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Un piano industriale straordinario per rilanciare l’economia italiana ed europea, perché Italia ed Europa devono andare avanti insieme; un nuovo patto sociale con sindacati e forze politiche, per affrontare l’emergenza dei morti sul lavoro e la questione salariale; ed una piattaforma dedicata all’esportazione «Expand» per raggiungere nuovi mercati, per un potenziale di circa 80 miliardi: sono queste le proposte che lancia il presidente di Confindustria Emanuele Orsini dal palco del teatro EuropAuditorium.

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Al governo il presidente di Confindustria, di fronte ad una platea di 2 mila tra imprenditori, esponenti della finanza, rappresentanti di governo (Tajani, Urso, Calderone, Piantedosi e Pichetto Fratin tra gli altri) e delle istituzioni, politici e sindacalisti, chiede di sostenere con più decisione e le imprese ed intervenire sul caro energia e all’Europa di correggere gli errori del passato, a partire dal Grean deal, ed abbattere la mole insopportabile di burocrazia e norme che finiscono per fare il gioco dei nostri concorrenti.

«Il confronto con le categorie deve essere una cifra di questo governo – risponde Giorgia Meloni concludendo i lavori della mattinata – e per noi il ruolo delle attività produttive è centrale a partire dalle misure per contrastare il caro energia su cui siamo pronti a nuovi interventi. Il mio messaggio per voi è: pensate in grande, perchè l’Italia è grande» e quindi ha confermato la strategia portata avanti fino ad oggi presentando un paese «serio, credibile, attrattivo per gli investimenti stranieri, con lo spread in calo ed i titoli di Stato tornati attrattivi». All’Europa, invece, la premier chiede «di rimuovere i dazi interni che si è autoimposta in questi anni. Basta un solo dato – ha poi ricordato – secondo il Fondo monetario il costo medio per vendere un bene tra gli stai dell’Unione europea equivale ad una tariffa del 45% rispetto al 15% stimato per il commercio interno Usa». In Italia, ha poi aggiunto – «c’è ancora tanto da fare, ma il governo c’è, non indietreggia ed abbiamo già dimostrato che la rotta si può invertire, lavorando tutti assieme». «Il piano industriale straordinario per l’Italia? Sono d’accordo – risponde la premier – abbiamo avviato la consultazione e già entro l’estate presenteremo il libro bianco sul made in Italy e poi valorizzeremo tutte le nostre principali filiere», per il rilancio dell’economia «già individuati 15 miliardi di euro grazie alla revisione del Pnrr».

«L’Europa è al vostro fianco, il Parlamento che presiedo è un vostro alleato: siamo da parte dell’industria e delle famiglie che lavorano duramente, dalla parte di chi è pronto a rischiare per rafforzare l’Europa. L’Ue deve essere presente per rendere le cose più facili e agili, deve abbattere le barriere, non alzare ostacoli, offrire soluzioni, non diventare essa stessa parte del problema» ha confermato a sua volta Metsola nel suo intervento, dando atto a Giorgia Meloni di aver «contribuito a mantenere l’Italia al centro delle decisioni europee e insistito su soluzioni di buon senso».

Gioca in casa Orsini, e sceglie Bologna (anziché Roma come da tradizione), per tenere l’assemblea annuale dell’associazione valorizzare la presenza di Confindustria in tutto il Paese e portare la politica – il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e quella del Parlamento europeo Roberta Metsola – sul territorio, la sua Emilia una delle aree economicamente più forti e dinamiche del Paese, «la mia terra -l’ha definita – con imprese che hanno saputo reagire a terremoto e alluvioni».

L’intervento di Orsini parte da una premessa, ovvero che siamo di fronte ad un cambio di paradigma, la guerra in Europa, i sommovimenti nelle alleanze geopolitiche, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale fanno si che oggi nulla sia simile al secolo scorso. Le sue vogliono essere critiche costruttive, con al centro «il bene delle imprese» e quindi del Paese. Due sole le citazioni: il presidente Mattarella, sulle fabbriche «luoghi di solidarietà e scuole di democrazia»; e l’ex premier britannico Tony Blair che ha puntato il dito contro il rischio desertificazione industriale «per aver fissato tempi e obiettivi non realizzabili» col Green deal europeo.

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Secondo Orsini il Piano industriale straordinario e unico europeo deve essere basato su due leve: la prima sono gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private e «per attivarli serve un New generation EU per l’industria e un mercato dei capitali realmente unico e integrato». La seconda leva sono le regole «per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le tre dimensioni della sostenibilità (economica, sociale e ambientale)».

Se l’Unione europea riuscisse a diminuire le barriere interne al livello di quelle degli Usa, stima Confindustria, la sua produzione aumenterebbe del 6,7%, ovvero oltre 1.000 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l’Italia Confindustria chiede al governo di stanziare 8 miliardi all’anno (per tre anni, tanto durerà il governo in carica ma sarebbe meglio 5) per incentivare gli investimenti attraverso strumenti che funzionano, come Industria 4.0 o l’Ires premiale nella sua versione iniziale, e puntare ad una crescita di almeno del 2% del Pil perché l’ambizione deve essere quella di non accontentarsi della bassa crescita. Il green deal e la transizione energetica non si contestano ma sui costi dell’energia Orsini insiste per un intervento che abbassi i costi a carico delle famiglie e delle imprese, perché «è una situazione insostenibile. Occorre agire con urgenza. Molte imprese rischiano di andare fuori mercato e non è accettabile continuare a pagare l’energia al prezzo vincolato a quello del gas».

La conclusione del suo intervento è però incentrata tutta sul lavoro ed il rapporto con le parti sociali, a partire da due temi rilevanti, i salari e la sicurezza.E su questo la proposta che lancia Orsini ai sindacati è quella di lavorare insieme «per mettere al centro le persone», per investire di più in formazione e prevenzione («perchè ogni morte sul lavoro è un fallimento di tutti»), contrastare i contratti pirata, le false cooperative e alzare ancora di più le retribuzioni lorde attraverso contratti di produttività aziendali.

«In questo secolo nulla è più come prima: alleanze, transizioni, intelligenze. Per un mondo nuovo servono strumenti nuovi e un patto nuovo tra tutti noi. Tra forze politiche e forze sociali. Abbiamo dimostrato di avere la capacità di superare momenti difficili affrontandoli tutti insieme. Guardando all’interesse comune. Adesso – conclude il presidente di Confindustria –è giunto il tempo della responsabilità, del coraggio, della determinazione. Per un’Europa più forte e un’Italia ancora più grande».



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