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La Bce propone alla Commissione Ue dei correttivi per non indebolire le norme sulla sostenibilità aziendale


Quindici pagine di «opinione» firmate da Christine Lagarde in cui non mancano svariate formule di apprezzamento per le proposte di modifica presentate dalla Commissione europea riguardo gli obblighi di rendicontazione e due diligence in materia di sostenibilità per le aziende. Per svariati paragrafi si leggono passaggi sul fatto che la Bce «sostiene l’obiettivo della Commissione di rafforzare la competitività a lungo termine dell’economia europea» e «sostiene l’approccio olistico della Commissione al rafforzamento della competitività europea» e sul fatto che «un quadro di rendicontazione della sostenibilità ben calibrato è essenziale per gli operatori di mercato per comprendere e prezzare i rischi finanziari legati alla sostenibilità». Poi, si iniziano a leggere passaggi come questo: «Per sostenere il raggiungimento degli obiettivi della Commissione e per assicurare che il quadro di riferimento per la segnalazione della sostenibilità sia calibrato in modo appropriato e proporzionato, la Bce offre alcune osservazioni e suggerimenti tecnici specifici sulle modifiche proposte alla Csrd e alla Csdd, al fine di migliorare ulteriormente il quadro rivisto». E dopo sottili indicazioni di necessarie correzioni di rotta, al fine di evitare il rischio di indebolire eccessivamente le regole europee sulla sostenibilità aziendale arriva il «documento tecnico di lavoro», che presenta articolate proposte di modifica a quanto a sua volta proposto dalla Commissione europea.

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Tra le principali osservazioni che la Bce avanza c’è la proposta di restringere notevolmente il campo di applicazione della direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Csrd), che porterebbe all’esclusione di circa l’80% delle società attualmente soggette agli obblighi di comunicazione. Con il nuovo pacchetto “Omnibus I”, infatti, la direttiva si applicherebbe soltanto alle aziende con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 25 milioni, lasciando fuori le imprese con almeno 250 dipendenti, che erano invece incluse nella versione originale della direttiva. La Bce non vede di buon occhio questa riduzione, sottolineando come la presenza di informazioni armonizzate, standardizzate e affidabili sulla sostenibilità sia essenziale per il buon funzionamento dei mercati finanziari, per la gestione dei rischi e per l’attuazione delle politiche monetarie. Per questo, la Bce suggerisce di mantenere l’obbligo di rendicontazione per le imprese che contano almeno 500 dipendenti, proponendo per queste realtà l’adozione di standard più semplici e calibrati in base alla loro dimensione. Tra l’altro, segnala l’istituto di Francoforte, la possibilità di una rendicontazione volontaria basata sugli standard elaborati dall’Efrag potrebbe aumentare il rischio di fenomeni di greenwashing.

La Bce consiglia inoltre di preservare la maggior parte dei dati chiave previsti dagli Standard europei di rendicontazione di sostenibilità (Esrs), in particolare quelli che riguardano il cambiamento climatico (Esrs E1), la biodiversità (Esrs E4) e le questioni sociali (Esrs S1). Queste informazioni, viene sottolineato, sono considerate fondamentali per una gestione prudente e per valutare i rischi di transizione e i rischi fisici legati al clima.

Per quanto riguarda la mancata adozione degli standard specifici per settore previsti dalla Csrd, la Bce invita la Commissione Ue a sviluppare delle linee guida settoriali, ritenendole indispensabili per garantire un’applicazione uniforme e comparabile degli Esrs nei diversi ambiti economici, elemento che ritiene essenziale per le valutazioni da parte degli enti finanziari.

Francoforte mette sul piatto un suggerimento anche circa la proposta di modifica della direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (Csddd), inserita nel medesimo pacchetto Omnibus. In particolare, punta il dito sulla la decisione di rimuovere una clausola che obbligava la Commissione Ue a valutare entro luglio 2026 l’inclusione del settore finanziario tra i soggetti obbligati. La Bce ribadisce nel documento con le proposte di emendamento che le imprese finanziarie dovrebbero essere trattate allo stesso modo degli altri settori e che il loro inserimento nella Csddd aumenterebbe la certezza giuridica, contribuendo a ridurre i rischi di contenziosi legati a tematiche climatiche e ambientali. Tuttavia, ha riconosciuto che i tempi previsti originariamente erano troppo stretti, suggerendo di posticipare questa valutazione al 2030.

Scrive Lagarde nella prima pagina dell’«opinione» sulla proposta della Commissione europea che fa da introduzione agli emendamenti messi sul piatto da Francoforte: «La Banca centrale europea (Bce) ha deciso di formulare un parere di propria iniziativa sulle proposte di direttiva. La Bce è competente a formulare un parere in virtù degli articoli 127, paragrafo 4, e 282, paragrafo 5, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in quanto le direttive proposte contengono disposizioni che rientrano negli ambiti di competenza della Bce, tra cui, in particolare, l’attuazione della politica monetaria ai sensi dell’articolo 127, paragrafo 2, primo trattino, e dell’articolo 282, paragrafo 1, del Trattato, la vigilanza prudenziale sugli enti creditizi ai sensi dell’articolo 127, paragrafo 6, del Trattato, il contributo ad una buona conduzione delle politiche perseguite dalle

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autorità competenti in materia di stabilità del sistema finanziario ai sensi dell’articolo 127, paragrafo 5, del Trattato, e la raccolta di informazioni statistiche ai sensi dell’articolo 5 dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea. In conformità con l’articolo 17.5, prima frase, del Regolamento interno della Banca centrale europea, il Consiglio direttivo

ha adottato il presente parere». Un lungo elenco di articoli e richiami normativi che dà il senso di quanto Francoforte voglia che siano presi sul serio i suoi emendamenti alla proposta avanzata da Bruxelles.



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