Microcredito

per le aziende

 

Europa e Green Deal: sul clima obiettivi più flessibili


L’Unione Europea renderà più flessibili gli obiettivi climatici previsti dal Green Deal, nell’intento di agevolare quei Paesi, come il nostro, che sono ancora in ritardo. L’obiettivo al 2040 resta fissato a -90% rispetto al 1990, ma la novità è che si potranno compensare i risultati tra Paesi Membri. La proposta legislativa è attesa per il mese di Giugno e si inserisce tra gli obiettivi europei previsti dalla direttiva 2021/1119. Per esempio, per quanto riguarda le emissioni in capo agli autoveicoli, un meccanismo già sperimentato per raggiungere l’obiettivo di -55% nel 2035, di fatto ha avvicinato quello finale al 52,8%. In seguito alle resistenze nei confronti dei precedenti obiettivi al 2040, considerati troppo ambiziosi per quanto riguarda la sostenibilità delle produzioni industriali e la messa al bando dei motori endotermici, il commissario al Clima, Wopke Hoekstra, ha deciso di avviare un ciclo di consultazioni con i governi.

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ESG e CSR: le novità per le imprese

European Green Deal!

L’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance) indica i criteri che le imprese sono tenute ad applicare e che tengono conto del potenziale impatto e dei rischi connessi a fattori ambientali, sociali e di governance. A differenza degli investimenti socialmente responsabili RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa) o CSR (Corporate Social Responsibility), l’ESG alleggerisce il peso sulle aziende. In entrambi casi, si ricorre a sistemi di classificazione condivisi ai quali le imprese devono (o, dovrebbero) fare riferimento, sia per salvaguardare l’ambiente sia per avere un più facile accesso al credito.

L’impatto del marchio in ottica green deal

La sostenibilità ambientale è imprescindibile per tutte le aziende, ma l’impatto sulle scelte dei clienti/consumatori è ancora poco chiaro. Se da un lato l’attenzione verso i marchi più “sostenibili” cresce, dall’altro questa attenzione non è ancora sufficiente ad attrarre nuovi clienti o a convincerli ad abbandonare un marchio “non sostenibile”. Per le aziende in genere, che si trovano sempre di più a considerare i loro investimenti anche in termine di ritorno d’immagine, è fondamentale comprendere queste dinamiche. L’ultima edizione dell’Osservatorio Eumetra “Benessere e Sostenibilità” conferma che viviamo un momento di grande complessità sociale, caratterizzato dalla contrazione del Benessere e dall’aumento dell’indifferenza verso la Sostenibilità, sia nel suo complesso sia verso i due pilastri che ne sono alla base: rispetto dell’ambiente e rispetto degli altri.

Il Benessere non è oggettivo, dipende dalla percezione che se ne ha, tenuto conto delle proprie esigenze. Le nuove generazioni hanno oggi  sempre di più una propria individualità, un senso critico sviluppato e una forte centratura su sé stessi. Ed è questa centratura su sé stessi che genera implicitamente l’attesa del soddisfacimento del proprio bisogno di benessere. Se ciò dovesse verificarsi, ma ancora non è così, la percezione del proprio Benessere sarebbe ai massimi livelli; infatti, ciò che crea il Benessere – prima ancora del denaro – è la serenità insita nel contesto della propria esistenza  e nel clima relazionale in cui si vive.

E le imprese?

A valle di queste considerazioni, le imprese del sistema economico, elementi indispensabili nella la quotidianità di ciascuno di noi, hanno un ruolo indifferibile. Tutti gli individui hanno, per definizione, continue relazioni con le imprese, perché il 62% degli individui ci lavora e il 100% acquista e consuma beni e servizi messi loro a disposizione; quindi, si è sia lavoratori sia, contemporaneamente, clienti/consumatori.

Negli ultimi anni, le aspettative nei confronti delle imprese si sono via via accentuate, soprattutto nella direzione della ricerca di un aiuto a crearsi un contesto di maggiore benessere; cioè: essere aiutati a vivere meglio, significa ottenere maggiori attenzioni, sia come lavoratori sia come clienti/consumatori.

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Imprese e lavoratori green deal

Premesso il fatto che la maggior parte delle nostre giornate le passiamo al lavoro, sono le imprese stesse che hanno l’obiettivo di far vivere bene e, di conseguenza, il primo obiettivo dell’impresa – per far vivere bene – è fare in modo che al suo interno si crei una vera e propria “community”, non solo professionale. Devono essere previsti anche investimenti che vadano in questa direzione, quindi, non solo professionali, con ciò garantendosi l’impresa il massimo ritorno di gratitudine da parte dei lavoratori, che sono sorpresi da tutto ciò e che, quindi, ringraziano (a volte, anche inconsapevolmente) con il massimo impegno lavorativo.

Nei confronti delle Imprese, i consumatori si aspettano una maggiore presenza di relazioni, anche dal punto di vista della comunicazione. Ciò che più conta e che viene percepito nella misura maggiore è la vicinanza al cliente/consumatore, anche con iniziative non necessariamente connesse ai prodotti. Questo conferma che il tema della Sostenibilità deve essere al centro dell’attenzione e che non possa essere rinviato. Considerata l’oggettiva gravità crescente dei degradi ambientali e delle tensioni sociali, non c’è dubbio che tutte le Aziende devono presentarsi e comportarsi in modo sostenibile.

Tuttavia, le ricerche mostrano che il fattore sostenibilità non elemento dirimente assoluto nelle decisioni d’acquisto: solo alcuni consumatori privilegiano marchi aziendali con politiche ambientali e sociali responsabili. Spesso, la fedeltà al marchio, l’abitudine all’acquisto e la fiducia di “vecchia data” sono criteri prioritari. Parallelamente, il fenomeno dell’abbandono di un marchio perché ritenuto non sostenibile è ancora più occasionale e non ragionato. Molti consumatori, in particolare quelli abituati ad acquistare prodotti e servizi da una determinata azienda, difficilmente cambiano le proprie preferenze per motivi legati alla sostenibilità ambientale.

E le piccole e medie imprese green deal?

Per le piccole e medie imprese, questo scenario implica alcune riflessioni strategiche, prima fra tutte, il fatto che la sostenibilità non è più un vantaggio competitivo assoluto. Al giorno d’oggi, i clienti/consumatori danno per scontato che le aziende producano e vendano in modo sostenibile; quindi, comunicare l’impegno ambientale è importante, ma non basta per attirare nuovi clienti. Salvo eccezioni, i consumatori non cambiano marchio solo per ragioni legate alla sostenibilità; la qualità del prodotto, la fiducia e la passata esperienza sono ancora i fattori dominanti. Il valore della sostenibilità si sposta sulle relazioni e la chiave sta nel creare un legame autentico con clienti e dipendenti, investendo nel benessere aziendale e nella responsabilità sociale. Un ambiente di lavoro positivo e una comunicazione trasparente generano più fedeltà della sola certificazione “green”.





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