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le interrogazioni a Meloni in Parlamento il 23 maggio 2025


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Il confronto in parlamento si è acceso durante il premier time di Giorgia Meloni a Montecitorio, con questioni che vanno dalla situazione critica del servizio sanitario nazionale, ai piani europei di riarmo, fino agli sviluppi del conflitto in Medio Oriente. Diverse forze politiche hanno chiesto risposte puntuali al governo su questi temi. Non sono mancati rimandi alle riforme economiche e alle strategie per la competitività del paese, con attenzione anche al ruolo e alla partecipazione popolare in vista dei prossimi referendum.

Focus sulla condizione del servizio sanitario nazionale

Il gruppo parlamentare del Partito democratico ha rivolto un’interrogazione accesa sulla sanità pubblica al presidente del Consiglio, evidenziando una condizione ormai «al punto di non ritorno». I dati presentati descrivono un Servizio sanitario nazionale sotto pressione estrema: liste d’attesa lunghe, personale sanitario sfiancato da turni estenuanti, e un esodo di medici e infermieri verso il privato o l’estero. Mancano all’appello almeno 65.000 infermieri e 30.000 medici. Alle difficoltà operative si aggiungono crescenti diseguaglianze tra le diverse aree geografiche italiane e un aumento della mobilità sanitaria dal Sud verso il Nord.

Numeri in crescita e disparità regionali

Secondo l’Istat, nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici a causa di tempi di attesa troppo lunghi. Di queste, 2,5 milioni hanno dovuto desistere per oggettive difficoltà economiche. Il dato è peggiorato rispetto all’anno precedente con circa 600.000 persone in più che si sono trovate costrette a rimandare le cure. A questo si aggiungono tagli alla spesa sanitaria che vedono l’Italia in netto svantaggio, spendendo il 53% in meno rispetto alla Germania e il 42% in meno rispetto alla Francia.

Il Pd sottolinea inoltre che il piano straordinario annunciato per assumere 30.000 nuovi medici e infermieri non ha avuto attuazione concreta, rimanendo sulla carta. Anche il decreto sulle liste d’attesa in vigore non ha sortito gli effetti sperati, dato che risultava privo di nuove risorse e prevedeva penalità verso le Regioni, le quali hanno bocciato la misura. Alla luce di questi elementi, il Partito democratico chiede quali azioni urgenti il governo intenda adottare per difendere il diritto alla salute garantito dalla Costituzione e per evitare lo smantellamento del servizio pubblico.

Dibattito sul rearm eu e alternative economiche

Il Movimento 5 stelle ha concentrato la propria interrogazione sul piano europeo denominato ReArm Eu, destinato a rafforzare la difesa comunitaria con un investimento complessivo di circa 800 miliardi di euro, approvato nei consigli europei di marzo 2025. Giuseppe Conte e i suoi chiedono al governo italiano se intenda appoggiare questo programma o invece preferisca orientare gli sforzi verso una strategia di rilancio economico più tradizionale e sostenibile.

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Preoccupazioni sull’impatto finanziario

I 5 stelle segnalano che parte di questi fondi, pari a 150 miliardi, verranno distribuiti sotto forma di prestiti generando nuovo debito pubblico, mentre i 650 miliardi previsti per ReArm saranno a carico diretto degli Stati, senza però incidere sul calcolo del deficit/Pil. Tale deroga favorirebbe soprattutto la Germania, che dispone di margini fiscali più ampi.

Il gruppo parlamentare sottolinea come, anziché rafforzare la spesa militare, l’Italia e l’Unione europea dovrebbero concentrare risorse su investimenti orientati alla competitività, alla salute pubblica, al sostegno alle filiere produttive, all’occupazione, all’istruzione e a progetti verdi. In questo senso, la possibilità di utilizzare fondi destinati alla coesione economico-sociale per finalità di difesa potrebbe deviare denaro da scopi fondamentali.

Conte e i suoi chiedono quindi se il governo intenda riconsiderare il proprio sostegno al piano di riarmo europeo, promuovendo al contrario una strategia che affronti con priorità le sfide economiche e sociali a lungo termine dell’Ue.

La guerra a Gaza e la posizione italiana richiesta da avs

Alternativa Verde Sinistra ha rivolto una interrogazione al governo su uno dei conflitti più sanguinosi di questi mesi: la guerra nella striscia di Gaza. Angelo Bonelli, intervenendo in aula, ha sollevato la richiesta di una posizione netta da parte dell’esecutivo sul ruolo del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Avs ha ricordato come l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 abbia portato a una escalation di violenze che ha colpito principalmente i civili palestinesi. Sono stati bombardati ospedali, campi profughi e scuole, mentre medici e operatori sanitari sono stati uccisi in circostanze gravi. Save the Children segnala come oltre il 93% dei bambini a Gaza, circa 930.000 persone, siano esposti a una condizione di carestia grave.

Alimentare la fame come arma di guerra e negare l’assistenza umanitaria si configurano come crimini di guerra secondo il diritto internazionale, opprime Avs, evidenziando il piano di occupazione della Striscia di Gaza da parte di Israele e la deportazione forzata prevista, con conseguenze drammatiche sulla popolazione locale.

La domanda rivolta a Meloni chiede se il governo italiano intenda condannare formalmente Netanyahu e, eventualmente, richiamare l’ambasciatore a Tel Aviv come segnale di dissenso verso l’escalation e le violazioni dei diritti umani.

Le riforme economiche chiave richieste da italia viva

Italia Viva ha impresso una pressione crescente sulle riforme economiche a Roma. Maria Elena Boschi ha presentato al premier time un’interrogazione che sottolinea come la situazione macroeconomica italiana risulti preoccupante. I dati Istat confermano l’impatto negativo delle tensioni internazionali, tra cui il rischio di una guerra commerciale globale e l’introduzione di dazi che penalizzerebbero i prodotti made in Italy.

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Boschi accusa il governo di inattività di fronte a questa congiuntura complicata. Il gruppo di Renzi vuole conoscere quali siano, nelle intenzioni del governo, le tre riforme principali che si intendono adottare per contrastare questa fase economica difficile, cercando una direzione chiara e definita per le politiche di rilancio.

Non si è trattato di una richiesta generica ma di una sollecitazione a fornire risposte concrete su piani economici in grado di affrontare le sfide attuali, per stabilizzare e rilanciare il sistema produttivo nazionale.

Energia, automotive e nucleare nei temi di azione

Matteo Richetti e Azione si sono concentrati su problemi specifici che frenano la competitività italiana. Hanno segnalato che il costo elevato dell’energia elettrica penalizza notevolmente la produzione industriale. Inoltre, le misure di incentivazione per migliorare l’efficienza delle imprese vengono giudicate scarsamente efficaci e subiscono ritardi nel loro utilizzo.

Il settore dell’automotive appare in crisi, con ricadute sulla crescita che si è praticamente fermata negli ultimi mesi. Per questo Azione chiede al governo quali azioni intenda intraprendere per fronteggiare questi temi, puntando anche su interventi immediati. Fra questi spicca il potenziamento del programma nucleare, visto come uno strumento necessario per ridurre i costi energetici nel medio termine.

Richetti invita anche a rimettere in moto il Piano Transizione 4.0 e a potenziare il Fondo automotive, finalizzato a sostenere uno dei comparti più rilevanti per l’economia italiana.

Il caso dell’esclusione di più europa dal premier time

Oggi durante il premier time ha destato attenzione l’esclusione del gruppo di Più Europa, parte del gruppo Misto, dal diritto di interrogare direttamente Giorgia Meloni. Riccardo Magi ha espresso amarezza per questa decisione dettata dal regolamento della Camera, ricordando che la componente Minoranze linguistiche, pur appartenente allo stesso gruppo Misto, potrà intervenire.

Magi ha fatto notare come, nel corso dell’attuale legislatura, il premier time si sia svolto soltanto due volte, non rispettando la frequenza prevista di due incontri mensili. Il tema dell’intervento di Più Europa avrebbe riguardato i referendum in programma per l’8 e 9 giugno 2025.

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L’ex deputato avrebbe voluto riportare alla memoria di Meloni che nel 2016 e nel 2022, in occasione di tornate referendarie passate, la presidente del Consiglio criticava i governi precedenti per aver calato il silenzio sui referendum e per aver scelto date sfavorevoli al voto, invitando i cittadini a partecipare. Magi ha detto che cercheranno comunque un modo per chiedere conto alla premier sull’assenza di un invito formale alla partecipazione.

Appello contro l’astensione referendaria da parte dell’opposizione

In una dichiarazione congiunta, alcuni esponenti di spicco dell’opposizione, fra cui Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno espresso forte critica verso la campagna che invita a non votare i referendum di giugno. Definiscono questa scelta una minaccia per la democrazia, già compressa da leggi restrittive e misure contro le libertà promosse dall’attuale governo.

Secondo loro, incoraggiare il disinteresse verso il voto significa sabotare uno strumento di partecipazione civile fondamentale, che consente ai cittadini di scegliere e apportare cambiamenti. Annunciano la loro presenza nelle piazze italiane, a Roma in particolare il 19 maggio, durante l’evento europeo promosso dalla Cgil intitolato «Il voto è libertà».

Attraverso questo impegno sottolineano l’urgenza di contrastare il crescente fenomeno dell’astensionismo, che ormai domina molte tornate elettorali, per stimolare il coinvolgimento attivo nella vita pubblica delle comunità e salvaguardare la partecipazione democratica.





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