodi e costi per la prevenzione delle stesse,
costi connessi alla sottoscrizione e al pagamento di premi assicurativi, perdite per eventi
non coperti dalle polizze;
attività di supporto: includono costi per il back office, di invio degli estratti conto, costi
relativi al marketing, costi per l’assistenza alla clientela, per archivio.
La composizione dei costi varia in base alla tipologia dello strumento. Una rappresentazione di
sintesi è riportata nella fig.3.1; le tavole e i grafici di dettaglio sono riportate successivamente (vedi
par. 3.1).
Fig. 3.1: Campione banche e altri prestatori – Composizione dei costi per strumento
3.1 Campione banche e altri prestatori: incidenza percentuale dei costi per strumento
– tavole e grafici
Contante
Assegni
Bonifici
Bonifici istantanei
Addebiti diretti
Carte di pagamento
Issuing
Acquiring
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