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La corsa allo Spazio. Città Eterna in orbita


Italia leader in Europa nella space economy, con Roma hub dello sviluppo hi-tech. Non è una chimera, ma una prospettiva che diventa sempre più realtà. Dopo anni di difficoltà, grazie all’aumento degli investimenti pubblici e privati in innovazione, ma soprattutto per merito di alcune aziende leader e di scienziati talentuosi, il Paese è sempre più all’avanguardia nella progettazione e nella costruzione dei satelliti e di moduli, sistemi e attrezzature per le missioni spaziali europee ed internazionali. Anche per l’esplorazione di Marte. Delle oltre 400 imprese attive in Italia, di cui 250 nella parte core strettamente legata alle attività spaziali, il 66% è composto da pmi e il 27% da startup (che da sole hanno raccolto 170 milioni di investimenti nel 2024), a dimostrazione di una forte dinamicità. Ci sono poi grandi nomi in campo. In primis Leonardo, soprattutto con le controllate Avio e Telespazio. Ma anche Thales Alenia Space, joint venture tra la francese Thales (67%) e la stessa Leonardo (33%). Aziende, queste, che hanno i loro centri nevralgici nella Capitale o nel suo hinterland. In particolare nel polo tecnologico della cosiddetta “Tiburtina Valley”, quadrante romano che ospita 150 imprese, per la maggior parte piccole e medie, e che da settembre ospiterà anche la Space Smart Factory di Thales Alenia Space. Sarà una fabbrica interamente digitale, tra le più grandi in Europa, che utilizzerà tecnologie avanzate per realizzare circa 100 satelliti l’anno.

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IL REPORT

Come evidenziato da un recente report di Sace, il giro d’affari realizzato dalla space economy in Italia è di quasi 3 miliardi di euro (lo 0,17% del Pil). Ma il potenziale di crescita del settore è ben più alto: si stima, infatti, che per ogni posto di lavoro ne vengano generati quattro nuovi. La Space economy italiana non è costituita da un’unica filiera e produce una varietà enorme di prodotti e servizi: dalla meccanica e gli strumenti degli oggetti che vengono inviati nello Spazio fino a tutti quei prodotti e servizi che dallo Spazio supportano le attività terrestri. Compresi sistemi informatici, cloud e servizi di cybersecurity. L’Italia ha tutte le filiere. Nel 2023, poi, il nostro è stato il terzo Paese europeo (e il sesto al mondo) per investimenti destinati al settore rispetto al Pil, con 148 milioni, in netta crescita rispetto ai 12 milioni dell’anno precedente, grazie in particolare a quello in D-Orbit, la startup italiana di logistica e trasporti spaziali. Le potenzialità del settore cominciano ad essere riconosciute dalle istituzioni Ue che, anche per provare a comare il forte gap con gli Stati Uniti e la Cina, hanno destinato al programma spaziale 2021-2027 14,8 miliardi. C’è poi il Pnrr. In tutto in Italia da qui al 2026 ci sono in campo 7,2 miliardi, tra progetti dell’Agenzia spaziale europea e di quella italiana, fondi nazionali ed europei. È poi in attesa del via libera definitivo al Senato un’apposita legge che nelle intenzioni della maggioranza di governo mira a regolamentare e dare ulteriore slancio al settore. L’esecutivo punta sul contributo dei privati, permettendo a operatori stranieri di avere un ruolo di primo piano nei sistemi di comunicazione digitale in Italia, da usare anche in caso di emergenza nazionale. Per le opposizioni, però, sarebbe un favore al magnate americano Elon Musk e alla sua rete di satelliti Starlink. La Smart Factory di Thales Alenia Space sarà un centro d‘eccellenza, grande 21mila metri quadrati. Utilizzerà, durante le fasi della progettazione, assemblaggio, integrazione e test dei satelliti hi-tech, tecnologie quali modellazione numerica e Digital Twin, tecniche di realtà virtuale e aumentata, simulatori integrati con la filiera dei fornitori e robot automatizzati. Anche grazie a un apposito data center. I nuovi satelliti ci aiuteranno a monitorare ad esempio l’inquinamento di acqua, suolo e aria, ma anche a prevenire incendi e dissesto idrogeologico.

LE ECCELLENZE

Thales Alenia Space ha registrato un fatturato consolidato complessivo di 2,2 miliardi nel 2024. L’azienda occupa già 8.500 dipendenti in 10 Paesi, di cui ben 2.800 in Italia e in particolare proprio a Roma. La Smart Factory nella Capitale rafforzerà il ruolo della società come leader europeo nei progetti spaziali governativi e commerciali. Attualmente tecnici e ingegneri stanno lavorando ai satelliti di osservazione della Terra del programma Cosmo-SkyMed e del programma Copernicus e ai satelliti della costellazione Iride (per osservare la Terra in qualsiasi condizione atmosferica). Nell’ambito della navigazione spaziale si sta lavorando ai nuovi satelliti “Galileo”. A Roma e Torino, poi, si è lavorato al rover di esplorazione (con una trivella sviluppata da Leonardo) della prossima missione europea ed americana di Exomars, il cui lancio è previsto negli Usa tra ottobre e dicembre 2028. Nella Tiburtina Valley c’è anche Telespazio. Fondata nel 1961, dalla direzione generale di Roma è nato un gruppo che conta 3.000 dipendenti tra Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Spagna, Brasile, Argentina, e che può contare anche su e-Geos, società partecipata al 20% dall’Agenzia spaziale italiana leader nei servizi di informazione. L’azienda avrà un ruolo di primo livello nella gestione della missione Galileo e insieme a Thales realizzerà entro un anno il sistema di telecomunicazioni satellitari sicure Sicral-3A per la Difesa italiana. In tutto Leonardo impiega a Roma Tiburtina oltre 2.500 addetti, al centro di un ecosistema produttivo nel Lazio composto da circa 830 aziende, con 24.200 occupati complessivi. Sono stati fondamentali per spingere l’utile del gruppo a 1,1 miliardi nel 2024. Proprio nella provincia di Roma, a Colleferro, meno di un’ora in auto di distanza dalla Capitale, c’è la sede di Avio, tra le prime società in Europa nel settore dei lanciatori spaziali (con un’attività che dura da oltre 50 anni) e della propulsione solida e liquida per il trasporto spaziale. Ingegneri e scienziati dell’azienda hanno progettato e sviluppato la famiglia di lanciatori Vega, rendendo l’Italia uno dei pochi Paesi al mondo in grado di realizzare un vettore spaziale completo. L’attuale Vega C, il cui viaggio inaugurale si è svolto nell’estate del 2022, può trasportare fino a 2.300 kg in orbita terrestre bassa. Ma si lavora a nuovi lanciatori più sviluppati ed efficienti.

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