Oltre 1,8 milioni di impianti e 74 GW installati in vent’anni, ma il ritmo non basta. Presentata a Roma la XX edizione del report Legambiente “Comuni Rinnovabili”, con GSE e Generali Italia
di Alessandro Petrone
Con oltre 74 GW di potenza installata e più di 1,8 milioni di impianti distribuiti nel territorio, l’Italia segna vent’anni di crescita delle rinnovabili, ma il cammino verso gli obiettivi 2030 è ancora accidentato. È quanto emerge dalla XX edizione del rapporto “Comuni Rinnovabili” di Legambiente, realizzato in collaborazione con GSE, presentato oggi a Roma durante la cerimonia del Premio Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (C.E.R.S) promossa con Generali Italia.
I dati offrono un bilancio ampio su due decenni di transizione energetica: dal 2004 al 2024, la potenza efficiente netta da rinnovabili è passata da 20.222 MW a 74.303 MW, con un incremento del +267%, pari a una media di 2.704 MW l’anno. Tuttavia, per raggiungere il target fissato dal decreto Aree Idonee (80.001 MW da nuova capacità entro il 2030, calcolati a partire dal 2021), l’Italia dovrebbe più che raddoppiare il ritmo attuale: servono 11.037 MW l’anno nei prossimi 5,5 anni, contro i 7.480 MW del 2024.
Comuni Rinnovabili, crescita a singhiozzo ma costante in 20 anni
Nella Penisola, dal 2004 al 2024, le rinnovabili sono passate da 20.222 MW a 74.303 MW di potenza efficiente netta installata. L’incremento assoluto è stato di 54.081 MW, pari a una crescita del +267% in vent’anni, e una media annuale di 2.704 MW. Si tratta di un’evoluzione significativa, anche se non omogenea nel tempo. Si è assistito ad una prima fase di forte spinta – soprattutto nel decennio 2009-2012 – seguita da una lunga stagnazione e da una recente ripresa. Parallelamente, si è verificata un’espansione esponenziale del numero di impianti installati. Dai soli 2.452 del 2004 agli oltre 1.893.195 del 2024, con una densificazione della generazione distribuita mai registrata prima nel panorama energetico italiano.
Secondo il report, le rinnovabili in Italia hanno generato 212mila posti di lavoro, di cui 135mila nel settore delle pompe di calore. Il nostro Paese si posiziona al secondo posto in Europa solo dopo la Germania. Il comparto fotovoltaico assorbe 26.500 occupati, mentre l’eolico ne impiega 9.000.
Fotovoltaico in testa tra le rinnovabili, ma resta potenziale inespresso
Tra le tecnologie protagoniste, il solare fotovoltaico è senza dubbio quella che ha trainato la crescita. Il guadagno è stato di 37.085 MW in vent’anni, arrivando a rappresentare la maggior parte degli impianti nazionali (oltre 1,8 milioni). Questo grazie anche all’introduzione degli incentivi del Conto Energia nei primi anni 2000 e, più recentemente, all’interesse crescente verso le comunità energetiche. Solo nel 2024 sono stati installati 276mila nuovi impianti fotovoltaici. I Comuni coinvolti in questa rivoluzione solare sono passati da appena 74 a 7.873, segno di una diffusione capillare che riguarda ormai tutte le regioni italiane.
Cresce anche l’eolico, frenato però da iter autorizzativi
L’eolico ha seguito un percorso più frammentato, condizionato da iter autorizzativi complessi e spesso oggetto di opposizioni locali. Tuttavia, anche in questo caso i numeri confermano la tendenza positiva: da 120 impianti nel 2004 si è passati a 6.130 nel 2024, con una crescita di potenza pari a 11.890 MW. Solo nell’ultimo anno si sono aggiunti 685 MW, frutto di 84 nuovi impianti distribuiti in 66 Comuni, a conferma del fatto che, pur tra difficoltà, il comparto mantiene un ruolo strategico per la transizione.
Idroelettrico stabile tra le rinnovabili “storiche”
Anche l’idroelettrico, la fonte rinnovabile storicamente più consolidata in Italia, ha continuato a crescere, seppur con margini più contenuti. La potenza è passata da 17.055 MW nel 2004 a 18.992 MW nel 2024, con un raddoppio del numero di impianti (da 2.021 a 4.907). Il merito si deve soprattutto agli interventi di micro e mini-idroelettrico su corsi d’acqua minori e reti di distribuzione.
Più stabile, ma comunque in espansione, anche la geotermia ad alta entalpia, concentrata principalmente in Toscana. Si parla di 136 MW in vent’anni. Le bioenergie hanno invece mostrato una crescita più marcata: da 1.346 MW del 2004 si è arrivati a 3.802 MW nel 2024, con una diffusione su almeno 3.054 Comuni. Il fenomeno è stato favorito dalla valorizzazione di sottoprodotti agricoli e forestali e dal ricorso alla cogenerazione.
Le cinque esperienze premiate al C.E.R.S. 2025
Cinque esperienze virtuose sono state premiate da Legambiente e Generali Italia nell’ambito del Premio Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali 2025. Il riconoscimento principale è andato alla Fondazione CER ITALIA di Montevarchi (AR), cresciuta da una prima configurazione attorno a una cabina primaria fino a coinvolgere oggi oltre 400 soggetti tra cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche in tutta Italia. Argento per la Comunità Illuminati Sabina di Montopoli di Sabina (RI), nata dal basso grazie alla collaborazione tra cittadini, associazioni e aziende agricole locali, con una struttura mutualistica fondata su valori di solidarietà.
Bronzo alla Comunità solare attiva tra Lodi, Piacenza e Milano: una cooperativa-impresa sociale che già oggi conta più di 100 impianti fotovoltaici e punta a raggiungere i 3 MW entro fine anno. Due le menzioni speciali: una alla CER Vele, prima comunità energetica nel centro storico di Roma; l’altra alla CERNES in Calabria, tra San Ferdinando e Gioia Tauro, frutto dell’iniziativa della parrocchia e dei cittadini, ispirata ai principi dell’enciclica Laudato Si’.
Le criticità normative e le richieste di Legambiente
Secondo Legambiente, il problema non è più tecnico né economico, ma normativo e burocratico. L’associazione lancia un appello al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per non ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR Lazio che ha bocciato il decreto sulle Aree idonee, e per avviare subito una revisione del testo, definito “ideologico e poco coerente”.
Tra le priorità proposte da Legambiente al governo spiccano misure concrete per accelerare la transizione energetica. Serve una revisione della Legge 199/2021 e del Decreto Agricoltura per favorire l’uso dei terreni agricoli marginali.
È urgente semplificare gli iter autorizzativi, soprattutto per il repowering degli impianti esistenti e per l’eolico offshore, oggi limitato a 3,8 GW su un potenziale di 15 GW.
Legambiente chiede anche di valorizzare le filiere industriali legate alle rinnovabili, creando nuova occupazione e riducendo la dipendenza dall’estero.
Altre azioni chiave sono il rafforzamento della Commissione PNRR–PNIEC, il potenziamento degli uffici locali e una riforma del prezzo zonale, per rendere il costo dell’energia più equo e meno legato al gas. Infine, si propone una campagna informativa nazionale per aumentare il consenso sociale verso gli impianti a fonti rinnovabili.
Obiettivi lontani, ma non irraggiungibili
“Nel 2024 il mercato globale delle fonti pulite ha superato per la prima volta quello delle fossili – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. È ora che anche l’Italia faccia un salto di qualità, sbloccando gli investimenti e puntando sulla partecipazione dei territori”.
“Il potenziale c’è – aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – e gli esempi virtuosi sono sotto gli occhi di tutti. Serve però coerenza: guardiamo cosa succede in Spagna o Germania, dove le rinnovabili coprono oltre il 60% del mix e le bollette sono più leggere anche rispetto a Paesi con il nucleare”.
Il report completo è disponibile sul sito di Legambiente.
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