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Cagliari, 17 mag. (Adnkronos) – – Anno dopo anno, si assiste al progressivo calo della popolazione in Sardegna. Al 31 dicembre 2023, data a cui fa riferimento la più recente edizione del censimento permanente dell’Istat, infatti, gli abitanti risultavano 1.570.453, in diminuzione di 7.693 individui, -0,5%, rispetto al 2022. Una perdita che sale al 3,2% se confrontata con il 2011.

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Le cause della diminuzione sono dovute ai valori negativi del saldo naturale e del saldo migratorio interno a cui non fa fronte in maniera sufficiente il saldo migratorio con l’estero. In particolare, pur essendosi ridotta la mortalità, il cui tasso è sceso dal 13 all’11,9 per mille, la natalità ha raggiunto un nuovo record negativo con 7.242 nuovi nati, 461 in meno rispetto al 2022.

Parallelamente, cresce ancora l’età media dei sardi, che raggiunge 48,8 anni ed aumentano gli stranieri censiti, 1.830 in più nel 2023. Complessivamente sono 52.041, il 3,3% della popolazione residente e provengono da 156 Paesi diversi, principalmente Romania, Senegal e Marocco.

Le dinamiche residenziali in Sardegna individuano in Sassari la provincia più popolosa con il 30,2% della popolazione complessiva. Al secondo posto Cagliari con il 26,7% dei residenti, quindi il Sud Sardegna con il 21,1%, mentre tra Nuoro e Oristano vive il rimanente 22% della popolazione.

Rispetto ai 7.693 residenti persi nel 2023, il dato maggiormente negativo si registra nel Sud Sardegna con 2.381 cittadini in meno, segue Nuoro con -1.430, Cagliari -1.402, Sassari -1.246, Oristano -1.234, ma quest’ultima in termini relativi ha la diminuzione maggiore (-0,8%).

La perdita di popolazione residente è legata all’andamento negativo di due saldi: il saldo naturale, che registra -11.524 unità e quello migratorio interno con -672 unità, solo parzialmente compensati dal saldo migratorio con l’estero che segna +3.541 unità.

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La tendenza negativa delle nascite nel nostro Paese coinvolge anche la Sardegna, dove, il numero di nuovi nati nel 2023, 7.242, è praticamente la metà rispetto all’anno 2000 quando furono quasi 14 mila. In effetti, sull’Isola il tasso di natalità è sceso al 4,6 per mille abitanti, rispetto al 4,9 del 2022, ben al di sotto della media nazionale che si attesta al 6,4.

In tutte le province sarde si registra, su base annua, una diminuzione del tasso di natalità, particolarmente a Cagliari dove passa dal 4,9 al 4,5 per mille abitanti e a Sassari dove diminuisce dal 5,3 al 4,9. In controtendenza Oristano, dove il tasso di natalità è cresciuto di 0,2 per mille rispetto al 2022.

Parallelamente, si registra una diminuzione del tasso di mortalità, sceso nell’ultimo anno dal 13 all’11,9 per mille abitanti, con un decremento regionale dell’8,7%, una percentuale migliore rispetto alla media nazionale del 6,1%. A livello provinciale, Cagliari ha il tasso di mortalità più basso (10,5), Oristano il più elevato (13,8).

A livello di genere, la componente femminile della popolazione sarda supera quella maschile nel 2023 con quasi 28 mila unità in più e rappresenta il 50,9% del totale. La prevalenza di donne cresce nelle fasce di età più avanzate a causa della maggiore longevità rispetto agli uomini.

Due elementi indicativi delle dinamiche demografiche sarde riguardano l’età media, che sale a livello regionale al 48,8 anni contro il 46,6 della media nazionale e l’indice di vecchiaia – ovvero il rapporto tra la popolazione da 65 anni in su e la popolazione tra 0 e 14 anni moltiplicato per 100 – che passa da 252,8 del 2022 a 266,6 del 2023.

Nel dettaglio territoriale, Sassari si conferma nel 2023 la provincia più giovane con un’età media di 48,1 anni, Oristano è la più anziana con 50,2 anni, ma in tutte le province si assiste ad una crescita dell’età media rispetto al 2022. In aumento anche l’indice di dipendenza strutturale degli anziani, ovvero il rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione in età attiva (15-64 anni).

Se da una parte il bilancio demografico della Sardegna al 31 dicembre 2023 registra un aumento della popolazione straniera con 1.830 persone in più rispetto al 2022, dall’altra parte l’incidenza sul totale dei residenti si ferma al 3,3%, percentuale nettamente più bassa rispetto all’8,9% della media nazionale.

A Sassari e provincia risiede il 41,5% dei cittadini stranieri, segue Cagliari con il 30,8%, ultima Oristano con solo il 6,2%. Complessivamente, il saldo migratorio estero segna un valore particolarmente positivo, 4.665. Al contrario, il saldo migratorio interno è negativo, -395.

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Tutte le province sarde segnano un incremento della popolazione straniera residente rispetto all’anno precedente, con una crescita percentuale massima nel Sud Sardegna (+9,4%) e minima a Cagliari (+1,9%). La popolazione straniera ha un’età più giovane rispetto a quella italiana con un indice di vecchiaia di 69,2, contro 274,4 degli italiani.

L’84% dei comuni sardi ha meno di 5 mila abitanti

Dei 377 comuni sardi, quasi la metà, ovvero 186, pari al 49,3%, ha una popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti e in questi risiede il 26,6% della popolazione regionale. Ma sull’Isola vi sono anche 130 piccoli centri con meno di mille abitanti. Per contro, vi sono solo due comuni con più di 100 mila abitanti, Cagliari e Sassari, ove risiede il 17% della popolazione.

Il decremento di popolazione residente riguarda tutte le classi di ampiezza demografica, ad esclusione dei due comuni nella fascia tra 50.001 e 100.000 abitanti, ovvero Olbia e Quartu Sant’Elena, dove la popolazione è rimasta invariata.

Infine, qualche curiosità: il comune più piccolo è Baradili (Oristano) con 80 residenti; Semestene (Sassari) è il comune più anziano con un’età media di 59,3 anni; Girasole (Nuoro), invece, ha la popolazione più giovane, 43,8 anni; a Tadasuni (Oristano) si registra il maggiore decremento di popolazione rispetto al 2022, -8,7%; Villanovaforru (Sassari) ha invece l’incremento maggiore, +12,3%.

Dall’analisi dei dati Istat emerge che nei comuni più piccoli della Sardegna, quelli con al massimo 1.000 abitanti, il processo di invecchiamento è più evidente. Infatti, si registra l’età media più elevata, 51,7 anni, l’indice di vecchiaia più alto, 381,3 e il tasso di mortalità maggiore, 17,6 per mille abitanti.

Parallelamente, si assiste alla diminuzione di tali indicatori man mano che aumenta la classe di ampiezza demografica. In particolare, l’età media più bassa, 46,6 anni, l’indice di vecchiaia più contenuto, 197,7 e il tasso di mortalità minore, 8,7 per mille abitanti, si registrano nei comuni con popolazione compresa tra 50.001 e 100.000.

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Per quanto riguarda il tasso di natalità, gli estremi si registrano rispettivamente nei comuni con popolazione tra 1.001 e 5.000 abitanti dove raggiunge il massimo, 5,0 ogni mille abitanti e nei comuni di due fasce diverse, 10.001-20.000 e oltre 100.000, ambedue con un tasso di 4,3.

Per contrastare lo spopolamento, particolarmente delle aree interne, la Regione già a partire dal 2022, a disposto una serie di misure di contrasto al fenomeno anche mediante un sostegno ai nuclei familiari residenti nei comuni con meno di 3.000 abitanti con contributi a sostegno della natalità, per l’acquisto della prima casa e interventi per sostenere i servizi sociali e alla persona.

Tra gli strumenti di programmazione adottati, la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) della Regione Sardegna sostiene in particolare il potenziamento dei servizi alla cittadinanza, iniziative per lo sviluppo economico e l’occupazione. Per il periodo 2021-2027 sono state individuate le aree dei comuni della Barbagia e della Valle del Cedrino come destinatarie di interventi specifici in favore dei residenti, che si vanno ad aggiungere alle altre due zone precedentemente individuate: Gennargentu/Mandrolisai e Alta Marmilla.

Non mancano azioni per incrementare le opportunità lavorative anche grazie al sostegno alla creazione di nuova impresa o al trasferimento di attività in determinate aree. In questa direzione rientrano due recenti delibere regionali per bandi relativi all’insediamento di attività nei piccoli comuni (gennaio 2025) e l’avviso “Progetto isole minori” (maggio 2025), che prevede incentivi destinati ai giovani tra 18 e 35 anni per l’avvio di iniziative imprenditoriali in settori strategici per lo sviluppo locale.



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