Microcredito

per le aziende

 

Economia a Nordest: la “locomotiva” è ferma


è un quadro economico incerto, fluttuante, e in parte stagnante, quello che delineato dai dati di Unioncamere del Veneto, per il settore manifatturiero, nel primo trimestre del 2025. Con una produzione regionale che risulta in flessione del 3,2 per cento rispetto al già negativo primo trimestre del 2024 (-4,4 per cento a Treviso) e un grado medio di utilizzo degli impianti che scende sotto la soglia del 70%.

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

“È un trimestre anomalo, questo che andiamo a commentare – spiega il presidente della Camera di Commercio Treviso-Belluno-Dolomiti, Mario Pozza -. Si sviluppa sotto la paura dei dazi di Trump (annunciati, sospesi, poi di nuovo minacciati), vede emergere illusori rimbalzi positivi sugli ordinativi esteri per il gioco degli anticipi di domanda, si innesta su una lunga serie di trimestri che hanno oscillato prevalentemente attorno alla stazionarietà, con alcuni settori in profondo rosso come l’automotive e il settore moda. Se un terzo della capacità produttiva resta inutilizzata, vuol dire che stiamo ancora soffrendo. Soffriamo soprattutto di incertezza, di debolezza e discontinuità della domanda. L’imprenditore vorrebbe continuità nella crescita, mentre è dalla pandemia in poi che si procede a strappi, con diversi elementi di perturbazione che ci impediscono di programmare nel medio periodo, con serenità, l’attività d’impresa”.

Economia globale

La politica economica statunitense sta generando incertezza sui mercati di mezzo mondo. Nel primo trimestre 2025 è in leggera frenata anche il Pil statunitense
(-0,1 per cento), con un inizio di decelerazione sui consumi, causati dal clima di fiducia in peggioramento fra le famiglie americane. Tutte le previsioni di crescita del Pil per il 2025 delle principali economie mondiali, secondo i dati del Fondo monetario internazionale, sono riviste al ribasso, in particolare, per gli Stati Uniti 1,8 per cento (quasi un punto in meno rispetto alle previsioni di gennaio 2025); Europa 0,8 per cento (-0,2 sulle stime); il Pil italiano dovrebbe crescere di un modesto 0,4 per cento nell’anno, in diminuzione di 0,3 punti sulle previsioni. Anche la Cina risente delle congiunture internazionali, con un crescita prevista per il 2025 del 4 per cento, che tuttavia è stata rivista al ribasso dello 0,6 per cento. Per l’area euro, un piccolo barlume di speranza è rappresentato dalle ipotesi di uscita dalla recessione della Germania. In ogni caso, a crescere, sono soprattutto le economie emergenti e in sviluppo, palesando la necessità per le imprese venete di diversificare i mercati e aprirsi a nuove rotte per le esportazioni, anche perché il mercato interno, in Italia, è fermo (-0,2 per cento di ordini su base annua).

Il Veneto

In questo contesto, la ricerca di Unioncamere Veneto, che ha coinvolto un campione di quasi 2.200 imprese, di cui fanno parte 170 mila addetti, mostra dati poco incoraggianti per il primo trimestre 2025. Per quanto riguarda la produzione, quasi tutti i settori riportano il segno meno, con picchi nell’occhialeria, nei mezzi di trasporto e nell’automitive, ma anche l’industria alimentare, il legno arredo e l’industria dei macchinari. I dati positivi che vengono dagli ordini dall’estero sono alterati dalle minacce dei dazi statunitensi. I giorni di produzione assicurati dal portafoglio ordini rimangono in linea con il dato medio registrato nel 2024 (52 giorni), mentre, per il fatturato, permane il segno negativo nell’andamento su base annua (-2,8 per cento).

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

La provincia di Treviso

Per l’industria manifatturiera trevigiana i dati del primo trimestre 2025 confermano tendenze osservate anche a livello regionale. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente è con segno negativo per quasi tutti gli indicatori monitorati. In questo caso Unioncamere Veneto ha intervistato 500 imprese provinciali con almeno 10 addetti, cui fanno riferimento quasi 51.300 lavoratori. Se la produzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, scende del 4,4 per cento, l’utilizzo degli impianti, in linea con il dato regionale, scende sotto il 70 per cento. Su base annua, anche l’export è in calo, dell’1 per cento. In lieve discesa sono anche i giorni di produzione assicurati dalla raccolta ordini: da 55,6 giorni del quarto trimestre 2024 ai 53,7 del trimestre attuale. Il fatturato cala del 4,3 per cento.

PER APPROFONDIRE: LE PMI HANNO ANCORA FUTURO? INTERVISTA CON FRANCESCO TOMASELLI

Da “locomotiva” dell’economia italiana al pericolo di “sparire”, fagocitate dai movimenti del mercato internazionale. Piccole, flessibili, dotate di spirito imprenditoriale, sono le Pmi che hanno fatto la fortuna del Nordest d’Italia, ma oggi tutto questo non basta più. Ne abbiamo parlato con Francesco Tomaselli, amministratore della sede trevigiana della Zeta consulting, che si occupa di consulenza d’impresa.

Da dove viene questa crisi?

In generale, quando grosse aziende, come può essere Stellantis, decidono di cambiare strategia aziendale, i primi sui quali la scelta si ripercuote sono i più piccoli, che hanno poco margine di guadagno, limitata capacità di investimento, che non hanno diversificato il loro mercato e che non possono permettersi di investire in un ufficio commerciale ex novo per provare a cambiare strada in corsa.

E il nostro territorio come se la cava?

La crisi odierna coinvolge tutti, e ad aggravarla, qui, c’è anche la mancanza di un aspetto culturale. Le nostre aziende sono spesso a conduzione familiare e l’imprenditore, che fino a oggi ha realizzato molto, adesso fatica a guardarsi attorno, a comprendere le dinamiche contemporanee e a fare rete. Poi c’è un altro grosso problema, che riscontriamo nelle piccole e medie imprese, e cioè il passaggio generazionale. Di frequente non si pensa a una successione prima che il fondatore della ditta venga a mancare e, dopo, a prendere in mano la gestione sono gli eredi, che molto spesso non hanno esperienza, non si sono formati al di fuori della propria azienda, né hanno conoscenza diretta delle dinamiche d’impresa. Alle volte la capacità d’investimento ci sarebbe, ma manca la visione di un modello di business.

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

Sembra che questa crisi ci trovi impreparati.

Le alternative sono due, o ci si rimette in gioco, o si soccombe al mercato. Le piccole aziende dovranno andare verso fusioni e aggregazioni, se vogliono fare economia di scala e gestire i costi. In caso contrario, diverranno sempre più deboli economicamente, e molto appetibili per multinazionali estere e fondi di investimento, che, a basso costo, fagocitano la creatività e le competenze delle imprese italiane, realizzando colossi del mercato a gestione largamente straniera. È un dato di fatto che stiamo cedendo competitività, le aziende più interessanti in Italia ci sono state sottratte. La flessibilità del piccolo ormai non basta più, senza trasformazioni importanti sarà difficile rimanere nel mercato.

Quindi, cosa fare per sostenere questa transizione?

È necessario insegnare agli imprenditori veneti a gestire la crisi, accompagnare e preparare le acquisizioni e le vendite, affrontare gli aspetti culturali e affiancare le nuove generazioni di imprenditori. Questo è un tema che è emerso spesso anche in Confindustria Veneto Est. Inoltre, noi supportiamo con la digitalizzazione, l’efficientamento energetico, la digitalizzazione, la ricerca di fondi pubblici per gli investimenti e la riorganizzazione dei processi interni per poter proseguire nel lavoro in maniera autosufficiente.

ULTERIORI APPROFONDIMENTI NEL NUMERO DI VITA DEL POPOLO DELL’8 GIUGNO



Source link

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Microcredito

per le aziende