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La storia dei referendum dal 2000 a oggi


Il referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno si avvicina: gli italiani dovranno decidere se cancellare alcuni pezzi della legislazione sul lavoro e se dimezzare (da 10 a 5) gli anni di residenza legale grazie alla quale gli stranieri possono chiedere la cittadinanza.

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Nel frattempo, ripassiamo quali sono stati i referendum che hanno segnato la storia della politica italiana negli ultimi 25 anni. L’elenco è lungo e articolato. Dei referendum più importanti si aggiungono dettagli e contesto politico.

21 maggio 2000: spese elettorali, trattenute e magistratura

Sette i quesiti referendari sul tavolo nella chiamata alle urne del 21 maggio 2000. Nessuno di essi superò il quorum.

Il primo quesito sul rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e referendarie ottenne 10.004.581 SÌ (71,06%) e 4.073.688 NO (28,94%). Quorum non raggiunto (32,19%).

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Il secondo quesito sulla abolizione del voto di lista per l’elezione alla Camera dei deputati ottenne 11.637.524 SÌ (82,02%) e 2.551.963 NO (17,98%). Quorum non raggiunto (32,44%).

Il terzo quesito relativo alla abolizione del voto di lista per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura ottenne 9.125.465 SÌ (70,57%) e 3.805.250 NO (29,43%). Quorum non raggiunto (31,86%).

Il quarto quesito relativo alla separazione della carriera di pubblico ministero da quella di giudice ottenne 9.237.713 SÌ (69%) e 4.150.241 NO (31%). Quorum non raggiunto (31,96%).

Il quinto quesito sugli incarichi extragiudiziari dei magistrati ottenne 10.200.692 SÌ (75,22%) e 3.360.487 NO (24,78%). Quorum non raggiunto (31,99%).

Il sesto quesito sui licenziamenti, e in particolare sull’abrogazione dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, vide prevalere il NO con 9.834.046 voti (66,64%) contro 4.923.381 SÌ (33,36%). Quorum non raggiunto (32,51%).

Il settimo quesito era relativo alla abrogazione della possibilità di trattenere dalla busta paga o dalla pensione la quota di adesione volontaria a un sindacato o ad una associazione di categoria. I SÌ furono 8.632.445 (61,82%) e i NO furono 5.331.053 (38,18%). Quorum non raggiunto (32,20%).

7 ottobre 2001: Titolo V della Costituzione

Il referendum costituzionale sulla modifica del Titolo V della Costituzione, del 7 ottobre 2001, chiedeva agli elettori di confermare o respingere la legge costituzionale approvata dal Parlamento, senza maggioranza qualificata (quindi soggetta a referendum confermativo), che modificava in modo sostanziale quella parte di Costituzione che parla di Regioni, Province e Comuni. Si chiedeva:

  • l’ampliamento delle competenze legislative delle Regioni;
  • il rovesciamento del principio di competenza legislativa fra Stato e Regioni;
  • il rafforzamento dell’autonomia finanziaria degli enti locali;
  • e in generale il passaggio verso un regionalismo più marcato, antipasto di un vero e proprio federalismo.

Il quorum non venne raggiunto (34,05%). I SÌ furono 10.433.574 (64,21%), i NO furono 5.816.527 (35,79%).

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15 giugno 2003: licenziamenti e permessi sui terreni

Il 15 giugno 2003 si votò per due quesiti.

Il primo quesito riguardava la reintegrazione dei lavoratori illegittimamente licenziati. I SÌ furono 10.574.389 (86,74%), i NO furono 1.616.691 (13,26%). Quorum non raggiunto (25,73%).

Il secondo quesito riguardava l’abrogazione dell’obbligo per i proprietari terrieri di concedere il passaggio alle condutture elettriche sui loro terreni. I SÌ furono 10.430.658 (85,53%), i NO furono 1.764.417 (14,47%). Quorum non raggiunto (25,75%).

12 giugno 2005: procreazione assistita

Il referendum del 12 e 13 giugno 2005 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma) riguardava la Legge 40 del 2004, che regolamentava l’accesso e le modalità della fecondazione assistita in Italia. Si trattava di quattro quesiti abrogativi proposti da comitati referendari per eliminare o modificare parti restrittive della legge, giudicate lesive dei diritti civili, della libertà scientifica e della salute delle donne.

Quesito 1 sulla abolizione del divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica: si voleva abrogare la parte della legge che impediva ogni tipo di sperimentazione sull’embrione umano, anche se non impiantabile. I SÌ furono 10.743.710 (88,03%), i NO furono 1.461.217 (11,97%). Quorum non raggiunto (25,66%).

Quesito 2 sulla abolizione dell’obbligo di impiantare contemporaneamente tutti gli embrioni prodotti: la legge 40 vietava la crioconservazione e imponeva di creare massimo 3 embrioni e impiantarli tutti, anche se questo comportava rischi sanitari per la donna. Il quesito mirava ad abrogare queste restrizioni. I SÌ furono 10.819.909 (88,78%), i NO furono 1.367.288 (11,22%). Quorum non raggiunto (25,66%).

Quesito 3 sulla abrogazione del divieto di accesso alla Pma per coppie fertili portatrici di malattie genetiche: la legge 40 consentiva l’accesso solo alle coppie infertili o sterili. Il quesito voleva estendere la PMA anche alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche, per poter accedere alla diagnosi preimpianto. I SÌ furono 10.663.125 (87,73%), i NO furono 1.492.042 (12,27%). Quorum non raggiunto (25,65%).

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Quesito 4 sulla abrogazione dell’equiparazione giuridica tra embrione e persona: la legge 40 riconosceva all’embrione “diritti soggettivi” simili a quelli di una persona. Il quesito mirava ad abrogare queste norme, per dare maggiore tutela alla salute e all’autodeterminazione della donna. I SÌ furono 9.391.161 (77,38%), i NO furono 2.744.895 (22,62%). Quorum non raggiunto (25,63%).

25 giugno 2006: referendum costituzionale

Quello del 25 giugno 2006 fu un referendum costituzionale. Si votò per l’approvazione della legge di modifica alla parte seconda della Costituzione. I SÌ furono 9.970.513 (38,71%), i NO furono 15.783.269 (61,29%). Quorum 52,46%.

21 giugno 2009: riforma elettorale

Tre i quesiti referendari proposti ai cittadini il 21 giugno 2009. Nessuno passò a causa dello scarso quorum.

Quesito 1, elezione della Camera dei deputati. Abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste. I SÌ furono 8.051.861 (77,63%), i NO furono 2.320.365 (22,37%). Quorum non raggiunto (23,49%).

Quesito 2, elezione del Senato della Repubblica: abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste. I SÌ furono 8.049.188 (77,68%), i NO furono 2.313.042 (22,32%). Quorum non raggiunto (23,52%).

Quesito 3, elezione della Camera dei deputati: abrogazione della possibilità per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura in più di una circoscrizione. I SÌ furono 9.490.486 (87,00%), i NO furono 1.417.843 (13,00%). Quorum non raggiunto (24,02%).

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12 giugno 2011: servizi pubblici, nucleare, legittimo impedimento

Quattro i quesiti referendari proposti ai cittadini il 12 giugno 2011.

Quesito 1, modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (abrogazione). I SÌ furono 25.935.362 (95,35%), i NO furono 1.265.497 (4,65%). Quorum 54,82%.

Quesito 2, determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito (abrogazione parziale): i SÌ furono 26.130.656 (95,80%), i NO furono 1.146.627 (4,20%). Quorum 54,83%.

Quesito 3, abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare. I SÌ furono 25.643.645 (94,05%), i NO furono 1.622.096 (5,95%). Quorum 54,79%.

Quesito 4, abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n.51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n.23 del 2011 della Corte Costituzionale. I SÌ furono 25.733.893 (94,62%), i NO furono 1.463.231 (5,38%). Quorum 54,78%.

17 aprile 2016: trivelle

Il referendum del 17 aprile 2016, noto come “referendum sulle trivelle“, chiedeva agli elettori se volessero abrogare una norma che permetteva alle società petrolifere di continuare le attività di estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa italiana fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza originaria delle concessioni.

Votando SÌ, si chiedeva di abrogare la norma, cioè limitare la durata delle concessioni entro le 12 miglia alla loro scadenza naturale, senza possibilità di proroghe fino all’esaurimento del giacimento.

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Votando NO, si lasciava la norma così com’era, consentendo alle compagnie di continuare a estrarre fino all’esaurimento del giacimento.

I SÌ furono 13.334.607 (85,85%), i NO furono 2.198.715 (14,15%). Quorum non raggiunto (31,19%).

4 dicembre 2016: taglio dei parlamentari e abolizione Cnel

Il referendum del 4 dicembre 2016 in Italia fu un referendum costituzionale confermativo indetto per approvare o respingere la riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi e approvata dal Parlamento. La “riforma Boschi” mirava a modificare il funzionamento delle istituzioni italiane, tramite:

  • superamento del bicameralismo perfetto, con il Senato che non avrebbe più avuto gli stessi poteri della Camera dei deputati dal momento che la maggior parte delle leggi sarebbe stata approvata solo dalla Camera;
  • il Senato sarebbe diventato un organo non eletto direttamente dai cittadini, composto da 100 membri (sindaci e consiglieri regionali, più 5 nominati dal Presidente della Repubblica).
  • riduzione del numero dei senatori da 315 elettivi a 100 non elettivi;
  • abolizione del Cnel;
  • ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regioni;
  • introduzione di iter legislativi semplificati e nuove soglie per i referendum abrogativi.

I SÌ furono 13.431.087 (40,88%), i NO furono 19.421.025 (59,12%). Quorum 65,48%. Massima la delusione di Matteo Renzi, che aveva annunciato di voler lasciare la politica qualora il referendum fosse fallito.

20 settembre 2020: taglio dei parlamentari

Il referendum del 20 settembre 2020 verteva su una modifica costituzionale che mirava a ridurre il numero complessivo dei parlamentari eletti nelle due camere del Parlamento italiano:

  • Camera dei deputati da 630 a 400 deputati;
  • Senato della Repubblica da 315 a 200 senatori (più i senatori a vita).

I SÌ furono 17.913.259 (69,96%), i NO furono 7.691.837 (30,04%). Quorum 51,12%.

12 giugno 2022: riforma della giustizia

Furono 5 i quesiti del referendum del 12 giugno 2022, che ebbe come argomento la giustizia.

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Il quesito 1 chiedeva la abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. I SÌ furono 5.093.092 (53,08%), i NO furono 4.501.877 (46,92%). Quorum non raggiunto (20,49%).

Il quesito 2 proponeva la limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lett. c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale. I SÌ furono 5.271.228 (55,37%), i NO furono 4.249.305 (44,63%). Quorum non raggiunto (20,48%).

Il quesito 3 chiedeva la separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati. I SÌ furono 6.968.829 (73,26%), i NO furono 2.543.081 (26,74%). Quorum non raggiunto (20,48%).

Il quesito 4 chiedeva la partecipazione dei membri laici alle deliberazioni Consiglio direttivo Corte di cassazione e Consigli giudiziari. Abrogazione norme in materia di composizione Consiglio direttivo Corte di cassazione e Consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici. I SÌ furono 6.715.104 (71,28%), i NO furono 2.705.341 (28,72%). Quorum non raggiunto (20,47%).

Il quesito 5 chiedeva la abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della Magistratura. I SÌ furono 6.776.491 (71,63%), i NO furono 2.684.184 (28,37%). Quorum non raggiunto (20,47%).

8 e 9 giugno 2025

L’8 e 9 giugno 2025 gli elettori italiani voteranno per il referendum abrogativo composto da cinque quesiti.

Il primo quesito riguarda il Jobs Act e, di preciso, i licenziamenti illegittimi: si propone di abrogare uno dei decreti del Jobs Act che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Se passasse la proposta, verrebbe ripristinata la possibilità di reintegrare il lavoratore nel suo posto di lavoro, in tutti i casi di licenziamento illegittimo. Qua le ragioni del SÌ e le ragioni del NO.

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Il secondo quesito riguarda l’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese: si punta a eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti predefiniti. Qua le ragioni del SÌ e le ragioni del NO.

Il terzo quesito riguarda nuovamente il Jobs Act e nello specifico i contratti a termine, con la proposta di abrogare alcune norme contenute nel Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n. 81, che regolano la possibilità di instaurare contratti a tempo determinato e le condizioni per le proroghe e i rinnovi. Qua le ragioni del SÌ e le ragioni del NO.

Il quarto quesito riguarda gli appalti, con la proposta di abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore. In pratica, si va ad aumentare la responsabilità dell’imprenditore committente in caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali.

Il quinto quesito riguarda la cittadinanza italiana per gli stranieri: si punta a dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario affinché gli extracomunitari maggiorenni possano richiedere la cittadinanza italiana.

Questa era la storia dei referendum dal 2000 a oggi. Tutto era iniziato con i referendum dal 1946 agli anni ’80 e con la lunga serie di referendum negli anni ’90.





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