Dopo Giorgia Meloni è risultato il più votato per la lista di Fratelli d’Italia nella Circoscrizione meridionale in occasione delle Elezioni europee di giugno 2024 con circa 93.000 Preferenze. Già sindaco di Pagani e consigliere regionale della Campania (la sua regione l’ha premiato con oltre 60.000 preferenze personali), guarda spesso con interesse anche alla Puglia e alla Basilicata. Alberico Gambino, eurodeputato, vice presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, intervistato dal Mattino spazia da Stellantis alle infrastrutture idriche, tra fondi europei e investimenti.
«La vicepresidenza della Commissione Afet», spiega, «mi consente di dare continuità a un lavoro già svolto in passato in qualità di capo della segreteria politica del viceministro degli Affari esteri Edmondo Cirielli, al quale sono legato da antica amicizia personale e a ciò aggiungo d’aver sempre inteso, anche nelle ulteriori attività parlamentari, il Mezzogiorno come un’area d’interesse unica; comprensori che, seppur con peculiarità diverse, interagiscono tra loro creando opportunità di sviluppo economico e crescita sociale».
Un argomento che sta a cuore anche al governo…
«Un’antica certezza, la mia, che ritroviamo infatti anche nella visione del governo nazionale il quale, sin dal suo insediamento, volle dare, ad esempio, anche una concezione organica a taluni interventi nel Mezzogiorno unificando le diverse Zes territoriali in una sola (comprese le isole) così da poter pianificare in forma sistemica e non più frammentata, gli investimenti e trarne i maggiori benefici possibili per la crescita armoniosa dei territori. Il Sud, già in fase di programmazione degli interventi da finanziarsi con i Fondi Pnrr, ha rappresentato per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni una priorità assoluta tanto da destinarne al Mezzogiorno oltre il 40 per cento delle risorse rimodulando, di concerto con la Commissione europea, la diversa programmazione voluta dai governi precedenti. L’Italia, secondo il nostro punto di vista, tanto più cresce quanto più velocemente si superano taluni storici Gap territoriali».
Sui territori si vede già qualcosa?
«Le risorse del Pnrr sono già destinate e cantierate per l’alta velocità al Sud e per numerosi interventi infrastrutturali e non solo, finalizzati a superare anacronistici squilibri territoriali e che, già oggi, hanno prodotto un incremento considerevole dell’occupazione mai registrato prima. Pertanto, in analogia, anche ogni posizione assunta a livello europeo va ponderata rispetto alle positive ricadute sull’intera area, in un contesto nazionale e non solo a beneficio di una parte di essa».
È in quest’ottica, quindi, che è reiteratamente intervenuto anche rispetto alla crisi del comparto automotive?
«Esattamente! Intervenire su Fiat-Stellantis era indispensabile al fine di salvaguardare e chiedere impegni concreti sia su Melfi (che interessa Basilicata e Puglia), ma contestualmente anche per gli stabilimenti e relativi indotti che hanno sede in Molise, Campania e fino in Sicilia. Non avrebbe avuto senso alcuno un intervento mirato a un solo stabilimento, tant’è che ho chiesto che in occasione delle audizioni in sede parlamentare dell’allora Ceo Tavares e, poi, del presidente Elkann, fossero forniti chiarimenti e restituite certezze rispetto ad un concreto piano di investimenti ed occupazionale rispetto a tutta la rete produttiva italiana, ricordando loro i cospicui investimenti e le agevolazioni operate dallo Stato nel corso dei decenni. Prezioso è stato il costante impegno del ministro Adolfo Urso che ha finalmente ottenuto le risposte dovute al governo italiano».
Del rilancio dell’automotive si è ampiamente discusso anche in sede Europea, cosa è cambiato in quest’ultimo anno?
«Il “Green Deal”, nella sua prima e rigidissima concezione, purtroppo non teneva conto della complessità e, forse, anche estrema fragilità del sistema produttivo in Europa, tanto da imporre condizioni praticamente irrealizzabili senza pregiudicare in maniera irreversibile i livelli occupazionali e non tenendo neanche conto dell’oneroso prezzo sociale che, alla fine, sarebbe stato a carico dei diversi Paesi. Il nostro impegno come delegazione italiana e, con orgoglio, posso rivendicare soprattutto come Gruppo Ecr- Fratelli d’Italia, ha imposto, seppur tra mille interlocuzioni, un approccio maggiormente pragmatico e diverso nella stesura del nuovo Piano per l’automotive, meno ideologico e non più ciecamente proiettato sull’elettrico. Si vuole, in tal modo, restituire uno spiraglio all’intero comparto e provare a riparare i disastri del recente passato».
Ancora una domanda, stavolta rispetto alla rete infrastrutturale e ai trasporti anche in Basilicata. C’è la concreta possibilità di superare il gap rispetto alle più fortunate regioni del Centro-Nord?
«Avrà certamente valutato il mio interessamento presso Rfi rispetto alla riqualificazione e all’ammodernamento della Rete ferroviaria che attraversa l’intera Regione Basilicata. Ma non solo, poiché proprio recuperando la visione di un quadro unitario d’interesse interregionale, è stata oggetto dei miei interventi l’intera rete che da Battipaglia, attraversando le province di Potenza e Matera, giunge fino a Taranto. Pertanto le regioni interessate sono tre, tanto nella ristrutturazione della linea ferrata, quanto nell’ammodernamento del materiale rotante oltre che nella riqualificazione di numerosi scali ferroviari lungo la tratta in questione vedono concretizzarsi, oggi, opere finanziate da Fondi Pnrr e in via di collaudo e definitiva messa in esercizio a beneficio delle popolazioni delle aree interne».
Concludiamo con la questione, certamente annosa quanto atavica, della crisi idrica nel Mezzogiorno, la quale è sempre motivo di preoccupazione per gli utenti privati oltre che per gli addetti, le imprese e le aziende del settore agricolo che, per esempio, nel Metapontino, rappresentano un’eccellenza a livello europeo.
«Credo che in Basilicata vada dato atto dello sforzo progettuale messo in atto da Acquedotto lucano che, risulta, abbia in cantiere, seppur tra le difficoltà maturate e sedimentatesi da tempo immemore, la riqualificazione di una vastissima parte della Rete a beneficio delle utenze private. Progettualità in buona parte finanziate con fondi europei che, nei tempi previsti e necessari alla realizzazione di interventi così complessi e corposi, restituiranno un servizio ottimale agli utenti. In riferimento al secondo aspetto, quello relativo al settore agricolo, faccio presente che, anche sulla scorta di un nostro incessante impegno in sede europea, son stati rapidamente elargiti alle aziende (Metapontino compreso) i giusti ristori per le crisi idriche oltre che per i relativi danni subiti negli anni scorsi in ragione delle diverse calamità, ma non si può non porre in evidenza l’egregio lavoro svolto dall’ente Acque del Sud Spa, i cui interventi, anche questi, hanno valenza su almeno quattro regioni del Sud (Campania, Basilicata, Molise e Puglia). Si sta provando a coordinare al meglio ogni attività ed intervento in corso su dighe e invasi, tanto da alleviare la sofferenza idrica nelle numerose e immense aree agricole di Capitanata, Salento, Lavellese, eccetera, oltre che porre in essere, di concerto con i molteplici enti e consorzi interessati, il necessario avvio di opere di rifunzionalizzazione già realizzate e poi, per circa 40 anni, abbandonate a se stesse, le quali pure sono costate centinaia di milioni di euro alla collettività. Credo che, finalmente e responsabilmente, si guardi alla risoluzione organica di problemi antichi e da sempre affrontati con approssimazione, andando in concreto al cuore delle questioni con il contributo corale da parte di tutte le Istituzioni interessate. Era ora che ciò accadesse».
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